Tredici anni fa ci lasciava Walter Bonatti
Alpinista, esploratore, fotografo e giornalista. Il grande e ancora oggi amatissimo scalatore ha risolto alcuni degli ultimi problemi alpinistici delle Alpi segnando imprese uniche che oggi appartengono alla storia dell’alpinismo
Walter ci lascia un grande testamento spirituale, quello di un uomo pulito che per le vicende accadute sul K2 è stato calunniato per 50 anni, ma alla fine tutti gli hanno dovuto dare ragione. Reinhold Messner
Alpinista, esploratore, fotografo e giornalista. Un talento naturale. Walter Bonatti ha risolto alcuni degli ultimi problemi alpinistici delle Alpi segnando imprese uniche che oggi appartengono alla storia dell’alpinismo. Scrittore è stato autore di reportage, per il settimanale Epoca, dai luoghi remoti del pianeta ma non solo. Decine i libri prodotti da Walter, testi che raccontano il Bonatti uomo, le sue imprese e i luoghi estremi da lui visitati. Bonatti nella sua intensa vita ha raccontato spicchi di Pianeta ancora intonsi permettendo a tutti di viaggiare attraverso i suoi occhi. Le sue doti atletiche e lo spirito esplorativo, unitamente alla capacità narrativa, l’hanno reso presto celebre al grande pubblico trasformando il suo nome in leggenda.
La vita
Nato il 22 giugno 1930 a Bergamo, in via Guglielmo d’Alzano numero 2, da Angelo Bonatti e Agostina Appiani la sua infanzia è un continuo spostamento. Già un mese dopo la nascita la famiglia si trasferisce a Monza mentre le estati le passa a Vertova, sopra Bergamo. Nel 1936 poi Walter si trasferisce dai familiari del papà, ed è qui che inizia a frequentare le elementari. Scuole che termina a Monza dove poi, nel 1940 inizia le medie, percorso che deve interrompere quasi subito a causa dei bombardamenti alleati su Sesto San Giovanni.
La famiglia Bonatti è così costretta a scappare ritornando verso Bergamo, a Semonte, dove vengono ospitati dalla zia di Dino Perolari (che negli anni a venire e per tutta la vita sarà un caro amico di Walter Bonatti). La casa è piccola così Walter finisce dalle suore, al collegio di Malta Casa del Fanciullo di Gazzaniga, dove frequenta la seconda media. È in questi anni che Bonatti forma il suo carattere: a tratti spigoloso e duro. Impara, nel caos dei continui trasferimenti, a contare solo su se stesso senza dover dipendere dagli altri. Una caratteristica che gli sarà fondamentale e che segnerà il suo modo di approcciarsi alle montagne come alle esperienze in ambienti remoti.
La curiosità, la voglia di scoprire il mondo, come quella di cimentarsi in sfide dure e difficili sono caratteristiche innate in Walter Bonatti. Qualità che vengono alla luce fin dall’infanzia quando il suo terreno di giochi erano le sponde del Po o le campagne dietro casa. Ambienti vicini, ma che nell’immaginazione avevano tutto il fascino delle grandi avventure che poi verranno.
Il primo approccio di Bonatti con la montagna arriva solo con la maggiore età, in adolescenza pratica ginnastica con la Forti e Liberi di Monza allenando il fisico alla resistenza e acquisendo una buona dose di elasticità che gli sarà di grande aiuto in parete.
Walter Bonatti, dopo un primo matrimonio con Giulia Carron-Ceva, vive nella parte matura della sua vita un grande amore con l’attrice Rossana Podestà. La loro è una delle storie più romantiche di sempre, due anime fatte per stare insieme. Un amore grande, di quelli come ne esistono pochi, tra cui si è frapposta la burocrazia. Bonatti muore infatti nella solitudine di un clinica ospedaliera romana, ucciso da un tumore al pancreas. Lui e Rossana non sono sposati, a lei viene quindi impedito di avvicinarsi al compagno morente che si spegne nella notte tra il 13 e il 14 settembre 2011, all’età di 81 anni.
