Gente di montagna

Fausto De Stefani

“Quando si arriva sugli 8000 ci si commuove, ma quelle sono lacrime che fanno bene. Le lacrime che fanno male si versano a valle vedendo i bambini che muoiono di fame o di Aids. Io ho pianto, poi ho scelto di darmi da fare”

Fausto De Stefani, intervistato da Stefano Ardito

È il sesto uomo al mondo ad aver salito i 14 8000, o forse no… Ma nel suo caso ci sentiamo di dire che non è poi una cosa così importante. Quello che importa, più di un primato e di una salita contestata, è il modo in cui Fausto De Stefani ha salito le sue montagne. Non parliamo solo dello stile, che è sempre stato esemplare, con ascensioni condotte quasi esclusivamente senza utilizzo di ossigeno supplementare e spesso in stile alpino. Il suo modo di andare verso le grandi vette dell’Asia, è qualcosa che va oltre l’alpinismo e l’alpinista e ci parla dell’uomo. Un uomo aperto come pochi all’incontro con gli altri e con la natura, il cui impegno ha dato un contributo essenziale per portare i temi della solidarietà e dell’impegno ecologico all’attenzione del mondo della montagna e non solo.

Il richiamo dell’avventura

Fausto De Stefani, nasce ad Asola, un paesino in  provincia di Mantova, l’11 marzo 1952. Da bambino per lui le montagne sono un orizzonte lontano, che ha il profilo del Monte Baldo, svettante sulla pianura. È proprio questa distanza a farne per lui un luogo di sogno e d’avventura.

Sin dalla più giovane età la passione per il viaggio esercita su di lui un fascino irresistibile, grazie soprattutto all’influenza di quello che egli tesso ha più volte indicato come l’incontro più importante della sua vita: quello con Mandelo, una sorta di clochard che viveva dalle sue parti. Mandelo aveva il dono di saper raccontare storie incredibili e appassionanti di avventure nei luoghi più remoti della Terra, anche se, probabilmente, non si era mai allontanato più di qualche chilometro da Asola. È proprio seguendo queste suggestioni che il giovane De Stefani e i sui amici si avvicinano per le prime volte alle montagne, compiendo lunghi trekking che, partendo a piedi da casa, li portano alla scoperta del Monte Baldo e dell’Adamello.

A 19 anni arriva all’alpinismo vero e proprio, cominciando ad arrampicare fra le Dolomiti di Brenta. Evidentemente il talento non gli manca e, nel giro di un paio di stagioni, arriva ad affrontare le grandi vie di VI grado. Negli anni successivi la sua attenzione si rivolge alle Alpi e Occidentali e all’alpinismo su ghiaccio e terreno misto d’alta quota.

Oltre l’orizzonte delle Alpi

Il suo amore per il viaggio spinge inesorabilmente Fausto De Stefani oltre l’orizzonte delle montagne alpine. Nel 1979, partecipa alla sua prima spedizione extraeuropea diretta al Monte Kenia, dove sale il Diamond Couloir e le cime Nelion e Batian. Nel 1980 è nel gruppo del Monte Nakra (4.700 m), nel Caucaso,dove  porta a termine la prima salita della via “Italian Couloir”. Nel 1981 è di nuovo in spedizione, questa volta in Kirghizistan, nell’area del Pamir. Qui si mette alla prova con l’altissima quota, salendo una vetta di 7000 metri, il Pik Korzenzskaia e due 6000, il Pik Citiri e il Pik Nkwd. Nello stesso anno torna in Africa, al Ruwenzori, dove apre la Via dei Seracchi alla Punta Alessandra (5.119 m). Segue, nel 1982, la salita della parete Nordovest dell’Ausangate (6.370 m), in Perù.

Sul tetto del mondo

L’incontro con i grandi 8000 arriva nel 1983. In quell’anno De Stefani prende parte alla spedizione guidata da Francesco Santon e diretta al versante Nord del K2. Per un amante dell’avventura e del viaggio come lui questa è sicuramente un’esperienza grandiosa, anche a prescindere dall’aspetto alpinistico. Per raggiungere la base della montagna, infatti, la carovana si inoltra per settimane in aree remote e quasi inesplorate. Anche la scalata è un successo: prima Agostino Da Polenza e Josef Rakoncaj e poi lo stesso De Stefani con Sergio Martini, riescono a raggiungere la vetta senza fare uso di ossigeno supplementare, ripetendo la difficile via aperta dai giapponesi lungo lo splendido Spigolo Nord.

Il viaggio del 1984 in Alaska, per salire la via normale del Denali (6.194 m), è solo una parentesi prima di riprendere la strada delle grandi montagne dell’Asia.

