Itinerari

Cinque itinerari con le ciaspole nei Parchi dell’Appennino centrale

La neve è finalmente arrivata sull’Appennino. Dopo la siccità di Natale e Capodanno il paesaggio è ridiventato invernale, gli impianti di risalita hanno riaperto, gli escursionisti con le ciaspole sono tornati sugli altopiani e nei boschi. Consigliamo cinque facili itinerari in altrettanti Parchi (quattro nazionali, uno regionale) della parte centrale della catena, tra Umbria, Marche, Lazio e Abruzzo, dove i boschi di faggio sembrano estendersi all’infinito, e le tracce di cervi e lupi solcano spesso la neve. Avere con sé l’ARTVA, una pala e una sonda è sempre una buona precauzione, come affidarsi a una guida professionista o a un’escursione organizzata dal CAI. Per le difficoltà utilizziamo i primi due gradi (WT1 cioè “escursione facile con racchette”, WT2 “escursione con racchette”) della scala messa a punto dal Club Alpino Svizzero. Sui tratti WT2 il rischio di valanghe non è escluso.

Da Forca Canapine ai Pantani e al Monte dei Signori (Parco Nazionale dei Monti Sibillini)

(Dislivello da 150 a 320 metri, da 2 a 3.30 ore a/r, WT1/WT2)

All’estremità meridionale dei Sibillini, la conca dei Pantani e le vette che la sorvegliano sono ottime mete in tutte le stagioni, e offrono panorami sul Vettore e i Monti della Laga. La passeggiata fino ai Pantani (spesso invisibili con la neve) è elementare, la salita al Monte dei Signori è più ripida. Il valico di Forca Canapine (1541 m) si raggiunge da Norcia e da Castelluccio, la strada da Arquata del Tronto non è stata riaperta dopo il terremoto. Si segue la strada innevata che sale a un piccolo fabbricato e a un’antenna. piega a sinistra tra i faggi, e sale in diagonale fino ad affacciarsi sul Monte Serra. Scavalcato un crinale si scende alla Forca dei Pantani, da cui appaiono i Monti della Laga, e ai Pantani (1603 m). Dalla Forca, se la neve non è ghiacciata, si può salire per un ampio pendio fino a un cippo (1700 m) del confine tra Regno di Napoli e Stato Pontificio, sulla cresta del Monte dei Signori. Si torna per la stessa via.

La Valle del Chiarino e lo stazzo di Solagne (Parco Nazionale Gran Sasso-Laga)

(dislivello da 400 a 630 metri, da 2.45 a 5.30 ore a/r, WT2)

La Valle del Chiarino, rivestita da fitte faggete, sale ai piedi del Monte Corvo e si apre nel pianoro dove sorge il rifugio Fioretti, saltuariamente aperto d’inverno. Un vallone sinuoso sale da qui al pianoro di Solagne. Se si arriva in auto alla Masseria Cappelli l’escursione è una comoda passeggiata, altrimenti è molto più lunga. Dopo forti nevicate ci si deve fermare al rifugio, più avanti possono scendere delle grandi valanghe.  La diga della Provvidenza (1060 m) si raggiunge da Teramo o dall’Aquila per la statale 80. Se l’innevamento lo consente la si attraversa e si prosegue in auto per una strada sterrata fino ai ruderi del Molino Cappelli (1262 m). A piedi o con le ciaspole occorrono 1.30 ore. Si continua sulla strada innevata che sale al Piano del Castrato e al rifugio Fioretti (1503 m), buona meta se si è partiti a piedi dalla Diga. Si traversa il pianoro, sorvegliato dai pendii del Monte Corvo. Dove la valle si stringe si può seguire la strada sterrata che sale a mezza costa, o passare nel fondo del vallone fino al pianoro di Solagne (1698 m). Domina la zona il Pizzo di Camarda. Si scende per lo stesso itinerario.

