Gente di Montagna 2024
i 50 del 2024

Tornano anche quest’anno i magnifici 50 della montagna. Alcuni ha compiuto imprese importanti, a volte incredibili. Altri hanno contribuito in modo consistente alla conoscenza e allo sviluppo del mondo che amiamo. Arrivano da tutto il mondo, anche se, fatalmente, in molti casi abbiamo strizzato l’occhio ai nostri connazionali. Alcuni hanno appena superato i 20 anni, altri hanno spento da un pezzo le 70 candeline, altri ancora, purtroppo, non ci sono più. Tutti, indistintamente, hanno meritato ammirazione, applausi e, talora, perfino affetto.

Quella che potete scorrere in queste pagine non è una classifica. I numeri sono stati assegnati dall’ordine alfabetico, un po’ come il registro della scuola. Incontrerete quindi in ordine sparso alpinisti e scrittori, free climber e rifugisti, trailrunner e custodi dell’ambiente, registi cinematografici e campioni di sport legati in diversa misura alla montagna. Tutti con il loro perché.

Va detto, però, che a fianco dei “nostri” 50 protagonisti della montagna ce ne sono probabilmente altrettanti che avrebbero meritato di essere inseriti nella lista. Ma lo spazio tiranno ha imposto delle scelte. E’ il destino di questo genere di iniziative.
Ne erano consapevoli fin da subito i sei professionisti della comunicazione della montagna - Stefano Ardito, Tatiana Bertera, Michele Comi, Paolo Paci, Ettore Pettinaroli e Serafino Ripamonti - che hanno prima indicato i potenziali nomi da segnalare secondo le loro diverse sensibilità e quindi provveduto alla dolorosa scrematura per scendere a quota 50.

Buona lettura

01. Marta Aidala

Cultura

Torinese, classe 1996, Marta Aidala ha fatto da pochi mesi irruzione nelle librerie con il suo romanzo d’esordio, La Strangera, che ha subito riscosso un notevole successo. La Aidala racconta la storia di una giovane donna che lascia la città per trasferirsi in montagna, in cerca di se stessa e di un nuovo senso di appartenenza. La scrittrice indaga con delicatezza, ma senza sconti, temi come l’isolamento, il confronto tra tradizione e modernità e il legame profondo con la natura. Una storia in parte autobiografica, che prende spunto da un periodo trascorso a lavorare in un rifugio, nella quale si ritrovano tutte le difficoltà che incontra una cittadina alla sua prima esperienza del genere. Ma anche le emozioni. Ben trasmesse al lettore da pensieri e parole della Strangera (la straniera).

 

Foto: Federico Ravassard

02. Davide Battistella

Sport

Per il presidente della FASI (Federazione arrampicata Sportiva Italiana) Davide Battistella è stato un anno davvero felice, che ha avuto un ulteriore e significativo suggello proprio all’inizio di dicembre con la nomina a Dirigente sportivo dell’anno. Nato a La Spezia 59 anni fa, Battistella è al vertice della FASI dal 2019. In questo periodo ha ottenuto l’ingresso a pieno titolo della “sua” Federazione nel CONI (prima era disciplina affiliata), ma soprattutto ha visto crescere gli affiliati dai 40.000 del 2019 ai quasi 100.000 di oggi. Un boom certamente agevolato dall’ingresso dell’arrampicata sportiva tra le discipline olimpiche, ma altrettanto certamente reso possibile dalla spinta della Federazione che ha organizzato e sostenuto numerosi eventi internazionali e affiancato gli atleti per consentire loro di meglio figurare a livello mondiale. Di recente, inoltre, Battistella è stato riconfermato Presidente della Fasi per altri quattro anni.

 

Foto: FASI

03. Tarcisio Bellò

Solidarietà

In montagna cerco amicizia e condivisione” dice Tarcisio Bellò. L’alpinista vicentino, 62 anni, da ragazzo lavora con la famiglia in una malga sul Grappa, poi compie molte ascensioni sulle Alpi, affronta “ottomila” come Dhaulagiri, Everest, K2 e Nanga Parbat, e realizza belle ascensioni su vette un po’ più basse. La via del 2018 sul Jinnah Peak (6177 metri), in Pakistan, con Mara Babolin e Francesco Rota Nodari, viene candidata ai Piolets d’Or. Dal 2007 Tarcisio, bibliotecario di professione, si dedica al volontariato a favore dei popoli di montagna. Culmine di questa attività è l’inaugurazione del Cristina Castagna Center nel villaggio di Gothulti, in Pakistan. Una struttura utile alla gente del posto ma anche gli alpinisti e i trekker che visitano la zona, che è stata finanziata con un crowdfunding, e che ricorda un’alpinista vicentina caduta nel 2009 sul Broad Peak. L’inaugurazione del centro, nell’estate 2024, è stata un momento importante delle celebrazioni CAI per i 70 anni del K2.

 

Foto: Tarcisio Bellò

04. Angela Benavides

Informazione

Come fa una giornalista di Madrid a diventare la più autorevole firma di montagna del mondo? “E’ stata questa carriera a scegliermi”, spiega Angela Benavides. “Sognavo di fare l’inviata in giro per il mondo ed ero un’alpinista appassionata ma inesperta. Sono stata assunta da un quotidiano sportivo nazionale dove tutti erano esperti di calcio ma nessuno sapeva nulla di attività all’aperto e sport di montagna. E così… In realtà ho anche provato più volte di fuggire ma sono sempre tornata lì”.  Sempre informatissima, si dice che non sono pochi gli alpinisti di qualunque nazionalità che una volta raggiunta una vetta compongono sul satellitare il suo numero prima di quello dei parenti.

Angela è socia del Club Alpino Madrileño, ha firmato il libro Cumbre! Los 14 ochomiles de Edurne Pasaban. Scrive su Exploresweb dopo precedenti esperienze professionali anche presso l’agenzia di stampa EFE e il quotidiano Marca.

 

Foto: Angela Benavides

05. Vanda Bonardo

Ambiente

Tra le associazioni ambientaliste italiane, Legambiente si concentra spesso su temi legati agli ambienti urbani e alla tecnologia. Fa eccezione la Carovana dei Ghiacciai, giunta nel 2024 alla quinta edizione. Un evento a tappe (quest’anno sette) dedicate alla sofferenza dei “giganti bianchi” delle Alpi. L’ultima edizione del viaggio è partita dalla Mer de Glace, che da metà dell’Ottocento ha perso 300 metri di spessore, e ha toccato i ghiacciai della Valpelline, il ghiacciaio estinto di Flua ai piedi del Monte Rosa, il ghiacciaio di Fellaria in Valmalenco e i piccoli ghiacciai delle Alpi Giulie, che sopravvivono a fatica. Fondamentale la tappa sulla Marmolada, dove è stata effettuata anche una giornata di pulizia. Animatrice della Carovana dei Ghiacciai e del dossier Nevediversa è Vanda Bonardo, piemontese, laureata in Scienze Naturali, che per Legambiente si è occupata a lungo di scuola e formazione. Dal 2012 è responsabile Alpi di Legambiente, dal 2020 è presidente di CIPRA Italia.

