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La Giurva, difficile forra utilizzata da spalloni e boscaioli sulla via del Sempione

Un sentiero dimenticato, e da non prendere assolutamente alla leggera, collega Gondo a Bugliaga. Merita un’escursione di riscoperta. Non per tutti, però.

Tra le gole di Gondo, primo villaggio svizzero dopo il confine italiano sulla strada del Passo del Sempione, si fa largo tra le pareti di roccia un canale che in passato veniva percorso dai contrabbandieri ossolani con in spalla una bricolla di 30 chili. In dialetto locale è chiamato la Giurva, che significa genericamente burrone, ma per tutti è la Giurvascia, il burrone per eccellenza.

“Ho scoperto la storia della Giurva dopo l’alluvione del 1979, quando la dogana e i finanzieri sono stati spostati a Iselle”, racconta Felice Darioli (Comandante del S.A.G.F. di Domodossola ed ex Delegato X° Delegazione “Valdossola” del CNSAS), “durante un servizio anticontrabbando abbiamo scoperto che nel tratto Iselle-Paglino c’era una mulattiera storica utilizzata per salire a Bugliaga o per scendere ad Iselle; controllando abbiamo saputo che c’era la possibilità di percorrere l’intero canalone e di raggiungere l’abitato di Bugliaga. All’epoca appariva proprio come l’attraversavano gli spalloni e ricordo che con gli altri finanzieri mi ero meravigliato per la loro abilità di saperla attrezzare con materiali di fortuna. Non c’era nulla di artificiale, solo piante nella parte finale tanto che noi in due punti abbiamo dovuto fare sicurezza”.

Finito il “contrabbando romantico” negli anni ’60, la Giurva è stata riscoperta dagli alpinisti e utilizzata soprattutto in discesa dagli arrampicatori delle altre difficili vie aperte in quel canale. “È classificata come via di secondo grado con un passaggio di terzo, dove l’ ultimo tratto è un camino di rocce lisce, spesso bagnate e alte 40 metri”, spiega Lisanna Cuccini (C.A.I. Varzo), “la risalita era stata risolta con il posizionamento verticale di tronchi d’albero i cui rami costituivano gradini, che più tardi sono stati sostituiti con fittoni di metallo”.

Alla fine del canalone si esce nel bosco, per questo motivo la via veniva usata anche dai boscaioli che a fine anni ’40 hanno intrapreso una notevole azione di disboscamento con la necessità di insediarsi stabilmente in loco per alcuni mesi.

Un itinerario desueto, da non prendere alla leggera

Dopo aver parcheggiato l’auto a Gondo e superato l’ultimo benzinaio bisogna mantenere la destra e dirigersi verso il canalone che separa la Sentinella dal resto della montagna. Inizialmente è un po’ intuitivo, ma prestando attenzione si notano ancora i segni rossi delle indicazioni.

E’ importante verificare la tenuta delle corde che si trovano lungo il percorso ed è consigliato passare in libera, mentre nei passaggi di secondo e terzo grado è bene legarsi e constatare la tenuta dei tre tronchi posti in origine per facilitare il transito. Una volta fuori si prosegue verso sinistra in direzione di una parete di roccia con un cavo d’acciaio, che permette di raggiungere una cengia e di immettersi sul sentiero per Bugliaga.

Se un tempo la Giurva era la via degli spalloni ossolani (attrezzata da un mercante di Gondo durante la Seconda guerra mondiale per facilitare lo scambio di merci tra il Vallese e l’Ossola), è successivamente riscoperta dagli alpinisti, ma oggi non è quasi più percorsa, perché i pali in legno sono marciti e non sono un aiuto affidabile per superare la stretta gola finale.

La sua storia, così come quella di altri sentieri ossolani può essere riassunta nelle parole di Tito Chiovenda: “i rimasugli dei sentieri da loro battuti, alcuni li ripristinò l’alpinismo”.

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