Andrea Mellano, alpinista eclettico sempre un passo avanti
Ci ha lasciati all’età di 89 anni un grande protagonista della montagna in tutte le sue sfaccettature: dalle salite sulle grandi Nord delle Alpi, all’invenzione delle gare internazionali di arrampicata sportiva nel 1985
Lo scorso sabato 24 agosto si è spento nella sua casa di Torino, all’età di 89 anni, Andrea Mellano, noto per essere stato uno tra i primi alpinisti al mondo ad avere all’attivo la salita delle mitiche Tre Grandi Nord delle Alpi: quella del Cervino, lo Sperone Walker delle Grandes Jorasses e la Nord dell’Eiger, di cui, nel 1962, realizzò la prima ripetizione italiana, assieme all’inseparabile compagno di cordata Romano Perego, Gildo Airoldi, Armando Aste, Pierlorenzo Acquistapace e Franco Solina.
Nato il 30 novembre del 1934 e avvicinatosi all’alpinismo frequentando il Gruppo Alta Montagna dell’UGET (l’Unione Giovani Escursionisti Torinesi), Mellano è stato sicuramente uno degli interpreti di spicco dell’alpinismo italiano a cavallo fra gli Anni 50 e 60, capace non solo di confrontarsi con gli itinerari più ambiti come le già citate Tre Grandi Nord, ma anche di realizzare notevoli prime ascensioni.
Fra queste è doveroso menzionare la prima dello Sperone della Punta Young alle Grandes Jorasses, portata a termine nel 1958 con il genovese Enrico Cavalieri e nata come “ripiego”, dopo aver scoperto di essere stati anticipati nella prima del vicino Sperone Margherita niente meno che dalla formidabile cordata di Desmaison e Couzy. Poi la prima del Pilier Tre Punte sul versante est del Mont Blanc de Tacul, salita nel 1959 con Perego, Cavalieri e Beppe Tron. Memorabile anche la nuova via aperta nell’inverno del 1962 con Perego, Airoldi e Gianni Brignolo sulla parete nordest del Breithorn Occidentale.
Nel mirino di Mellano e compagni però non ci sono solo le montagne più alte e blasonate. La sua grande apertura verso la novità lo porta anche a curiosare fra le valli meno conosciute del gruppo del Gran Paradiso dove, nel 1960, sempre in cordata con Perego e Cavalieri, apre una via lungo l’elegantissimo spigolo ovest del Becco di Valsoera, un itinerario che, negli anni d’oro dell’artificiale, privilegia l’arrampicata libera e dove, senza l’assillo dei pericoli e dei rigori delle alte quote, ci si può concentrare sul puro piacere della scalata. Caratteristiche che, per diversi aspetti, anticipano di oltre un decennio gli ideali della rivoluzione alpinistica del Nuovo Mattino.
Non manca nel suo curriculum anche l’attività extraeuropea, con spedizioni dal carattere decisamente esplorativo, avventuroso e leggero, come quella che, nel 1965, lo vede vagabondare assieme a Perego nei territori più selvaggi dell’Hindu Kush afgano, dove i due realizzano in stile alpino la prima ascensione assoluta del Band-e-Koh (6843 m) e della Punta Torino (6580 m) e hanno anche occasione di fare visita ai giganteschi Buddha di Bamyan, oggi distrutti dalla follia iconoclasta dei talebani.
Anche dopo che i suoi “giorni grandi” sono giunti a conclusione, Mellano continua ad interessarsi del mondo della scalata, attraverso i suoi scritti, disegni, illustrazioni e la presenza attiva negli ambienti alpinistici, sempre caratterizzata da grande curiosità e apertura verso l’innovazione e il cambiamento.
Mellano inventò le prima gare internazionali di arrampicata sportiva
Così, quando negli anni 80 l’arrampicata libera e poi quella sportiva cominciano ad affermarsi, è proprio lui, assieme al giornalista Emanuele Cassarà, a inventare le prime gare internazionali di arrampicata, dando vita all’evento Sportroccia 85 a Bardonecchia, e poi a fondare la Federazione Arrampicata Sportiva Italiana, di cui sarà anche presidente dal 1987 al 1998.
Una delle sue ultime apparizioni in pubblico prima della malattia che in pochi mesi lo ha portato alla morte è stata quella dello scorso maggio ad Assisi, quando l’assemblea dei delegati del Club Alpino Italiano ha voluto rendergli omaggio consegnandogli la nomina a Socio Onorario del CAI.
Così lo ricorda Fulvio Scotto, presidente del Gruppo Occidentale del Club Alpino Accademico Italiano, di cui Mellano faceva parte dal 1961: “Andrea era una persona buona, un amico sincero e leale. Come scalatore la sua attività ha attraversato mezzo secolo e diverse fasi della storia dell’alpinismo, sempre con lo sguardo rivolto in avanti, in linea e spesso anche in anticipo sui tempi. La sua scomparsa è una grande perdita per il nostro sodalizio e per tutto l’alpinismo italiano”.