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Obiettivi zoom o focali fisse? Qual è la scelta migliore per fotografare in montagna?

Qualità, versatilità, peso, ingombro, distanza minima di messa a fuoco. Esiste una risposta definitiva ad uno dei più grandi dilemmi del fotografo?

Il ripido pendio volge al termine. Alzando lo sguardo si nota solo il cielo, limpido e azzurro, che si sostituisce alla neve e al ghiaccio. Siamo in cima. E’ un momento bellissimo, una sorta di vertigine dello sguardo, con un ampio panorama a 360 gradi, bello da far girare la testa. Giusto il tempo di prendere fiato ed è il momento delle foto ricordo. Non quello famigerato dei selfie, ma quello ben più importante della foto di vetta, quasi un rituale per trekker e alpinisti, un attimo determinante da tempo immemore ben prima dell’invenzione degli smartphone.

Chi ha portato la fotocamera sulle spalle inizia il rituale, apparecchio in mano e occhio nel mirino: ok. Bene così. Sorridi. Un passo a destra. Uno indietro. Ancora uno. Ecco. Indietro. E giù…il soggetto da fotografare ha fatto un passo di troppo. E’ caduto! Niente foto ricordo. Sarebbe bastato poter usufruire di una focale zoom e allargare l’inquadratura? Oppure si poteva utilizzare una focale fissa, ma con angolo di campo superiore, ovvero un grandangolo più spinto?

Frenesia! La fotografia di paesaggio dovrebbe essere sempre riflessiva e ragionata. Esistono, però, momenti particolari, attimi irripetibili che richiedono anche una certa velocità di esecuzione, come in questo caso: l’arcobaleno non aspetta, è un’immagine effimera, onirica, una classica situazione da “cogli l’attino”. In questo caso sarà sempre meglio avere un’ottica zoom, in modo da poter variare l’inquadratura in velocità, scattando parecchie foto, modificando in fretta la focale. Fujifilm XT3; Fujinon XF18-55mmF2.8-4 R ; iso 200; f 8; 1/15; treppiede.
Frenesia! La fotografia di paesaggio dovrebbe essere sempre riflessiva e ragionata. Esistono, però, momenti particolari, attimi irripetibili che richiedono anche una certa velocità di esecuzione, come in questo caso: l’arcobaleno non aspetta, è un’immagine effimera, onirica, una classica situazione da “cogli l’attino”. In questo caso sarà sempre meglio avere un’ottica zoom, in modo da poter variare l’inquadratura in velocità, scattando parecchie foto, modificando in fretta la focale. Fujifilm XT3; Fujinon XF18-55mmF2.8-4 R ; iso 200; f 8; 1/15; treppiede.

Nitidezza                          

Le ottiche fisse hanno qualità più elevata degli zoom? Dipende. Il confronto andrebbe realizzato tra ogni singolo obiettivo. In linea di massima, il progetto di un obiettivo a focale fissa è più semplice di quello di un obiettivo a focale variabile. Ci sono, però, zoom che possono vantare una qualità ottica (nitidezza) anche maggiore di alcune delle rispettive focali fisse comprese nel proprio range. Per esempio, uno zoom 24-70 mm f 2,8 può anche avere una qualità maggiore di una focale fissa da 24 mm f 2,8, di un 28 mm f 2,8, ma magari essere inferiore ad un 70 f 2,8 mm. Tra l’altro suggerisco di valutare sempre la propria attrezzatura anche a seconda della destinazione d’uso delle immagini. Devono essere stampate e ingrandite di molto? Oppure devono solo essere pubblicate sul web, a bassa risoluzione?

