Più che vera e propria fotografia d’architettura intesa, quindi, come rappresentazione visiva delle caratteristiche costruttive ed estetiche di un edificio o di un ambiente urbano, parliamo di immagini che ritraggano case tradizionali, borghi alpini o particolari degli stessi o magari di scatti di paesaggio che comprendano anche l’opera dell’uomo. Ci concentreremo, soprattutto, su soggetti che esteticamente rientrano nell’immaginario iconografico classico della montagna: paesaggi con case, chiese, baite, che occupino uno spazio importante nella composizione.
Composizione e linee cadenti
Da un punto di vista compositivo, le regole, o meglio i consigli di composizione, sono gli stessi che normalmente vengono considerati in fotografia, soprattutto se parliamo di scatti con case, chiese e villaggi, ambientati nel paesaggio naturale, magari con le montagne o i boschi sullo sfondo. In breve, è sempre consigliabile non posizionare il soggetto esattamente al centro, ma ragionare sulla regola dei terzi. Sfruttare le linee guida e prestare sempre attenzione agli elementi in primo piano. L’elemento estetico più rilevante nelle immagini di architettura è, però, la presenza delle linee cadenti che non dovrebbero mai essere parte delle fotografie di case e baite.
Ma cosa sono le linee cadenti?
Avete presente quando si fotografa un bel campanile, molto alto? Inquadriamo e la costruzione non sta, fisicamente, nel mirino. Allora incliniamo la fotocamera verso l’alto e vediamo il tetto, ma lo scatto conseguente mostrerà la base dell’edificio larga e il tetto stretto, con le linee del perimetro che convergono come un triangolo con la punta rivolta verso l’alto. Queste si definiscono “linee cadenti”. Come ovviare a questo problema? Mettendo la macchina fotografica perfettamente in bolla, in modo da minimizzare la distorsione dell’ottica. E se il tetto dell’edificio non è compreso nella composizione? Si cambia ottica, utilizzando un grandangolo con maggiore angolo di campo. In questo caso avremo un eccesso di suolo inquadrato, a meno di non poter scattare da un punto rialzato. Si può eliminare in post produzione, con un semplice taglio. I grandangoli, tra l’altro, tendono a distorcere gli oggetti ai lati.
Quindi si possono comporre le inquadrature cercando di mettere il soggetto in centro e poi tagliare l’immagine in post produzione, per migliorare la composizione. Ovvio, perderemo una parte della risoluzione dell’immagine, ma con le fotocamere di oggi, ricche di megapixel, non dovrebbe essere un problema. Tutti i software offrono possibilità di correggere le linee cadenti, anche se è da tener presente che, in genere, si perdono alcune parti dell’immagine che risultano da tagliare. Photoshop, per esempio, consente di “raddrizzare” gli edifici col comando: modifica – trasforma – inclina.
Colore o bianco e nero?
Spesso i fotografi d’architettura scattano in bianco e nero, in modo che il colore non rechi disturbo all’osservatore, favorendo la concentrazione sulla rappresentazione degli spazi, sulle linee, sulle forme e sui grafismi delle immagini. Quindi? Ognuno sceglie se utilizzare il colore o la monocromia, anche a seconda di quello che vuole comunicare. Se consideriamo la fotografia di architettura come una branca della fotografia di paesaggio, valgono sempre le stesse considerazioni. Per approfondire la fotografia in bianco e nero: Come fotografare in bianco e nero il paesaggio di montagna.
Luce e ombre
Se il soggetto è un singolo edificio, è importante che sia uniformemente illuminato. Quindi è opportuno ragionare sul movimento del sole, anche a seconda della stagione e trovarsi in loco nel momento opportuno. Se, invece, fotografiamo un villaggio o più case, si può anche utilizzare l’insieme di luce e ombra per dare profondità all’immagine, per rendere il soggetto più interessante. Pensate ad una finestra, o ad un altro particolare; il fatto che sia delimitato da un’ombra netta, non sul soggetto ovviamente, ma sul fianco o sopra, per esempio, contribuisce a delimitarlo e a porre l’attenzione dell’osservatore sullo stesso. Spesso, trovandosi nelle strette via di un villaggio, l’insieme luci e ombre non è evitabile e deve, quindi, essere sfruttato diligentemente. La misurazione dell’esposizione, in questo caso, va effettuata sulle luci, decidendo poi quanto rendere le ombre scure o leggibili, magari intervenendo in post produzione.
Dal generale al particolare
Oltre a interi edifici, sono interessanti anche i particolari, come porte, finestre, fioriere o elementi caratteristici di case tradizionali di montagna. Persino un’immagine che evidenzi la forma della materia di cui è costituito un edificio, magari la pietra o il legno, può essere interessante come corollario in una serie di foto d’architettura, magari per aiutare a descrivere un villaggio alpino. Anche per fotografare i particolari è importante prestare attenzione alla composizione e alle linee cadenti.
Come per fotografare gli animali o i fiori è necessario conoscere i loro comportamenti e avere delle cognizioni naturalistiche, così per l’architettura è importante conoscere le caratteristiche storiche e ambientali che hanno fatto sì che un certo tipo di baita sia stata costruita in un certo modo, o privilegiando altri fattori. L’ambiente severo delle Alpi ha da sempre condizionato il modo di costruire dei valligiani. Le baite dell’Alpe Veglia (Val d’Ossola – Piemonte), per esempio, hanno tutte, o quasi, le finestre rivolte verso Sud, per immagazzinare la maggior quantità di luce e calore possibile. Alcune case di Otro, villaggio Walser della Valsesia tra i meglio conservati delle Alpi, hanno una sorta di “rostro” in pietra rinforzato sul lato posteriore, rivolto a monte, che serve per “tagliare” le valanghe. Vero che “i vecchi dell’alpe” sapevano dove costruire le case, al riparo dalle valanghe, ma evidentemente in alcuni luoghi potevano comunque frangersi piccole slavine, per proteggersi dalle quali, bastavano accorgimenti come questi.
