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5 suggestive ferrate in Friuli Venezia Giulia da scoprire quest’estate

Una selezione di vie ferrate di recente realizzazione o da poco restaurate da compiere in Friuli Venezia Giulia durante l’estate (qualcuna fino all’autunno inoltrato). Cinque itinerari dalle Dolomiti Friulane alle Alpi Giulie di medio-alta difficoltà ma che offrono panorami indimenticabili

Abbiamo selezionato da ovest a est cinque itinerari di difficoltà alta e medio alta, dalle Dolomiti Friulane alle Alpi Giulie, che per la maggior parte comportano pochissimo avvicinamento a piedi a eccezione di due che si sviluppano sulle pareti di montagne molto rappresentative della regione, uno nelle Alpi Carniche e uno nelle Alpi Giulie, il Monte Coglians e il Jôf di Montasio. Alcune di queste ferrate del Friuli si possono intraprendere nell’arco di una mattinata o di un pomeriggio su versanti o pareti prossime a località di valle, altre richiedono una giornata intera e gratificano con il raggiungimento di una cima importante.

Ferrata della Memoria a Erto e Casso

Dislivello: circa 220 metri
Difficoltà: impegnativa
Durata: circa 2 ore
Esposizione: Nord

Itinerario impegnativo e molto suggestivo messo in opera nel 2015 che si svolge all’interno della gola del Torrente Vajont, a valle della malfamata diga la cui costruzione provocò nel 1963 il collasso del Monte Toc e la conseguente ondata che distrusse alcune frazioni di Erto e l’intero abitato di Longarone.

Vi si accede salendo da Longarone al sesto tornante dopo la frazione di Codissago o scendendo da Erto dopo la diga al secondo tornante. Nei dieci minuti di avvicinamento si parte a destra di una galleria per poi attraversarne due – utile la torcia frontale – e uscire su una cengia dalla quale inizia il percorso di salita.

La ferrata è molto verticale e costantemente esposta sulla gola, prende sole nelle ore centrali e nelle giornate umide la roccia, sulla quale si poggiano spesso i piedi, può essere particolarmente scivolosa. Sono diversi i tratti in cui l’impegno per le braccia è prolungato. L’uscita è lungo un tratto boschivo in traverso. Il rientro avviene a piedi lungo la strada percorsa dalle automobili – con passaggio in gallerie – a meno che preventivamente non si lasci un’auto nel parcheggio alto vicino all’accesso alla diga.

Ferrata della memoria. Foto di Stefano Gri
Ferrata della memoria. Foto di Stefano Gri

Ferrata Adventure Climb al Clap Varmost Forni di Sopra

Dislivello: 200 metri
Difficoltà: impegnativa
Durata: circa 1,30 ore
Esposizione: Ovest

Voluta dal comune di Forni di Sopra nel 2007 questa atletica ferrata si svolge sul calcareo promontorio di roccia del Clap Varmost (1780m) che domina l’abitato regalando un bel panorama sull’alta Val Tagliamento, sulle Dolomiti Friulane e Ampezzane.

L’itinerario si colloca a poca distanza dalla stazione a monte della funivia del Varmost ed è raggiungibile da quel punto in un quarto d’ora, altrimenti da via Chianeit e lungo il sentiero 207 in 50 minuti. L’itinerario, esposto a ovest, presenta il vantaggio di una via di fuga prima dell’inizio delle difficoltà, con una parte facilmente percorribile dove si attraversa una cavità tra due rocce e un ponte tibetano, dopo il quale si può decidere di rientrare se non ci si sente all’altezza del tratto successivo.

La ferrata prosegue superando un primo tetto strapiombante, poi un aereo traverso e un secondo tetto strapiombante a cui segue un altro areo traverso su spigolo. Con altri passaggi meno impegnativi si raggiunge la fine del percorso, segnata da una passerella in legno che porta al sentiero per la cima. Da qui per sentiero si scende alla base della parete (in circa 40 minuti).

Ferrata Varmost. Foto di David Cappellari
Ferrata Varmost. Foto di David Cappellari

Ferrata La farina del diavolo a Villa Santina

Dislivello: 400 metri
Difficoltà: mediamente impegnativa
Durata: poco più di 2 ore
Esposizione: Sud-Ovest

Percorso installato ex novo nel 2019 che ha riscosso molto successo fin dal suo nascere. Itinerario divertente e aereo – presenta anche un ponte tibetano –  e mediamente impegnativo che domina l’abitato di Villa Santina, località che sorge a otto chilometri da Tolmezzo, nel cuore della Carnia. Risale le compatte pareti calcaree dalle quali fluisce la Cascata del Radime – una delle più alte d’Europa –  formazione effimera visibile durante le giornate di pioggia intensa, localmente denominata in carnico proprio per questo motivo “Farine dal Gjaul” (Farina del Diavolo, ndr).