Dalla vetta della Punta Zumstein (4564 m), uno sguardo alla Capanna Margherita, sulla Punta Gnifetti. In una situazione simile, in alta quota, dove ci si muove in cordata, pensare di fermarsi per cambiare l’obiettivo diventa veramente estenuante. Tra l’altro il vento sempre presente porterebbe elementi indesiderati sul sensore della fotocamera. In questo caso lo zoom diventa irrinunciabile, anche uno dalla notevole escursione focale, rinunciando a un po' di qualità, cosa che non ho fatto io, però, utilizzando lo zoom 24-70, di caratteristiche assolutamente professionali. Nikon D800; Nikkor 24-70 2,8 AFG.
Dalla vetta della Punta Zumstein (4564 m), uno sguardo alla Capanna Margherita, sulla Punta Gnifetti. In una situazione simile, in alta quota, dove ci si muove in cordata, pensare di fermarsi per cambiare l’obiettivo diventa veramente estenuante. Tra l’altro il vento sempre presente porterebbe elementi indesiderati sul sensore della fotocamera. In questo caso lo zoom diventa irrinunciabile, anche uno dalla notevole escursione focale, rinunciando a un po’ di qualità, cosa che non ho fatto io, però, utilizzando lo zoom 24-70, di caratteristiche assolutamente professionali. Nikon D800; Nikkor 24-70 2,8 AFG.

Luminosità

Sicuramente, alcune ottiche fisse hanno luminosità maggiore della maggioranza degli zoom come, per esempio, un 24 mm f 1,4 o un 28 mm f 1,8. Da valutare la necessità di poter usufruire di luminosità così elevata, soprattutto in un ambiente come quello di montagna, dove, generalmente, la luce è sempre piuttosto intensa, a parte rare eccezioni. Oggi, tra l’altro, i sensori più moderni consentono anche di alzare notevolmente gli iso, anche se non mi stancherò mai di ripetere che la massima qualità di immagine si ottiene utilizzando gli iso più bassi che ci si può permettere in quella situazione specifica.

Davvero impossibile avvicinarsi al soggetto, in questo caso. Volevo l’inquadratura con questo primo piano dei larici, con il sole. Lo zoom è stato comodo per scegliere correttamente l’inquadratura senza spostarsi. Sono all’Alpe Devero, luogo che conosco molto bene. In ottobre sapevo che il sole sarebbe spuntato a momenti, proprio da quel crinale. Ho piazzato con calma il treppiede, regolato fotocamera e ottica e ho aspettato lo spuntare del sole.Nikon D800; Nikkor 70-200 f 4 AFG; 1/60 sec; f/11; ISO 200.
Davvero impossibile avvicinarsi al soggetto, in questo caso. Volevo l’inquadratura con questo primo piano dei larici, con il sole. Lo zoom è stato comodo per scegliere correttamente l’inquadratura senza spostarsi. Sono all’Alpe Devero, luogo che conosco molto bene. In ottobre sapevo che il sole sarebbe spuntato a momenti, proprio da quel crinale. Ho piazzato con calma il treppiede, regolato fotocamera e ottica e ho aspettato lo spuntare del sole.
Nikon D800; Nikkor 70-200 f 4 AFG; 1/60 sec; f/11; ISO 200.

Distorsione

Mi riferisco soprattutto alle focali grandangolari che soffrono maggiormente di questa problematica. In genere le focali fisse sono maggiormente corrette sia per la distorsione a cuscinetto, sia per quella a barilotto, rispetto agli zoom grandangolari. E’ anche vero che molti programmi di fotoritocco consentono di intervenire e correggere, in automatico o quasi, molti di questi problemi. In definitiva, mi sento di dire che se il nostro scopo è la fotografia classica di architettura, in effetti, conviene valutare l’utilizzo di ottiche perfettamente corrette per la distorsione. Ne ho parlato anche in questo capitolo: La fotografia di architettura in montagna

Il Lago del Sabbione, in Val Formazza, con estetica da “Grande Nord”. Il sole a stella è stato ottenuto utilizzando un diaframma chiuso, introno a f 16. L’ottica fissa di Minolta, il Rokkor 28 2,8, Su Minolta X700, ha retto bene il controluce. Con un’ottica zoom, anche di ottima qualità, sarebbe stato più difficile ottenere una foto senza flare. In questo caso, un minimo di immagini parassite sono state tolte in post produzione, ma con un lavoro veloce, proprio grazie alla buona propensione di questo 28 mm nel reggere il controluce peno. (Kodak Elite 100)
Il Lago del Sabbione, in Val Formazza, con estetica da “Grande Nord”. Il sole a stella è stato ottenuto utilizzando un diaframma chiuso, introno a f 16. L’ottica fissa di Minolta, il Rokkor 28 2,8, Su Minolta X700, ha retto bene il controluce. Con un’ottica zoom, anche di ottima qualità, sarebbe stato più difficile ottenere una foto senza flare. In questo caso, un minimo di immagini parassite sono state tolte in post produzione, ma con un lavoro veloce, proprio grazie alla buona propensione di questo 28 mm nel reggere il controluce peno. (Kodak Elite 100)

