Alpinismo

La Cina sbarra lo Shisha Pangma. Mario Vielmo e decine di altri alpinisti beffati dopo settimane di attesa dei permessi. Per il versante Nord dell’Everest tutto rinviato al 7 maggio

La decisione, presa ufficialmente per motivi di sicurezza, era nell’aria, ma il gioco dei rinvii non è piaciuto a nessuno. Decine di alpinisti tornano a casa, altri pensano a mete alternative. Per Vielmo, che abbiamo raggiunto al telefono, è la seconda beffa in pochi mesi

Cosa vuoi che ti dica, torniamo a casa”. Mario Vielmo è tranquillo, cerca di fare buon viso a cattiva sorte. “Per fortuna la nostra agenzia non aveva ancora trasferito i soldi in Cina, così li avrò a disposizione l’anno prossimo. Perché qui tornerò”. Qui è Kathmadu, Nepal. Vielmo ha appena saputo che la Cina ha stabilito che per il 2024 nessuno potrà salire sullo Shisha Pangma. “Troppi pericoli”, è la motivazione ufficiale comunicata dalla China-Tibet Mountaineering Association (CMTA). Che però non convince nessuno.

Raggiungere la vetta dello Shisha Pangma avrebbe consentito allo scalatore vicentino di completare la collezione dei 14 Ottomila, ma sembra proprio che il destino voglia farsi beffe di lui. Già lo scorso autunno era stato fermato a causa dello stop alle salite decretato dal Governo cinese dopo le valanghe che costarono la vita Anna Gutu, Gina Marie Rzucidlo, Mingmar Sherpa e Tenjen Lama Sherpa.

Questa volta Vielmo non è neppure riuscito a raggiungere il Campo base. I sospirati permessi non sono mai arrivati, nonostante lo stillicidio di rassicurazioni e rinvii. Nei giorni scorsi si era recato nella valle del Langtang, insieme a numerosi altri alpinisti appesi ai capricci della burocrazia, per iniziare l’acclimatamento su sentieri e cime tra 4 e 5000 metri di quota. Poi, ieri, la notizia dello stop.

La situazione è ancora molto incerta e non tutti gli alpinisti hanno preso le stesse decisioni”, racconta Vielmo. “Molti di quelli che erano con me in Langtang hanno scelto di rientrare nei paesi di origine, altri invece stanno valutando programmi alternativi, non necessariamente su qualche Ottomila”.

Nell’incertezza molti alpinisti diretti al versante Nord dell’Everest punteranno sul lato nepalese. Intasandolo ulteriormente

Se per lo Shisha Pangma i giochi sono ufficialmente chiusi, altrettanto non si può dire per il versante settentrionale dell’Everest. Il 2024 doveva essere l’anno della riapertura ed erano diverse decine gli alpinisti che avevano scelto di salire sul Tetto del mondo dal Tibet. Anche per loro, a oggi, nessuna traccia dei permessi, per il cui rilascio è trapelata la data del 7 maggio. Considerando però che il versante Nord dell’Everest dovrebbe essere “chiuso” l’11 giugno, è evidente come i tempi tecnici – arrivo al Campo base, acclimatamento, rotazioni e attacco alla vetta – siano assolutamente insufficienti.

Qualcuno il sette maggio (se almeno per quel giorno sarà concesso il via) ci proverà, contando anche sulle corde sistemate sulla via dagli alpinisti cinesi già impegnati sulla parete (lo stop riguarda infatti solo gli stranieri ndr). “La maggior parte degli alpinisti che era con noi nel Langtang ha già cambiato programma”, racconta però Vielmo. “Proveranno a salire dal versante Sud, senza quindi dover entrare in territorio cinese”. Una decisione, questa, che aumenterà l’affollamento del già intasato Campo Base (sono già 352 i permessi rilasciati ad alpinisti stranieri) e, in seguito, della via di salita con i relativi problemi di sicurezza”.

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