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Trentino: dopo gli orsi scatta il problema dei lupi “confidenti”

Era il luglio del 2019 quando l’ormai celebre orso M49-Papillon, metteva a segno la sua prima fuga dal Centro Faunistico del Casteller. Scena che si sarebbe ripetuta nel settembre del 2020. Una storia, quella dell’orso fuggitivo, che ha attirato l’attenzione dei media nazionali sul Trentino, alle prese in maniera più ampia con una complessa gestione degli esemplari di orso ritenuti problematici. Nel corso di 2 anni si è assistito a una lotta a colpi di ricorsi presentati al TAR e al Consiglio di Stato dal mondo animalista per richiedere la liberazione in natura degli esemplari reclusi nel Casteller, di contro alle disposizioni del Presidente della Provincia Autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, fermo su una linea dura di intervento.

Una lotta che ha portato a successi e sconfitte. Se alla mamma orsa JJ4 è stata risparmiata la reclusione auspicata dalla PAT, grazie all’intervento del TAR, M49 è ancora recluso in quello che da molti è definito una prigione. La notizia più recente è il trasferimento dell’esemplare M57 in Ungheria, in una fattoria per orsi. Sistemazione che non convince gli animalisti, che si dicono pronti a nuove azioni legali. Una storia che pare dunque ancora senza finale, cui si affianca ora un nuovo problema a quattro zampe: quello dei lupi.

I lupi scendono a valle e generano timori

Nelle ultime settimane sono stati registrati numerosi avvistamenti di canidi nelle vicinanze dei centri abitati. A Natale due esemplari, un maschio e una femmina, sono stati investiti a distanza di poche ore tra Rovereto e Riva del Garda, all’altezza di Mori. Sull’altopiano della Vigolana, a breve distanza dalle abitazioni di Vigolo Vattaro, e in Val di Non, nelle vicinanze dei meleti tra Tuenno e Campodenno, sono stati ritrovati sbranati una decina di caprioli. Gli ungulati scendono a valle in questo periodo alla ricerca di cibo che in quota scarseggia a causa delle nevicate, e vengono seguiti dai lupi che trovano così preda facile.

Una situazione che ha portato i cittadini a sviluppare il timore di incontri ravvicinati. “Tra orsi e lupi, qui non si può più vivere”, l’eclatante commento di un anziano riportato dal quotidiano L’Adige.

Fugatti: “La responsabilità è del Governo”

Una nuova situazione delicata da gestire per Maurizio Fugatti, che si è schierato dalla parte dei sindaci, evidenziando che la PAT non possa attualmente assumersi responsabilità di intervento, in quanto “è il governo che legifera in tal senso. Quindi in caso di conseguenze è il governo che si prenderà le responsabilità”.

“C’è una forte preoccupazione – ha dichiarato il Presidente della PAT in conferenza stampa lo scorso 27 dicembre – . Dopo che molti sindaci hanno segnalato esemplari pacifici ma molto confidenti vicino alle case abitate, parlando di paura dei residenti, abbiamo chiesto al commissario del governo di convocare un comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza e abbiamo detto cose molto chiare. Le leggi nazionali non ci permettono di intervenire e quindi la responsabilità fa capo alle autorità nazionali”.

Da salvaguardare, a detta di Fugatti, sono due elementi: la sicurezza della popolazione e l’economia montana. “A nostro avviso un problema di sicurezza c’è. Vediamo con favore che Gingolani (Roberto Cingolani, Ministro della Transizione Ecologica, ndr) abbia parlato di piano di gestione sperimentale per il Trentino: auspichiamo che possa essere approvato velocemente per poter intervenire come Provincia autonoma. Ma la preoccupazione dei sindaci è la nostra”.

Serve un progetto di gestione

In merito al sopracitato piano di gestione sperimentale, ovvero alla definizione di Linee Guida da parte del Governo che potrebbero consentire alla Provincia di agire in autonomia, Maurizio Fugatti ha scritto in questi primi giorni di gennaio una lettera indirizzata proprio al ministro della transizione ecologica Roberto Cingolani.

Nella missiva, il cui oggetto riguarda la presenza dei lupi nelle vicinanze dei centri abitati, il presidente della Provincia ricorda come, su questo aspetto, all’amministrazione arrivino “numerosi appelli preoccupati da parte di sindaci che si fanno interpreti delle istanze della cittadinanza” e che “il fenomeno dell’avvicinamento dei lupi ai centri urbani è fonte di pericolo anche per i molti animali domestici che in questa stagione vengono custoditi nelle immediate vicinanze delle abitazioni”. Un tema del quale si è occupato recentemente anche il Comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza, dove gli amministratori locali hanno manifestato le paure dei loro cittadini, sottolineando l’importanza di una risposta da parte delle istituzioni competenti.