L’alpinismo
Il primo contatto con la montagna risale al 1948, sulle Prealpi lombarde. A formarlo alpinisticamente è il gruppo dei “Pell e Oss” al cui interno conosce quelli che saranno i suoi principali compagni di cordata: Andrea Oggioni, Walter Paganini. Orobie e Grigne sono il teatro delle prime salite di un giovanissimo Walter Bonatti che dimostra fin da subito di avere un talento naturale. Infatti, già nel 1949, lo vediamo protagonista di ripetizioni su difficoltà estreme come la Bramani-Vitali alla nord-est del Pizzo Badile, oppure la Ratti-Vitali alla ovest dell’Aiguille Noire de Peutérey, e ancora la Cassin sulla nord dello Sperone Walker alle Grandes Jorasses. Il salto di qualità arriva nel 1951 quando, in cordata con Luciano Ghigo, riesce nella salita dell’inviolata parete est de Grand Capucin. “La più grande impresa su roccia realizzata fino ad oggi, un’impresa di cui l’alpinismo italiano può andare fiero” scrive il francese Gaston Rébuffat a proposito della straordinaria salita compiuta dai due alpinisti. Per la prima volta una via porta il nome di Bonatti, ma è un successo amaro: Agostina, la mamma di Walter, morirà di li a breve.
Dopo il primo grande successo Bonatti è un fiume in piena e scala risolvendo con apparente facilità i problemi alpinistici del momento. Nel 1953, insieme a Carlo Mauri (con cui forma quella che all’epoca è ritenuta la coppia più forte al mondo), realizza la prima invernale della Cima ovest di Lavaredo per poi spostarsi, qualche giorno dopo, sul Cervino dove, in coppia con Roberto Bignami, effettua un’altra prima invernale aprendo una variante direttissima lungo gli strapiombi della cresta del Furggen. Ed è sempre con Bignami che nell’estate del 1953 porta a casa varie prime ascensioni sulle Alpi centrali. In seguito agli ottimi risultati alpinistici viene ammesso al Club Alpino Accademico Italiano e, nello stesso tempo, viene selezionato da Ardito Desio per partecipare alla spedizione italiana al K2. Una spedizione destinata al successo, ma ricca di contraddizioni. Incoerenze legate principalmente a una discrepanza nel racconto degli eventi svoltisi in quota tra il 30 e il 31 luglio 1954.
Quanto raccontato da Walter Bonatti e la relazione ufficiale, redatta dal capospedizione Ardito Desio, non coincidono, anzi. I fatti racconti da uno e dall’altro protagonista sono diametralmente opposti. Nasce così il famoso “caso K2”, una piaga per Walter che si trova a lottare per anni, a raccontare in pagine e pagine, in interviste, in libri, la sua verità. Una verità che richiede 50 anni per essere unanimemente riconosciuta. Polemiche e discussioni proseguono per anni, arrivano in tribunale, e segnano duramente il carattere di Walter. “A 53 anni dalla conquista del K2 sono state finalmente ripudiate le falsità e le scorrettezze contenute nei punti cruciali della versione ufficiale del capospedizione Ardito Desio. Si è così ristabilita, in tutta la sua totalità, la vera storia dell’accaduto in quell’impresa nei giorni della vittoria” le parole con cui un settantenne Walter Bonatti metterà la parole fine a questa amara vicenda. Una storia che non stiamo qui ad approfondire, troppo complessa per essere liquidata in poche righe.
Il K2 cambia il carattere di Walter ma non mina la sua determinazione, anzi. È così che nell’agosto del 1955 porta a compimento una delle sue imprese più note e la prima a farlo conoscere al di fuori dell’ambiente alpinistico: sud-ovest del Petit Dru (Monte Bianco) in solitaria. Un’impresa che segna indelebilmente la storia dell’alpinismo. Bonatti rimane in parete sei giorni, riuscendo a superare con escamotage al limite punti al tempo insuperabili in scalata. Il Monte Bianco diviene in breve la seconda casa di Walter, sempre nel 1955 entra a far parte delle guide di Courmayeur e vi si trasferisce stabilmente nel 1957. È sul Bianco che prepara le sue scalate sulle montagne del mondo, ma è anche qui che vive alcune delle sue avventure più epiche. Nel 1957, con Toni Gobbi, apre una nuova via sullo spigolo nord-est del Grand Pilier d’Angle.
Sulla stessa vetta ritorna nel 1962 quando, con Cosimo Zappelli, apre una via sulla parete nord; e ancora nel 1963 quando, sempre con Zappelli, apre una via sulla parete sud-est. Tante le imprese che vedono Bonatti impegnato sulle difficoltà del Monte Bianco, nel 1961 quella più tragica: il Pilone Centrale del Freney, vetta inviolata del massiccio, che Bonatti decide di affrontare lungo la sua parete sud. Con lui ci sono Andrea Oggioni e Roberto Gallieni poi, durante la salita, incontrano al bivacco della Fourche la cordata francese composta da Pierre Mazeaud, Pierre Kohlmann, Robert Guillame e Antoine Vieille. L’obiettivo è comune, così i due gruppi decidono di unirsi ed effettuare insieme l’ambizioso tentativo. Il finale di questa salita è tragico: solo Bonatti, Gallieni e Mazeud sopravvivono.
