Karakorum, alpinismo non solo a 8000 metri
Le stagioni in Karakorum sono contraddistinte, rispetto a quelle in Himalaya, dal maggiore interesse da parte degli alpinisti verso montagne e pareti più tecniche rispetto ai classici 8000, sebbene la frequentazione di quest’ultimi sia in aumento grazie alle spedizioni commerciali.
Spulciando la lista dei permessi rilasciati dal Pakistan, saltano subito all’occhio alcuni progetti molto interessanti.
Thomas Huber, Simon Gietl e Yannick Boissenot tornano insieme ai Latok dopo la rinuncia dell’anno scorso a causa del maltempo e delle condizioni della montagna carica di neve. Come ci aveva anticipato Gietl ad aprile, il programma sarà il medesimo dell’anno scorso: acclimatamento sul Latok III (6.949 m)e successivo tentativo di scalata alla Nord del Latok I (7.145 m), parete dove Thomas Huber ha un conto in sospeso da anni e su cui manca una via diretta. La partenza della spedizione è fissata per l’8 luglio.
L’anno scorso altre due le cordate provarono a salire la famigerata Nord: la cordata Tom Livingstone, Aleš Cesen e Luka Strazar, che arrivarono fino a 6500 metri sul pilastro nord per poi traversare sul colle e passare sul versante sud; Sergej Glazunov e Alexander Gukov, che scalarono completamente il pilastro nord (dubbia invece la vetta a causa della scarsa visibilità). A circa 6000m Glazunov precipitò perdendo la vita e Gukov rimase bloccato per oltre una settimana; un’incredibile operazione di soccorso dell’aviazione pakistana con la long-line permise di salvargli la vita.
Graham Zimmerman, Chris Wright, Mark Richey e Steve Swenson torneranno in Pakistan a provare a salire in stile alpino l’inviolata parete est del Link Sar (7.041m). Un primo tentativo della cordata era avvenuto nel 2017, in quell’occasione sulla montagna, sulla parete nord-est, c’erano anche Daniele Nardi e Tom Ballard. Entrambe le spedizioni fallirono a causa del maltempo. “Un mostro di granito sorprendente, spesso tentato, ma ancora inviolato, in una valle raramente visitata nel cuore del Karakorum… è indubbiamente una delle montagne più avvincenti tra quelle in alta quota” ha scritto Wright al suo ritorno.
Ovviamente non possiamo non citare il progetto alpinistico, ancora avvolto nel mistero, di Matteo della Bordella, Maurizio Giordani con Massimo Faletti e David Hall. La partenza è per il 21 giugno.
Simon Messner (al momento al Nanga Parbat con il padre Reinhold), Martin Sieberer e Philipp Brugger puntano invece alla bellissima Muztagh Tower, 7276 m, al confine tra il Gilgit-Baltisan e la Cina. L’“Ice Tower” fu fotografata già nel 1909 da Vittorio Sella, che ispirò le prime salite nel 1956 di due spedizioni, una inglese (arrivata in vetta per prima) e una francese, rispettivamente dalla cresta nord-ovest e dal versante occidentale. Poche le salite successive, da citare quella del 2013 ad opera dei russi Sergei Nilov, Dmitry Golovchenko e Alexander Lange dal versante nord-est che valse loro il Piolet d’Or.
Diverse le spedizioni sullo Spantik e sul Laila Peak. Team anche su 6000 e 7000 meno conosciuti.
Tra i vari permessi anche quelli di Hanjorg Auer per il Gasherbrum IV e di Jess Roskelley per il K6. Progetti che purtroppo non potremo seguire a causa della morte dei due forti alpinisti questa primavera sul Howse Peak, in Canada.