Quando l’età è un’opinione. Carlos Soria tenterà il Manaslu a 86 anni
L’alpinista di Ávila, in Spagna, partirà in primavera per l’ottava cima della Terra, 8163 metri. La spedizione celebrerà i 50 anni passati dal primo “ottomila” spagnolo, raggiunto in un momento difficile per il Paese
C’è un alpinista spagnolo che continua a stupire chi lo segue. Non si tratta di Alex Txikon, che passa dagli “ottomila” d’inverno a uno splendido museo privato, né degli Hermanos Pou, i fratelli Eneko e Iker, che hanno aperto vie estreme su pareti verticali di tutto il mondo. Mi riferisco a Carlos Soria, anzi a Carlos Soria Fontan come si scrive in Spagna.
Un signore che vive a Moralzarzal, sulle piccole montagne di Madrid, che frequenta tutti i giorni la palestra di arrampicata dietro casa, che è nato ad Ávila, la città medievale della Castilla y León dov’è nata anche Santa Teresa. Carlos ha appena presentato ai media, spagnoli e del resto del mondo, un progetto suo e del Club de Alpinismo Peñalara, l’associazione madrilena di cui è orgogliosamente socio.
Nella prossima primavera, prima che il monsone del 2025 investa l’Himalaya nepalese, Soria e altri soci del Club tenteranno il Manaslu, 8163 metri, l’ottava montagna della Terra. “E allora?” potrebbe dire qualcuno, “dopo l’Everest il Manaslu è l’ottomila più salito della Terra!” Ma dirlo sarebbe un errore clamoroso. Perché il 5 febbraio prossimo, ben prima di prendere un aereo per Kathmandu, Carlos Soria festeggerà gli 86 anni.
“Il suo progetto lo rende felice come se fosse un bambino” spiega Emilio Contreras, inviato del quotidiano madrileno Marca. “In primavera andremo in Himalaya cinquant’anni dopo la prima spedizione spagnola che è riuscita a salire un ottomila. Vogliamo festeggiare sullo stesso Manaslu che abbiamo salito nel 1975. Sono pazzo di voglia di riuscirci” spiega Soria.
Uno sguardo agli annuari rivela che il primo tentativo spagnolo al Manaslu risale in realtà al 1973. Nella spedizione successiva, due anni dopo, arrivarono in vetta Gerardo Blázquez e Jerónimo López. Del gruppo faceva parte l’allora trentaseienne Carlos Soria.
Oggi, mezzo secolo dopo, Soria è l’unico alpinista al mondo ad aver raggiungo dieci ottomila dopo aver compiuto i 60 anni, e punta a diventare il più anziano di sempre a collezionarli tutti e quattordici. Sono stati altrettanti record il K2 a 65 anni, il Broad Peak a 68, il Makalu a 69, l’Hidden Peak a 70, il Manaslu a 71, il Kanchenjunga a 75 e l’Annapurna a 77.
Nel maggio 2023, sul Dhaulagiri, la fortuna ha voltato le spalle a Carlos Soria, che è stato investito dalla caduta di uno Sherpa a 7700 metri di quota, si è fratturato il perone, ed è stato trasportato a valle in 17 ore. Una discesa estenuante e molto pericolosa. Ora, però, è nuovamente tempo di progetti.
In una bella intervista a Emilio Contreras per Marca, Carlos racconta la spedizione del 1973, “in un autunno piovosissimo, in cui non siamo riusciti ad arrivare in cima”. Due anni dopo, invece, Soria e gli altri sapevano “dove andavano e cosa stavano facendo”. “Non eravamo stati più in alto dell’Alaska, non avevamo attrezzatura adatta a una montagna così grande. Però ce l’abbiamo fatta”.
Vale la pena ricordare che il 1975, per la Spagna, non è stato un anno qualsiasi. Il terrorismo dell’ETA squassava da anni il Paese, il dittatore Francisco Franco stava per uscire di scena. Poco dopo sarebbe iniziata una difficile – in realtà straordinaria, e per qualcuno miracolosa – transizione verso la democrazia. Una vittoria alpinistica, come ha scoperto l’Italia del 1954 con il K2, può essere la ciliegina sulla torta.
Nelle sue chiacchierate con Marca, e con altri media spagnoli, Carlos Soria non parla di politica, ma paragona gli scarponi “pesantissimi e tedeschi”, le piccozze e i sacchi a pelo di allora con quelli di oggi. Si commuove ricordando il “villaggio meraviglioso” di Sama, 3500 metri, dove il team iberico è stato solo la terza spedizione ad affacciarsi.
Tredici anni fa, nel 2011, l’alpinista ha inaugurato a Sama una scuola che oggi accoglie un centinaio di ragazzi e ragazze tra i 5 e i 12 anni di età. “Sama non è un villaggio qualsiasi, ora è il nostro villaggio, il mio. Vogliamo continuare ad aiutare la scuola portando qualche computer. Sarà emozionante tornarci”.
Alla domanda su come sta a due anni dall’infortunio alla gamba, Carlos risponde “continuo a lottare, la gamba e il ginocchio fanno male. L’arrampicata indoor mi aiuta molto, perché così rafforzo i muscoli, e ne ho bisogno. L’incidente al Dhaulagiri è stato un’ingiustizia pazzesca, tornare sul Manaslu può rimettere a posto le cose”.
Carlos Soria ha già salito la montagna nel 2010, a 71 anni. L’elenco dei partecipanti alla spedizione Manaslu 50 años después non è ancora completo. Potrebbe esserci Sito Carcavilla, storico compagno di avventure di Carlos, è certa la partecipazione del cameraman Luis Miguel López Soriano.
Poi ci saranno Jorge Palacios, Pedro Mateo, Lucía Guichot, il presidente e il vicepresidente del Club Peñalara Javier Garrido e Alberto Flechoso. La skyrunner spagnola Belén Rodríguez, solo omonima della showgirl argentina, una volta battuta la traccia e attrezzata la via tenterà un record femminile di velocità.