 

Foto: profilo Facebook @Vanda Bonardo

06. Carlo Budel

Rifugi

Grazie di tutto capannina, sette estati meravigliose. Mi hai protetto da fulmini, tormente di neve e vento a 190 km orari. Resterai per sempre nella mia anima e grazie a tutti voi per essermi stati vicini. Comunque non sparisco, anzi ricomincio ad andare per monti”. Con queste parole, alla fine della stagione estiva del 2024, Carlo Budel ha salutato la Capanna Punta Penia, il piccolo rifugio che sorge a 3343 metri di quota, sulla cima più alta della Marmolada. Budel, 51 anni, nato a Feltre, era diventato un’icona dei social grazie ai suoi post, ai suoi video durante tempeste di neve e bufere, alle sue risposte senza peli sulla lingua alle critiche degli alpinisti di passaggio. A renderlo celebre, anche la tragedia dell’estate 2022, quando undici alpinisti furono uccisi da una valanga di ghiaccio lungo la via normale di Punta Penia. Il libro in cui Budel racconta la sua vita e il suo lavoro, La Sentinella delle Dolomiti, è stato pubblicato nel 2019 da Ediciclo.

 

Foto: profilo Facebook @Carlo Budel

07. Marco Camandona

Alpinismo

Dal 28 luglio 2024 Marco Camandona è entrato nel ristrettissimo club degli alpinisti capaci di raggiungere tutti gli Ottomila sena ossigeno. Quel giorno, infatti, la Guida alpina della Valle d’Aosta, ha raggiunto la vetta del Gasherbrum I in compagnia del cognato Dante Luboz, completando così una collezione iniziata nel maggio del 1998 con la doppia salita in velocità dello Shisha Pangma e del Cho Oyu. Anche questa volta il “Cama” ha fatto doppietta. Qualche giorno prima dell’ascensione sul Gasherbrum I, era infatti salito sul Gasherbrum II, questa volta da solo poiché il compagno si era dovuto fermare a 150 metri dalla cima. Cosa farà adesso Camandona? Certamente sarà ancora una volta a capo dell’organizzazione del Millet Tour du Rutor e continuerà a sostenere la Onlus Sanonani che si prende cura dei bambini nepalesi. Ma sarà difficile per lui resistere al richiamo dell’Himalaya.

 

Foto: Millet

08. François Cazzanelli e Giuseppe Vidoni

Alpinismo

Fiore all’occhiello del 2024 di Francois Cazzanelli e Giuseppe Vidoni è stata la salita in velocità di Divine Providence, una via storica del Gruppo del Monte Bianco aperta nel 1984 da Francois Marsigny e Patrick Gabarrou. I due alpinisti hanno impiegato poco meno di 24 ore per completare l’impresa, inclusa la discesa dalla vetta del Bianco a Courmayeur passando dal Rifugio Gonella. Si tratta, e non solo per il tempo impiegato, di una delle più significative ascensioni dell’anno sulle Alpi. Entrambi, inoltre, hanno fatto parte delle spedizione valdostana al Kimshung, in Nepal, interrotta anche a causa dei soccorsi prestati a Marek Holeček e Ondrej Húserka sul vicino Langtang Lirung.

09. Jimmy Chin

Informazione

Nell’autunno del 2024, una notizia diffusa dal National Geographic Magazine ha emozionato gli appassionati di montagna. Qualche settimana prima il regista statunitense Jimmy Chin, 51 anni, nato in Minnesota e che vive tra New York e il Wyoming, stava lavorando a un reportage sul versante tibetano dell’Everest insieme a Erich Roepke e Mark Fisher. E qui, a circa 6000 metri di quota sul ghiacciaio orientale di Rongbuk, i tre hanno trovato uno scarpone con all’interno i resti di un piede. Un’etichetta cucita sul calzettone ha indicato che si trattava dei resti di Andrew Irvine detto “Sandy”,  uno dei due alpinisti scomparsi nel giugno del 1924 mentre salivano verso la cima dell’Everest. Molti conoscono Jimmy Chin grazie allo spettacolare Free Solo, il documentario che racconta una solitaria di Alex Honnold sul granito di El Capitan. La nuova scoperta potrebbe gettare nuova luce sul più celebre mistero della storia dell’alpinismo.

 

Foto: National Geographic, Erich Roepke

10. Jordi Corominas

Alpinismo

Riservato fin quasi all’eccesso, ma fenomenale in parete. Nato a Barcellona 66 anni fa, Jordi Corominas ha ricevuto nei giorni scorsi il Piolet d’or alla carriera, meritato suggello di una vita trascorsa sulle vie più difficili della Terra. Il merito generalmente più significativo del proprio approccio alla montagna sta nell’adozione di una visione per cui l’alpinismo deve essere caratterizzato da uno stile leggero, libero e moderno: una chiave di lettura e d’azione che ha influenzato moltissimo la transizione generazionale degli scalatori spagnoli venuti dopo di lui. Conosciuto per la ripetizione della celebre Magic Line al K2 nel 2004, Corominas ha salito tutti gli Ottomila senza ossigeno e inanellato imprese altrettanto degne di nota, soprattutto in Perù ed Ecuador. Sono sudamericane le solitarie veloci più ricordate di Jordi, fra cui la prima salita in solitaria della via ecuadoriana sulla parete sud del Nevado Santa Cruz, scalato da Corominas in appena sei ore.

11. Maurizio Dellantonio

Solidarietà

Nel corso del 2024, il Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico (CNSAS), presente con oltre 7.000 volontari in tutte le Regioni italiane, ha celebrato nel 2024 i suoi primi 70 anni di vita. In questo periodo il Corpo ha realizzato ben 232.551 interventi, soccorrendo 240.096 persone, tra le quali 145.881 feriti e 18.443 deceduti recuperati Il CNSAS negli anni ha conosciuto una veloce evoluzione tecnologica, con al centro il crescente utilizzo degli elicotteri. Dal 2016 è presidente del CNSAS Maurizio Dellantonio, trentino di Moena, guida alpina e a lungo responsabile degli istruttori di sci e di alpinismo del Centro Addestramento Alpino di Moena della Polizia di Stato. Prima di assumere l’incarico nazionale, Dellantonio ha presieduto per sei anni il Soccorso Alpino Trentino, al cui interno è stato anche istruttore e tecnico di elisoccorso. L’11 dicembre 2024, il CNSAS ha ricevuto alla Prefettura di Milano la Medaglia d’Oro al Merito Civile della Repubblica Italiana.

12. Matteo Della Bordella, Alex Gammeter, Silvan Schüpbach, Symon Welfringer

Alpinismo

Un passo avanti nell’alpinismo in Groenlandia? E’ presto per dirlo, ma la spedizione compiuta ad agosto da un italiano (Della Bordella), un francese (Welfringer) e due svizzeri (Schüpbach e Gammeter) è stata una straordinaria avventura. Nella parte alpinistica del viaggio, i quattro hanno affrontato un pilastro roccioso di 1200 metri di altezza, aprendo “Odissea Borealis”, 35 tiri di corda con difficoltà fino al 7b. Più difficile e pericolosa, però, è stata la traversata di 300 chilometri e 10 giorni per arrivare alla parete, dal villaggio di Tasiilaq sulla costa orientale della Groenlandia. I quattro hanno toccato un approdo di pescatori abbandonato e i resti di un villaggio vichingo, e hanno affrontato onde alte fino a tre metri e tratti di mare ghiacciato. La salita, disturbata dal maltempo e da cadute di pietre, è riuscita al quarto tentativo. Prima di ripartire, un orso polare si è avvicinato al campo. Per allontanarlo è stato necessario sparare tre colpi in aria con un fucile.

