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La pianificazione: come impostare la fotocamera per una gita in montagna

Consigli ed elucubrazioni sulle impostazioni della fotocamera e nozioni pratiche che, solo a prima vista, potrebbero sembrare semplici e banali

Che spettacolo! Le nuvole punteggiano il cielo sopra le montagne candide di neve. Una leggera brezza rende i colori nitidi, limpidi e le forme delle rocce definite ed evidenti. Il sole è sorto da qualche secondo e tinteggia la cresta, agile e snella. Il momento è effimero e richiede una certa velocità di esecuzione, per scattare qualche immagine suggestiva e memorabile. E gli iso? E il diaframma? E il tempo di posa? Quale sarebbe più opportuno? Non ricordo come ho impostato il bilanciamento del bianco, e neppure come si cambia il suo settaggio…

Una gita ad un rifugio, a un lago o la salita ad una cima, ben progettata, ben orchestrata, con il giusto dislivello e il tempo di percorrenza sapientemente calcolato inizia già da casa, con la giusta pianificazione. Lo studio dell’itinerario, alla scrivania o sul divano, su cartina o al computer, è il miglior viatico per trascorrere una bella giornata in montagna. Per la fotografia il ragionamento è esattamente lo stesso, o per lo meno, è molto simile. Sicuramente è indispensabile conoscere la propria fotocamera. 

1)Il Sella durante un tramonto decisamente poco convenzionale
Il Sella durante un tramonto decisamente poco convenzionale

Impostazioni di base della fotocamera

Anche l’escursione fotografica, quindi, inizia a casa, ben progettata a tavolino, sia per i luoghi e i soggetti da fotografare, a seconda delle diverse ore del giorno e per i quali si scelgono le relative ottiche, sia per le impostazioni di base della macchina fotografica che possono essere regolate in diversi modi. Le regolazioni basilari si scelgono in base alle proprie preferenze. E’ però necessario essere pronti a modificarle in corso d’opera a seconda delle diverse situazioni fotografiche o al variare della luce. In questo capitolo analizziamo proprio le operazioni preliminari alla gita fotografica e le varie impostazioni della fotocamera. Del tipo di fotografia da scattare, a seconda dell’orario, vi racconterò prossimamente.

Batterie cariche e schede vuote

Sembra banale, ma le batterie (al plurale!) devono essere sempre opportunamente caricate prima di ogni sessione fotografica. Soprattutto le fotocamere mirrorless consumano parecchia energia, molta di più rispetto alle reflex. E’ sempre opportuno, quindi, munirsi di più batterie, soprattutto se siamo abituati ad utilizzare il monitor, e non il mirino, per inquadrare; ovvio che, questo ragionamento vale anche per le reflex che, pur non avendo il mirino elettronico, se utilizzate sempre, o quasi, con il live view, tendono ad aumentare il consumo delle batterie.

Anche l’utilizzo di ottiche con il motore di messa a fuoco interno e con lo stabilizzatore sempre attivo tendono a consumare più energia. Se le temperature sono basse, potrebbero avere una resa un po’ minore, quindi, è importante tenere quelle di scorta il più possibile al caldo, magari in una tasca interna a contatto con il corpo. Brutto trovarsi davanti all’alba di cui sopra e avere la batteria scarica!

Svuotate sempre le schede! Questa operazione andrebbe svolta a prescindere dall’imminente gita. Le schede di memoria non sono esattamente il supporto più sicuro, per conservare le nostre preziose immagini. Appena tornati da una gita vanno, quindi, scaricate il prima possibile e archiviate su hard disk, o comunque, in doppia copia. Ho parlato del back up e dell’archiviazione delle foto, in questo capitolo: Come salvare davvero, e per sempre, le immagini che scattiamo in montagna.

Fotografia scattata durante una giornata di tempo pessimo
Fotografia scattata durante una giornata di tempo pessimo.

Quale valore iso impostare?

Poter modificare gli iso, per ogni singola fotografia è una delle conquiste più straordinarie della fotografia digitale. Prima si doveva cambiare il rullino! Oggi basta muovere una ghiera. Per avere la massima qualità di immagine, però, è opportuno impostare il valore nativo del sensore, ovvero quello per cui è stato progettato. In genere si tratta di 100 iso. Alcune fotocamere hanno un valore di base di 200 iso, altre di 64. Basta guardare il libretto di istruzioni! Si lo so…quasi nessuno lo legge. Peccato! Quello della Nikon D850 è solo di 400 pagine. E’ molto utile, soprattutto se soffrite di insonnnia…Comunque basta semplicemente dare uno sguardo alla pagina relativa.

Se proprio siete pigri, guardate sul sito dell’azienda che produce la vostra fotocamera e il gioco è fatto, grazie alle tabelle riassuntive. Ovvio che se stiamo fotografando un soggetto in movimento, per esempio, e la luce è poco intensa, alzeremo il valore iso, altrimenti otterremo una foto mossa. Il mosso è veramente il difetto peggiore per una fotografia e non è assolutamente rimediabile, né con  qualche mirabolante programma di foto ritocco, né con qualche fantomatica magia dell’intelligenza artificiale. Insomma…alzate gli iso, se è necessario; meglio una foto con un po’ di rumore digitale che una foto mossa. A meno che non vogliate scientemente e razionalmente una foto mossa. In caso ne ho parlato qui: Fotografare il movimento.

Priorità di diaframma?

Il fotografo imposta il diaframma, utile per controllare la profondità di campo e la fotocamera imposta il tempo di posa. E’ una falso automatismo, nel senso che è determinante controllare sempre il tempo di posa, in modo che non sia troppo lungo, nel qual caso si otterrebbero foto mosse (senza usare il treppiede), oppure soggetti mossi se ci sono elementi in movimento.

