Il ripido pendio volge al termine. Alzando lo sguardo si nota solo il cielo, limpido e azzurro, che si sostituisce alla neve e al ghiaccio. Siamo in cima. E’ un momento bellissimo, una sorta di vertigine dello sguardo, con un ampio panorama a 360 gradi, bello da far girare la testa. Giusto il tempo di prendere fiato ed è il momento delle foto ricordo. Non quello famigerato dei selfie, ma quello ben più importante della foto di vetta, quasi un rituale per trekker e alpinisti, un attimo determinante da tempo immemore ben prima dell’invenzione degli smartphone.
Chi ha portato la fotocamera sulle spalle inizia il rituale, apparecchio in mano e occhio nel mirino: ok. Bene così. Sorridi. Un passo a destra. Uno indietro. Ancora uno. Ecco. Indietro. E giù…il soggetto da fotografare ha fatto un passo di troppo. E’ caduto! Niente foto ricordo. Sarebbe bastato poter usufruire di una focale zoom e allargare l’inquadratura? Oppure si poteva utilizzare una focale fissa, ma con angolo di campo superiore, ovvero un grandangolo più spinto?
Nitidezza
Le ottiche fisse hanno qualità più elevata degli zoom? Dipende. Il confronto andrebbe realizzato tra ogni singolo obiettivo. In linea di massima, il progetto di un obiettivo a focale fissa è più semplice di quello di un obiettivo a focale variabile. Ci sono, però, zoom che possono vantare una qualità ottica (nitidezza) anche maggiore di alcune delle rispettive focali fisse comprese nel proprio range. Per esempio, uno zoom 24-70 mm f 2,8 può anche avere una qualità maggiore di una focale fissa da 24 mm f 2,8, di un 28 mm f 2,8, ma magari essere inferiore ad un 70 f 2,8 mm. Tra l’altro suggerisco di valutare sempre la propria attrezzatura anche a seconda della destinazione d’uso delle immagini. Devono essere stampate e ingrandite di molto? Oppure devono solo essere pubblicate sul web, a bassa risoluzione?
Luminosità
Sicuramente, alcune ottiche fisse hanno luminosità maggiore della maggioranza degli zoom come, per esempio, un 24 mm f 1,4 o un 28 mm f 1,8. Da valutare la necessità di poter usufruire di luminosità così elevata, soprattutto in un ambiente come quello di montagna, dove, generalmente, la luce è sempre piuttosto intensa, a parte rare eccezioni. Oggi, tra l’altro, i sensori più moderni consentono anche di alzare notevolmente gli iso, anche se non mi stancherò mai di ripetere che la massima qualità di immagine si ottiene utilizzando gli iso più bassi che ci si può permettere in quella situazione specifica.
Distorsione
Mi riferisco soprattutto alle focali grandangolari che soffrono maggiormente di questa problematica. In genere le focali fisse sono maggiormente corrette sia per la distorsione a cuscinetto, sia per quella a barilotto, rispetto agli zoom grandangolari. E’ anche vero che molti programmi di fotoritocco consentono di intervenire e correggere, in automatico o quasi, molti di questi problemi. In definitiva, mi sento di dire che se il nostro scopo è la fotografia classica di architettura, in effetti, conviene valutare l’utilizzo di ottiche perfettamente corrette per la distorsione. Ne ho parlato anche in questo capitolo: La fotografia di architettura in montagna
Minima di messa a fuoco
In genere le focali fisse possono vantare una minore distanza minima di messa a fuoco, ovvero possono mettere a fuoco soggetti più vicini al piano del sensore, rispetto alle rispettive focali comprese negli zoom. E’ più probabile che un 28 mm, per esempio, possa mettere a fuoco un fiore a distanza più ravvicinata, rispetto ad uno zoom 24-70, regolato a 28 mm. Ho parlato di questo importante fattore anche in questo capitolo: Super grandangolare e fish eye, per la fotografia di paesaggio in montagna.
Chi pesa di più?
In linea di massima, tornando al solito esempio del 24-70 mm f 2,8, possiamo dire che si tratta di un’ottica piuttosto pesante. In media una focale simile può pesare anche 1 kg. Un 24 mm 2,8 e un 28 mm 2,8 possono pesare circa 250 grammi ciascuno, così come un 50 mm, ma con apertura massima di 1,4, quindi più luminoso di due stop, può pesare circa 300 grammi. Ovviamente il tutto dipende anche dai materiali di costruzione. Lo zoom comprende più focali in un solo obiettivo, mentre le corrispondenti focali fisse dovrebbero essere almeno tre: un 24 mm, un 50 mm e un 85 mm.