13. Maura Delpero

Cultura

Le Alpi italiane, tra qualche mese, potrebbero sbarcare a Hollywood. Il merito è di Maura Delpero, 49 anni, regista e sceneggiatrice nata a Bolzano da una famiglia della trentina Val di Sole, che ha studiato a Bologna, alla Sorbona e a Buenos Aires. Delpero esordisce nel 2005 nella regia con il documentario Moglie e buoi dei paesi tuoi, poi gira Four tracks from Ossigeno e Signori professori. La sua fiction Maternal, di produzione italo-argentina, viene premiata a San Sebastián e Locarno. A settembre del 2024, nell'81ª Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, la Delpero vince il Gran Premio della Giuria per Vermiglio, un film ambientato tra la fine della Seconda Guerra Mondiale e il ritorno della pace, in cui mette in scena luoghi, ambienti e il dialetto della Val di Sole. Qualche settimana più tardi, viene annunciata la candidatura di Vermiglio all'Oscar per la categoria miglior film straniero.

 

Foto: ANSA

14. Matteo De Zaiacomo e Chiara Gusmeroli

Alpinismo

Per i due giovani alpinisti lombardi è stata un’estate da record. A fine giugno Chiara Gusmeroli e Matteo De Zaiacomo, 27 e 31 anni, hanno aperto “Æterna nix” (“Neve eterna”) con difficoltà fino all’VIII, sulla parete Nord-est del Pizzo Badile. Ad agosto, nel Karakorum pakistano, hanno tracciato “Azzardo estremo”, una via di 900 metri e 26 tiri di corda fino al 7a e A3, sullo Sckem Braq, una cima di oltre 5300 metri della Nangma Valley. “Una scalata emozionante, sostenuta, con fessure bellissime”, in “un ambiente inviolato”, così l’hanno definita Chiara e Matteo al ritorno. A spiegare il nome le cadute di pietre, che hanno distrutto la tenda dove gli alpinisti avevano passato tre notti, e battuto la parete che avevano salito il giorno prima. Un’altra frana, nei giorni dedicati ad acclimatarsi, ha suggerito di abbandonare lo Shingu Charpa, una delle possibili mete. Nel marzo 2024, Matteo De Zaiacomo è stato eletto presidente dei Ragni di Lecco. La spedizione in Pakistan è stata sostenuta dal CAI.

15. François D'Haene

Trail running

Alla sua prima partecipazione, Francois D’Haene ha sbaragliato la concorrenza al Tor des Géants, l’endurance trail più lungo del mondo, che si corre in settembre lungo le Alte Vie della Valle d’Aosta. Per il campione francese, quattro volte vincitore dell’Ultra Trail du Mont Blanc, si trattava dell’esordio su una distanza così lunga (330 km e 24.000 metri dislivello) e non poteva quindi contare su un’esperienza specifica, fondamentale in questi casi. Per questo ha optato per una gara in rimonta e solo nella seconda parte del percorso ha spinto al massimo, superando tutti i concorrenti che fino a quel punto lo precedevano concludendo la gara in  69 ore, 8 minuti e 32 secondi. La sensazione è che D’Haene non abbia spinto al massimo e potrebbe in futuro migliorare anche il record del percorso detenuto da Franco Collè con il tempo di 66 ore 39 minuti e 16 secondi.

 

Foto: profilo Instagram @francois_dhaene

16. Anna Ferrino

Design

Un’emozione intensissima e, soprattutto, una sorpresa”. Anna Ferrino, Amministratore delegato di Ferrino Spa, ha ricevuto il Premio Compasso d’Oro alla carriera, l’ambitissimo riconoscimento assegnato dall’ADI (Associazione per il Disegno Industriale) considerato il più autorevole premio mondiale di design. La sorpresa è legittima, in pochissimi casi ADI aveva rivolto la sua attenzione verso aziende di questo tipo e mai fino ad oggi il Compasso d’Oro alla carriera era toccato a un imprenditore non strettamente legato al design.
Anna Ferrino è stata riconosciuta come una figura di spicco e protagonista del design italiano, grazie al suo continuo impegno e alla passione dimostrata nel corso degli anni, espresso in una carriera costruita su due pilastri: cultura e sport. Un percorso - recita la menzione del premio - che parte da lontano, all’interno della tradizione delle imprese di famiglia intese come capacità di trasmissione valoriale prima che economica.

17. Mick Fowler e Victor Saunders

Alpinismo

Ci sono cordate che durano soltanto un’ascensione, altre che puntano all’eternità. E’ il caso Mick Fowler e Victor Saunders, 68 e 74 anni, i due alpinisti britannici che a settembre hanno salito l’inviolato Yawash Sar (6258 metri), il “Cervino del Khunjerab”, nel Karakorum. E che avevano esordito insieme nel 1987, superando il Golden Pillar dello Spantik (7027 metri), un’altra elegante cima del Pakistan. Tra le due imprese, nel 2016, Fowler e Saunders hanno salito la parete Nord del Sersank Peak, una remota vetta di 6100 metri nello Stato indiano dell’Himachal Pradesh. Saunders, scozzese, guida alpina e architetto, ha salito per sei volte l’Everest. Fowler, che ha vinto tre Piolets d’Or, è stato presidente dell’Alpine Club e autore di vari libri, e ha alle spalle un’impressionante attività sulle rocce britanniche, nelle Alpi e sulle grandi montagne del mondo. Oggi in pensione, è stato funzionario dell’HMRC, l’equivalente della nostra Agenzia delle Entrate.

 

Foto: Berghaus

18. Jean-Yves Fredriksen

Alpinismo

Il 28 luglio 2024, sul K2, quattro alpinisti francesi hanno lasciato una traccia leggera ed elegante, salendo senza ossigeno e scendendo in parapendio. Tra loro Jean-Yves Fredriksen, detto Blutch, che ha tralasciato lo Sperone Abruzzi, combinando la via dei Polacchi sulla parete Sud, la Traversata Messner e la Via Česen. Dalla base alla vetta, nonstop, ha impiegato 39 ore. “Odio le folle” ha spiegato sui social. Fredriksen, 59 anni, guida alpina di Abondance, è un alpinista esperto e creativo, con alle spalle ripetizioni e vie nuove sulle Torri di Trango e sulle Torri del Paine. Nel 2008, con il collega Martial Dumas, ha aperto la Voie des Papas (“Via dei babbi”) sulla parete Ovest del Dru devastata dalle frane. Un tiro di corda, accanto a un enorme lastrone malsicuro, è stato battezzato La guillotine, “la Ghigliottina”. Nelle pause in montagna Blutch ama suonare il violino.

