Omar Di Felice ci riprova. L’ultracycling 42enne dopo i problemi personali incontrati l’anno scorso è ripartito per la conquista del Polo Sud. Ha 60 giorni di tempo per compiere l’impresa in completa autosufficienza. Il suo progetto si chiama ANTARTICA UNLIMITED ed è legato ad un progetto ambientale chiamato bike to 1.5 per sensibilizzare il mondo contro i cambiamenti climatici e il surriscaldamento globale. Sono oltre i 1500 i km che lo aspettano tra i ghiacci del continente più inospitale, remoto ed inaccessibile del mondo insieme alla sua slitta e alla sua fatbike. Venti forti, desolazione, crepacci, white out e temperature anche a meno 50 gradi saranno i suoi più grandi avversari.
Nel momento in cui scriviamo ha percorso i primi 32 km. La sua traversata è continuamente tracciata e visibile a questo link https://live.endu.net/antarcticaunlimited/.
Il percorso
Di Felice è partito da Hercules Inlet, avamposto per la conquista del Polo Sud, raggiunto dopo una lunga quarantena in Cile, diversi voli e molta burocrazia.
Per i primi 1100 km si sposterà in direzione est verso il Polo Sud (in passato solo un altro ciclista, Daniel Burton, è riuscito a raggiungerlo in bici in solitaria). Non sarà in pianura in quanto il Polo Sud è alto fino 2835 metri, quindi una lunga ascesa. Da lì l’ultracylclist laziale si sposterà per altri 225 km verso il Leverett Glacier per far rientro nuovamente al Polo Sud per un totale prossimo ai 1600 km cercando di completare la “sua” traversata Antartica.
Naturalmente si muoverà su una superficie quasi sempre ghiacciata, con crepacci e dovrà spingere a mano la sua bici e la slitta per lunghi tratti. L’unico fattore dalla sua parte sono le 24 ore di luce al giorno.
Non è lo stesso percorso della prima traversata antartica che hanno compiuto Messner e Fuchs oltre 30 anni fa con sci e slitte. Allora i due percorsero 3000 km impiegando 90 giorni (con due rifornimenti). Tale traversata integrale è stata compiuta anche dal norvegese Ousland il solitaria nel 1997.
Attrezzatura e cibo
Il peso complessivo tra bici, slitta ed attrezzatura è intorno ai 100 kg . De Felice si è dotato di diversi Garmin e telefoni satellitari per monitorare costantemente la posizione e preziosi qualora necessitassero soccorsi. La bicicletta è FAT BIKE Willer in acciaio leggero con grafica “show your stripes” che richiama il problema del surriscaldamento globale. Peso 18 kg scarica di cui ben 8 kg solo per gli pneumatici chiodati. Per maggior sicurezza De Felice indossa anche il casco, sempre con la grafica “show your stripes”. Cambio ad 11 velocità Deore XT Shimano con spessori maggiori per garantire maggiore durevolezza.
Due sono i modelli di scarpe: uno scarpone da trekking con attacchi SPID con sgancio rapido e un paio di veri e propri scarponi d’alta quota da 8000 m. La slitta attaccata alla bicicletta contiene l’attrezzatura tra cui un sacco a pelo ed una tenda d’alta quota e tutto il cibo. Questo è composto da buste liofilizzate che usano anche gli astronauti, barrette, integratori, vitamine. L’acqua non si trova quindi dovrà sciogliere la neve e aggiungervi sali minerali.
Davanti a queste imprese fatte per “sensibilizzare il mondo sul tema del cambiamento climatico” mi chiedo il senso reale di queste parole.
Prendere diversi aerei, muovere materiale e equipaggiamenti non è di per se una cosa molto eco-compatibile.
Credo sia semplicemente un pretesto per cercare sponsor e farsi quindi finanziare l’impresa.
Pensiamoci realmente, alla fine l’unica cosa che realmente rimane è “l’impresa”. E il clima continua a cambiare.