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Vista mare: i sentieri dell’isola del Giglio

Tre facili escursioni da fare adesso nell’arcipelago toscano. Prima del grande caldo e delle folle estive

L’isola del Giglio, nell’Arcipelago toscano, in primavera è una terra pacata con ritmi ancora lontani dalla frenesia estiva. Ora più che mai il mare non è l’unico protagonista: borghi medievali, antiche miniere, affascinanti fari si svelano adesso in tutta la loro bellezza. E diventano la meta di escursioni  di grande soddisfazione. Ecco allora tre proposte di escursioni, suggerite dalla guida ambientale Martina Marenco.

La traversata Est-Ovest dell’isola (7,5 km, 450 m D+)

L’antica mulattiera che collega il porto a Giglio Castello è una via panoramica lastricata, fino a tempi moderni la strada più breve tra i due centri. Questa veniva percorsa dai contadini, con i muli carichi dei loro prodotti, che andavano al porto a scambiare o a vendere, imbarcandoli sui bastimenti diretti verso la terraferma.

Si cammina circondati da un paesaggio che cambia costantemente: dalla boscaglia ai passaggi su roccia e alle coltivazioni di ulivi, con scorci panoramici su tutta la costa toscana e laziale, dall’Argentario a Civitavecchia, senza dimenticare il Monte Amiata che svetta nell’entroterra maremmano.

“Dopo circa 1,5 chilometri si arriva al Castello: un borgo medievale di rara bellezza, un dedalo di viuzze che conducono al cuore della vita degli isolani”, racconta Martina Marenco, Guida Ambientale de I Camminatori Liberi. Questa è la patria del vino Ansonaco, IGT dell’isola del Giglio, prodotto e imbottigliato solo qui in piccole quantità.

L’escursione continua con la discesa verso la baia del Campese fino al faraglione che segna l’estremo Sud dell’isola. Questo si raggiunge tramite un sentiero che parte alla fine della spiaggia del Campese, sul lato opposto rispetto alla torre omonima un tempo dimora del capitano Enrico d’Albertis, il fondatore del Regio Yacht Club italiano.

In questo luogo, anticamente venivano caricate le navi con i prodotti minerari: “Nella miniera del Campese estraevano pirite e allume. Oggi rimangono visibili solo dei pozzi che rappresentano le bocche d’accesso”, spiega la Marenco. “Le miniere scendevano diversi metri sotto il livello del mare e questo poneva vari problemi di infiltrazione dell’acqua. Il materiale estratto, inoltre, non poteva essere imbarcato vicino alla miniera perché  non c’era abbastanza pescaggio per far avvicinare le navi, quindi veniva trasportato a Campese con un sistema di teleferiche”.
Prima di raggiungere il faraglione il sentiero passa dalla Cala del Petroso e dalla Cala dei Pozzarelli: i luoghi perfetti per il primo bagno dell’anno.

Poggio della Pagana e Faro del Capel Rosso (12,5 km, 650 D+)

Nei pressi della Chiesa di San Rocco a Giglio Campese si prende sentiero 12, che prima in una fitta lecceta quindi facendosi larga nella bassa vegetazione mediterranea, sale a Giglio Castello. Da qui, un bosco di pini domestici conduce al Poggio della Chiusa, per poi scendere il crinale verso la sella Le Porte e risalire alla croce del Poggio della Pagana, il punto più alto dell’isola. “Riprendendo il cammino, sfido chiunque a non emozionarsi davanti alla meraviglia che avremo davanti agli occhi: il panorama si apre sull’Argentario e sulle isole di Giannutri e Montecristo” sottolinea la guida.

Il cammino prosegue scendendo verso la punta di Capel Rosso. Qui si trova l’omonimo faro, uno dei più belli d’Italia, costruito nel 1883 dalla Marina Militare, insieme a quello di Punta del Fenaio, per rimpiazzare il vecchio faro delle Vaccarecce. Fate in modo di trovarvi qui al tramonto lasciandovi avvolgere da tutte le tonalità del rosso.

A questo punto esistono due opzioni: la più impegnativa è continuare a piedi verso il Poggio Falcone, farsi strada nella fittissima vegetazione del tratto di costa che porta verso Cala Caldane per poi tornare a Giglio Porto. In questo modo la lunghezza totale dell’escursione è di circa 20 chilometri. L’alternativa è usufruire del servizio taxi navetta.

Faro di Punta del Fenaio e spiaggia dell’Arenella (10 km, 450 m D+)

Questo itinerario si snoda nella parte settentrionale dell’isola, seguendo da Giglio Castello il sentiero 9 verso Cala Sparavieri e intercettando poi il sentiero 7 che sale tra la macchia mediterranea. Oltrepassato un crocevia, si imbocca un itinerario costiero (n. 6) che scende verso il faro di Punta del Fenaio, all’estremo Nord del Giglio. Il faro, color corallo, è stato inaugurato insieme a quello del Capel Rosso, e fino agli anni ’80, prima dell’automatizzazione, ospitava anche le famiglie degli addetti al funzionamento.

“Poco distanti dal faro, nell’entroterra di Punta del Fenaio, si trovano i cosiddetti palmenti, costruzioni in pietra con vasche che venivano anticamente usate per la pigiatura dell’uva. I palmenti erano preziosi, poiché il mosto veniva conservato direttamente nel luogo di pigiatura, evitando il trasporto fino al paese”, spiega la Marenco.

Attraversando una pineta si raggiunge il faro delle Vaccarecce, il più antico dell’isola, costruito nel 1865 e abbandonato a causa della sua posizione sfavorevole. Essendo troppo alto sul livello del mare, si trovava spesso avvolto dalle nuvole e aveva inoltre un piano focale troppo elevato. Da qui si scende fino a Cala dell’Arenella, una baia di quarzo dalle acque azzurre, da dove si raggiunge Giglio Porto.

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