19. Patrick Gabarrou

Alpinismo

Nato in Normandia 73 anni fa, è un grande specialista dell’alpinismo su ghiaccio. In mezzo secolo ha salito 300 vie nuove sul Monte Bianco, sul resto delle Alpi francesi, nell’Oberland e nel Vallese, tra cui capolavori come il “Supercouloir”, la “Cascata Nôtre-Dame” e “Divine Providence”. Laureato alla Sorbona, cattolico praticante, guida alpina, Gabarrou avrebbe voluto essere un professore di filosofia. Negli anni Novanta ha preso la patente da camionista per portare in Kosovo e in Bosnia gli aiuti raccolti a Cluses, dove vive. E’ stato presidente della sezione francese di Mountain Wilderness. Dopo aver sposato la rifugista piemontese Franca Torre, ha lavorato con lei ai piedi dell’Argentera. Nell’autunno 2024 ha salutato l’alpinismo di punta aprendo in tre giorni, con Clément Dumont e Clément Parisse, “Marie porte du ciel” sul Picco Luigi Amedeo del Monte Bianco. Ma Patrick continuerà a scalare e a lavorare come guida.

 

Foto: collezione Gabarrou

20. Jania Garnbret

Arrampicata

A Parigi ha vinto la sua seconda medaglia d’oro olimpica nell’arrampicata sportiva, specialità boulder e lead. Per Jania Garnbret,  atleta slovena di 25 anni, è la definitiva consacrazione: la più forte del mondo è lei. Un appellativo meritato che si fonda sulla medaglia d’oro alle Olimpiadi di Tokyo nel 2021 (specialità combinata), otto titoli di campionessa del mondo nelle tre diverse specialità dell’arrampicata sportiva, e 45 vittoriee in gare di Coppa del mondo. La Garnbret, naturalmente, se la cava benissimo anche su roccia. Qualche settimana prima delle Olimpiadi, per esempio, aveva chiuso in giornata i Big Five di Fontainebleau il circuito composto dei cinque blocchi più famosi della zona gradati tra 7C e 8A. Sua, sempre nel 2024, anche la prima femminile di Bügeleisen Sit (8c) in Maltatal, Austria. Nell’occasione la Garnbret ha voluto ripetere la salita nella stessa giornata in quanto non soddisfatta del video realizzato.

 

Foto: profilo Instagram @janja_garnbret

21. Simon Gietl

Alpinismo

30 anni appena compiuti, Simon Gietl continua a stupire inanellando salite notevolissime su tutti i terreni: roccia, ghiaccio o misto che sia. All’inizio di febbraio, l’alpinista della Valle Aurina ha aperto con il compianto Martin Feisstl, Aura una impressionante via di ghiaccio sulla Nord-Est del Sassolungo lunga 1.200 metri e difficoltà fino a M6 e AI5. Il 30 aprile Gietl ha aperto la via di misto 'Hexentango' (WI 4+, M 4+, 55°, 500m) sulla parete ovest della Cima di Pianalto nelle Vedrette di Ries in Alto Adige. Nel mese di agosto lo scalatore altoatesino, questa volta in compagnia di Dani Arnold, ha scalato tre pareti nord delle Dolomiti di Sesto in meno di 24 ore. Il progetto SextenDoloExtrem prevedeva infatti di salire la parete nord di Cima Una (2698 m), la nord della Croda dei Toni (3096 m) e la nord della Cima Grande di Lavaredo (2999 m). Sul finire dell’estate Gietl ha anche liberato tutti i tiri di Blutsbrüder alla Torre Trieste in Civetta.

22. Stefano Illing

Cultura

Non c’è solamente lo sci. Potrebbe essere questo il motto di Stefano Illing, 68 anni, ampezzano purosangue, ingegnere e patron della celebre e impressionante funivia che sale da Passo Falzarego al Lagazuoi. Tra il 1997 e il 1998, Illing ha avuto un ruolo fondamentale, insieme al Comitato Cengia Martini Lagazuoi, nel restauro dei tunnel della Grande Guerra al quale hanno collaborato gli Alpini italiani e i Gebirgsjäger tedeschi. Negli ultimi anni, nei locali accanto all’arrivo della funivia (il rifugio e il suo favoloso panorama sono pochi minuti di cammino) è stato inaugurato Lagazuoi Expo Dolomiti che accoglie periodicamente incontri, convegni e mostre. Il 2024 è iniziato con la mostra “Buonanotte ghiacciai” dedicata al progetto Ice Memory. In estate è stata aperta Lettere dal K2”, con lettere, foto inedite e materiali di Lino Lacedelli, salitore insieme ad Achille Compagnoni della seconda cima della Terra.

 

Foto: Maurizio Fossati

23. Kilian Jornet i Burgada

Alpinismo

Lo straordinario atleta catalano ha scalato tutti gli 82 quattromila delle Alpi, in soli 19 giorni senza utilizzare mezzi a motore per spostarsi da una montagna all’altra e con il solo aiuto, o meglio dire la compagnia, di altri corridori alpinisti in alcuni tratti del percorso. Considerato da anni il più forte corridore del mondo, Jornet vanta record e vittorie sulle distanze più diverse, purché si tratti di sentieri o itinerari in quota.  Il progetto, denominato Alpine Connections, era stato studiato da tempo nei dettagli ed è stato in parte favorito da un clima favorevole per la maggior parte del tempo che Jornet ha impiegato per correre dal Bernina agli Ecrins. Al termine della sua fatica, Jornet ha sottolineato di non essere partito a caccia di un record prediligendo l’idea di un’esperienza immersiva nella montagna. Vissuta però a modo suo.

 

Foto: profilo Facebook @Trofeo Kima 

24. Kate Kelleghan e Michelle Pellette

Alpinismo

Lo scorso 3 giugno, due alpiniste americane hanno completato un’impresa straordinaria. Kate Kelleghan e Michelle Pellette, dopo aver attaccato alle 3.50 del mattino, hanno salito la via classica del Nose in 8 ore e 54 minuti, sono scese per il facile (ma interminabile) versante Est della montagna. Dopo essere tornate alla base, si sono legate nuovamente in cordata e hanno salito Lurking Fear in 9 ore e 45 minuti. Kate e Michelle sono così diventate la seconda cordata femminile a scalare El Capitan per due volte in un giorno, con un tempo totale di 21 ore e 35 minuti. Per soli 18 minuti, il tempo-record è rimasto quello di Libby Sauter e Quinn Brett, che avevano compiuto l’impresa nel 2014. Kelleghan e Pellette lavorano entrambe nello Yosemite Search and Rescue, e passano tutta l’estate nel Parco. Kate è un’appassionata di speed climbing, Michelle è un medico. Prima della doppia salita, le due aevevano salito il Nose 20 volte, quasi sempre in giornata.

 

Foto: profilo Instagram @katekelleghan

25. Andrea Lanfri

Alpinismo

Il viaggio del ragazzo di Lucca continua. Nel pomeriggio del 26 maggio 2024, le sette del mattino in Italia, Andrea Lanfri, 38 anni, e Luca Montanari raggiungono la vetta del McKinley/Denali, la vetta più alta dell’America settentrionale. “VETTA!!! 6.190 m e un'altra vetta nella lista delle my7Summits è portata a casa. Tanta fatica, tanto freddo, e adesso gambe in spalla che c'è da scendere!” scrive l’alpinista e atleta paralimpico toscano sui social. Quella di Lanfri è probabilmente la prima salita in autonomia (portando pesi e trainando la slitta con il materiale) compiuta da un alpinista bi-amputato. Alla fine del 2023 Andrea ha salito il Mount Kosciuszko in Australia, nell’autunno 2024, con Massimo Coda, biellese, amputato di una gamba, apre una via sul Monte Kenya. La chiamano “Una gamba in due”. Tra un viaggio e l’altro, oltre ad allenarsi, Andrea racconta la sua storia in giro per l’Italia. Le sue conferenze sono iniezioni di ottimismo e di fiducia nella vita.