Da Rovere ai rifugi di Mandra Murata e della Vecchia (Parco Regionale Sirente-Velino)

(dislivello 630 m, 3.30 ore a/r, WT1)

Il crinale del Sirente sale dal borgo medievale di Rovere ai 2358 metri della vetta, due piccoli rifugi alla fine del tratto più comodo sono mete classiche in tutte le stagioni. Quello della Vecchia, minuscolo e sempre aperto, è addossato a dei massi. Il rifugio di Mandra Murata è normalmente chiuso a chiave. Si parte dalle case più basse di Rovere (1350 m) oltre il centro visite del Parco. Si segue la strada che conduce a un casale, e si continua sul sentiero che sale costeggiando l’area faunistica del camoscio. Si sale tra radure e faggi fino a un valico, ci si affaccia su Ovindoli, si rientra nella faggeta e si sale su terreno aperto, dove l’orientamento diventa meno evidente. Un tratto pianeggiante e una discesa portano a un pianoro che si attraversa a sinistra. Per un pendio più ripido si raggiunge una sella (1910 m) da cui appare il Gran Sasso. Si scende e si risale fino al rifugio di Mandra Murata (1888 m), da cui in piano si arriva al romantico rifugio della Vecchia (1880 m). Raccomandiamo di non far entrare neve, e di richiudere bene la porta quando si riparte.

Da Pescasseroli al Santuario del Tranquillo (Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise)

(dislivello 430 metri, 4 ore a/r, WT1)

Una delle escursioni più belle dei dintorni di Pescasseroli ha per meta il Santuario di Monte Tranquillo, in vista del Monte Marsicano. Faggete e altopiani la rendono suggestivo. Le Stalle della Difesa (1191 m) si raggiungono da Pescasseroli imboccando la strada per Opi, e poi seguendo le indicazioni per il Tranquillo. Con molta neve si deve posteggiare prima delle Stalle. Si segue la strada innevata che entra nel bosco e raggiunge la Fonte della Difesa (1230 m), da cui si sale a una baita dell’ANA e al panoramico rifugio della Difesa (1278 m). Si riparte su un sentiero segnato che corre a mezza costa nella faggeta e continua a saliscendi fino al pianoro di Campo Rotondo e a una croce. Si piega a destra, e si sale a una seconda croce e a un monumento agli Alpini (1430 m). Da destra arriva una strada sterrata. Si continua in un vallone, si incrociano i tornanti della strada, poi si continua nella faggeta. Una traversata porta al Santuario (1597 m). Si può anche seguire la strada, che sale a tornanti sulla sinistra. Si torna per la via di salita.

Dal Bosco di Sant’Antonio al Monte Pizzalto (Parco Nazionale della Maiella)

(dislivello 680 metri, 4.30 ore a/r, WT2)

Il Monte Pizzalto, da non confondere con l’omonimo di Roccaraso, separa Campo di Giove dal Bosco di Sant’Antonio e Pescocostanzo., e offre uno straordinario panorama. La salita dai faggi secolari del Bosco, è priva di difficoltà e pericoli, ed è fattibile con innevamento abbondante. Ci si può fermare sulla Cima Macchiaduni. Il Bosco di Sant’Antonio si raggiunge per la strada che collega Pescocostanzo a Cansano. Si lascia l’auto (1335 m) accanto al bar che noleggia gli sci da fondo. Si entra nel Bosco, si piega a sinistra accanto alle piste e si raggiunge una fonte. Si continua seguendo i segnavia, tenendosi a destra a un bivio e iniziando a salire. Si scavalca un crinale, si raggiunge un valloncello e si sale in vista dello Stazzo di Monteduni, fino a un altro poggiolo e a una carrareccia. Si va a sinistra e si sale nel bosco fino a un bivio (1615 m). Lasciati a sinistra i segnavia per Colle Brignole, si va a destra, in piano e poi in salita. Traversate delle radure si esce dalla faggeta in vista del Monte Porrara e del Monte Amaro. Poco oltre è la Cima Macchiaduni (1779 m, 0.45 ore). Si scende a una larga sella, poi si sale al Monte Pizzalto (1966 m), panoramico ma deturpato da ripetitori. Si scende per la via di salita.

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