Rientrato dal Nord America si dedica alla rincorsa alle vette degli 8000, saliti in gran parte senza l’utilizzo di ossigeno (ad eccezione dell’Everest) e a volte anche in stile alpino (come sulla Nord dell’Annapurna e al Cho Oyu) e in solitaria (Manaslu). La sua lunga cavalcata in teoria si conclude nel 1998, quando, con la durissima scalata del Kangchenjunga, De Stefani diviene il secondo italiano dopo Reinhold Messner e il sesto uomo al mondo ad aver salito le vette delle 14 montagne più alte del Pianeta. Questo primato però non gli verrà mai riconosciuto ufficialmente. La salita che lui e Sergio Martini compiono nel 1997 lungo la via normale del Lhotse viene, infatti, contestata dall’alpinista coreano che raggiunge la vetta nei giorni successivi, affermando di aver visto le impronte dei due italiani arrestarsi prima della cima. Le foto e le descrizioni presentate da De Stefani e Martini non verranno mai considerate sufficienti per una conferma ufficiale della loro versione.

L’impegno per l’ambiente e la solidarietà

Ridurre il valore della figura di De Stefani al solo primato sportivo sarebbe ingiusto nei confronti suoi e di ciò che egli rappresenta nella cultura dell’alpinismo e non solo.

Lo scalatore mantovano, infatti, ha da sempre affiancato all’attività alpinistica di altissimo livello una non comune sensibilità nei confronti di questioni ambientali e sociali, che oggi sono un tema all’ordine del giorno, ma che all’epoca, erano sicuramente all’avanguardia.

Negli Anni 80 De Stefani si impegna nel movimento ambientalista, allora impegnato nella contestazione dei progetti per la costruzione di centrali nucleari nella pianura padana, e poi fa sentire la sua voce contro la cementificazione dei territori alpini e lo sviluppo di nuovi impianti di risalita. Utilizza la notorietà data dalle sue imprese himalayane per dare visibilità a queste battaglie, facendosi fotografare sulle cime con striscioni che espongono slogan antinucleari e pacifisti.

Oltre che attraverso azioni puramente dimostrative questo impegno si concretizza in progetti concreti, come quello realizzato nel 1990 con Mountain Wilderness (il movimento ambientalista di cui è stato uno dei fondatori, oltre che presidente). In quell’anno De Stefani è uno degli alpinisti impegnati nella spedizione “Free K2”, che l’associazione organizza per liberare la seconda vetta della Terra dalle corde fisse e dalle immondizie abbandonate in parete e ai campi base nei decenni precedenti.

Sin dai primi viaggi in Asia De Stefani si è interessato alle condizioni di vita e lavoro dei portatori, spesso malpagati e sfruttati dalle spedizioni, e alle problematiche sociali e sanitarie delle popolazioni locali. A partire dal 1996 attraverso l’associazione “Senza Frontiere”, porta avanti l’ambizioso progetto “Rarahil Memorial  School, una scuola a due passi dal cielo”, che ha consentito la creazione di un complesso di scuole primarie e secondarie a Kirtipur, una  cittadina nei sobborghi di Kathmandu, in Nepal. Negli ultimi anni il complesso si è arricchito anche di un poliambulatorio, che De Stefani ha voluto dedicare alla memoria di Giuliano De Marchi, suo compagno di cordata e medico, scomparso nel 2009 a seguito di un incidente in montagna.

Anche in Italia De Stefani è fortemente impegnato in attività di sensibilizzazione e divulgazione delle tematiche che gli stanno cuore, attraverso numerose conferenze, incontri con i ragazzi delle scuole e mostre fotografiche. In questa direzione va anche il progetto “La collina di Lorenzo”, cui ha dato vita a Castiglione delle Stiviere, dove ha realizzato un’oasi  naturalistica dedicata alla diffusione della sensibilità ambientale e alla conoscenza della natura.