Al ministro Cingolani, quindi, si chiede nella lettera di “rilanciare e portare a termine il progetto di gestione sperimentale del lupo per la Provincia autonoma di Trento (dotata come noto di normativa ad hoc al riguardo) più volte richiesto ma ancora non concretizzatosi di fatto”. L’auspicio espresso nella lettera dal presidente della Provincia autonoma è che “si possa rendere concreto un percorso che porti a definire gli strumenti che la Provincia può mettere in atto al verificarsi di determinate situazioni e comportamenti confidenti da parte di un esemplare”.

Le perplessità degli animalisti

Anche sul fronte gestione del lupo, le voci degli animalisti non hanno tardato a farsi sentire. A preoccupare associazioni, quali LAV, OIPA e ENPA, sarebbero alcune dichiarazioni del Ministro Cingolani, che sembrerebbe aperto all’idea di potenziali abbattimenti. Riportiamo di seguito il comunicato della LAV.

“Il Ministro della Transizione Ecologica Cingolani, rispondendo alla Camera a una interrogazione sul nuovo “Piano di conservazione del lupo” fermato nel 2017 da associazioni e Regioni poiché prevedeva la ripresa dopo oltre 50 anni delle uccisioni legali dei lupi, ipotizza incredibilmente l’apertura di una stagione di deroghe alla protezione della specie: potrebbero quindi a breve essere permesse catture e uccisioni di lupi.

Il Ministro, infatti, definendo ‘interessante’ il piano di gestione dei lupi elaborato dalla Provincia di Trento, ha affermato che ‘potranno essere valutate azioni e interventi differenziati su base regionale e subregionale, e ciò potrà prevedere anche deroghe per la cattura e abbattimento delle specie protette’.

Non è tollerabile che la Provincia di Trento, che ha ampiamente dimostrato la sua totale inadeguatezza nel favorire la convivenza con gli orsi, venga ora presa ad esempio per gestire quella con i lupi. È evidente che con questo presupposto la soluzione proposta non potrà che prevedere mano libera nelle uccisioni di lupi.

Tutti i precedenti inquilini del Ministero dell’Ambiente hanno sempre intuito che uccidere i lupi non ha alcun senso dal punto di vista della prevenzione dei danni, chiediamo quindi al Ministro Cingolani di cancellare ogni ipotesi di aprire una nuova caccia ai lupi.

Numerosi progetti europei sono stati finanziati nel nostro Paese proprio per individuare i migliori sistemi di prevenzione per favorire la convivenza fra i lupi e le attività umane che si svolgono sui loro territori, il Ministro non può gettare nel cestino questo patrimonio costruito nel corso degli anni e che ha dimostrato tutta la necessaria efficacia nel ridurre i danni da predazione. Cingolani vuole essere ricordato come il Ministro che dopo più di 50 anni di protezione, ha reso di nuovo cacciabili i lupi?

L’interrogazione alla Camera cui si fa riferimento è del 2 dicembre 2021. Le associazioni temono ora che simili dichiarazioni aperturiste possano condurre a un inserimento dell’abbattimento anche tra le Linee Guida del piano sperimentale di gestione del lupo in Trentino auspicato dalla PAT.

Quanti lupi vivono in Trentino?

Ma di quanti lupi stiamo parlando? Se ne stimano su tutto il territorio trentino un centinaio. Cogliamo ancora una volta l’occasione per evidenziare che la ripresa della popolazione in questa area delle Alpi sia stata spontanea.

Secondo il report dei Grandi Carnivori dello scorso anno, nel 2020 sono stati censiti 17 branchi. Una cifra significativa se pensiamo che il primo branco in Trentino sia stato visto nel 2013. La popolazione mostra dunque un incremento esponenziale. I dati più recenti, riportati dal dirigente del Servizio faunistico Giovanni Giovannini, parlano di oltre 20 branchi, che possono essere composti da un numero minimo di 3 fino a un massimo di 13 esemplari.

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2 Commenti

  1. C’e chi teme anche il conferimento dei rifiuti nei bidoncini nel cortile di casa trentina, lo fa quando ancora c’e’ luce solare. Altrise li trovano come compagni di biciclettata su pista ciclabile e vengono pure contestati se li filmano,come persecutori del lupo in fuga..Le reti consigliate metri 1,20 ..vengono o saltate dai predatori o abbattute dalle pecore impaurite dall’avvicinarsi .Non sempre ‘ chiaro se sono veri lupi che non hanno studiato le catene ecologiche di scuola( il loro dovere .sarebbe selezionare i selvatici in eccesso) o cani inselvatichiti o ibridi cane lupa o viceversa
    Se la legge tarderà con i tira e molla, ( anche nei risarcimenti capi domestici abbattuti col sospetto che ci sia da parte degli allevatori un interesse speculativo e quindi ispezioni cadaveriche di medici legali veterinari , domande online con lo spid,o pacchi di moduli e attesa di riunione di assessorato o giunta risarcimenti) si ricorrera’ al fai da te.

  2. I lupi non attaccano l’uomo.
    Poi se i politici ai fini di prendere i voti, ci giocano, questa è un’altra cosa.

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