Montagne

Gasherbrum I

Indicato sulla carta del Great Trigonometrical Survey come K5 e conosciuto anche come Hidden Peak, il Gasherbrum I rappresenta l’undicesimo Ottomila della Terra. Con un’altezza di 8080 metri appartiene al massiccio del Gasherbrum, nome della lingua Balti che significa “bella montagna”. Da “rgasha” – bello – e “brum” – montagna –.

Dopo essere stato identificato, nel 1856, come K5 da Thomas George Montgomerie durante le rilevazioni del Great Trigonometric Survey of India viene poi chiamato Hidden Peak (picco nascosto) da William Martin Conway. Un appellativo riferito alla sua grande distanza. Le prime osservazioni sono infatti state realizzate da oltre 200 chilometri.

Geografia

Localizzato al confine tra Pakistan e Cina, alla testata del ghiacciaio Baltoro, il Gasherbrum I presenta tre versanti principali. Il versante pakistano, affacciato a sud, dove si osserva inconfondibile la triangolare parete sud-ovest. Sempre sul versante pakistano abbiamo la parete nord-ovest che guarda al Gasherbrum II. La parete nord-est è invece rivolta al territorio cinese.

Nella stessa area si trovano altri tre Ottomila, oltre al difficile ed elegante Gasherbrum IV. Il K2 è quello che concentra maggiormente l’attenzione di trekker ed alpinisti, abbiamo poi il Broad Peak  e il Gasherbrum II.

Storia

Le esplorazioni nell’area del Baltoro, ai piedi dei Gasherbrum sono iniziate nei primi anni del Novecento, concentrando la maggior parte degli sforzi “investigativi” verso l’elegante piramide del K2. Il Gasherbrum I è quindi stato osservato da vicino molto presto, anche se nessuno se ne è mai veramente interessato fino agli anni Trenta del Novecento.

La prima seria esplorazione della montagna avvenne nel 1934 a opera di una spedizione internazionale guidata da Günter Dyhrenfurth di cui facevano parte tra gli altri il piemontese Piero Ghiglione, lo svizzero André Roch e il tedesco Hans Ertl. Il loro obiettivo era una ricognizione alla testata del ghiacciaio Baltoro, dove focalizzarono l’attenzione sul Gasherbrum I. Dopo aver posizionato il campo sul finire di giugno i componenti Dyhrenfurth e Roch fecero un primo approccio con il ghiacciaio Gasherbrum riuscendo a superare i 6000 metri. Da qui poterono analizzare le possibilità di salita lungo il versante ovest. Non vedendo opportunità a causa dalla ripidezza del terreno decisero di spostarsi verso al cresta sud-est. Qui riuscirono a muoversi agevolmente e salirono in alto per poi essere ricacciati indietro dal maltempo decretando la chiusura della spedizione. Due anni dopo ecco una nuova spedizione sul Gasherbrum I, sono gli alpinisti della prima spedizione francese ad approcciarsi a queste quote. A guidarla era Henry de Ségogne e tra i componenti figuravano nomi come Pierre Allain, Raymond Leininger e Marcel Ichac. Arrivarono ai piedi della montagna sul finire di maggio e nel giro di un mese riuscirono a salire lungo la cresta sud-est fino a circa 7000 metri prima di essere costretti a rinunciare a causa del peggioramento meteorologico.

La prima salita

A realizzare la prima salita è una spedizione statunitense. Siamo nel 1958, gli Ottomila non sono più qualcosa di sconosciuto. Annapurna, Everest, K2, Nanga Parbat, Kangchenjunga, Lhotse, Makalu, Cho Oyu, Manaslu, Broad Peak e Gasherbrum II hanno già visto i loro primi salitori. All’appello mancano poche cime, e tra queste quella del Gasherbrum I, l’ultima ancora da salire in Karakorum. A guidare la spedizione è Nicholas Bayard Clinch III che nel 1966 diverrà il primo salitore del Monte Vinson, in Antartide.

Il gruppo è composto da Pete Schoening, un veterano della spedizione americana del 1953 sul K2, unanimemente scelto come leader; da Nick Clinch; dal capitano Mohd. Akram e dal capitano S. T. H. Rizvi dell’esercito pakistano; da Andy Kauffman; da Bob Swift; dal dottor Tom Nevison; da Gil Roberts; da Dick Irvin e da Thomas McCormack. Roberts e Irvin non partono con la spedizione, ma li raggiungono in seguito.

A metà maggio tutta la spedizione si trova a Rawalpindi, verso il 10 giugno sono finalmente davanti al loro obiettivo. Ora tocca trovare la migliore via di salita, il gruppo è indeciso se muoversi per la cresta nord, oppure per quella sud-est. Dopo aver condotto una breve esplorazione delle possibilità, valutando pro e contro, alla fine scelgono la sud-est. Il 13 giugno iniziano i lavori sulla montagna, in giornata fissano campo 1 a 5600 metri e a circa 6400 metri installano il secondo. Avanti così per tutto il mese, nonostante qualche interruzione a causa del maltempo. Nel giro di una decina di giorni fissano campo 3, quindi campo 4 a circa 7000 metri.