Nell’inverno 1963 ritorna sul Monte Bianco con Cosimo Zappelli per compiere la prima invernale dello Sperone Walker alle Grandes Jorasses su cui ritorna nel 1964, con Michel Vaucher, ad aprire una via sullo sperone Whymper. Due anni dopo l’ultimo grande capitolo dell’alpinismo bonattiano: in inverno, da solo, sulla nord del Cervino. Il suo modo per salutare l’alpinismo estremo e aprirsi a un nuovo tipo di esplorazione, non più verticale ma orizzontale. Un addio a un mondo che nel tempo è andato cambiando e in cui Walter non riconosce più la sua filosofia.
Il Monte Bianco e la Gran Becca sono le due montagne che più di tutte si associano a Walter Bonatti, ma non sono state le sole. Nel 1958 porta a termine, insieme a Carlo Mauri, la salita dell’inviolato Gasherbrum IV. Una difficile scalata, a oggi mai ripetuta, che segna per Bonatti (ma non solo) la rivincita a torti subiti durante la spedizione italiana al K2 del 1954.
L’esploratore
Chiuso il capitolo alpinistico Bonatti da inizio a una nuova fase della sua vita, dedicata all’esplorazione orizzontale del mondo realizzando reportage per il settimanale Epoca. La collaborazione tra Bonatti e la testata nasce dall’ambizione del direttore Nando Sampietro di avere sulle pagine della rivista una specie di moderno Ulisse in grado di incarnare la filosofia dei grandi esploratori/avventurieri del passato. Iniziano così anni intensi in cui Bonatti si dedica appieno a questi nuovi progetti. I suoi reportage sono lavori che durano mesi, studiati e realizzati nei minimi dettagli. Dall’Isola di Pasqua a Capo Nord, dal ghiacciaio di San Valentin alle viscere del vulcano Nyragongo. Impossibile citare tutti i reportage realizzati da Walter Bonatti a partire dal 1965, quando discende i fiumi Yukon e Porcupine, fino al 1979 quando la collaborazione tra Bonatti e la testata volge al termine.
I viaggi di Walter hanno rappresentato per le generazione del periodo un modo per viaggiare alla scoperta delle aree ancora bianche del pianeta. L’occasione per scoprire qualcosa in più sul nostro mondo. Particolarmente importante il reportage dedicato allo studio della tigre di Sumatra e quello in cui parte alla ricerca della sorgente del Rio delle Amazzoni.
Curiosità
- Nell’album delle Figurine Panini “Campioni dello Sport” 1967/1968 a Bonatti è dedicata la figurina numero 5.
- Nel 1992 l’editore Massimo Baldini pubblica tre albi a fumetti dedicati alle esplorazioni di Bonatti nello Yukon, nel cuore dell’Africa e sull’isola di Sumatra. Lo stesso farà successivamente la rivista Magic Boys.
- Il compositore Stefano Ianne ha dedicato a Bonatti l’opera sinfonica Quota 8100.
- Nel maggio 2012 la Road Television ha pubblicato il film “Walter Bonatti, con i muscoli, con il cuore, con la testa” la cui realizzazione è iniziata prima della morte di Walter con il suo benestare. La presentazione del film è avvenuta in occasione del Trento Film Festival. L’anno successivo va in onda su Rai 1 la fiction “K2 – La montagna degli italiani”, Walter viene interpretato da Marco Bocci.
- Dall’autunno 2016 il mastodontico archivio di Walter Bonatti, composto da circa mezzo milione di pezzi, è stato donato dai parenti dello scalato bergamasco al Museo Nazionale della Montagna di Torino che sta lavorando alla sua conservazione e valorizzazione. A fine 2020 è prevista una grande mostra dedicata a Bonatti. Durante i lavori di sistemazione dell’archivio è stato trovato un manoscritto inedito di Walter contenente il racconto della scalata al Gasherbrum IV del 1958. Il libro è stato pubblicato nel 2018 con il titolo di “La montagna scintillante”.
- Nel 2008 a Bonatti è stato intitolato il Rifugio Walter Bonatti (2025 m) nel Vallone del Malatraz in Val Ferret.
- Nel 2014 viene inaugurato il Sentiero Walter Bonatti che dal paese di Dubino, dove trascorse gli ultimi anni della sua vita, arriva fino in Val Masino
Onorificenze
- 1965 – Medaglia d’oro al valore civile.
- 1971 – Trofeo Il gigante dell’avventura per i suoi reportage foto-giornalistici su iniziativa della rivista Argosy di New York.