26. Le 8 alpiniste del K2

Alpinismo

Alla fine non è andata come tutti ci eravamo augurati, e la spedizione “K2 70”, organizzata dal CAI e diretta da Agostino Da Polenza non ha raggiunto la vetta del K2. L’idea però era giusta e suggestiva, e dopo la spedizione nazionale per i 50 anni della prima ascensione alla vetta (2004) e il supporto italiano agli alpinisti del Pakistan sulla loro montagna di casa (2014), un team al femminile sembrava un’idea bella e originale. Sono state scelte le pakistane Amina Bano, Nadeema Sahar, Samana Rahim e Samina Baig, e le italiane Anna Torretta, Cristina Piolini, Federica Mingolla e Silvia Loreggian. La salute del team era affidata alla dottoressa Lorenza Pratali. Invece Samina, l’unica che aveva già calcato gli 8611 metri del K2, è stata male e ha dovuto essere evacuata già all’inizio, Amina, Nadeema e Samana hanno avuto dei problemi tecnici, Anna e Cristina sono state fermate da problemi di salute, il tentativo di Silvia e Federica si è arrestato verso i 7300 metri di quota.

 

Foto: CAI

27. Tom Livingstone e Gašper Pintar

Alpinismo

Nel mese di aprile il britannico Tom Livingstone e lo sloveno Gašper Pintar hanno aperto una durissima via di misto sulla parete sud del Mount Dickey (2909 m), in Alaska. Per quanto si tratti di una montagna piuttosto frequentata, l’impresa dei due scalatori va messa in primo piano per l’originalità e le difficoltà che hanno dovuto superare e che li hanno costretti a rimanere quattro giorni in parete. I due non hanno piantato spit e hanno lasciato in parete soltanto un dado e un moschettone per un pendolo al quarto tiro, ed un dado e un cordino per una breve doppia intorno al decimo tiro. La via è stata chiamata The Great Wall e curiosamente non è stato proposto alcun grado. Però Livingstone ha scritto: “Certamente è stata una combinazione difficile di molti diversi tipi di arrampicata, giorni e sfide. Gašper ha detto che è la via alpina più difficile che ha mai fatto”.

 

Foto: profilo Instagram @tom_livingstone

28. Nadir Maguet

Trail running

Il “Mago”, come ormai tutti chiamano Nadir Maguet, anche quest’anno ha lasciato il segno. Il trentunenne valdostano, Aspirante Guida alpina,  ha infatti completato il percorso della Translagorai Classic (77 km con tratti molto tecnici lungo la selvaggia catena montuosa del Trentino) in meno di dieci ore, stabilendo un record che difficilmente potrà essere superato. Non contento ha annunciato che cercherà di ripetere l’impresa quest’inverno con gli sci. Maguet ha anche migliorato il record della MAGA Skymarathon  (39km, 3000 m d+), la super classica bergamasca che si corre tra vette e crinali della Valle Brembana e Val Seriana, con un crono di 4h21’56”. E pensare che Maguet è stato a lungo fermo per un infortunio.

29. Carmela Malomo

Informazione

Calabrese di nascita, ma romana da quando a 14 anni arrivò nella capitale per frequentare il Conservatorio di Santa Cecilia dove si è diplomata in pianoforte, Carmela Malomo è stata l’anima della clamorosa ricerca che ha evidenziato la scarsa qualità dell’acciaio inox utilizzato da alcune aziende per fabbricare chiodi e protezioni. La ricerca avviata con Claude Remy e l’Università di Viterbo, ha infatti certificato la scadente qualità del materiale inviato ai produttori e ha ottenuto l’appoggio dell’UIAA. Nonostante le reazioni di chi si è sentito tirato in causa (nel testo pubblicato non sono comunque stati fatti nomi di aziende), la ricerca continua e sono numerosi i pezzi danneggiati ancora al vaglio dell’ateneo laziale. A seguito della pubblicazione in alcune falesie – in Italia e in Grecia - si è provveduto alla richiodatura delle vie. La Malomo è anche la fondatrice Climbing Sport Factory, prima community online di chiodatori.

 

Foto: Carmela Malomo

30. Andrea Mellano

Alpinismo

Ci ha lasciati ad agosto, a 89 anni, un protagonista dell’alpinismo del Novecento. Andrea Mellano, di Asti, è stato uno dei primi alpinisti a salire le tre “grandi Nord” delle Alpi, Cervino, Grandes Jorasses e Eiger. Sulla terza, nel 1962, ha partecipato alla prima ripetizione italiana, con Romano Perego, Gildo Airoldi, Armando Aste, Pierlorenzo Acquistapace e Franco Solina. Tra le sue vie nuove sono lo Sperone della Punta Young delle Jorasses (1958), il Pilier a Tre Punte del Tacul (1959) e la parete Nordest del Breithorn Occidentale. La sua via più ripetuta, però, è sul Becco di Valsoera, nel versante piemontese del Gran Paradiso. Nel 1965, con l’amico Perego, Mellano ha compiuto le prime ascensioni di due cime dell’Hindu Kush afghano, il Band-e-Koh (6843 metri) e la Punta Torino (6580 metri). In anni più recenti, Andrea Mellano ha contribuito a ideare le prime gare di arrampicata, tenute nel 1985 a Bardonecchia, e a fondare la Federazione Arrampicata Sportiva Italiana.

 

Foto: FASI

31. Nives Meroi

Alpinismo

Tarvisiana d’adozione, Nives Meroi è l’alpinista dell’anno. E’ stata lei, infatti, a ricevere la Menzione speciale per l’alpinismo femminile in occasione dei Piolets d’Or 2024, ovvero gli Oscar della montagna assegnati a chi effettua salite di particolare rilievo ma soltanto in stile pulito. La Meroi ha voluto salire sul palco con il marito Romano Benet, con il quale ha raggiunto la vetta di tutti i 14 Ottomila e delle altre montagne scalate in carriera. “Siamo una cordata”, ama ripetere. Dopo aver completato la collezione delle montagne più alte della Terra, la Meroi e Benet si sono dedicati all’alpinismo esplorativo in Himalaya. E proprio una di queste salite, quella effettuata sulla parete ovest del Kabru Sud (7.318m) nel gruppo del Kangchenjunga le è valsa, almeno ufficialmente, la Menzione Speciale della giuria. A noi però piace pensare che si tratti di un riconoscimento a tutta la sua straordinaria carriera.

