Ambiente

Problema lupi, in Scandinavia si punta sugli abbattimenti. Un esempio da seguire?

Dopo gli orsi, il Trentino si ritrova ad affrontare il problema dei lupi, annunciavamo nei giorni scorsi. E la situazione si fa ogni giorno più delicata. Il caso più recente che ha incrementato da un lato la preoccupazione dei cittadini dall’altro la sentita necessità di intervento da parte della politica locale, si è verificato a Folgaria, dove un cane è stato ucciso da un branco di lupi. Come riportato nel comunicato ufficiale della Provincia Autonoma di Trento, diffuso sabato 15 gennaio 2022, “i forestali trentini confermano che a Folgaria, nella zona Malga Seconde poste, un branco di 7 lupi ha aggredito e ucciso uno dei due cani di una persona che, sotto shock, ha avvisato la centrale operativa.”

“In Trentino è la prima volta che una aggressione di questo tipo viene accertata – commentano il presidente Fugatti e l’assessore Zanotelli – ed anche per questo è fondamentale portare a termine il percorso avviato con Ispra e Ministero per migliorare la gestione della presenza dei lupi sul nostro territorio anche ricorrendo all’abbattimento a garanzia, prima di tutto, della sicurezza”.

Abbattimento. Nel comunicato viene citata la parola che non piace al mondo animalista. Parola che è diventata azione nel Nord Europa già da qualche settimana.

Abbattimenti al via in Scandinavia

Finlandia, Svezia e Norvegia hanno optato per l’abbattimento nella stagione invernale quale soluzione al problema dell’aumento incontrollato del numero di esemplari.

In Svezia la mattanza è già iniziata. Anzi, secondo quanto riportato da magazine internazionali sarebbero già stati uccisi più esemplari del target annuale fissato a 27 lupi. Secondo stime dei gruppi animalisti, i circa 395 esemplari presenti sul territorio tra 2020 e 2021 scenderanno a 300 entro fine inverno, ma lo Stato sottolinea di aver promesso all’Europa di non scendere al di sotto di tale cifra.

In Finlandia si è definito un tetto di 20 esemplari per anno, all’interno di un programma di “gestione della popolazione” che dovrebbe durare 7 anni. In Norvegia le cifre salgono: nel corso dell’inverno il programma prevede l’uccisione del 60% dei lupi, pari a 51 esemplari. Naturalmente la voce dei conservazionisti non ha tardato a levarsi. L’accusa mossa nei confronti di Finlandia, Norvegia e Svezia è di trasformare il proprio territorio nell’ambiente più ostile ai lupi dell’Europa occidentale e di insultare di fatto le leggi europee a protezione della specie. Una specie che ha visto sì un incremento di presenza negli ultimi anni ma è ancora considerata a rischio in molteplici nazioni.

In Norvegia verranno consentiti 25 abbattimenti all’interno delle aree protette (che rappresentano il 5% del territorio nazionale). Ma dopotutto, qualcuno potrebbe sottolineare, la Norvegia non è un membro dell’Unione Europea. Come sottolineato dalla organizzazione animalista Noah, la gestione del lupo norvegese viola la Convenzione di Berna per la conservazione della vita selvatica e dei suoi biotopi in Europa, elaborata nel 1979 e divenuta esecutiva dal 1 giugno 1982, ratificata dalla Norvegia nel maggio 1986. “La situazione è orrenda – il commento in merito di Siri Martinsen, direttore esecutivo della Noah – . La gestione del lupo in Norvegia è totalmente fuori controllo e stanno semplicemente facendo fuori i lupi perché molti non li amano. Ritengo oltraggioso che si cerchi di mantenere una popolazione a un livello critico di rischio di sopravvivenza.”

La risposta dal fronte politico è che si stia cercando di raggiungere un compromesso tra sopravvivenza del lupo ma anche degli allevamenti. E al contempo di tranquillizzare la popolazione e contrastare il bracconaggio.

Cosa ne pensa l’Italia?

Ma insomma, questi lupi rappresentano solo e soltanto un problema? In Italia da un lato c’è chi manifesta ostilità nei confronti della specie. Ne sono la prova i fatti verificatasi nei giorni scorsi nelle Marche, denunciati come “campagna di terrore” dalla LAC (Lega per l’Abolizione della Caccia), che ha presentato in merito un esposto alla Procura della Repubblica di Ancona a seguito del ritrovamento di 3 lupi uccisi in 3 località e con modalità diverse (uno a fucilate, uno con bocconi avvelenati e uno rimasto bloccato in un laccio per cinghiali). Due di essi tra l’altro dotati di radiocollare in quanto in precedenza soccorsi e curati dal CRAS Marche e poi ricoverati nel Centro specializzato di Monte Adone vicino Bologna.