Se siete abituati a impostare la fotocamere in manuale (in “M”), continuate tranquillamente in questo modo. In priorità di diaframmi (“A”, oppure AV” secondo le marche) dovete ricorrere alla staratura intenzionale dell’esposizione, quando ritenete di doverla modificare per ottenere una foto un po’ più chiara o più scura (in genere il tastino con scritto “+” oppure “-”). Se usate il flash, però, consiglio vivamente di non usufruire mai della priorità di diaframmi, ma di questo ve ne parlerò in altra occasione.

Diaframma

Scegliete il diaframma opportuno, secondo la profondità di campo che desiderate ottenere; chiuso se la volete elevata, aperto, se la volete ridotta. In un paesaggio di montagna, in genere, si tende a cercare un effetto di “tutto nitido”, quindi una profondità di campo estesa, ottenibile con diaframma chiuso. Quanto chiuso? Dipende. In genere un valore di diaframma di f 11 o f 16 è ottimale, per ottenere nitidezza nella composizione, dal primo piano allo sfondo. Attenzione che, chiudendo troppo il diaframma, per esempio a f 22, si aumenta l’effetto di “tutto nitido” solo apparentemente, in quanto si provoca un decadimento della qualità generale, per effetto della diffrazione, un fenomeno ottico della luce. Quindi? Semplice. All’atto pratico tenderei a non chiudere il diaframma oltre f 16. Ricordo, comunque, che ogni obiettivo, a seconda anche del suo schema ottico, ha valori di nitidezza diversi a seconda dei diversi diaframmi. E’, quindi, quasi impossibile generalizzare.

La pianificazione è importante sia per una normale escursione in montagna, sia per una gita fotografica, dove è determinante avere le idee chiare sulle impostazioni della propria fotocamera e dell'attrezzatura in generale
La pianificazione è importante sia per una normale escursione in montagna, sia per una gita fotografica, dove è determinante avere le idee chiare sulle impostazioni della propria fotocamera e dell’attrezzatura in generale

Posso controllare la nitidezza sul monitor della fotocamera?

E’ possibile fare un controllo di massima, ingrandendo l’immagine dal monitor della fotocamera (esiste un apposito comando, in genere indicato con un “+”. E’ solo una verifica di massima, però può essere indicativa e rivelare errori grossolani di mosso. Più difficile individuare il micro mosso, più subdolo e che si può verificare ingrandendo di molto l’immagine sullo schermo del computer. L’uso di un buon treppiede aiuta molto.

Tempo di posa

Dopo avere impostato il diaframma, si sceglie il tempo di posa (o lo imposta la fotocamera se impostata in “A”), secondo i valori suggeriti dall’esposimetro. Attenzione, come specificato sopra: il tempo di posa, se troppo lungo, richiede l’uso del treppiede. Se nella composizione è presente un soggetto in movimento e si intende bloccarlo, è determinante tenerne conto e renderlo più veloce.

Formato raw o jpg?

Il raw è paragonabile al negativo della pellicola. E’ un formato di file grezzo, in genere non compresso che consente di intervenire molto meglio in post produzione, con una gamma dinamica molto più ampia di quello di un jpg. Non è utilizzabile di per sé stesso, ma deve essere successivamente convertito in jpg o in tiff, secondo le esigenze e la destinazione finale dell’immagine. Consente di recuperare errori di esposizione e di lavorare la fotografia in post produzione, in maniera molo efficace e di modificare il bilanciamento del bianco.

Le montagne certamente non corrono; le nuvole si, però.
Le montagne certamente non corrono; le nuvole si, però.

Bilanciamento del bianco

E’ uno dei pochi automatismi che funziona piuttosto bene. Scattando in raw, è possibile modificarlo successivamente in post produzione. Nel paesaggio di montagna, può essere interessante impostarlo, già in ripresa, con la regolazione “nuvoloso”, anche se il cielo non è nuvoloso. In questo modo di rendere la scena più “calda”: interessante, soprattutto nelle immagini di alba e tramonto.

Sistema di misurazione dell’esposizione

Un modo semplice, se non volete ragionare approfonditamente sulle situazioni di luce, è utilizzare l’esposizione a matrice (valutativa per Canon, Matrix, per Nikon, per esempio). Con questo metodo l’esposimetro della fotocamera misura varie parti dell’inquadratura, facendone poi una media e trovando l’esposizione che ritiene migliore, anche confrontando la situazione inquadrata con un database interno. In genere funziona! In genere…altrimenti cimentatevi con la misurazione spot; ma questa è un’altra storia.

Modalità di messa a fuoco

I paesaggi e le montagne non corrono! Si imposta, quindi, la messa a fuoco singola. Meglio se su un singolo punto, in modo da poter scegliere sempre scientemente il punto di messa a fuoco preciso. E’ il fotografo che deve decidere, non la fotocamera. Se, però, il soggetto è un animale in movimento, allora può essere consigliabile utilizzare un sistema di messa a fuoco continuo, in modo che il soggetto rimanga a fuoco, anche mentre si muove all’interno dell’inquadratura o durante uno scatto a raffica. A volte questi mirabolanti sistemi funzionano, ma non sempre.

Ovviamente, questo testo è un semplice riferimento che annovera, però, parecchi consigli che possono essere utili, come punto di partenza o spunto di riflessione o semplicemente per dissentire e trovare la propria strada, o meglio, il proprio sentiero, è proprio il caso di dirlo, in questa sede. Ognuno trovi, quindi, il proprio “metodo di lavoro”, considerando che, col tempo, ragionamenti e impostazioni cambiano. Infondo, persino le montagne cambiano…

Il gruppo del Cir, dai pressi del Passo Gardena
Il gruppo del Cir, dai pressi del Passo Gardena.
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