Buon compleanno Nives Meroi
La straordinaria alpinista non ha ancora finito di stupire e di andare alla scoperta di pareti inesplorate dell’Himalaya. Una carriera straordinaria sempre in cordata con il “suo” Romano Benet
Io sono le montagne che non ho scalato. Nives Meroi
Crede che in natura la forza più formidabile sia la solidarietà tra le persone. Preferisce misurarsi con la fantasia più che con i numeri. Al campo base sogna le cozze con prezzemolo e limone. È una delle più forti alpiniste del mondo. La seconda donna della Terra ad aver scalato tutti i quattordici ottomila senza l’uso di ossigeno né portatori d’alta quota. La prima ad aver compiuto la concatenamento di tre ottomila Gasherbrum I, Gasherbrum II e Broad Peak. La prima italiana in vetta al Nanga Parbat e al K2. Quando scala cerca un confronto onesto con sé stessa e con le montagne, e conta solo sulle sue forze. Sostenitrice da sempre di un alpinismo leggero ed essenziale. È la protagonista della storia d’amore più romantica delle montagne: ogni impresa l’ha infatti realizzata insieme al suo compagno fisso di cordata, nonché marito, Romano Benet. Un passo dopo l’altro, sono sempre rimasti uniti verso la vetta, qualunque essa fosse.
Vita privata
Nives Meroi nasce a Bonate di Sotto, in provincia di Bergamo, nel 1961. Nella sua famiglia nessuno pratica sport. Si avvicina all’alpinismo intorno ai 15 anni e a 17 sale le prime vie. Studia al liceo linguistico, vuole fare la maestra e sogna di tradurre libri. A 19 anni incontra Romano, e iniziano ad arrampicare insieme. Diventano compagni di cordata e poi anche di vita: si trasferiscono a Fusine Laghi, in Friuli Venezia Giulia, e, nel 1989, si sposano. Non hanno figli. Prima di dedicarsi esclusivamente alle spedizioni, Nives Meroi lavora in un’agenzia immobiliare. Il nido dove preparano le loro imprese è una baita alle porte di Tarvisio, dove praticano arrampicata sportiva e alpinismo in estate, scialpinismo e cascate di ghiaccio d’inverno. Lui gestisce un negozio di articoli da arrampicata, lei scrive libri dedicati alla natura e alla montagna. La loro fiaba ha avuto inizio più di trenta anni fa: un inno alla ricerca della bellezza di paesaggi sconfinati.
Principali salite in Italia ed Europa
Nives Meroi ha percorso, in cordata con il marito Romano Benet, alcune tra le vie più difficili delle Alpi, come la prima invernale del Pilastro Piussi al Piccolo Mangart di Coritenza (1987) e la prima invernale alla Cengia degli Dei al Gruppo dello Jôf Fuârt (2001). Inoltre hanno scalato cascate di ghiaccio con difficoltà fino al sesto grado, come Riofreddo (300+300 m, IV/5), Spada di Damocle (210 m, IV/5), Psihoanaliza alle pareti di Bretto (135 m, II/6). Hanno ripetuto le vie ‘classiche’ sulle Alpi Giulie e le Dolomiti, intrapreso vie su neve e sci alpinistiche dalle montagne di casa ai Tauri, al Monte Bianco e vie ‘moderne’, con difficoltà fino al 7c.
Gli 8000
Negli anni novanta, con il tentativo del K2 e dell’Everest, Meroi e Benet iniziano la loro carriera alpinistica himalayana. Nel 1998 arriva la conquista del primo ottomila, il Nanga Parbat: Nives Meroi è la prima italiana in vetta. Il 1999 è l’anno del Shisha Pangma (8.027 m) e del Cho Oyu (8.188 m). Nel 2003 è la prima donna al mondo a compiere la traversata di tre ottomila, Gasherbrum I, Gasherbrum II e Broad Peak: la coppia è la seconda cordata della storia a realizzare l’impresa. Raggiungono la cima del Lhotse (8.516 m) nel 2004. È di nuovo la prima italiana in vetta al K2, raggiunto nel 2006 attraverso lo Sperone Abruzzi, una conquista d’importanza eccezionale, realizzata sempre senza ossigeno supplementare e in stile alpino. Dello stesso anno è anche l’ascesa al Dhaulagiri (8.167 m). Nel 2007 moglie e marito sono sul tetto del mondo e conquistano la montagna più alta del pianeta, l’Everest (8.848 m). L’anno seguente scalano il Manaslu (8.163 m). E arriva il 2009: Nives Meroi è in corsa con altre due alpiniste per diventare la prima donna ad aver scalato i quattordici ottomila della Terra. La coppia si trova a 7.500 metri, quasi in cima alla terza vetta più alta del globo, il Kanghchenjonga. Come sempre Romano apre la strada in mezzo al ghiaccio ma a un certo punto si sente male e si ferma. In un attimo Nives deve decidere se proseguire da sola, conquistando una cima utile per la vittoria, o rinunciare. Non esita: abbandona la gara per non lasciare Romano solo ad aspettare. Il malore del compagno si rivelerà un segnale della malattia: un’aplasia midollare che comporterà, tra le tante difficoltà, due trapianti di midollo osseo, e che lo terrà lontano dall’attività per più di due anni. Insieme, come sempre, vinceranno anche il loro ‘quindicesimo ottomila’: Romano guarirà e dopo una difficile riabilitazione ritorneranno in quota. Nel 2014 sono in cima al Kangchenjunga (8.586 m), mentre è del 2016 l’ascesa al Makalu (8.485 m). Ai due manca solo l’Annapurna (8.091 m). Giovedì 11 maggio 2017, Nives Meroi e Romano Benet raggiungono la vetta del quattordicesimo ottomila dal versante settentrionale, come sempre senza l’ausilio di ossigeno supplementare né di portatori. L’alpinista è la seconda donna della storia a realizzare l’impresa. I due italiani, inoltre, sono i primi in assoluto a completare la sfida in coppia. «È stata la salita più impegnativa ma anche la più bella», racconterà Nives.