Minima di messa a fuoco

In genere le focali fisse possono vantare una minore distanza minima di messa a fuoco, ovvero possono mettere a fuoco soggetti più vicini al piano del sensore, rispetto alle rispettive focali comprese negli zoom. E’ più probabile che un 28 mm, per esempio, possa mettere a fuoco un fiore a distanza più ravvicinata, rispetto ad uno zoom 24-70, regolato a 28 mm. Ho parlato di questo importante fattore anche in questo capitolo: Super grandangolare e fish eye, per la fotografia di paesaggio in montagna.

Il Fish Eye da 15 mm, come focale fissa, può vantare una distanza minima di messa a fuoco notevole, di 15 cm dal piano del sensore. In casi come questo, col soggetto molto vicino, la focale fissa è sempre migliore dello zoom, proprio per la distanza di messa a fuoco. Nikon D800; Sigma 15 mm 2,8 AFD, Fish Eye. 1/125 sec; f 16; iso 200.
Il Fish Eye da 15 mm, come focale fissa, può vantare una distanza minima di messa a fuoco notevole, di 15 cm dal piano del sensore. In casi come questo, col soggetto molto vicino, la focale fissa è sempre migliore dello zoom, proprio per la distanza di messa a fuoco. Nikon D800; Sigma 15 mm 2,8 AFD, Fish Eye. 1/125 sec; f 16; iso 200.

Chi pesa di più?

In linea di massima, tornando al solito esempio del 24-70 mm f 2,8, possiamo dire che si tratta di un’ottica piuttosto pesante. In media una focale simile può pesare anche 1 kg. Un 24 mm 2,8 e un 28 mm 2,8 possono pesare circa 250 grammi ciascuno, così come un 50 mm, ma con apertura massima di 1,4, quindi più luminoso di due stop, può pesare circa 300 grammi. Ovviamente il tutto dipende anche dai materiali di costruzione. Lo zoom comprende più focali in un solo obiettivo, mentre le corrispondenti focali fisse dovrebbero essere almeno tre: un 24 mm, un 50 mm e un 85 mm.

Sensore esposto

Il maggior problema, a mio avviso, non è tanto il peso, ma la praticità e il dovere cambiare continuamente ottica, sganciando e agganciando le varie focali. Questo comporta, soprattutto, il problema di esporre sempre il sensore alla pioggia, alla sabbia e al vento che trasporta pulviscolo ed elementi estranei all’interno della fotocamera, sporcando il sensore. Questo problema è particolarmente evidente con le mirrorless che, non avendo lo specchio, hanno il sensore totalmente esposto e che si sporca, quindi, più facilmente. Utilizzando, invece, i cosiddetti “zoom tuttofare” si riesce ad eliminare questo problema, visto che non si ha quasi mai l’esigenza del cambio di ottica.

Il caso delle ottiche tutto fare e la versatilità

Esistono ottiche zoom che comprendono moltissime focali, come per esempio i vari 28-300, 24-200 o 18-135 (formato DX) e 18-300 (formato DX) che consentono di muoversi in montagna con una sola ottica e di non dover esporre il sensore agli elementi. E’ una soluzione pratica, comoda e che consente di diminuire peso e ingombro, nel momento in cui si deve trasportare l’attrezzatura nello zaino. Gli zoom con escursione focale così estesa, però, richiedono qualche compromesso sia dal punto di vista qualitativo, sia da quello delle luminosità che è generalmente inferiore ad altre ottiche. Se la qualità di un 24-70 2,8 oppure di un 70-200 2,8 è, in genere, elevatissima lo stesso non si può certo affermare per un 28-300. In linea di massima è più semplice progettare uno zoom con tutte focali tele oppure grandangolari (tipo 17-35 o 14-24) rispetto ad uno che comprenda sia focali grandangolari, sia focali tele estreme, tipo un 24-200, o similari.

