Ambiente

Proteggere l’ambiente e la montagna è oggi la sfida da vincere

“La difesa degli spazi selvaggi è oggi più urgente che mai. La difesa della montagna non è che uno degli aspetti della protezione della wilderness a livello mondiale. È dunque necessario unire gli sforzi con tutti i movimenti che sul nostro pianeta hanno per scopo la difesa dei deserti, dei mari, delle foreste primarie, dei luoghi montani e delle calotte glaciali. Le montagne fanno ancora parte dei luoghi selvaggi della Terra, e a questo titolo appartengono al patrimonio culturale di tutti gli uomini”. Così si concludevano le Tesi di Biella, manifesto con cui un gruppo di alpinisti diedero vita all’associazione Mountain Wilderness. Era il 1987.

Sono passati 34 anni. E oggi ancora più di allora la questione ambientale riveste un’importanza fondamentale. La tutela dell’ambiente è più che mai un’urgenza che non può essere rimandata perché in gioco vi sono il futuro delle prossime generazioni, la vita del nostro Pianeta.

Un Pianeta che al 27% della superficie emersa è fatto di montagne, abitate dal 12% della popolazione mondiale. Ma sono miliardi le persone che vivono in pianura grazie alle grandi “torri di acqua”. Neve e ghiacciai, enormi serbatoi di acqua dolce, che scende a valle dissetando uomini, animali, permettendo l’agricoltura, ma anche fornendo energia elettrica.

Ma non solo di ghiaccio sono fatte le montagne, che racchiudono nella loro straordinaria natura un enorme patrimonio di fauna e flora. Un quarto della biodiversità totale terrestre. L’85% delle specie di anfibi, uccelli e mammiferi vivono nelle terre alte, delle 20 specie di piante che forniscono l’80% dell’alimentazione mondiale sei sono originarie delle montagne.

Risorse oggi in pericolo a causa dei cambiamenti climatici, dell’inquinamento, della deforestazione, dello sfruttamento indiscriminato del territorio, dell’antropizzazione selvaggia.

L’essere umano, che da sempre ha vissuto le montagne, basti pensare a Otzi, la mummia del Similaun, che 5.300 anni fa si trovava sulle Alpi Venoste. Un rapporto quello tra uomo e montagna che è mutato molte volte con il passare del tempo. Le montagne sono state fortificazioni per proteggersi dai nemici, barriere che ostacolavano i commerci. Sono state ignorate a lungo, e poi sono state desiderate ispirando grandi imprese. Sono diventate la casa di uomini temprati dall’asprezza di un territorio difficile, ma che poi pian piano hanno abbandonato a causa di una società che stava rapidamente cambiando, imponendo nuovi bisogni che la montagna non riusciva più a soddisfare. Nacque però il turismo, che portò sulle montagne nuove persone, non i montanari che per secoli le avevano abitate, ma valligiani che salivano in quota per divertirsi sulla neve, per curarsi nelle fonti e respirare l’aria buona. Nuova linfa per le terre alte, che si trasformarono per accogliere i vacanzieri e si popolarono di strutture ricettizie e impianti di risalita. Linfa, che con il turismo di massa e tutto ciò che vi gira attorno, spesso è diventata veleno per la natura e la wilderness.

Uno sfruttamento, andato di pari passo a quello ambientale di tutto il Pianeta. Ma è sulle montagne che ci si accorge prima che il mondo è malato: l’aumento delle temperature, lo scioglimento e l’estinzione dei ghiacciai, frane, valanghe e inondazioni sempre più frequenti. Un grido d’allarme che arriva fino a valle.

Ma in tutti questi anni, grazie alle spinte della comunità scientifica, di molte parti della società civile, delle istituzioni internazionali, le montagne non sono state lasciate sole nella lotta per tutelare la loro unicità e ricchezza. Si sono create aree protette per preservare la biodiversità e le grandi torri d’acqua; è stata istituita la Giornata Internazionale della Montagna che ci ricorda ogni anno il loro ruolo primario; alcune aree montane sono diventate Patrimonio dell’Umanità, come le Dolomiti; sono state fatti sforzi nel promuovere campagne per ripulirle dai rifiuti, tutelare le specie animali e vegetali in pericolo di estinzione. Si è ricostruito per rendere le abitazioni, i rifugi, i bivacchi più in armonia con la natura; si sono sviluppare tecnologie per permettere di rendere più lieve la nostra impronta di esseri umani nel delicato ambiente quale è quello montano. E sempre più si è cominciato a parlare di green economy, sostenibilità del turismo, dell’edilizia, della mobilità, dell’energia, dello sviluppo dei territori e di ripopolamento.

Certo, ci sono ancora tante contraddizioni, cose da fare e battaglie da portare avanti in un delicato gioco di equilibri tra uomo e ambiente affinché non si ripetano gli errori del passato. Ma la coscienza ambientale fortunatamente è sempre più diffusa e questo dona speranza.

Quella che abbiamo davanti oggi è una sfida vitale, che può essere vinta solo con l’impegno di tutti noi. Rispettare e proteggere le montagne deve essere il sentiero maestro, che può essere percorso grazie all’informazione, la conoscenza e ad azioni, anche piccole. Del resto, sono singoli cristalli di ghiaccio che dissetano il mondo.

È con questo spirito che oggi, Giornata internazionale dell’acqua, inauguriamo una sezione su montagna.tv completamente dedicata all’ambiente e alla sostenibilità.

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5 Commenti

  1. Buongiorno. Rispettare ambiente che ci circonda ok. Per il resto non capisco . La terra esiste da miglioni di anni con e senza uomo.Le era glaciali sono esistite e terminate senza influenza umana. Specie animali estinte non x influenza umana. Il pianeta terra si è adattato a svariate situazioni climatiche.E ora abbiamo la pretesa di cambiarlo a nostra esigenza. Benissimo, iniziamo a rinunciare a tutte le comodità,auto.pc .4g,domotica,riscaldamento a 24c, brina nei mobili in agosto, ecc.ecc.Chi vuole cambiare il pianeta, chi lavora x raggiungera Marte, chi lavora x distruggere umanità, creando virus indistruttibili,dando la colpa ai pipistrelli.Anche se sparirà l”essere umano ,il pianeta terra continuerà la sua evoluzione.

    1. Ciao Alberto, se sei a conoscenza di qualcuno che “lavori per distruggere l’umanità” ti prego di sporgere denuncia ai carabinieri il prima possibile.
      grazie

  2. Oggi mi è venuto un flash.
    Continuiamo a parlare di difesa, di salvaguardia, di interventi protettivi, di rilanci condivisi e quant’altro.
    Il problema è la quantità di gente e la risposta adattiva del sistema.
    E perché non limitare il “turismo per far qualcosa” chiudendo strade, mulattiere e impianti, quindi obbligando a camminare almeno d’estate sempre?
    Sarebbe una cosa semplice da fare, il sistema si riadatterebbe e si svilupperebbe diversamente con nuovi equilibri e possibilità.
    Tutti i nostri interventi sono invasivi, ogni volta che mettiamo una regola di conduzione scompare qualcosa: un alpeggio, un bosco, un sentiero, una fonte………..

    Pen capi del cai dovrebbero andare in montagna a parlarne senza elicotteri, ma anche molti altri che ne parlano dovrebbero camminare.

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