AlpinismoAlta quota

Simone Moro a Kathmandu: “Invernale al Manaslu una ripetizione”

Partito l’ultimo giorno dell’anno per Kathmandu, Simone Moro oggi dà ufficialmente il via alla sua spedizione al Manaslu. Compagni Alex Txikon, con cui ha già diviso la vetta della prima invernale sul Nanga Parbat, e Iñaki Alvarez. Un paio di giorni a sbrigare la logistica nella capitale nepalese e poi direzione del campo base, che verrà raggiunto a piedi.

Finalmente si riparte dopo un anno difficile per tutti” scrive l’alpinista bergamasco alla vigilia della partenza, ricordando che quello di quest’anno è il terzo tentativo di salire in inverno l’ottava vetta del Mondo, dopo che già nel 2015 e poi nel 2019 era stato respinto a causa delle abbondanti nevicate. Quest’anno, da quanto anticipa Moro, pare non ci sia neve “e questa cosa un po’ mi spaventa”. “Ho deciso di mantenere il che cosa e il come” dice ancora Simone, confermando lo stile della spedizione: leggero, senza ossigeno e supporti esterni. Ma su questo non c’erano davvero dubbi.

Una ripetizione e non una prima

Più sorprendente è ciò che dichiara successivamente: “Non sarà una prima invernale, è già stata salita in invernale nel 1985 dai polacchi e quindi la nostra sarà una ripetizione. Parole molto diverse rispetto al passato, in cui Moro ha sostenuto di andare a tentare la prima invernale del Manaslu secondo le regole nuove dell’himalaysmo invernale. Questa sua ultima dichiarazione potrebbe essere un cambio di idea circa il calendario da adottare (metereologico/astronomico) o più probabilmente un’apertura nell’accettare come prime invernali le realizzazioni che non seguono le regole odierne perché precedenti alla loro adozione. Entrambe le opzioni sarebbero davvero uno tsunami. Speriamo che Moro possa non appena possibile spiegare meglio il suo pensiero, che data la sua esperienza, ha certamente un peso importante nel dibattito.

Obiettivo: il quinto 8000 in inverno

Non nascondo che il sogno di riuscire ad arrivare in cima per la quinta volta a una quinta diversa montagna di ottomila metri mi sembra ancora un’utopia” confessa Moro, che però ricorda anche come anni fa il pensiero di scalare il suo primo 8000 in inverno gli sembrava impossibile e il coronamento della carriera alpinistica. “E adesso mi ritrovo a parlare alla fine del 2020 con quattro esperienze invernali alle spalle realizzate con diversi compagni”. È un’ufficializzazione della linea che Simone vuole dare alla sua carriera alpinistica in futuro? Può essere, anche perché Moro lascia intendere che ci potrebbe essere in futuro un tentativo sul K2.

Il pensiero a Tamara Lunger

È la prima volta che abbiamo deciso di separare le nostre strade dal 2015” dice l’alpinista bergamasco parlando della sua storica compagna di spedizione, almeno negli ultimi anni, e che nei giorni scorsi è arrivata al campo base della seconda montagna della Terra con la spedizione di SST. Tamara Lunger è palesemente un’alpinista matura e il suo sogno di andare in cima al K2 per la sua seconda volta in una diversa stagione, quella invernale, era forte. Io non me la sono sentita di andare a tentare questa montagna (che non ho mai salito) quest’anno perché l’alto numero di alpinisti mal si sposava con l’idea, la voglia e la necessità di vivere un’esperienza in montagna solitaria o quasi. Quindi, comprendo Tamara e tutti quelli che sognano di andare in cima al K2 e glielo auguro, sarebbe la chiusura della prima fase della conquista delle montagne di 8000 metri”.

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