- 1971 – Premio Die Goldene Blende per i suoi reportage foto-giornalistici su iniziativa della rivista Bild der Zeit di Stoccarda.
- 1973 – Premio Die Goldene Blende per i suoi reportage foto-giornalistici su iniziativa della rivista Bild der Zeit di Stoccarda.
- 1999 – La città di Monza lo premia con il Giovannino d’oro.
- 2000 – Ufficiale, Ordine della Legion d’Onore.
- 2004 – Cavaliere di gran croce dell’Ordine al merito della Repubblica italiana.
- 2005 – L’Università degli Studi dell’Insubria lo insignisce della Laurea Honoris Causa in Scienze ambientali.
- 2009 – Riceve il Piolet d’Or alla carriera. Il premio, a partire dal 2012, viene intitolato a lui e rinominato “Piolet d’Or alla carriera, premio Walter Bonatti”.
Libri di Walter Bonatti
- Le mie montagne, Zanichelli, 1961
- I giorni grandi, Mondadori, 1971
- Ho vissuto tra gli animali selvaggi, Zanichelli, 1980
- Le mie montagne, Rizzoli, 1983
- Avventura, Rizzoli, 1984
- Magia del Monte Bianco, Baldini Editore, 1984
- Processo al K2, Baldini Editore, 1985
- La mia Patagonia, Baldini Editore, 1986
- L’ultima Amazzonia, Baldini Editore, 1989
- Un modo di essere, Dall’Oglio Editore, 1989
- K2 storia di un caso, 1995
- Montagne di una vita, Baldini Castoldi Dalai editore, 1995
- In terre lontane, Baldini Castoldi Dalai editore, 1997
- Fermare le emozioni. L’universo fotografico di Walter Bonatti, Edizioni Museo Nazionale della Montagna, 1998
- Solitudini australi, Edizioni Museo Nazionale della Montagna, 1999
- Una vita così. Baldini Castoldi Dalai editore, 2001
- K2 La verità – storia di un caso, Baldini Castoldi Dalai editore, 2003
- Terre Alte, Rizzoli Editore, 2006
- I miei Ricordi, Baldini Castoldi Dalai editore, 2008
- Un mondo perduto, Baldini Castoldi Dalai editore, 2009
- La montagna scintillante, Solferino, 2018
Libri su Walter Bonatti
- Freney 1961, un viaggio senza fine, Marco A. Ferrari, CDA & Vivalda, 1996.
- Ho fatto un sogno, Angelo Granati, Edizioni Maremmi Editore, 2004.
- K2 una storia finita, Fosco Maraini, Alberto Monticone, Luigi Zanzi, Priuli & Verlucca, 2008.
- Walter Bonatti, Barbara Tutino, Editore Cantagalli, 2010.
- Walter Bonatti. Una vita libera, Rossana Podestà, Rizzoli, 2012.
- Walter Bonatti. Il fratello che non sapevo di avere, Reinhold Messner, Mondadori, 2013.
- Walter Bonatti. L’uomo, il mito, Roberto Serafin, Priuli & Verlucca, 2014.
A Walter Bonatti sono stati dedicati due numeri speciali di Meridiani Montagne:
I due numeri da collezioni possono essere acquistati anche insieme sullo shop.
Filmografia
- Walter Bonatti: con i muscoli, con il cuore, con la testa, Michele Imperio e Fabio Pagani, Produzione Road Television, 2012.
- K2 – La montagna degli italiani, Robert Dornhelm, Raiuno, 2013.
- Grimpeurs, Andrea Federico, 2015. Documentario sulla tragedia del Freney.
- W di Walter, Rossana Podestà, Paola Nessi, Contrasto.
La grandi montagne hanno il valore degli uomini che le salgono, altrimenti non sarebbero altro che un cumulo di sassi. Walter Bonatti
Articolo scritto originariamente da Gian Luca Gasca, aggiornato dalla Redazione di Montagna TV il 10 settembre 2024.
un grande maestro di vita. un uomo intergerrimo che non si e’ mai piegato davanti ai potenti. Le infamie che il CAI e in genere il mondo dell’alpinismo ha fatto a Bonatti copre di vergogna l’Italia.
I Grandi Uomini non muoiono mai.
Grazie Walter.
Grande Uomo e Grande Alpinista.
UNICO INIMITABILE
diciamo pure che la clinica che impedi’ a Rossana di stare a fianco di Walter era una roba dei preti.
Rossana dopo dichiaro’ di essere molto pentita della scelta della clinica. Purtoppo è impossibile trovare il nome della clinica, tutti si limitano a dire “in una clinica romana”.