Alpinismo

Meroi: esco dal gioco, tifo per la coreana

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BERGAMO — "Io sono serenamente e felicemente fuori gioco. E visto il modo con cui vengono salite le montagne oggi, spero vinca l’alpinista coreana. L’alpinismo autosufficiente e consapevole non esiste più, quindi va bene il trionfo dell’atto mediatico". Non ha esitazioni Nives Meroi nel fare il punto sulla situazione dell’himalaysmo femminile, attualmente concentrato sulla corsa ai 14 ottomila. L’alpinista tarvisiana espone il suo punto di vista in questa esclusiva videointervista di Montagna.tv, durante la quale racconta anche dell’ultima, difficile salita al Kangchenjunga dove ha rinunciato alla cima per amore del marito Romano Benet.

"L’escalation di frenesia sul record mi ha completamente distaccata da questa corsa – dice la Meroi – che malgrado il nostro "alpinismo di rinuncia", senza garanzie di successo, comunque mi coinvolgeva. Spero che avremo a breve il nome della vincitrice, così poi potremo riprendere a fare dell’alpinismo".

Nives Meroi, 48 anni, di origini bergamasche, è certamente l’alpinista italiana più famosa del mondo. Nel suo curriculum ci sono 11 ottomila saliti senza ossigeno e in stile leggero, tutti scalati con il marito Romano Benet, con cui è sposata dal 1989. Da sempre una delle favorite nella corsa ai 14 ottomila, traguardo mai raggiunto da nessuna donna, è stata però "superata" nei mesi scorsi dalle altre pretendenti al titolo: la spagnola Edurne Pasaban e la tedesca Gerlinde Kaltenbrunner, che hanno 12 ottomila, e la coreana Oh Eun Sun, che ne ha 13. Ma questa "gara", di cui ormai parlano tutti, non piace per niente alla Meroi.

"Si sta perdendo il senso vero dell’alpinismo – dice l’alpinista -. E’ diventato sempre più uno spettacolo finalizzato al record. Ma l’alpinismo non è e non può essere una gara. E la vera differenza la fanno i modi, e non i tempi in cui si raggiungono i risultati".

Pungente e consapevole, la Meroi espone con chiarezza il suo punto di vista sull’alpinismo odierno, sull’alpinismo femminile e sul futuro. Ma si "scioglie" quando parla del suo compagno di vita e di cordata. Per la prima volta alle telecamere, l’alpinista tarvisiana racconta la difficile avventura sul Kangchenjunga, dove ha fatto dietrofront date le precarie condizioni di salute di Benet.

"Lui voleva che salissi – dice la Meroi -. Ma io ho detto no, torniamo indietro. Dopo 11 cime salite con lui non aveva senso andarci da sola, soltanto per correre dietro a un numero. E col senno di poi posso dire che ho fatto bene. Perchè così è tornato a casa".

Nell’intervista, anche i racconti della salita di quello che la Meroi chiama il "K in 2", compiuta dalla coppia, sola e praticamente in stile alpino nel 2006, e del rocambolesco tentativo invernale al Makalu compiuto lo scorso anno. Buona visione!

Sara Sottocornola

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