Dal Piolet d’Or al Gasherbrum IV: le tragedie parallele di Dimitry Golovchenko e Sergey Nilov
I due russi hanno formato per decenni una cordata straordinaria, con vie nuove sul Thalay Sagar, sulla Torre Muztagh e sullo Jannu. Nel 2023 Dimitry è caduto sul Gasherbrum IV, un anno dopo Sergey è morto cercando di recuperare il corpo dell’amico
Gli alpinisti russi non leggono solo Gogol’, Dostoevskij e Tolstoj. Lo dimostra una via-capolavoro tracciata nel 2016 da Sergey Nilov, Dmitry Golovshenko e Dmitry Grigoriev sulla parete Nord del Thalay Sagar, una splendida vetta di 6904 metri nell’Himalaya del Garwhal, in India. I tre russi, che per questo exploit hanno ricevuto il Piolet d’Or, hanno battezzato il loro itinerario “Moveable Feast”, “Festa mobile” in italiano, il titolo di uno dei libri più conosciuti di Ernest Hemingway.
Le due tragedie, avvenute a un anno di distanza, che sono costate la vita a Golovshenko e a Nilov sul Gasherbrum IV, 7925 metri, una delle cime più belle e difficili del Karakorum e della Terra, hanno suscitato altri paragoni letterari.
“C’è un senso di tragedia greca in questa notizia, un capriccio del destino che ha portato a una tragica fine una delle grandi cordate dell’alpinismo” ha scritto qualche giorno fa l’alpinista e storico bolognese Federico Bernardi sul sito del magazine americano “Climbing”. “Una storia tristissima, una tragedia in due atti” ha aggiunto Thomas Vennin sulla versione online della testata francese “Montagnes Magazine”.
Nilov e Golovshenko hanno ottenuto il Piolet d’Or, l’“Oscar dell’alpinismo” anche nel 2012, per una via nuova tracciata sulla Torre Muztagh, 7273 metri, Karakoram, insieme ad Alexander Lange. Nel 2019, Dmitry e Sergey sono sopravvissuti a un’odissea di 18 giorni sulla parete Est dello Jannu, 7710 metri, una gigantesca e impressionante montagna che si alza di fronte al Kangchenjunga, nel Nepal orientale. La regista polacca Eliza Kubarska ha raccontato questa avventura nel film “The Wall of Shadows”.
La tragedia del 2023: Golovchenko precipita con la sua tenda
Le due tragedie, avvenute nel 2023 e nel 2024, sono state raccontate più volte, ma vale la pena di riparlarne. L’estate scorsa, Nilov e Golovchenko tentano di salire in stile alpino l’inviolata cresta Sud-est del Gasherbrum IV. Una cima che Walter Bonatti, autore con Carlo Mauri della prima ascensione nel 1958, ha definito “una montagna magnifica e insieme diabolica, da qualunque parte la si guardi”.
Il 31 agosto, dopo due settimane passate sulla montagna, i due russi si fermano per la notte a circa 7680 metri di quota, 250 metri sotto la cima. Non trovano un terrazzo, ma devono sistemare in qualche modo la tenda, fissata a una corda, su un pendio di roccia rotta e ghiaccio.
Dopo un po’ si rendono conto che il pendio è troppo ripido, e la tenda rischia di scivolare nel vuoto. Sergey esce per livellare la piazzola, e lancia a Dmitry una corda per assicurarsi. Sente un richiamo, “Seryoga, sto cadendo!”, poi vede Golovchenko e la tenda scivolare e scomparire in un canale.
Nilov deve bivaccare all’aperto, e l’indomani scende in corda doppia lungo la linea di caduta della tenda. Ritrova il corpo dell’amico e il materiale su un pianoro a circa 7000 metri di quota. Avvolge Dmitry in un telo, riparte, arriva al campo-base cinque giorni dopo, riportando dei seri congelamenti. A raccontare la sua storia è l’alpinista e giornalista Anna Piunova, sul portale russo Mountain.ru.
Un anno dopo è un maledetto seracco a uccidere Nilov
Quest’anno Sergey Nilov torna sul Gasherbrum IV per ritrovare le spoglie di Golovchenko, e dar loro una degna sepoltura. Insieme a lui sono altri quattro alpinisti russi, Mikhail Mironov, Sergey Mironov, Alexey Bautin ed Evgeny Yablokov. Nel pomeriggio di sabato 17 agosto, a 6400 metri di quota, i due Mironov e Nilov vengono investiti dal crollo di un seracco.
A dare l’allarme dal campo-base sono Yablokov e Bautin. Lunedì 19, dopo due giorni di maltempo, un elicottero riesce a decollare da Skardu e a deporre un team di soccorritori pakistani ai piedi del Gasherbrum IV. Intanto i due Mironov, nonostante le fratture alle costole e a un femore subite da Sergey, sono riusciti a scendere di un centinaio di metri fino al loro materiale da bivacco.
Tra lunedì e martedì gli elicotteri dell’Esercito pakistano riportano a valle prima Yablokov e Bautin e poi i due Mironov (che non sono parenti). Successivamente l’Alpine Club of Pakistan e il sito Mountain.ru comunicano che le ricerche di Sergey Nilov erano state interrotte a causa della grande quantità di neve fresca sulla montagna, e del rischio che una valanga investa le squadre di soccorso. L’alpinista russo è ufficialmente disperso, ma le possibilità di ritrovarlo in vista sembrano ridotte a zero.
Sergey Nilov e Dmitry Golovshenko erano abituati a finanziare le loro straordinarie spedizioni con i loro risparmi. Dmitry, che è scomparso a 40 anni, ha lasciato la moglie e due figlie. Nilov, che è stato travolto dal seracco a 47 anni, lascia la moglie e ben cinque figli.
In un’intervista i di qualche anno fa, alla domanda sul suo atteggiamento nei confronti dell’alpinismo, Dmitry Golovshenko ha risposto così. “Sii corretto con te stesso e con la montagna, fai quel che puoi, non compatirti e riuscirai a ottenere quel che meriti. Se farai qualcosa di nuovo su una bella montagna avrai ottenuto un risultato”.