AlpinismoGente di montagna

Doug Scott

Leggenda dell’alpinismo, padre dello stile alpino by fair means, visionario pioniere di ascensioni estreme. Rileggiamo la sua storia. Clamorosa

“Milton, quando divenne cieco, disse che in quel momento iniziava il vero lavoro della sua vita. Allo stesso modo, con il passare spietato del tempo che riduce la mia forza fisica, mi trovo meno in grado di esplorare il mondo esterno, ma più preparato ad esplorare quello interiore”.

Doug Scott

 

Leggenda dell’alpinismo, padre dello stile alpino by fair means, pioniere di ascensioni estreme, il 24 settembre del 1975, Douglas Keith Scott CBE, insieme a Dougal Haston e sotto la guida dell’inseparabile amico Sir Chris Bonington, ha realizzato la prima ascensione britannica della parete Sud-Ovest dell’Everest. Piolet d’Or alla carriera nel 2011, le sue scalate sono state definite visionarie e il suo stile essenziale e pulito, unico. Negli anni ha partecipato a oltre quaranta spedizioni, molte delle quali sui giganti himalayani, durante le quali ha messo a segno circa trenta prime ascese.

Vita privata

Douglas Keith Scott CBE è nato a Nottingham, nel Regno Unito, il 29 maggio 1941, ed è morto il 7 dicembre 2020, a 78 anni, a causa di un linfoma cerebrale inoperabile che gli era stato diagnosticato nel marzo del 2020.

Maggiore di tre figli – i fratelli minori si chiamano Brian e Garry – Scott vive alla periferia di Nottingham con suo padre George Douglas Scott e sua madre, Edith Joyce Scott. Tutti i fratelli vengono incoraggiati a trascorrere il tempo libero all’aria aperta, nella campagna del Peak District. Suo padre, poliziotto e sportivo, correva, nuotava e nel 1945 divenne noto nel pugilato come campione dei pesi massimi britannici della Amateur Boxing Association.

Scott studia a Nottingham presso le scuole Cottesmore Secondary Modern e Mundella Grammar. A 13 anni inizia ad arrampicare e la sua passione si consolida durante escursioni con gli scout, osservando gli scalatori sulle Black Rocks nel Derbyshire. Quando scopre che sua madre era nata nello stesso periodo del famoso alpinista Edmund Hillary, si dice che gli sembra una strana coincidenza. Dopo due anni al Loughborough Teachers ‘Training College (1959-1961), Scott per dieci anni insegna geografia, storia e educazione fisica nella sua vecchia scuola secondaria. Nel 1962 sposa Janice Brook, dalla quale ha tre figli, Michael, Martha e Rosie. Divorzierà nel 1988. Nel 1993 sposa Sharavati Prabhu, dalla quale ha due figli, Arran ed Euan. Divorzia nel 2003. Nel 2007 sposa Patricia Lang, con la quale va a vivere nelle colline settentrionali del Lake District.

Realizzazioni

Scott è stato uno dei più importanti alpinisti della storia. Incredibilmente sopravvissuto con Dougal Haston a un bivacco di emergenza 100 metri sotto la vetta dell’Everest, senza ossigeno nè sacchi a pelo, e senza riportare alcun congelamento in seguito all’imprevisto. A eccezione della scalata della parete Sud-Ovest dell’Everest, le altre sue ascese himalayane sono state realizzate in puro stile alpino.

Pioniere dell’arrampicata su big wall sull’isola di Baffin, sul Monte Kenya e nel Karakorum, due anni dopo l’impresa sull’Everest, Scott e Bonington hanno condiviso anche la prima ascesa dell’Ogre (Baintha Brakk, 7.285m), in Karakorum: la discesa è stata compiuta con entrambe le gambe rotte alla caviglia. Tra i traguardi più importanti della sua carriera ricordiamo Tarso Tiroko, sulle montagne Tibesti del Ciad con Ray Gillies, Clive Davies e Pete Warrington, nel 1965. La parete sud di Koh-i-Bandaka, Hindu Kush, scalata con Ray Gillies nel 1967 e Salathe Wall, su El Capitan, con Peter Habeler, nel 1970. Con Dennis Hennek, Paul Nunn e Paul Braithwaite, mette piede sulla sommità del Monte Asgard, sull’Isola Baffin, nel 1972. Nel 1974 arriva Changabang, prima salita con Bonington e Haston. Poi nel 1974 tocca il punto più alto del Pic Lenin, Pamirs, con Clive Rowland, Guy Lee, Braithwaite, e nel 1976 la parete Sud del Denali, Alaska, con Haston. Nel 1979 scala la cresta nord del Kangchenjunga, con Peter Boardman e Joe Tasker. Il 1979 è l’anno di Nuptse, parete Nord, in Nepal, in compagnia di Georges Bettembourg, Brian Hall e Alan Rouse. In india, nel 1981, mette a segno l’ascesa dello Shivling, con Bettembourg, Greg Child e Rick White, mentre tocca l’apice dello Shishapangma, in Tibet, con Alex MacIntyre e Roger Baxter-Jones, nel 1982. L’anno seguente scala Lobsang Spire, in Karakoram, con Child e Peter Thexton. Nel 1988, in Bhutan compie l’ascesa del Jitchu Drake, con Prabhu e Victor Saunders. Il 1992 arriva l’impresa del Nanga Parbat, Central Mazeno Peaks, con Sergey Efimov, Alan Hinkes, Ang Phurba e Nga Temba. E nel 2000 Targo Ri, nel Tibet centrale, con Julian Freeman-Attwood e Richard Cowper.