Sensore esposto
Il maggior problema, a mio avviso, non è tanto il peso, ma la praticità e il dovere cambiare continuamente ottica, sganciando e agganciando le varie focali. Questo comporta, soprattutto, il problema di esporre sempre il sensore alla pioggia, alla sabbia e al vento che trasporta pulviscolo ed elementi estranei all’interno della fotocamera, sporcando il sensore. Questo problema è particolarmente evidente con le mirrorless che, non avendo lo specchio, hanno il sensore totalmente esposto e che si sporca, quindi, più facilmente. Utilizzando, invece, i cosiddetti “zoom tuttofare” si riesce ad eliminare questo problema, visto che non si ha quasi mai l’esigenza del cambio di ottica.
Il caso delle ottiche tutto fare e la versatilità
Esistono ottiche zoom che comprendono moltissime focali, come per esempio i vari 28-300, 24-200 o 18-135 (formato DX) e 18-300 (formato DX) che consentono di muoversi in montagna con una sola ottica e di non dover esporre il sensore agli elementi. E’ una soluzione pratica, comoda e che consente di diminuire peso e ingombro, nel momento in cui si deve trasportare l’attrezzatura nello zaino. Gli zoom con escursione focale così estesa, però, richiedono qualche compromesso sia dal punto di vista qualitativo, sia da quello delle luminosità che è generalmente inferiore ad altre ottiche. Se la qualità di un 24-70 2,8 oppure di un 70-200 2,8 è, in genere, elevatissima lo stesso non si può certo affermare per un 28-300. In linea di massima è più semplice progettare uno zoom con tutte focali tele oppure grandangolari (tipo 17-35 o 14-24) rispetto ad uno che comprenda sia focali grandangolari, sia focali tele estreme, tipo un 24-200, o similari.
Una problematica di queste ottiche è la distanza minima di messa a fuoco, sempre piuttosto elevata. Importante sottolineare che scattare a mano libera con una leggera e compatta focale fissa da 28 mm è molto più agevole che usufruire della stessa focale, ma in uno zoom da 28-300 mm. Insomma, la versatilità richiede qualche compromesso. Tra l’altro, è ovvio, sicuro e scontato che, in montagna, vi servirà sempre l’ottica che avete lasciato nell’armadio o nel bagagliaio. Provate a non portare il teleobiettivo…ed ecco che spunteranno animali, per ogni dove; oppure eliminate dallo zaino la lente macro e ci saranno fantastiche specie floreali ovunque. Ho parlato, in maniera specifica, della scelta dell’attrezzatura, per un’escursione, in questo capitolo: Il corredo per il foto-trekking.
Il caso degli obiettivi macro
Se ci si reca in montagna per fotografare fiori o insetti, l’ottica macro è irrinunciabile. Mi riferisco alle focali fisse e non agli obiettivi zoom (tipo 70-300 e similari) siglati “macro”. Queste ottiche, infatti, consentono un discreto ingrandimento, al massimo hanno un rapporto di riproduzione di 1:2, ma non hanno altre caratteristiche delle vere ottiche macro, focali fisse ottimizzate per la fotografia ravvicinata.
E il controluce?
Nel controluce, con il sole in inquadratura, le ottiche fisse consentono immagini di qualità superiore, nel senso che si corre meno il rischio di flare, soprattutto per la presenza di un numero di lenti inferiori a quelle delle ottiche zoom. Ho parlato in maniera approfondita di queste situazioni anche in questo capitolo: Fotografare in controluce.
Tornando all’incipit di queste mie elucubrazioni…
Personalmente posso affermare che non esiste la soluzione perfetta e che la scelta delle varie ottiche da caricare nello zaino dipende sempre dalle esigenze personali. In linea di massima usufruire di un paio di zoom di elevata qualità, tipo 24-70 e 70-200, associando un paio di focali fisse come un 15 mm e un 60 macro, potrebbe essere la base da cui partire. Se l’idea è salire una cima o percorrere una ferrata, allora ecco che l’ottica tutto-fare ha sicuramente un senso. Se stiamo fotografando in un torrente ghiacciato, uno zoom, con notevole escursione focale, consente di muoversi il meno possibile in una ambiente scivoloso e infido. Per un notturno, magari una via lattea, diventa importante avere una focale grandangolare estrema e luminosa e così via.