Gente di montagna

In ricordo di Rossana Podestà, che ci ha lasciato 11 anni fa

Donna di mare, conosciuta come attrice, è entrata nel mondo dei monti come la compagna di Walter Bonatti. Se n’è andata due anni dopo di lui, dopo avergli dedicato un documentario commovente

Gli amori degli attori e delle attrici, da che mondo è mondo, sono storie da palcoscenico. Rossana Podestà, nella seconda metà della sua vita, il grande amore lo conosce e lo vive davvero. Donna di mare, del Mediterraneo, del sole, si innamora di Walter Bonatti, il re dell’alpinismo italiano degli anni Sessanta.

Bonatti, l’uomo del Monte Bianco e del K2, è forte ma timido, introverso, non di rado polemico. Rossana lo cerca, lo seduce, allontana dalla sua vita le altre donne. Gli dedica quarant’anni di vita e di amore, senza far torti ai suoi affetti precedenti.

Se i viaggi in Patagonia, in Kamchatka e in Dancalia sono riservati a loro due, le vacanze all’Argentario, in una villa a picco sulle acque del Tirreno, sono allietati dai figli e dai nipoti di Rossana. E la loro splendida casa di Dubino, all’imbocco della Valtellina, è sempre aperta agli amici, e agli appassionati di montagna e di viaggi.

Per il grande pubblico Rossana (nome d’arte di Carla Dora) Podestà è prima di tutto un’attrice. Dopo aver esordito sullo schermo a sedici anni, recita in pellicole neorealiste dirette da Mario Monicelli e Valerio Zurlini. Poi diventa la regina dei “peplum”, i film storico-mitologici che tanto piacciono agli italiani di mezzo secolo fa.

E’ Mario Camerini, nel 1954, a farla recitare da protagonista, nel ruolo di Nausicaa, nel suo Ulisse dove Kirk Douglas è il protagonista e Silvana Mangano compare come Penelope e come Circe. Due anni dopo, Robert Wise la sceglie come protagonista del kolossal Elena di Troia, un ruolo desiderato anche da Ava Gardner e Liz Taylor.

Ormai nota in tutto il mondo, la Podestà recita nel 1961 in Sodoma e Gomorra di Robert Aldrich. A renderla celebre in Italia, invece, sono i thriller Sette uomini d’oro (1965) e Grande colpo dei sette uomini d’oro (1966), prodotti e diretti da Marco Vicario, che Rossana ha sposato qualche anno prima.

Gli anni Settanta, invece che un Oscar, portano una mediocrità scollacciata. Rossana posa nuda per l’edizione italiana di Playboy, e recita in commedie erotiche tutt’altro che memorabili come Paolo il caldo, L’uccello migratore e Il prete sposato. “Non è stato un periodo felice. Con il senno di poi ho capito che stava arrivando qualcos’altro” confessa tre mesi prima di morire a chi scrive.

Nel suo ultimo film, La W di Walter, Rossana non fa l’attrice ma un po’ l’autrice, un po’ la regista (insieme all’amica Paola Nessi), un po’ l’archivista che va alla ricerca di fotografie, filmati e ricordi.

Il risultato è un docufilm commovente e sbilenco, ingenuo, dissacrante e umanissimo, in cui il Bonatti esploratore e alpinista appare solo a tratti. In altri momenti, al posto del duro eroe della montagna, compare un uomo normale e sereno, che non disdegna i tuffi in mare e le balere. Presentato nel settembre del 2013, due anni esatti dopo la scomparsa di Bonatti, W come Walter fa commuovere alpinisti himalayani e pantofolai, gente di città e avventurieri. Due mesi dopo, come se il tributo al suo uomo fosse stata l’ultima cosa da fare, se ne va in silenzio anche Rossana.

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