Insieme a Sir Bonington e a un terzo membro dell’epica spedizione del 1975, Paul “Tut” Braithwaite, Scott ha preso parte, qualche mese fa, alla sua ultima spedizione: un’impegnativa Everest Stair Challenge sulle scale di casa, vestiti di tutto punto per l’alta quota – Scott indossava la mitica tuta del 1975 – con tanto di piccozza. 8.848 metri di dislivello superati nonostante l’avanzare del linfoma: un’iniziativa di beneficenza per le popolazioni nepalesi, alle quali Scott era tanto legato.

 Beneficenza e filantropia

Sin dalle sue prime spedizioni himalayane negli anni Settanta Scott rimane molto colpito dalle condizioni delle popolazioni nepalesi, e crea con loro legami e relazioni forti che dureranno nel tempo. Nel 1991 raccoglie i fondi e installa diciassette fontanelle di acqua dolce ad Askole, l’ultimo insediamento prima del K2: l’iniziativa porterà il dimezzarsi della mortalità infantile. Nel 1995 fonda la Community Action Nepal, un’associazione benefica, alla quale lo scalatore inglese dedica gran parte del suo tempo, raccogliendo fondi e visitando regolarmente i sessanta progetti in Nepal. Scott era anche un sostenitore del turismo responsabile, e nel 1989 aveva creato la Community Action Treks (CAT), con l’obbiettivo di migliorare le condizioni di lavoro nel settore del trekking.

Onorificenze

L’alpinista britannico è stato rappresentante della BMC nell’UIAA, membro del Comitato direttivo dell’UIAA 2008–2012, membro della Commissione Alpinismo UIAA e Presidente del gruppo di lavoro sui valori tradizionali. È stato presidente della Mount Everest Foundation dal 2014 al 2017 e vicepresidente del Mountain Heritage Trust nello stesso periodo. Era membro onorario del Climbers Club, The Alpine Club e American Alpine Club.

Nel 1976 lo scalatore inglese è stato nominato Freeman della città di Nottingham e da allora ha avuto un tram della città intitolato a lui. Ha ricevuto un MA onorario da diverse università: Nottingham University, Loughborough University, Derby University, Loughborough University. È stato un membro fondatore del Nottingham Climbers Club, Presidente dell’Alpine Climbing Group, vicepresidente del British Mountaineering Council e presidente del Club Alpino. Nel 1999 è stato insignito della Patron’s Medal della Royal Geographical Society. Nel 2005 gli è stato conferito il Golden Eagle Award dalla Outdoor Writers and Photographers Guild. Sempre nel 2005, è diventato il terzo destinatario del John Muir Trust Lifetime Achievement Award in riconoscimento dei suoi successi alpinistici e dell’impegno per la conservazione e il sostegno delle persone e degli ambienti montani in tutto il mondo. Nel 2011 ricevuto il Piolet d’Or alla carriera a Chamonix.

Quando di recente è stato insignito della carica di membro onorario dell’UIAA (International Climbing and Mountaineering Federation) come riconoscimento del suo impegno nel campo della solidarietà, ha accolto il titolo con modestia: “Un onore inaspettato che sono assolutamente orgoglioso di ricevere. Mi unisco ad una lunga lista di nomi che si è venuta a creare negli anni, verso i quali nutro il massimo rispetto”. Ha ricevuto il British Guild of Travel Writers Tourism and Community Merit Award, 1996 e la sua Community Action Treks ha ottenuto il Responsible Tourism Award 2008. Community Action Nepal ha ricevuto il primo British Expertise International (BEI) Charity Project of the Year Award.

Libri

Doug Scott ha scritto:

  • Doug Scott, Big Wall Climbing
  • Doug Scott and Alex MacIntyre, The Shishapangma Expedition
  • Doug Scott, Himalayan Climber: A Lifetime’s Quest to the World’s Greater Ranges
  • Doug Scott, Up and About, The Hard Road to Everest (2015)
  • Doug Scott, “The Ogre” (2017)

Doug Scott ha contribuito alla scrittura di:

  • Everest the Hard Way (Chris Bonington, 1976)
  • Great Climbs (Chris Bonington, 1994)
  • General editor of Philip’s Guide to Mountains (Philip’s, 2005)
  • Himalaya: The exploration and conquest of the greatest mountains on earth (Phillip Parker, 2013)
  • Editor of ACG Bulletin, 1970–72

Curiosità

I suoi principali interessi oltre l’alpinismo erano: l’atletica, le passeggiate in collina, il rugby – era membro fondatore della RFC di Nottingham Modern – la fotografia di montagna e l’orto biologico. 

“Nei suoi momenti più belli l’arrampicata mi permette di uscire dall’ordinaria esistenza e andare in qualcosa di straordinario, privandomi del senso della mia importanza personale”.

Doug Scott

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Un commento

  1. Senz’altro uno dei più grandi. Personalmente le sue foto d’alpinismo in alta quota sono quelle che più mi hanno fatto sognare. R.I.P.

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