Onorificenze
Nives Meroi ha ottenuto numerosi riconoscimenti, tra i quali: è membro del Club Alpino Accademico Italiano (1999), Socia Onoraria del Trento Film Festival (2014) e Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, ‘per gli eccezionali traguardi raggiunti nell’alpinismo di alta quota, un’attività che era rimasta a lungo prerogativa maschile’ (2010).
Curiosità
Erri De Luca le ha dedicato un libro, Sulla traccia di Nives (Mondadori 2006). Reinhold Messner ha detto di lei: «Ogni volta ho sottolineato il mio apprezzamento per Nives, perché la ritengo, proprio per lo stile, la più forte delle donne che hanno chiuso la corona delle 14 montagne più alte della Terra».
Libri di Nives Meroi
- La montagna sacra raccontata da due testimoni d’eccezione, Con Vito Mancuso, Fabbri, 2014.
- Non ti farò aspettare. Tre volte sul Kangchendzonga, la storia di noi due raccontata da me, Rizzoli, 2015.
- Il volo del corvo timido, Rizzoli, 2019.
L’alpinismo di oggi perde proprio le caratteristiche del gioco come lo intendiamo noi, ovvero esplorazione di sé stessi in contesti diversi. Il fatto che l’alpinismo himalayano femminile sia diventato una corsa con come unico obiettivo il risultato mi ha fatto decidere di non giocare più. Nives Meroi
Vorrei fare i complimenti a Nives Meroi e a suo Marito loro hanno fatto moltissimo nel’ alpinismo meriterebbero molta piu visibilità e riconoscimenti dal mondo della montagna a mio modesto parere Loro sonoAlpinisti eccezionali sugli 8000 e non solo
Romano e Nives , GRAZIE !!! , da parte di un vecchio fotografo della Julia , che ha operato sui monti di Carnia
e Tarvisiano , ricordando Luca vi abbraccio forte e che Dio continui ad assistervi,.
mandi da Porpetto /Ud
Che dire: poche parole ma molti fatti. Poche interviste ma tante salite. Poca pubblicità ma tantissime soddisfazioni. Brava Nives e bravo Romano. Non ho l’onore di conoscervi ma vi invidio. Un saluto da un appassionato delle alte quote.
Ho avuto la fortuna di conoscerli e di entrare nella loro casa a Fusine ormai 15 anni fa assieme alla mia compagna. Due persone eccezionali perché semplici e vere, con il sorriso e la profondità di chi cerca l’essenza delle cose, curiosi del mondo e sempre positivi. In un mondo fatto di apparenza sono una specie purtroppo in via di estinzione. Bravi……….
La mia ammieazione Va a tutte e due leggendo queste parole scritte per farvi conoscere vi ammiro .Vorrei sapere come fare ad avere tanto coraggio per una come me che ogni giorno vive con l’angoscia di non farcela ad andare avanti .Bravi chissà quale sarà.la vostra emozione al raggiungimento dei vostri obiettivii Un saluto e un Augurio di buona continuazione.
Siete una coppia stupenda ed unica, per questo motivo avete portato a termine tutte le scalate sugli 8000 e quelle più importanti nella vita.
Vi ammiro…
Solo per ricordare che quest’anno Nives ha ricevuto il premio “honoris causa” al noto e pluridecennale concorso Premio Mazzotti” di San Polo di Piave (Treviso) per libri di montagna, alpinismo, esplorazione – viaggi, ecologia e paesaggio, artigianato di tradizione e opere sulla civiltà veneta dedicato alla figura e all’opera di Giuseppe Mazzotti. Ogni anno viene identificato accanto ai tre vincitori anche un personaggio che con la sua vita e la sua opera abbia saputo portare avanti i valori di Mazzotti, insigne scrittore e intellettuale oltre che alpinista. Quest’anno appunto è stata identificata Nives Meroi come vincitrice di questo premio “honoris causa”. Il riconoscimento le è stato consegnato nel corso della cerimonia finale della XXXVII edizione sabato 16 novembre 2019 al Parco Gambrinus.
Una bergamasca con un friulano, prima le donne ! 🙂
Chissà come mai da quelle parti provengono tanti alpinisti con eccezionali caratteristiche di unicità.