Una problematica di queste ottiche è la distanza minima di messa a fuoco, sempre piuttosto elevata. Importante sottolineare che scattare a mano libera con una leggera e compatta focale fissa da 28 mm è molto più agevole che usufruire della stessa focale, ma in uno zoom da 28-300 mm. Insomma, la versatilità richiede qualche compromesso. Tra l’altro, è ovvio, sicuro e scontato che, in montagna, vi servirà sempre l’ottica che avete lasciato nell’armadio o nel bagagliaio. Provate a non portare il teleobiettivo…ed ecco che spunteranno animali, per ogni dove; oppure eliminate dallo zaino la lente macro e ci saranno fantastiche specie floreali ovunque. Ho parlato, in maniera specifica, della scelta dell’attrezzatura, per un’escursione, in questo capitolo: Il corredo per il foto-trekking.

In una situazione come questa, in un torrente gelato è praticamente impossibile muoversi con una focale fissa, per scegliere la migliore composizione. Lo zoom è indispensabile, anche perché, con il 70-200, si possono veramente scegliere le regolazioni migliori della focale, anche 1300, 137, 153 mm, impossibile con le focali fisse. Nikon D810; Nikkor 70-200 AFG f4; 1/30 sec; f/11; iso 100; treppiede.
In una situazione come questa, in un torrente gelato è praticamente impossibile muoversi con una focale fissa, per scegliere la migliore composizione. Lo zoom è indispensabile, anche perché, con il 70-200, si possono veramente scegliere le regolazioni migliori della focale, anche 1300, 137, 153 mm, impossibile con le focali fisse. Nikon D810; Nikkor 70-200 AFG f4; 1/30 sec; f/11; iso 100; treppiede.

Il caso degli obiettivi macro

Se ci si reca in montagna per fotografare fiori o insetti, l’ottica macro è irrinunciabile. Mi riferisco alle focali fisse e non agli obiettivi zoom (tipo 70-300 e similari) siglati “macro”. Queste ottiche, infatti, consentono un discreto ingrandimento, al massimo hanno un rapporto di riproduzione di 1:2, ma non hanno altre caratteristiche delle vere ottiche macro, focali fisse ottimizzate per la fotografia ravvicinata.

Per macro o close up, l’obiettivo macro è la scelta migliore. In questo caso si opta per una focale fissa, escludendo gli obiettivi zoom, con funzione macro che non sono delle ottiche studiate appositamente per mettere a fuoco a distanza ravvicinata e per ottenere massimi risultati, in queste situazioni. Nikon D800; micro Nikkor 60 2,8; 1/200; f16; iso 100.
Per macro o close up, l’obiettivo macro è la scelta migliore. In questo caso si opta per una focale fissa, escludendo gli obiettivi zoom, con funzione macro che non sono delle ottiche studiate appositamente per mettere a fuoco a distanza ravvicinata e per ottenere massimi risultati, in queste situazioni. Nikon D800; micro Nikkor 60 2,8; 1/200; f16; iso 100.

E il controluce?

Nel controluce, con il sole in inquadratura, le ottiche fisse consentono immagini di qualità superiore, nel senso che si corre meno il rischio di flare, soprattutto per la presenza di un numero di lenti inferiori a quelle delle ottiche zoom. Ho parlato in maniera approfondita di queste situazioni anche in questo capitolo: Fotografare in controluce.

Tornando all’incipit di queste mie elucubrazioni…

Personalmente posso affermare che non esiste la soluzione perfetta e che la scelta delle varie ottiche da caricare nello zaino dipende sempre dalle esigenze personali. In linea di massima usufruire di un paio di zoom di elevata qualità, tipo 24-70 e 70-200, associando un paio di focali fisse come un 15 mm e un 60 macro, potrebbe essere la base da cui partire. Se l’idea è salire una cima o percorrere una ferrata, allora ecco che l’ottica tutto-fare ha sicuramente un senso. Se stiamo fotografando in un torrente ghiacciato, uno zoom, con notevole escursione focale, consente di muoversi il meno possibile in una ambiente scivoloso e infido. Per un notturno, magari una via lattea, diventa importante avere una focale grandangolare estrema e luminosa e così via.

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