“Si tratta del lupo ‘Valentino’ – scrive la LAC – , chiamato così perché era stato ritrovato la prima volta intrappolato in un laccio per cinghiali nel ranch del campione di motociclismo Valentino Rossi e del lupo ‘Drago’, che proprio un anno fa era stato recuperato ferito nella Riserva Naturale Regionale del Monte San Vicino. L’uccisione del lupo ‘Drago’, in particolare, è a dir poco scandalosa, in quanto il povero animale è stato ritrovato agonizzante intrappolato in un grosso laccio di acciaio collocato da bracconieri di cinghiali che era stato posizionato al bordo della S.S.’Arceviese’, proprio nei pressi del cimitero di Arcevia! Il laccio quindi era molto visibile dalla strada e sembra veramente incredibile che nessuno se ne sia accorto.”

“Questo la dice lunga sia sul livello di ‘omertà’ di una parte della popolazione – prosegue la LAC –, evidentemente indifferente alla crescente piaga del bracconaggio. Ma soprattutto sulla carenza di controllo del territorio da parte degli organi preposti alla vigilanza. E questi sono solo gli ultimi casi di ritrovamento di lupi uccisi in ordine di tempo, nelle Marche. Per questo e vista l’ormai incessante ‘propaganda’ mediatica su presunti attacchi ed aggressioni da parte di lupi o di ibridi/lupi che da tempo sta occupando la stampa regionale ed i social media, suscitando quindi allarme e paura nell’opinione pubblica e generando sentimenti di odio e di avversione nei confronti dei lupi, con i “risultati” sopra descritti, come LAC Marche abbiamo presentato un esposto/denuncia alla Procura della Repubblica di Ancona per possibili violazioni all’art. 656 del Codice Penale (Diffusione di notizie false, esagerate o tendenziose) e all’art. 658 (Procurato allarme).”

Accanto a casi, fortunatamente rari, di orrore, c’è un vasto allarmismo. Le predazioni, in ambiente montano ma non solo, aumentano sia nelle regioni alpine che appenniniche. Per riportare alcuni esempi, nei giorni scorsi si è verificato un attacco a una vacca gravida ai piedi della collina torinese, a Monteu da Po, mentre nel modenese è stato sbranato un cucciolo di renna, che sarebbe dovuto diventare una piccola star dell’Oasi degli animali alle Piane di Mocogno. E sul Litorale Romano sono stati avvistati e ripresi in un video divenuto virale sui social, 5 lupi. Caso quest’ultimo su cui ha tenuto a intervenire la LIPU Castel del Guido, proprio per contrastare la diffusione di commenti imprecisi e toni allarmistici.

“La presenza ormai stabile del lupo nella Riserva del Litorale Romano è un evento molto positivo dal punto di vista ecologico e ambientale – scrive la LIPU – . Il lupo infatti è un predatore che svolge un importante ruolo nell’ecosistema. Nella nostra area, ad esempio, notiamo una netta preferenza per la predazione su cinghiali e nutrie, specie considerate dannose per alcune attività umane, prima tra tutte l’agricoltura. La predazione su queste specie rappresenta dunque un enorme servizio che il lupo svolge a ‘nostro’ favore. Ovviamente con il ritorno del lupo però è necessario anche adattarsi a questa nuova presenza, con alcune semplici buone pratiche di comportamento. Prima di tutto degli allevatori, che devono applicare adeguate tecniche di prevenzione per evitare predazioni sul bestiame domestico, ma prima ancora devono EVITARE in tutti i modi di rendere disponibile scarti organici. Per quanto riguarda la popolazione e tutti coloro che usufruiscono del nostro territorio, il lupo non rappresenta un pericolo per la nostra incolumità.”

“Il lupo teme l’uomo – aggiunge l’associazione – , e il suo principale adattamento per evitare gli incontri con la nostra specie è quello di muoversi prevalentemente di notte. La sua elusività va rispettata e tutelata, è da EVITARE quindi, per qualunque motivo, l’alimentazione diretta e la messa a disposizione di materiale organico di qualsiasi genere. Quando usciamo a passeggiare con i nostri cani è importante tenerli al guinzaglio. In tal caso anche loro non correranno alcun pericolo.”

La posizione della LIPU è la medesima sostenuta dalle numerose associazioni animaliste attive in Italia. In riferimento al caso riportato in apertura, dei cani sbranati dai lupi a Folgaria, l’OIPA ha tenuto a evidenziare che “l’uomo deve rispettare l’habitat degli animali selvatici e quando si trova nella “casa” dei grandi carnivori dev’essere più che prudente“.