Quindi ogni edificio ha le sue caratteristiche, non solo estetiche, ma anche per la posizione fisica dello stesso e anche per la sua funzione. Un forno per il pane, per esempio, oggi è uno strumento scontato, quasi banale. Molti anni fa, invece, era parte essenziale di un villaggio di montagna, elemento fondamentale per il sostentamento dei suoi abitanti che si trovavano una, o poche volte l’anno, per preparare il pane che veniva poi conservato per molto tempo.
Attenzione agli elementi di disturbo
Si può fotografare un villaggio tradizionale con parabole, antenne tv, lampioni, fili, bidoni della spazzatura, auto e altri elementi di disturbo? Dipende da quello che si intende comunicare o dalla destinazione delle foto. Personalmente, lavorando per le riviste, tendo a non inquadrare questi soggetti, quando possibile. A volte sposto temporaneamente i bidoni della spazzatura, solo per il tempo necessario agli scatti. Il mondo dell’editoria e delle riviste patinate non accetta immagini di architettura tradizionali con elementi di disturbo, anche se, in realtà sono presenti, ovvio specchio del nostro tempo. Se fotografo un rifugio, per descrivere un itinerario di trekking, uso gli stessi accorgimenti, anche se, in questo caso, parabole e pannelli solari sono accettabili, ma non parliamo necessariamente di architettura tradizionale, anzi a volte di strutture ed edifici molti moderni, magari edificati recentemente. Anzi i pannelli solari sono un elemento che racconta l’attenzione per l’ambiente e, in alcuni casi, possono sostituire, magari in parte, l’uso di generatori a gasolio, molto inquinanti e rumorosi. Diverso per i fuoristrada: sembra che il rifugista non veda l’ora di parcheggiarlo in quell’unica posizione che renda molto difficile escluderlo dall’inquadratura. In questo caso, basta chiedere, con gentilezza, di spostarlo un poco.
Obiettivi decentrabili
Per fotografi specializzati in immagini di architettura, gli obiettivi decentrabili sono una parte determinante del corredo fotografico. Sono ottiche assolutamente specifiche per la fotografia d’architettura. Consentono di eliminare le linee cadenti in ripresa. In un certo senso è come se si scattasse da un punto di vista più elevato, come portandosi appresso una scala. Si evita, così, per comprendere tutto il soggetto in inquadratura, di inclinare la fotocamera verso l’alto, creando le linee cadenti. In pratica, la parte anteriore dell’obiettivo si decentra, ovvero si alza disassandosi, con un movimento meccanico particolare. Se sto fotografando un campanile e la parte alta non sta nell’inquadratura, decentro l’ottica, comprendendo tutto il soggetto. In genere sono di focale grandangolare, tipo 24 mm, 28 mm e 35 mm.
Alcuni consigli per la fotografia di architettura, in montagna
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- Scelgo tra colore o bianco e nero.
- Scelgo l’orientamento: orizzontale o verticale o, meglio, entrambi.
- Analizzo la luminosità e il contrasto. Attenzione se ci sono ombre molto scure.
- Scelgo il diaframma per una profondità di campo adeguata.
- Uso il treppiede.
- Se non ho il telecomando, uso l’auto scatto, per non trasmettere vibrazioni e rischiare il mosso o il micro mosso.
- Controllo che non ci siano le linee cadenti.
- Controllo che non ci siano elementi di disturbo nella composizione.
- Ragiono sull’argomento da rappresentare: interni, esterni, modificazioni del territorio, cambiamenti estetici.
- Scelgo una giornata ben soleggiata.
Dove fotografare i villaggi tipici, nelle Alpi?
Qualsiasi valle alpina ha in serbo villaggi, case e baite tipiche, da fotografare. Suggerisco, in particolare, in Piemonte: Pontechianale, in Val Varaita, Balboutet e Usseaux in Val Chisone, i borghi della Val Soana, le frazioni di Alagna Valsesia, Rima San Giuseppe, in Val Sermenza e Carcoforo, in Val d’Egua. In Ossola, segnalo il Dorf di Macugnaga e il villaggio di Salecchio, in Val Formazza. In Valle d’Aosta, sono molto interessanti: Gressoney Saint Jean e molti nuclei Walser, in tutta la valle del Lys (es: Alpenzu), così come nella Val d’Ayas (es. Antagnod). In Valtournenche meritano, per caratteristiche estetiche, Chamois e Cheneil e il piccolo villaggio di Crepin, frazione di Valtournenche. In Lombardia, in Valchiavenna, si raggiungono a piedi i villaggi di Soglio e Dasile. Poco oltre il confine Svizzero, in Val Bregaglia, ci sono Soglio e Bondo, ai piedi del Pizzo Badile che sono esteticamente molto interessanti. Nel territorio delle Dolomiti, si trovano gli antichi masi, in legno e moltissime chiese e cappelle votive. A Coi e Fornasighe, in Val di Zoldo, ci sono parecchi tradizionali Tabià, ancora ben conservati, con la loro struttura veramente peculiare.