Alpinismo

I Catores della Val Gardena: 70 anni di soccorsi ed imprese

Fondati il 6 luglio 1954 da Batista Vinatzer, i maglioni grigi guardano al futuro con la consueta grinta e generosità. Sempre eleganti ed efficienti come le coturnici, da cui prendono il nome

Un gruppo di alpinisti, ma soprattutto di soccorritori, nato settant’anni fa attorno al tavolo di un bar, nel centro di Ortisei, in Val Gardena. Se dovessimo definire i Catores utilizzando una frase soltanto sarebbe forse questa. Eppure non basta, perché la storia del sodalizio gardenese, così unico nel suo genere quanto spesso poco conosciuto, è lunga, complessa ed intrigante.

«Quasi come la storia dell’alpinismo stesso» commenta Aaron Moroder, attuale presidente non soltanto dei Catores ma anche del Soccorso Alpino della Val Gardena, due realtà che s’intersecano spesso. «I principali requisiti richiesti per entrare a far parte del gruppo dei Catores sono infatti due: essere degli ottimi alpinisti, ovvero possedere un buon curriculum di ascensioni ed esperienze, e prestare attivamente servizio come volontari nel Soccorso Alpino della Val Gardena».

Un Soccorso Alpino nato con l’avvento dell’alpinismo, la cui storia in Dolomiti iniziò negli ultimi decenni dell’Ottocento: tant’è che il primo intervento di soccorso in Val Gardena di cui si ha un’attendibile documentazione risale al 1898, nel gruppo del Sassolungo.

«Da quel momento gli incidenti si fecero sempre più frequenti, lungo tutta la prima metà del Novecento. – prosegue Moroder – In quel periodo erano però le guide alpine a doversi impegnare in prima persona per portare aiuto a chi si trovava in difficoltà».

Vale la pena infatti sottolineare come un corpo organizzato di soccorritori non esistesse ancora: il Soccorso Alpino e Speleologico, a livello nazionale, fu infatti fondato nel 1954, sulla falsariga della prima vera organizzazione di soccorritori, nata a Trento nel 1952 da un’idea di Scipio Stenico. 

Fra le due fasi – dopo la fondazione del Soccorso Alpino Trentino ma prima della nascita di quello nazionale – ecco spuntare in Val Gardena la squadra di soccorso locale, con il parallelo e contemporaneo costituirsi del gruppo alpinistico dei Catores, che ne presero in mano l’organizzazione e la direzione, forti della loro grande esperienza alpinistica. I Catores, in ladino “coturnici”, devono appunto il proprio nome ad una tipologia di uccelli molto diffusa nelle Alpi, caratterizzati da una certa agilità, astuzia e combattività. La coturnice corre e si arrampica molto bene, si libra in maniera leggiadra e veloce, anche se è conosciuta soprattutto per il suo caratteristico volo avvitato, in picchiata: una sorta di tipico atteggiamento da soccorritore, che quand’è chiamato ad intervenire molla tutto per correre a farlo. 

«Ad oggi siamo 63 soccorritori in Val Gardena, di cui 40 sono Catores, – afferma Moroder – poi negli anni Ottanta è stata fondata anche la Scuola di Alpinismo, che ha mutuato il nome da noi ma che rimane una realtà ben distinta».

Infine, con gli anni Novanta, l’avvento nelle valli ladine dell’Aiut Alpin Dolomites, «fra i cui fondatori – continua Moroder – vi era anche il nostro presidente di allora, Raffael Kostner». L’Aiut Alpin Dolomites, organizzazione di elisoccorso indipendente delle valli Gardena, Badia, Fassa e Fodom, deve la sua nascita all’urgenza di poter collegare fra loro i quattro sistemi di soccorso, operanti in vallate così periferiche, grazie all’ausilio di nuovi macchinari: gli elicotteri, che fino ad allora venivano utilizzati solamente per scopi militari e non per soccorsi civili. Proprio il Soccorso Alpino della Val Gardena, con i suoi Catores, organizzò nel 1986 la prima dimostrazione in Dolomiti, nel gruppo del Sassolungo, per confrontare e verificare le possibilità di utilizzo dei vari apparecchi. L’anno successivo sarà sempre il Soccorso Alpino della Val Gardena ad avere in gestione il primo elicottero operativo e, sulla base di questa esperienza, ad appoggiare l’idea della fondazione di un’organizzazione come l’Aiut Alpin Dolomites, nel 1990.

Proprio Raffael Kostner, fautore di questa grande ed innovativa iniziativa, fu poi insignito del Cator d’or per meriti di soccorso. «Si tratta di un’onorificenza tanto prestigiosa quanto “rara” per noi, – spiega Moroder – tant’è che i Catores d’or, in settant’anni di fondazione, sono stati soltanto sette».

Oltre a Kostner, ad esserne stati insigniti per meriti di soccorso, sono la guida alpina di Ortisei Franz Runggaldier, e l’unico socio fondatore ancora in vita, Edi Stuflesser. Il figlio di Edi, Stefan Stuflesser, si è invece guadagnato il Cator d’or per meriti alpinistici: prima di lui, il riconoscimento era stato assegnato al celeberrimo Batista Vinatzer, primo fra i fondatori del sodalizio, Adam Holzknecht, già presidente per diversi mandati, e Karl Unterkircher, protagonista di svariate imprese, in spedizioni extraeuropee come sulle rocce dolomitiche, prima di scomparire prematuramente sul Nanga Parbat nel 2008.

«Alpinisti del calibro di Unterkircher e Vinatzer hanno fatto senz’altro la storia del gruppo, – prosegue Moroder – una storia che ben si riflette anche nel presente, con gli exploit di alcuni Catores negli ultimi anni».

Nel novembre 2010 il già citato Adam Holznecht salì con Hubert Moroder, in giornata, La Supercanaleta al Fitz Roy, ripetendo poi due giorni dopo la via del Compressore di Cesare Maestri al Cerro Torre. L’impresa è valsa ai due anche le lodi dello stesso Maestri, che in un biglietto autografo ha affermato come i due abbiano dimostrato una volta in più “la conosciuta bravura tecnica del gruppo e la determinazione che conferma e tiene alto il grandissimo e meritato nome dei Catores”.

«In tempi più recenti, – aggiunge Moroder – nell’ottobre 2023, i tre Catores Martin Dejori, Titus Prinoth e Alex Walpoth hanno aperto in 4 giorni e 3 notti la via Oltre il Diau in Antelao. Un itinerario impegnativo e lungo, in un ambiente selvaggio e severo, con difficoltà fino al IX A2». 

Insomma, i maglioni grigi dei Catores promettono bene anche per il futuro: «nelle nostre fila ci sono moltissimi giovani, – conclude Moroder – il che è un vanto perché significa che anche le nuove generazioni sono non soltanto alpinisticamente preparate ma pronte a prestare servizio volontario nel Soccorso Alpino, una realtà che vista la massiccia frequentazione, spesso imprudente, della montagna, ha bisogno di nuove leve, nuove forze e nuove idee».

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