La sua prossimità all’abitato, la bassa quota, il poco avvicinamento e l’esposizione sud-ovest ne fanno una ferrata appetibile anche nelle giornate autunnali e invernali: sicuramente da evitare nelle ore centrali dell’estate (quando è bene fare attenzione anche alle vipere). Si parcheggia l’auto dietro il cimitero e si arriva sul ciglione che sporge dall’abitato di Lauco: la discesa avviene lungo sentiero.

Ferrata La farina del diavolo a Villa Santina. Foto di Bruno Temil
Ferrata La farina del diavolo a Villa Santina. Foto di Bruno Temil

Ferrata Weg der 26er del Monte Coglians da Forni Avoltri – Collina

Dislivello ferrata: 530 metri
Dislivello itinerario: 1430 metri
Difficoltà: impegnativa
Durata totale di salita: 9 ore
Esposizione salita: Nord
Esposizione discesa: Sud/Sud-Ovest (per lo Spinotti)

Itinerario molto impegnativo per difficoltà e lunghezza che richiede un avvicinamento di un paio d’ore dal Rifugio Tolazzi, oltre l’abitato di Collina di Forni Avoltri (altrimenti circa altrettante dal versante austriaco, lungo la Val Valentina) e un lungo rientro, ma che regala grande soddisfazione permettendo di addentrarsi tra le pieghe delle pareti della montagna più alta del Friuli Venezia Giulia.

L’itinerario si snoda lungo il versante settentrionale della montagna, partendo sopra il Lago di Volaia nei pressi del Valentin Törl. Per raggiungere l’attacco, seguire le indicazioni dal Rifugio Tolazzi per il Rifugio Lambertenghi e, raggiunto il rifugio valicare il confine italo-austriaco per tenere la sponda destra del Lago di Volaia seguendo il sentiero 403. Prima di raggiungere il Valentintörl, deviare a destra sulla pietraia su traccia poco evidente che conduce all’attacco della ferrata.

Le difficoltà maggiori della ferrata si concentrano nei primi 150 metri di dislivello, verticali e faticosi per le braccia, quasi una linea a goccia d’acqua tracciata su placche e canalini. Superati questi, l’itinerario procede con altri tratti di medio impegno ma da non sottovalutare per la presenza di detriti che potrebbero cadere su chi segue dietro di noi l’itinerario e infine raggiunge la linea di cresta con qualche passaggio ancora esposto.

Dalla cima del Monte Coglians (2780 metri) si segue la via normale che scende il cupolone sommitale ancora su roccette e poi su ghiaioni al termine dei quali si hanno due opzioni: raggiungere il Rifugio Marinelli oppure rientrare verso destra affrontando il divertente Sentiero Spinotti, un sentiero attrezzato che riconduce nella vallata che si è risalita al mattino.

Ferrata Weg der 26er del Monte Coglians da Forni Avoltri - Collina. Foto di Giovanni Osso
Ferrata Weg der 26er del Monte Coglians da Forni Avoltri – Collina. Foto di Giovanni Osso

Ferrata Agostino Pipan al Jôf di Montasio

Dislivello ferrata: 550 metri
Dislivello itinerario: 1200 metri
Difficoltà: mediamente impegnativa
Durata: 6 ore circa
Esposizione: Sud

Questa via ferrata è stata restaurata nel 2022 – completamente rifatta tutta l’attrezzatura – ed è in realtà considerata la via normale d’accesso alla cima del Jôf di Montasio (2753 metri). Rispetto agli itinerari consigliati fin qui è il più semplice in termini di sforzo fisico, anche se non è da sottovalutare per la lunghezza totale dell’escursione e per l’ambiente in quota.

Si tratta di una via ferrata il cui tratto centrale è costituto interamente da scale a pioli, affrontabili dalla maggior parte delle persone, dove però l’esposizione gioca il suo ruolo, se non altro per l’altezza della parete e la verticalità di alcuni tratti. Si svolge interamente sul versante sud di una delle montagne simbolo delle Alpi Giulie, partendo dagli accoglienti Piani del Montasio con punto d’appoggio il Rifugio di Brazzà.

Raggiungerne l’attacco comporta già un po’ di attenzione, dal momento che si devono risalire delle roccette di primo grado una volta raggiunta la fascinosa Forca dei Disteis, dove quasi sempre si incontrano stambecchi. È soprattutto il caldo l’elemento da tenere in considerazione con la costante esposizione solare, anche se la quota può contribuire ad alleviarlo un po’. La stessa esposizione costantemente a sud permette di prendere in considerazione l’escursione anche ad autunno inoltrato.

I più esperti, con un po’ di pratica alpinistica, potranno decidere di percorrerla come via di discesa, raggiungendo la cima della montagna lungo l’affascinante Canalone Findenegg, intitolato al primo salitore del Montasio, il carinziano Hermann Findenegg. Quello della ferrata lungo la Scala Pipan è un itinerario molto battuto e praticato, oltre che dagli italiani, da sloveni e austriaci: questo a volte comporta lunghe code all’attacco della prima scala.

 

Scala Pipan. Foto di Stefano Sverzut
Scala Pipan. Foto di Stefano Sverzut
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