Riconoscimenti

  • Istruttore Nazionale di Alpinismo del CAI dal 1981
  • Membro del Club Alpino Accademico Italiano
  • Membro del Groupe Haute Montagne (GHM) francese del 1989
  • Garante internazionale di Mountain Wilderness dal 1993
  • Premio AVIS N.S.N. Sport e Solidarietà 2015
  • Le principali salite
  • 1979, Diamond Couloir del Monte Kenia
  • 1980, Caucaso, Gruppo Monte Nakra (4.700 m), prima ascensione della via Italian Couloir
  • 1981, Kirghizistan, prime salite italiane del Pik Korzenzskaia (7.015 m), Pik Citiri (6.400 m) e Pik Nkwd (6.050 m)
  • 1981, Zaire, Punta Alessandra del Ruwenzori (5.119 m), prima salita della Via dei Seracchi
  • 1982 Perù, Ausangate (6.370 m), Parete Nordovest
  • 1983, Cina, Spigolo Nord del K2 (8.611m), prima ripetizione
  • 1984, Alaska, Mount McKinley (6.194 m), Via Normale
  • 1985, Nepal, Makalu (8.481 m), Parete Nord-Ovest
  • 1986, Pakistan, Nanga Parbat (8.125 m), Via Kingshofer
  • 1986, Nepal, Annapurna I, Parete Nord (8.091 m), prima salita in stile alpino
  • 1987, Pakistan, Gasherbrum II (8.035 m), Via Normale
  • 1988, Tibet, Shisha Pagma (8.046 m), Via Normale
  • 1988, Tibet, Cho Oyo (8.202 m), Via Normale in stile alpino
  • 1989, Nepal, Dhaulagiri (8.167 m), Parete Nord-Est
  • 1990, Nepal, Manaslu (8.156 m), Parete Nordest con variante Clessidra, vetta in solitaria
  • 1990, Pakistan, spedizione ecologica internazionale “Free K2”
  • 1993, Pakistan, Broad Peak (8.047 m), Via Normale
  • 1994, Pakistan, Gasherbrum II (8.068 m), Couloir dei Giapponesi 
  • 1996, Tibet, Everest (8.848 m), Cresta Nord
  • 1997, Nepal, Lhotse (8.511 m), Via Normale, salita contestata
  • 1998, Nepal, Kanghenjunca (8.586 m), Via Normale

Libri

  • Mani che si alzano al cielo, Fausto De Stefani, Terra Ferma Edizioni, 2009
  • Un viaggio lungo una fiaba, Fausto De Stefani, Montura Editing, 2009
  • Il deserto della montagna – immagini, Pino Veclani – Anna Veclani – Fausto De Stefani, PV Illustrated, 2014

“Ho girato più o meno tutto il mondo, ho visto luoghi meravigliosi, ma il desiderio più grande che ho adesso è quello di fare il contadino e guardarmi attorno e vedere le cose che ho seminato o piantato che crescono. Anche questa è armonia”.

Fausto De Stefani

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3 Commenti

  1. Grandissima persona che ho avuto l’onore di conoscere tantissimi anni fa, la sua semplicità, la sua umiltà e il suo impegno per la salvaguardia della montagna e dell’ ambiente lo rendono veramente speciale. Ne approfitto per raccontare un aneddoto, cioè che anche per me il Monte Baldo era il sacro Graal, monte che vedevo dalla cima della collina dietro la cascina nella quale abitavo (cima di 164 metri che per me a 7 anni era giá un traguardo alpinistico di riguardo!). A 11 anni una domenica pomeriggio attraversai il lago in battello con lo scopo di salire in vetta del Baldo (2150 metri di dislivello!), ebbene « grazie » ad una vipera incontrata dopo 30 minuti di marcia ritornai a casa impaurito e sopratutto deluso (ho dovuto attendere 8 anni per salirlo grazie anche a Davide Brighenti che é stato il mio grande mentore nell’ approccio alla montagna, grasie gnaro!).
    Non sono alpinista (sono un montagnista!) e non ho fatto quello che ha fatto De Stefani ma averlo conosciuto é stato molto importante per il seguito e ancora oggi, dopo più di 50 anni, consumo ancora tante paia di scarpe in montagna ricevendo in cambio tanta gioia e tanta felicità
    Grasie Fausto, te set prope na bela persuna!

  2. Gran bella persona. Conosciuto ad un incontro a Sirmione in un congresso Naz. di AE=CAI. La sua semplicità di racontare la Montagna e l’andare in Montagna. Mi ha entusiasmato. Poi quando in quel contesto ha presentato il suo progetto per una scuola a Kitipur nei pressi di Katmandu. l’ho subito stimato. Ad oggi ci incontriamo ogni volta che viene dalle mie parti centro Italia……e ogni tanto ci sentiamo tramite Cel. Grande Fausto.

  3. Che bella persona De Stefani… lo si capisce subito, solo guardandolo ed asoltando le sue parole. Non l’ho mai conosciuto di persona, ma spero di rimediare.. quest’anno spero proprio di riuscire a portare mio figlio alla sua oasi nel mantovano, speriamo sia la volta buona.
    Grande alpinista, ma soprattutto un grandissimo uomo

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