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Nove donne sul K2. Così il CAI celebra i 70 anni dalla conquista

Quattro alpiniste pakistane, quattro italiane e una dottoressa. Saranno loro a tentare di salire il K2 nella prossima estate con la spedizione presentata ieri a Milano

Settant’anni fa gli eroi del K2 si chiamavano Lino e Achille, Pino e Walter, Ubaldo, Erich e Mario. Quest’anno, per celebrare i settant’anni dalla prima ascensione del K2, la seconda vetta della Terra, il Club Alpino Italiano ha messo in piedi un elenco di nomi diverso. Anna, Cristina, Federica, Lorenza, Silvia, e poi Amina, Nadeema, Samana e Samina. Gli uomini, che pure ci saranno, avranno soltanto un ruolo di supporto.

L’anno del K2 è già iniziato. Per ricordare i 70 anni trascorsi dalla prima ascensione della montagna, realizzata il 31 luglio del 1954 da Achille Compagnoni e da Lino Lacedelli, è già stato messo a punto un fitto programma di mostre e libri, film e programmi televisivi, podcast, articoli sui giornali e convegni. L’importanza dell’anniversario suggeriva di organizzare anche una nuova spedizione. Ma come?

Nel 2004, per celebrare i 50 anni dalla prima ascensione, il K2 ha visto arrivare un team di alpinisti italiani, affiancati da comunicatori e scienziati. Dieci anni dopo, nel 2014, i sessant’anni dall’exploit di Lino e Achille (e di tanti altri insieme a loro) sono stati festeggiati con l’arrivo a 8611 metri di quota di un gruppo di alpinisti pakistani. Gli italiani hanno avuto solo un ruolo di supporto.

Quest’anno, a spegnere le settanta candeline dalla vittoria voluta dal professor Ardito Desio, sarà una spedizione di sole donne, organizzata dal Club Alpino Italiano e finanziata da sponsor privati e dal Governo italiano.

La spedizione è stata presentata a Milano giovedì 14 marzo da Antonio Montani, presidente generale del CAI, da Agostino Da Polenza presidente di Ev-K2-CNR, e da Daniela Santanché, Ministra del Turismo.

Insieme a loro sul palco le quattro alpiniste pakistane Amina Bano, Nadeema Sahar, Samana Rahim e Samina Baig, le loro quattro colleghe italiane Anna Torretta, Cristina Piolini, Federica Mingolla e Silvia Loreggian e la dottoressa Lorenza Pratali, medico, ricercatrice del CNR e presidente della Società Italiana di Medicina di Montagna.

Tre ragazze della valle pakistana di Hunza e una originaria di Skardu, nel Baltistan tra le pakistane. Tre piemontesi (ma una vive da anni a Courmayeur), una veneta e una toscana tra le italiane. Tra le componenti del gruppo, solo Samina Baig, ha già raggiunto la vetta del K2 nel 2022. E solo un’altra di loro, Cristina Piolini, ha calcato la vetta di un “ottomila”, lo Shisha Pangma.

Anna Torretta, nota anche per i suoi libri, è stata la prima donna a entrare nella Società delle Guide di Courmayeur, storico feudo maschile ai piedi del Monte Bianco. Silvia Loreggian fa lo stesso in Veneto. Federica Mingolla è una campionessa di arrampicata sportiva, ma pratica anche l’alta montagna. Cristina Piolini ha grande esperienza ad alta quota. Tra le pakistane, Samina Baig ha all’attivo anche le Seven Summits, le altre tre hanno meno esperienza.

“Oggi sono orgoglioso della nostra iniziativa, da domani sarò preoccupato, perché il K2 è una montagna pericolosa” ha detto Antonio Montani, presidente del CAI, alla presentazione della spedizione. “Siamo sempre accanto alle iniziative del Club Alpino, spero che la spedizione porti libertà alle donne del Pakistan”, ha aggiunto la ministra Daniela Santanché.

Il K2 è una montagna magnetica, che ti cattura sempre. E anche se è stata salita molte volte, è il meteo a decidere se si arriva in cima o meno”, ha detto Agostino Da Polenza, che nel 1983 è stato il terzo italiano (dopo Compagnoni e Lacedelli) a calcare gli 8611 metri della cima.

“Sogno un gemellaggio con le Olimpiadi di Parigi. Ho lavorato a lungo per preparare questa iniziativa. Il Pakistan è un paese islamico, per avere l’ok alla partecipazione di Amina, che ha 19 anni, sono andato a parlare con il padre. E’ stato un momento commovente”, ha concluso il presidente di Ev-K2-CNR.

“Il rapporto tra Pakistan e Italia è importante, e noi siamo un gruppo straordinario di ragazze” ha aggiunto Samina Baig. “Oltre che come climber sono nota come una donna testarda” , ha sorriso Federica Mingolla. Quando è stato chiesto ad Anna Torretta cosa si aspetta da questa esperienza lei, senza doverci pensare, ha risposto “tanta fatica!”.

Nei prossimi giorni, le alpiniste italiane e pakistane passeranno qualche giorno sul Monte Bianco. Poi si sposteranno a Bolzano, dove grazie alle camere ipobariche dell’EURAC potranno simulare un’ascensione ad alta quota, compiendo dei test medici esaustivi. “E’ la prima volta che lo si fa su un gruppo di donne”, ha spiegato la dottoressa Pratali.

Accanto alla spedizione alpinistica, il progetto “K2-70” comprende molte altre iniziative. I ricercatori di Ev-K2-CNR continueranno a mappare i 12.700 ghiacciai del Pakistan. I glaciologi del progetto Ice Memory effettueranno dei carotaggi sul Baltoro, la RAI manderà ai piedi del K2 il conduttore Massimiliano Ossini, che effettuerà numerosi collegamenti e realizzerà un documentario da mandare in prima serata.

Durante l’estate a Ghotolti, nella valle di Ishkoman, non lontano da Gilgit, la onlus Montagne e Solidarietà e le sezioni vicentine del CAI, inaugureranno un centro dedicato a Cristina Castagna, un’alpinista veneta scomparsa nel 2009 sul Broad Peak.

“La struttura, per realizzare la quale abbiamo raccolto oltre 220.000 euro servirà come base a escursionisti e alpinisti, ma anche alla comunità locale” spiega Tarcisio Bellò, che coordina il progetto. L’amicizia tra gli alpinisti italiani e il Pakistan si celebra anche così.

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