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Omar Di Felice: “Il Nepal? Un Paese di contrasti. Ora si punta all’Everest”

È sulla strada dell’Everest il ciclista romano Omar Di Felice. Amante del freddo ha deciso di inaugurare il 2021 con una lunga traversata in bici della catena himalayana. In un paio di settimane, dopo aver lasciato Kathmandu, si è spinto nel cuore della regione del Mustang, ha superato passi di 4 e 5mila metri, ma soprattutto è entrato in contatto con la popolazione locale, quella dei villaggi che gli hanno offerto ospitalità facendogli scoprire la vera essenza del Nepal. In questi giorni Omar sta continuando la sua pedalata diretto al campo base dell’Everest, ultima meta del suo lungo viaggio.

Omar, tiriamo le somme su questa prima parte: prima esperienza in Nepal, che idea ti sei fatto del Paese delle Grandi montagne?

“Non è solo il Paese delle grandi montagne, ma anche quello dei grandi contrasti. Passi da Kathmandu, dalle vallate di bassa quota, dove il clima sembra quasi ‘tropicale’. Incontri scimmie, vegetazione rigogliosa, afa e caldo. Poi di colpo ti ritrovi in alta quota, soprattutto la parte alta del Mustang, dove trovi clima arido, freddo, vento e vegetazione praticamente assente. Sembra quasi un deserto d’alta quota.”

Hai sempre trovato ospitalità nei villaggi?

“Si, e devo dire che la marcia in più durante questa traversata me la sta dando l’ospitalità. Anche nel deserto del Gobi ho trovato moltissima ospitalità, nei rari villaggi incontrati. Tra uno e l’altro dormivo in tenda. Qui bene o male ogni 15-20 chilometri c’è un villaggio dove posso fermarmi in una guest house, oppure di bussare a una porta trovando qualcuno disposto ad accogliermi per la notte.”

Parliamo dalle temperature: l’assenza di neve potrebbe trarre in inganno chi ha seguito questa prima parte, che temperature hai trovato?

“Alla partenza da Kathmandu il clima era abbastanza fresco e primaverile. Raggiunta la parte alta del Mustang, dopo un paio di giorni di pioggia, ho trovato poca neve ma venti molto freddi e clima arido e secco con temperature fino a -20 gradi. I momenti più difficili sono stati senza dubbio sul Thorung La e sul Kora La Pass.

Il freddo più intenso arrivava al mattino, quando mi rimettevo in moto, e al pomeriggio. Nelle ore centrali il sole aiutava a scaldare la pelle.”

Il rientro nella capitale deve essere stato pesante, a livello climatico…

“Un vero e proprio pugno nello stomaco: sono passato dai -15 gradi di Manang, a 3600 metri, ai 36 gradi e 300 metri di quota della valle in meno di 24 ore.”

Com’è pedalare nel traffico nepalese?

“La sensazione è che sia un caos ordinato. Non si sa che regole abbiano, guidano malissimo, escono da tutte le parti, si infilano ovunque, ma per magia non si scontrano mai. In ogni istante pensi: adesso succede un macello… poi non accade. Da noi siamo abituati a un traffico pericoloso a causa di gente non rispettosa; qui il traffico può sembrare pericoloso, ma quando capisci che nella loro disorganizzazione apparente esiste un metodo e sanno come non prenderti inizi a pedalare in modo tranquillo.” (ride)

Un’ultima domanda, poi ti lasciamo tornare alla serenità dell’esperienza: dopo aver avuto un primo assaggio d’alta quota come te la immagini la salita al campo base dell’Everest?

“Il Thorung La è stato tosto, ho dovuto fare dei passaggi dove probabilmente se avessi avuto una corda e una sicurezza sarebbe stato meglio. Mi sono ritrovato in punti dove io e la bici insieme non passavamo.

I sentieri che salgono al passo non vengono battuti da un anno. Nell’ultimo villaggio mi hanno spiegato che sono il primo occidentale dopo tanti mesi e, soprattutto, sono il primo ciclista in inverno. Ci sono diversi punti dove il sentiero è franato ed è stato a tratti pericoloso, soprattutto con delle scarpe da bici.

Riguardo il percorso per l’Everest  in molti qui a Kathmandu mi hanno detto che non si sposa molto con la bici, ma tutti convengono che se sono riuscito a raggiungere il Thorung La non dovrei avere problemi.”

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Un commento

  1. Mi viene in mente il passo a Ghorepani, si passava da lì per l’Annapurna e compagnia.
    Si chiama Thorung la?
    E’ sceso all’inizio della Kaligandaki (i dolci pendii sono franosi) dove ora hanno costruito una bella strada, ma fin dove è andato, mi sembra che il Mustang sia oltre Jhomson ?
    La zona di Beni, una città molto in basso, è quella di Nirmal,che non è di etnia sherpa.

    Magari sto ancora dormendo, son ricordi, col monsone c’erano tante sanguisughe 🙂
    Dovrei guardare le mappe….. dopo 🙂

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