 

Foto: Trento Film Festival - Gasperini

32. Franco Michieli

Cultura

L’escursionismo e i cammini, al contrario dell’alpinismo, producono soltanto di rado dei personaggi speciali. Tra i pochi a meritare questo titolo, in Italia e non solo, è certamente Franco Michieli, 62 anni milanese trapiantato a Bienno sulle Alpi bresciane. Scrittore e geografo, si è fatto notare per la prima volta a vent’anni, con un reportage pubblicato da Airone sulla Grande Traversata dei Pirenei lungo il GR 10. Da allora ha compiuto lunghissime traversate a piedi e sugli sci nel “grande Nord” (Scandinavia, isole Shetland, Islanda…) orientandosi in maniera naturale senza usare ricetrasmittenti e GPS. Ha teorizzato il suo modo naturale di trovare il proprio cammino nei libri La vocazione di perdersi (Ediciclo, 2015), L’abbraccio selvatico delle Alpi (Ponte alle Grazie, 2020) e Le vie invisibili (Ponte alle Grazie, 2024). Da qualche anno i suoi libri vengono tradotti in vari paesi europei. Michieli è tra i garanti internazionali di Mountain Wilderness.

33. Riccardo Milani

Cultura

Uno dei film più visti in Italia nel 2024 (oltre 1.100.000 spettatori) è una favola girata tra i monti innevati del Parco d’Abruzzo, Lazio e Molise. Un mondo a parte di Riccardo Milani, protagonisti Antonio Albanese e Virginia Raffaele, è girato nel borgo di Rupe (Opi) e racconta un problema che riguarda centinaia di paesi in tutta Italia. La chiusura delle piccole scuole, insieme conseguenza e causa dell’abbandono. Nel film, le risate per le frasi in dialetto (“frèghete!”, “mannaggia alla Maiella”, “me vad’ a crcà” cioè “vado a letto” si affiancano a una riflessione amara sulla sorte dell’Italia interna. Riccardo Milani, romano, 66 anni, frequenta Pescasseroli e i suoi boschi insieme alla moglie Paola Cortellesi. In carriera si è occupato di scuola in “Auguri professore”, di disabilità in “Corro da te” e del difficile rapporto tra centro e periferia in “Come un gatto in tangenziale”.

 

Foto: ANSA

34. Sergei Nilov

Alpinismo

La morte di Sergei Nilov, travolto da una valanga sul Gasherbrum IV nel mese di agosto ha profondamente scosso anche coloro che poco si occupano di alpinismo himalayano. Lo scalatore russo, infatti, si trovava sulla montagna, nel tentativo di recuperare il corpo di Dmitry Golovchenko, caduto mentre era con lui a breve distanza dalla vetta. Un gesto di solidarietà che però è stato fatale a Sergei (e a due dei compagni che si trovavano con lui). Nilov e Golovchenko avevano formato a lungo una cordata straordinaria. Nel 2012 e nel 2016 avevano ricevuto il Piolet d’Or, per aver aperto nuove vie sulla Muztagh Tower (7.273 m), nel Karakorum, e sullo Thalay Sagar (6.904 m) nell’Himalaya indiano. Indimenticabile anche la loro salita sulla parete Est dello Jannu (7.710 m) nel 2019.

 

Foto: Dmitry Golovchenko

35. Nima Rinji Sherpa

Alpinismo

Tra i tanti record che arrivano negli ultimi anni dagli “ottomila”, ce n’è uno più suggestivo degli altri. Lo scorso 9 ottobre, sugli 8027 metri dello Shisha Pangma, in Tibet, Nima Rinj Sherpa, 18 anni, è diventato il più giovane alpinista della storia ad aver salito tutti i 14 ottomila. “Non è solo il culmine del mio viaggio personale, ma un tributo a tutti gli Sherpa che hanno osato sognare oltre i confini tradizionali che ci sono stati imposti”, ha dichiarato il giovane alpinista nepalese qualche giorno dopo l’impresa. “Congratulazioni Nima, il tuo viaggio è un’ispirazione per noi tutti” ha aggiunto suo padre Tashi Lakhpa Sherpa, direttore esecutivo della Seven Summit Treks, la più grande agenzia specializzata nepalese. Il prossimo obiettivo per l’adolescente nepalese sarà il Manaslu in veste invernale e in stile alpino, insieme al bergamasco Simone Moro.

 

Foto: profilo Instagram @nimasherpa_official

36. Andreas Pichler

Cultura

C’è spazio per l’orso nei boschi del Trentino? La questione è diventata drammaticamente attuale nella primavera 2023, quando il giovane runner Andrea Papi è stato ucciso dall’orsa JJ4 presso da Caldes. Aiuta a riflettere “Pericolosamente vicini” un documentario del regista altoatesino Andreas Pichler, 57 anni, che affronta il rapporto tra umani e orsi con immagini di grande suggestione, e con gli interventi di zoologi, amministratori locali, veterinari, animalisti e dei genitori di Andrea Papi. “Data la natura emotiva e conflittuale di questo tema, è stato fondamentale per me ascoltare le diverse prospettive delle varie persone e gruppi coinvolti, navigando tra i punti di vista contrastanti con una mente aperta” spiega Pichler. Hanno collaborato al documentario il WWF e il CAI.

 

Foto: Felix Hörhager/dpa

37. Carlo Alberto Pinelli

Ambiente

Sessantacinque anni fa, nel 1959, compiva con Franco Alletto, Paolo Consiglio e Giancarlo Castelli la prima salita del Saraghrar Peak, 7359 metri, la terza vetta dell’Hindukush. Nella primavera del 2024, poco prima dei suoi 89 anni, è tornato in Pakistan per coordinare il corso Swat Girls in Action, che ha insegnato i rudimenti dell’alpinismo a 24 ragazze tra i 18 e i 24 anni. Un progetto di Mountain Wilderness, che Pinelli ha fondato nel 1987, e per la quale nel 1990 ha diretto la spedizione Free K2, che ha riportato a valle tende, corde fisse e pattume dallo Sperone Abruzzi. Nella carriera di Betto, come lo chiamano gli amici, ci sono altre spedizioni in Pakistan e Afghanistan, prime estive e invernali sul Gran Sasso e grandi vie sul Monte Bianco salite con amici romani o con alpinisti famosi come Guido Machetto e Kurt Diemberger. Come regista ha firmato decine di documentari, e, con Folco Quilici, le serie “Islam” e “L’alba dell’uomo”.

 

Foto: Anna Sustersic

38. Anna Piunova

Informazione

Alla fine di luglio del 2018 Anna Piunova, caporedattrice del sito Mountain.ru, ha ricevuto un SOS da Alexander Gukov, impegnato sul Latok I, 7145 metri, in Pakistan, a 3000 chilometri da Mosca. Era bloccato a 6200 metri dopo la morte di Sergey Glazunov. Grazie a lei dopo sette giorni, un elicottero pakistano è riuscito a recuperare Gukov. Piunova, 54 anni, è cresciuta a Yekaterinburg, a est degli Urali, con la madre e il fratello. Ha scoperto l’avventura nelle foreste intorno al Lago Baikal, con temperature invernali intorno ai -50°. Poi sono arrivate la passione per l’alpinismo, il prima matrimonio, la nascita del figlio Dima, il trasferimento in Crimea dove il clima è più dolce e abbondano le falesie di arrampicata. Il lavoro di Anna per Mountain.ru è iniziato nel 1999 e l’ha riportata a Mosca. La guerra in Ucraina e le limitazioni ai viaggi dei cittadini russi non hanno frenato il prezioso lavoro di informazione di Anna, che resta un punto di riferimento in Russia e nel mondo.

