Vetta! Andrea Lanfri e Luca Montanari sui 6190 metri del Denali. Il racconto dell’alpinista toscano
Il gelo dell’Alaska, i pesanti carichi da portare e un po’ di febbre portata dall’Italia hanno reso durissima la salita del McKinley/Denali. Ora Andrea ha all’attivo 5 delle “Seven Summits”
Il primo messaggio è stato brevissimo. “Cima!” ha scritto Luca Montanari sui social alle 18:55 dell’Alaska del 26 maggio 2024, le 6.55 del mattino successivo in Italia. Il secondo ha dato qualche dettaglio in più, e soprattutto ha fatto capire la gioia di Andrea Lanfri. “VETTA!!!6.190 m e un’altra vetta nella lista delle my7Summits è portata a casa”, ha scritto, qualche minuto dopo Luca, l’alpinista e atleta paralimpico toscano.
“Tanta fatica, tanto freddo, ma i vostri incitamenti e il tenere le dita incrociate per il meteo hanno contribuito al raggiungimento di questo step del mio grande sogno. E adesso gambe in spalla che c’è da scendere”, ha proseguito Andrea Lanfri. Sulla cima i cellulari dei due italiani avevano pochissimo campo, e non è stato possibile inviare immagini.
Le foto (alcune sono bellissime!) e i pensieri hanno iniziato ad arrivare quarantotto ore più tardi, quando Luca e Andrea sono giunti ad Anchorage, la città più importante dell’Alaska. “Capisco solo adesso che avventura eccezionale ho appena concluso insieme a Luca”.
“Tante volte abbiamo pensato seriamente di tornare sui nostri passi prima del previsto, ma insieme abbiamo perseverato e la nostra pazienza è stata premiata”, ha scritto Andrea dopo essere rientrato nella civiltà. E comunque se mi veniste a fare la classica domanda rifarai di nuovo il Denali?, sappiate che la risposta è: “può essere, fra moooolto tempo e SICURAMENTE con (almeno) 5 portatori!”
Il McKinley/Denali, la vetta più alta del Nordamerica, per Andrea Lanfri ha segnato il quinto passo verso le Seven Summits, la collezione delle vette più alte dei sette i continenti. Prima di partire per l’Alaska, l’alpinista toscano aveva salito l’Everest (Asia), il Kilimanjaro (Africa), l’Aconcagua (Sudamerica) e il Kosciuszko (Oceania). Ora gli restano da raggiungere il Mount Vinson (Antartide) e l’Elbrus, la vetta di 5633 metri del Caucaso che figura negli elenchi come il punto più elevato dell’Europa.
L’ascensione del Denali, anche se non estrema dal punto di vista tecnico, è stata impegnativa e faticosa. I due alpinisti italiani lo sapevano, e come abbiamo già raccontato si sono lungamente allenati sulle montagne di casa a trainare le pesantissime slitte che servono a trasportare i bagagli fino al campo II. Andrea, che vive ai piedi delle colline di Lucca, lo ha fatto trainando con grande fatica un copertone sulle strade sterrate del Monte Serra.
Pochi giorni prima di decollare per gli USA, Andrea aveva avvertito gli amici di non stare bene, e che la partenza rischiava di essere rinviata. Alla fine i due si sono imbarcati lo stesso ma Lanfri, partito dall’Italia con un principio di febbre, ha accusato la quota più del dovuto, e ha vissuto le prime giornate sulla montagna con continui dubbi e titubanze.
Poi, un giorno dopo l’altro, il fisico dei due alpinisti italiani si è acclimatato alla quota, Andrea è guarito, e sono tornate le energie necessarie per poter effettuare la salita. Una volta risolte le complicazioni mediche, però, è stato il maltempo a rallentare la progressione dei due alpinisti, che hanno raggiunto e salito il West Buttress, la via normale del Denali.
Venti furiosi e freddo intenso, con temperature percepite fino a -30°, hanno allungato notevolmente i tempi e hanno rischiato di compromettere la sicurezza della salita. A volte, muoversi con i pesanti carichi sulle spalle o sulle slitte da traino è stato davvero difficile.
I due italiani, come abbiamo già detto, hanno toccato la cima alle 18.55 locali del 26 maggio. E’ probabile che quella di Andrea Lanfri sia stata la prima salita realizzata in autonomia (portando pesi e trainando la slitta con il materiale) compiuta da un alpinista bi-amputato. “Il 26 ritorna sempre, ed è un po’ il mio giorno fortunato”, ha detto l’alpinista toscano.
Innanzitutto mi chiedo come sia possibile che abbia potuto utilizzare una guida italiana in Alaska visto che è vietato dal regolamento del parco del Denali e dalle autorità Americane, nelle foto “bellissime” si nota che la corda tra le slitte è appesa almeno ad una terza persona…non sarà mica un portatore poi il fatto che abbia accusato la quota sotto i 6000 metri mi fa capire quanto e come abbia scalato il monte Everest, una decina di Scherpa una guida italiana e ossigeno da sotto i 6000 mt, L’Aconcagua beh…velo pietoso sulla solitudine della sua scalata, oltre il fatto che dichiara di aver scalato 5 delle seven summit a me risulta che la cima più alta dell’Oceania sia la Piramide Carstenzs 4884m…se non fosse per le sue condizioni fisiche a cui va tutto il mio cuore e la mia solidarietà…ed il rispetto per la sua forza di spirito sarebbe da riflettere su questo modello di alpinismo sempre alla ricerca di visibilità!!! O di vendita di libri ed altro…