Arriviamo finalmente al 4 luglio, vigilia di vetta. Peter Schoening e Andrew Kauffman sono i prescelti per tentare la vetta. Salgono oltre campo 4 portando carichi e utilizzando le bombole d’ossigeno. Arrivano a 7100 metri dove fissano l’ultimo campo. Dormono, sempre impiegando le bombole. Alle 5 del mattino del 5 luglio iniziano la lunga marcia verso la vetta. Alle 9 del mattino raggiungono il colle tra la vetta principale e la cima sud, quindi continuano fino a toccare il punto più alto alle 15.

Prima invernale

La prima salita invernale del Gasherbrum I è avvenuta il 9 marzo 2012 a opera degli alpinisti polacchi Adam Bielecki e Janusz Gołąb, membri della spedizione guidata da Artur Hajzer. Hanno scalato l’undicesima montagna della Terra senza utilizzare bombole d’ossigeno passando per la via dei Giapponesi lungo la cresta nord-ovest.

Vie alpinistiche

La più semplice e battuta via di salita al Gasherbrum I è quella dei primi salitori lungo la cresta sud-est.

  • 1975 – Reinhold Messner e Peter Habeler aprono una nuova via sul versante nord-est.
  • 1977 – Nejc Zaplotnik e Andrej Stremfelj realizzano la quarta ascensione alla montagna aprendovi una nuova via.
  • 1980 – I francesi Maurice Barrard e Georges Narbaud aprono un nuovo tracciato sulla cresta sud.
  • 1982 – i tedeschi Michael Dacher, Siegfried Hupfauer e Günter Sturm aprono una nuova via sulla parete nord.
  • 1983 – I polacchi Jerzy Kukuczka e Woytek Kurtyka aprono una nuova via.
  • 1985 – L’italiano Giampiero Di Federico apre in solitaria una nuova via sulla parete nord-ovest.
  • 2017 – I cechi Marek ‘Mára’ Holeček e Zdeněk Hák aprono una nuova via sulla parete sud-ovest chiamata “Satisfaction!”.

Salite degne di nota

  • 1982 – La francese Marie-José Valençot è la prima donna a scalare il Gasherbrum I.
  • 1982 – Lo svizzero Sylvain Saudan compie la prima discesa integrale con gli sci.
  • 1984 – Reinhold Messner e Hans Kammerlander realizzano il concatenamento Gasherbrum II – Gasherbrum I. I due alpinisti dopo aver salito il GII non sono scesi al campo base ma si sono fermati al loro campo 1, quindi sono risaliti verso il colle del Gasherbrum La per proseguire sul GI. Il tutto senza supporti esterni. Qualcosa di nuovo per il tempo.
  • 1985 – Il francese Benoît Chamoux sale in solitaria.

Guida al Gasherbrum I

Raggiungere il Gasherbrum I non è cosa per tutti. Il percorso di avvicinamento è lungo e si svolge in ambiente naturale d’alta quota privo delle comodità presenti lungo il cammino per l’Everest. Nonostante tutto questo il trekking verso il Gasherbrum I rimane uno dei più panoramici e suggestivi itinerari offerti da Himalaya e Karakorum. In nessun altro luogo è possibile ammirare cattedrali di roccia e ghiaccio così imponenti come il K2, le Torri di Trango, la Torre Muztag, il Gasherbrum IV, il Broad Peak e il Chogolisa.

La prima cosa da fare per avvicinarsi al Gasherbrum I è prendere un volo aereo diretto a Islamabad. Dalla capitale pakistana sarà possibile volare su Skardu, nella parte orientale del Gilgit-Baltistan. In alternativa è possibile raggiungere la località via terra percorrendo la Karakorum Highway, una di quelle esperienze da fare almeno una volta nella vita. Da Skardu il viaggio prosegue in jeep fino al villaggio di Askole (3050 m), ultimo avamposto raggiungibile con un mezzo a motore. Da qui si prosegue a piedi, con lo zaino in spalla, prima costeggiando il torrente Biafo, poi il Baltoro, fino a incontrare la testata dell’omonimo ghiacciaio da risalire fino al circo Concordia. Qui gli Ottomila si mostrano agli occhi dei trekker nella loro interezza. Ancora una manciata di ore e si raggiunge il campo base della montagna, a circa 5mila metri di quota. I più allenati impiegano 4 o 5 giorni per raggiungere le pendici della montagna. Molti vengono però rallentati dagli effetti della quota.

Raggiunta Askole il trek procede verso Jula (3150 m), quindi Payu (3400 m) e Urdukas (4100 m), sui fianchi del ghiacciaio Baltoro. Il quarto giorno si dorme sul ghiaccio vivo nel campo di Gore (4500 m) per poi raggiungere Concordia (4700 m) e godere dello spettacolo più bello di Himalaya e Karakorum. Per il rientro il consiglio è quello di proseguire verso il passo di Gondogoro La per poi raggiungere il villaggio di Hushe e fare rientro a Skardu.

I trekker interessati a vivere questa esperienza devono munirsi di una guida e pagare un permesso. In generale il costo di un trekking economico si aggira intorno ai 2000 Euro a persona. Gli alpinisti, oltre a questo, devono pagare il permesso di salita, come per tutti gli Ottomila.

Il consiglio, per chi fosse interessato a visitare la seconda montagna della Terra è quello di rivolgersi a un’agenzia specializzata in trekking. Ne esistono di diverse sia in Italia che in loco. Il loro aiuto è fondamentale per riuscire a sbrigare in modo rapido le difficili questioni burocratiche.

Il Gasherbrum I nella filmografia

Karakoram, 1937, di Marcel Ichac, Henri de Ségogne

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