 

Foto: Marko Prezelj

39. Tadej Pogačar

Ciclismo

Il nuovo Campionissimo come Fausto Coppi? Il nuovo Cannibale mezzo secolo dopo Eddy Merckx? Per il ciclista sloveno, 26 anni, che corre per l'UAE Team Emirates, gli aggettivi si sprecano ormai da anni. Nel suo già sterminato palmarès figurano tre Tour de France (con 17 tappe vinte), un Giro d'Italia (con 6 tappe), i Mondiali su strada del 2024 e un elenco di grandi classiche in linea che comprende la Liegi-Bastogne-Liegi, la Strade Bianche, il Giro di Lombardia (quattro volte), il Giro delle Fiandre, la Tirreno-Adriatico e la Parigi-Nizza. A far inserire “Pogi” in questo elenco di personaggi della montagna sono state la straordinaria stagione 2024, le fughe lunghissime (100 km ai Mondiali, 81 alla Strade Bianche), e soprattutto la sua capacità di fare la differenza in salita. Al Giro di quest’anno ha vinto per distacco a Oropa, Prati di Tivo, Livigno e Santa Cristina Val Gardena, alla Grande Boucle a Valloire, al Plateau de Beille, a Isola 2000 e al Col de la Couillole. Chapeau!

 

Foto: ANSA

40. Iker ed Eneko Pou

Alpinismo

Due fratelli di Vitoria-Gasteiz, nei Paesi Baschi spagnoli, sono da tempo tra gli alpinisti più forti e completi del mondo. Iker ed Eneko Pou, 47 e 50 anni, hanno alle spalle un’enorme attività in falesia e in parete, tra i Picos de Europa, Pirenei, le Alpi, l’Himalaya, la Patagonia, l’Africa e l’Antartide. Sulle Dolomiti hanno ripetuto i capolavori di Alexander Huber e Manolo. In trent’anni, gli “Hermanos Pou” hanno arrampicato in 65 Paesi, con un totale di 79.200 scalate e 3.168.000 metri di dislivello. Mentre Eneko è versatile e forte su tutti i terreni (sci estremo incluso), Iker è uno specialista dell’arrampicata su roccia, in grado di salire a vista l’8b+. Nel giugno del 2024, i fratelli Pou hanno aperto “Truenu” sulla parete sud della Peña Santa de Castilla, una vetta dei Picos de Europa. La via, che ha 600 metri di sviluppo, ha difficoltà fino al 9a/9a+. Il loro libro Due vite e una cordata è appena stato pubblicato da Solferino.

 

Foto: profilo Facebook @Hermanos Pou

41. Stefano Ragazzo

Alpinismo

Con la salita in solitaria di Eternal Flame - la durissima via sulla Nameless Tower aperta dai tedeschi Kurt Albert, Wolfgang Güllich, Christof Stiegler e Milan Sykora - Stefano Ragazzo ha stupito il mondo. Non che si tratti di una sorpresa in assoluto visto il curriculum dello scalatore veneto trapiantato a Chamonix, ma fino a oggi nessuno aveva osato tanto. Ragazzo è rimasto 9 giorni in parete, portandosi dietro tutto il materiale necessario comprese le scorte di cibo e la portatledge. “Una delle più grandi pareti e uno dei sogni più grandi che abbia trovato spazio nella mia mente negli ultimi anni, e che ho coltivato finché non è divenuto possibile”, ha scritto Ragazzo. “Probabilmente è la più grande avventura che io abbia mai vissuto”. Poche settimane prima dell’impresa sulla Nameless Tower, Ragazzo era andato a El Capitan dove aveva scalato The Nose in solitaria in circa 48 ore. Davvero una stagione clamorosa.

 

Foto: profilo Instagram @ragazzo.stefano

42. Laura Rogora

Arrampicata

Davvero impressionante il 2024 di Laura Rogora. Prima la qualificazione alle Olimpiadi di Parigi, poi il doppio titolo di campionessa europea Lead e Combinata. Finiti gli impegni agonistici la ventitreenne scalatrice romana ha messo le mani sulla roccia. A fine settembre la Rogora ha scalato Goldrake (9a) a Cornalba, poi si è spostata a Ramirole, nel Verdon. Qui ha salito Le flute e chantier (8c+) in quattro tentativi, Spanish Caravan (8c, a vista. Tornata in Italia ha portato a casa la seconda salita di Flipping the Bird (9a) nella grotta del Grottosauro, ad Arco e Prima Classe (9a) sulla falesia di La Stazione in Val Tanaro. Quindi è volata in Spagna, a Siurana, per ripetere Estado Crítico (9a), in soli tre tentativi, e salire al primo tentativo Kale Borroka (8b+) e Dogma (8b). Quindi eccola di nuovo ad Arco dove ha salito Trofeo dell'Adriatico,  il 9a+ chiodato da David Lama e liberato da Gabriele Moroni due anni fa.

43. Roberta Silva

Rifugi

Le Dolomiti mi fanno sorridere gli occhi, mi stupiscono ogni giorno, sono un mondo affascinante da scoprire ogni giorno perché cambiano in continuo, sono diverse da qualsiasi parte tu le osservi e non le si conoscono mai fino in fondo”. Sono parole di Roberta Silva, 50 anni, gestrice del rifugio Roda di Vaèl della SAT, che sorge a 2283 metri di quota ai piedi delle vette del Catinaccio, Nata e cresciuta a Bergamo, maestra di snowboard, Silva si è trasferita in Val di Fassa per seguire il marito, la guida alpina Bruno Deluca, e nel 2005 ha iniziato a occuparsi del Roda di Vael insieme a lui. Da qualche anno Bruno non c’è più, ma Roberta continua ad accogliere gli escursionisti e gli alpinisti. Nel 2002 è diventata la prima donna a presiedere l’Associazione dei Gestori dei Rifugi del Trentino, alla quale aderisce la maggioranza delle 145 strutture presenti sul territorio. Alla domanda “modernità o tradizione?”, Roberta ha più volte risposto “entrambe!

 

Foto: Umberto Isman

44. Carlos Soria

Alpinismo

Mezzo secolo fa, nel 1975, l’alpinista di Ávila ha partecipato a una delle prime spedizioni spagnole a un “ottomila”, nella quale Gerardo Blázquez e Jerónimo López hanno raggiunto gli 8163 metri del Manaslu. Carlos Soria ha annunciato che tornerà sull’ottava cima della Terra, dopo aver compiuto 86 anni. E’ l’unico alpinista nella storia ad aver raggiungo dieci ottomila dopo aver compiuto i 60 anni, inclusi il Kangchenjunga a 75 e l’Annapurna a 77. Nel 2023, a 7700 metri sul Dhaulagiri, Carlos è stato investito dalla caduta di uno Sherpa, e si è fratturato il perone. Per riportarlo a valle sono servite 17 ore. La spedizione del 2025, come molte delle precedenti, è stata organizzata insieme al Club de Alpinismo Peñalara, di cui Soria è orgogliosamente socio. E non c’è solo l’alpinismo. A Sama, villaggio a 3500 metri ai piedi del Manaslu, ha inaugurato nel 2011 una scuola che oggi accoglie un centinaio di ragazzi e ragazze. “Ora Sama è il nostro villaggio, il mio” sorride Carlos Soria.