Il ruolo del lupo negli ecosistemi

Accanto agli animalisti, a sottolineare quanto sia importante puntare sulla coesistenza tra uomo e lupo, prima di passare alla soluzione rapida di un abbattimento, vi è poi il mondo scientifico. Ne è un esempio il ben noto progetto europeo Life WolfAlps EU, avviato nel 2019 allo scopo di migliorare la coesistenza fra il lupo e le persone che vivono e lavorano sulle Alpi, da cui è derivata di recente la interessante pubblicazione “Lupus in bufala”, che come si evince dal titolo, ci aiuta a comprendere quali e quante fake news circolino in merito ai lupi.

Uno studio avviato di recente allo scopo di valutare gli effetti della presenza del lupo sugli ecosistemi, vede come protagoniste le Università di Pisa e Firenze. Al centro della ricerca vi sono le Alpi Apuane. “Può avere, il predatore numero uno, un ruolo importante anche nella conservazione delle specie vegetali?”, questa la domanda su cui stanno indagando i ricercatori, coordinati dal professor Alessandro Massolo dell’Unità di Etologia, Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa, in collaborazione con il professor Giovanni Argenti e Maria Ponzetta, ricercatrice del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agrarie, Alimentari Ambientali e Forestali (DAGRI) dell’Università di Firenze per la parte relativa ai rilievi sulla vegetazione.

“L’obiettivo del progetto – spiega il professor Alessandro Massolo – è studiare gli effetti regolatori del lupo sulla catena trofica dei mammiferi e come questi si riverberano anche sulle componenti vegetali”. Lo studio, in particolare, intende indagare i cosiddetti top-down effect dovuti alla presenza di un ‘top-predator’ come il lupo sulle Apuane, e il ruolo ecologico che questo predatore riveste. “Nelle Alpi Apuane – spiega il prof. Massolo – il lupo preda specie quali cinghiali, caprioli, mufloni, cervi, daini e capre rinselvatichite. L’effetto top-down è un effetto regolatore dei predatori su predatori più piccoli ma soprattutto sui popolamenti di prede. Può ridurne la densità, modificarne l’uso dello spazio e i ritmi di attività, oltreché alterare le relazioni di competizione diretta e indiretta tra le specie preda. A cascata, questi cambiamenti possono causare quindi un ridotto o differente impatto sulle specie vegetali e indirettamente anche sul suolo e sugli organismi in esso presenti. Lo studio si propone quindi di valutare se, e in che misura, tale effetto top-down sia riscontrabile sulle Apuane.”

Non confondiamo lupi e ibridi

Affrontando l’argomento delicato degli abbattimenti, soluzione che potrebbe rientrare nelle Linee Guida in fase di definizione da parte del Ministero della Transizione Ecologica, è necessario evidenziare che la sopracitata Convenzione di Berna avvalli l’uccisione dei lupi a una condizione: che siano esemplari ibridi derivanti da incroci tra cane e lupo.

L’ibridazione rappresenta infatti un rischio per la integrità genetica della specie. In questi giorni il Friuli Venezia Giulia ha acquisito una specifica autorizzazione dal Ministero della Transizione Ecologica, su parere dell’Ispra, per la cattura e l’eventuale neutralizzazione riproduttiva di esemplari ritenuti potenzialmente ibridi, previa analisi genetica di conferma.

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3 Commenti

  1. Per fare una considerazione.
    Penso che il problema degli “animali lupi” non esista, in Europa non possono trovare risorse per crescere come invece ne trovano caprioli, cervi, cinghiali, lucci e “pantegane” varie.
    Guardando i numeri mi sembra che il vero problema europeo sia quello dei “lupi umani”, diffusissimi in tutti gli ambiti territoriali della politica e quasi dominanti.

  2. Negli ultimi giorni in Italia stiamo assistendo ad una campagna denigratoria nei confronti dei lupi che ricorda quanto accaduto ad inizio 900.
    Quello che mi rattrista o forse mi consola è l’ignoranza degli allevatori e la cattiveria dei cacciatori, nel volere la botte piena e la moglie ubriaca.
    “Lupo che sbrana cane”, “cane che sbrana lupo”, cervo che sbrana cane” , tutte notizie del 18/01/21. Il problema di tutto quello che è accaduto e sempre e solo dell’uomo. Gli allevatori si lamentano del lupo, poi si lamentano dei cervi a Porlezza, poi ci sono troppi cinghiali.
    Premetto che odio gli animalisti e gli ecologisti, mangio tanta carne compresa la selvaggina, però non sopporto la stupidità e l’ignoranza delle persone, abbastanza frequente purtroppo nelle zone dove abito e cioè la montagna. D’altronde è nel dna di ognuno e di noi e dobbiamo farcene una ragione.

  3. con tutti i pitbull e altri del genere che mordono cagnolini e umani lo scandalo sono i lupi che attaccano un cane

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