Trail running

A tu per tu con Andreas Reiterer, il numero 1 dell’Italia del trail running

Vice campione del mondo di trail lungo nel 2023, l’atleta altoatesino del Team La Sportiva è pronto per una nuova stagione che si preannuncia esplosiva. Ma anche a diventare papà

Occhi chiari e faccia da bravo ragazzo, classe 1992, Andreas Reiterer viaggia forte con i suoi 916 punti ITRA. È tra i pochi al mondo ad avere un punteggio così alto in un ranking che vede nella top5 mostri del calibro dello svizzero Rémi Bonnet, del keniota Kipngeno, dell’iconico Kilian Jornet, dello statunitense Walmsley e dell’inglese Albon.

Lo scorso anno ci ha fatti sognare, portando l’Italia sul secondo gradino del podio ai Campionati del mondo di trail lungo di Innsbruck, in Austria. Una gara condotta magistralmente, sempre con lo sguardo fisso verso l’obiettivo e senza mai mollare un colpo, neppure quando la crisi iniziava a farsi sentire. E quell’arrivo, con il tricolore poggiato sulle spalle, che ci ha fatto sentire tutti un po’ più fieri di quest’Italia che corre, e che grazie a lui si è fatta bella anche in montagna. Di fatto unico italiano pre-selezionato qualificato per i Campionati Europei di Off-Road Running in programma ad Annecy (Francia) dal 31 maggio al 2 giugno prossimo, oggi Andreas sa che condividerà l’avventura francese con i compagni di squadra Cristian Minoggio, Andrea Rota, Gianluca Ghiano, Camilla Magliano, Giuditta Turini, Chiara Giovando e Martina Chialvo. 

La sua vita si divide tra gli allenamenti, il lavoro nell’albergo di famiglia (che si trova a Velengo, appena sopra Merano) e la compagna che sta per regalargli un erede. Maschio o femmina? Non si sa. Papà e mamma hanno optato per la sorpresa. 

Lavoro, allenamento e famiglia. Come ti dividi tra le cose?

Lavoro nell’albergo di famiglia dei miei genitori per 3 o 4 giorni a settimana, il che mi dà la possibilità di dedicarmi anche agli allenamenti e al resto. In questo senso mi ritengo fortunato, perché ho modo di fare tutto e chiaramente cerco di farlo nel migliore dei modi.

L’anno scorso è stato a dir poco brillante, credi di poter fare altrettanto anche quest’anno?

Ci si prova. La stagione è partita molto bene e ora mi sento di aver recuperato a dovere. Ci ho messo un bel po’ a riprendermi dalla prestazione alla Chianti Ultra Trail by UTMB (primo classificato, ndr): una gara molto veloce e lunga. Non ero abituato a correre a ritmo sostenuto sulla distanza dei 100km e dopo due settimane credevo di essere in forma. Tant’è vero che ho partecipato alla Maremontana, dove però mi sono accorto che lo stato di forma non era ancora tornato al 100%. Due settimane, evidentemente, non sono state abbastanza. Ora, finalmente, mi sento ancora bene. 

Le prossime gare?

Le prossime gare sono dietro l’angolo: a inizio maggio mi metterò alla prova a Innsbruck, in una competizione di 42km, molto simile a quella dei Mondiali, per far girare le gambe in vista degli Europei. Mi sarebbe piaciuto tantissimo partecipare nuovamente anche alla Transvulcania… ma ho deciso di rinunciare perché proprio in quei giorni potrei diventare papà e non mi perdonerei mai il fatto di mancare alla nascita di mio figlio. O figlia… desideriamo che sia una sorpresa! In programma ci sono la LUT, l’Eiger Ultra Trail by UTMB e poi anche la CCC (circuito UTMB). Mentre il finale di stagione è ancora da valutare. E naturalmente i Campionati Italiani… a quelli vietato mancare.

Come e quanto ti alleni?

Mi alleno per un totale di circa 20 ore a settimana, nelle quali accumulo dai 150 ai 160 km, a seconda del dislivello. Il tracciato degli Europei è duro e quindi sto inserendo negli allenamenti anche un bel po’ di dislivello. Settimana prossima, insieme alla Nazionale, ci recheremo in Francia per testare il percorso di gara: sarà una bella prova per, eventualmente, ritarare la preparazione. 

Da quanto tempo corri? Ti sei dedicato anche ad altri sport prima del trail running?

Corro dal 2015. Prima, fino all’età di 18 anni, mi sono dedicato allo sci alpino. Sono stati anni intensi… poi, dopo due rotture del crociato (sempre lo stesso) ho rivalutato un po’ la situazione. In fondo credo che fossi troppa “magro” per lo sci alpino. Mi piaceva sia correre che andare in bici, attività che praticavo ma non a livello agonistico. Corsa e ciclismo erano allenamenti per lo sci. Poi, un giorno, insieme ad alcuni amici ho partecipato ad una gara di trail running… e da lì ho iniziato. 

Hai dei rituali scaramantici pre gara?

Nulla di particolare, ma ricontrollo sempre tutto mille volte prima di partire, devo essere certo che non manchi nulla.

Assetto minimalista oppure meglio avere qualcosa in più nello zainetto?

Minimalista per quanto riguarda il materiale: solo lo stretto necessario e preferibilmente leggero. La cosa su cui non lesino però è il cibo: preferisco avere sempre una barretta o un gel in più, perché la crisi è sempre e potenzialmente dietro l’angolo.

Cibo: come ti nutri in gara?

Barrette e gel, soprattutto. Ma fino a una certa distanza. Nelle gare lunghe la mia compagna mi fa assistenza e mi prepara anche cose calde, come un buon brodo o una zuppa, che mi aiutano molto. Quando c’è lei sono contento, perché mi conosce e insieme formiamo una bella squadra.

La crisi, qualcosa che capita a tutti. Personalmente come la vivi e come la gestisci?

Tutti dicono che ho la testa dura e probabilmente è vero. Però quando durante una gara lunga entro in crisi faccio fatica a risolverla. Ma me lo impongo, devo uscirne, altrimenti tutti gli allenamenti e gli sforzi fatti sino a quel momento vengono vanificati. È una questione di testa. Quello che mi ripeto sempre è “Dai, forza, mancano solo 3 o 4 ore, e poi sarà finita, ce la devi fare!”. E alla fine, fino a questo momento, ha sempre funzionato. 

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