 

Foto: Noticias de Gipuzkoa

45. Giacomo Strapazzon

Scienza

Venticinque anni al servizio dei medici, dei soccorritori in montagna, di escursionisti e alpinisti, di chi vive sull’Appennino o sulle Alpi. Questa, in sintesi, la storia della Società Italiana di Medicina di Montagna (SIMeM), che è stata fondata ad Arabba, nelle Dolomiti venete, nel 1999. Il 28 settembre 2024, la SIMeM ha festeggiato l’anniversario con un convegno a Sesto, in Alto Adige, organizzato insieme al centro Eurach Research di Bolzano e all'Azienda Sanitaria dell'Alto Adige. Giacomo Strapazzon, 45 anni, presidente della SIMeM e direttore di Eurach, ha ricordato che la società collabora fin dalla nascita con il CNSAS, con l’UIAA e con l’Università di Padova che organizza un corso di perfezionamento in Medicina di Montagna. “La SIMeM viene spesso percepita come una struttura dedicata esclusivamente agli alpinisti. Noi invece siamo sempre più attenti al ruolo benefico della montagna sulla salute della popolazione in generale” spiega il presidente Strapazzon.

 

Foto: ESA-V. Crobu

46. Benjamin Védrines

Alpinismo

Sempre capace di stupire, ogni volta di più. La salita sul K2 in meno di 11 ore della scorsa estate non è però solo figlia della forza di Benjamin Védrines, 32 anni della Drome, in Francia. Prima di effettuare il tentativo, infatti, lo scalatore transalpino ha osservato un lungo acclimatamento nel corso del quale ha portato in quota tutto il materiale che poteva servire durante l’ascesa. Paziente e meticoloso prima di affrontare la salita, non altrettanto si può dire per la discesa. Dalla seconda montagna della Terra, Védrines è infatti sceso in parapendio. L’exploit estivo era stato preceduto ne importanti imprese invernali nel Gruppo del Bianco e sulle cime degli Ecrins come la trilogia Drus-Droites-Jorasses con Léo Billon e la discesa con gli sci dalla parete Nord ovest dell’Ailefroide con Nicola Jean. All’inizio dell’autunno scendendo dallo Jannu East Védrines si è reso protagonista del soccorso dello statunitense Sam Hennessey, rimasto solo in parete dopo la caduta mortaae del compagno Mike Gardner.

 

Foto: profilo Facebook @Benjamin Védrines

47. Mario Vielmo

Alpinismo

Alla fine l’alpinista di Lonigo ce l’ha fatta. Alle 9.40 cinesi del 9 ottobre, nonostante una giornata glaciale e venti a 45 chilometri all’ora, Mario Vielmo ha completato sugli 8027 metri dello Shisha Pangma la sua collezione dei 14 “ottomila”. Per evitare il maltempo in arrivo, ha rinunciato al campo 3, e si è concesso solo un breve riposo al campo 2. La sua collezione era iniziata sulla vetta del Dhaulagiri nel 1998, ed è stata compiuta senza bombole tranne un breve tratto sull’Everest. Drammatica la salita del K2 nel 2007, quando Stefano Zavka, dopo aver raggiunto la vetta, si è perso nella bufera e non è tornato all’ultimo campo. Nel settembre 2023, con Sebastiano Valentini, deve rinunciare allo Shisha dopo la morte delle americane Anna Gutu e Gina Marie Rzucidlo e delle loro guide Mingmar Sherpa e Tenjen Lama Sherpa. Dopo la vittoria sullo Shisha Pangma, l’alpinista ha compiuto 60 anni.

48. Sean Villanueva O' Driscoll

Alpinismo

La clamorosa traversata in solitaria delle quattro cime principali del massiccio delle Torri del Paine è stata solo il fiore all’occhiello di quella che per Sean Villanueva O' Driscoll è stata un’annata da incorniciare. Pochi giorni prima, e sempre in Patagonia, il quarantatreenne scalatore belga - in compagnia di Nico Favresse, Siebe Vanhee e Drew Smith – aveva salito in libera (per la prima volta a ben 33 anni dalla sua apertura) Riders of the Storm, via simbolo dell’arrampicata moderna di alta difficoltà in Patagonia sulla Torre centrale del Paine. Nell’occasione i quattro sono rimasti in parete per ben 18 giorni. Sul finire dell’estate Sean ha rivolto la sua attenzione alla Groenlandia dove con Pete Whittaker, Sean Warren e Julia Cassou ha aperto Ryu-shin (1000 m, 25 tiri, 8b RA2), sulla grandiosa Mirror Wall dedicando la via a Keita Kurakami che doveva formare parte della spedizione e che ha perso la vita poche settimane prima della partenza.

 

Foto: profilo Instagram @seanvillanuevaodriscoll

49. Lisa Vittozzi

Biathlon

Si possono ottenere ottimi risultati nel biathlon anche senza essere nati in Alto Adige. E’ il messaggio lanciato allo sport italiano da Lisa Vittozzi, 29 anni, di Pieve di Cadore, che ha in palmarès una Coppa del Mondo generale, quattro Coppe di specialità, due ori mondiali e un bronzo olimpico. In Coppa del Mondo sale per 44 volte sul podio, la sua prima rivale, da anni, è la connazionale Dorothea Wierer. L’atleta dei Carabinieri conquista la prima medaglia ai Mondiali giovanili del 2013, e un anno dopo vince due ori, nell’Inseguimento e nella Sprint. Alla fine del 2014 esordisce in Coppa del Mondo, quattro anni dopo vince la sua prima Coppa di individuale. Nel 2021 arrivano vittorie estive a Livigno, Wiesbaden, Annecy e Val Martello. Dopo due inverni deludenti, si rilancia nel 2022-’23 grazie a Jonne Kähkönen, il suo nuovo allenatore del tiro. Nel 2024 ottiene quattro medaglie ai Mondiali di Nové Město, e conquista la sua prima Coppa del mondo generale, con il record di 391 bersagli colpiti su 420.

 

Foto: ANSA

50. Lino Zani

Informazione

Nel 2024 ha condotto 22 puntate di Linea Verde Sentieri con Giulia Capocchi e 16 puntate di Linea Bianca con Massimiliano Ossini e ancora Giulia Capocchi. Lino Zani, 67 anni di Temù (BS) è il conduttore e autore televisivo che più di ogni altro ha portato la montagna nelle case degli italiani, con competenza e con il garbo di chi sa davvero di che cosa sta parlando. Non potrebbe essere altrimenti, in fondo. Zani, prima con i genitori poi in prima persona è stato per oltre 30 anni gestore di rifugi della Val Camonica (Garibaldi e Ai Caduti dell’Adamello, presso il Passo della Lobbia Alta) e può anche vantare un buon curriculum alpinistico. Per ben 21 anni ha accompagnato in montagna Papa Giovanni Paolo II, a cui ha dedicato il libro Era Santo era Uomo ( Mondadori ) dal quale fu tratto il film  Non avere paura - Un'amicizia con Papa Wojtyla. Zani non ha alcuna intenzione di fermarsi e già dall’inizio di gennaio tornerà in televisione con la nuova serie di Linea Bianca.

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