Montagne

Makalu

Quinta montagna più alta della Terra misura 8463 metri, il Makalu è uno degli Ottomila più difficili a causa della sua posizione isolata che lo rende particolarmente soggetto ai forti venti himalayani. Dalla quasi perfetta forma piramidale anche l’avvicinamento non è semplice con un continuo saliscendi e un notevole dislivello da affrontare.

L’origine del suo nome, Makalu, non è certa. Si suppone derivi da una storpiatura del termine sanscrito Maha-kala, nome con cui viene identificata la divinità Indù Shiva, il sui significato sarebbe “grande tempo”. Un’altra teoria riconduce a un termine tibetano che significherebbe “grande nero” dal colore delle rocce che formano la montagna.

Geografia

Localizzato, in linea d’aria, a circa 19 chilometri a sud-est del Monte Everest, il Makalu si trova al confine tra Nepal e Cina. Compreso nell’area del parco nazionale del Makalu-Barun, il Makalu è un Ottomila isolato e imponente con forma di piramide con 4 lati e creste. La sua posizione isolata lo rende particolarmente visibile, per questo i locali hanno a lungo pensato che fosse più alto dell’Everest.

Oltre alla vetta principale fanno parte della montagna due cime secondarie di notevole altezza: il Kangchungtse (7678 m), anche detto Makalu II, localizzato a circa 3 chilometri dalla cima principale; e il Chomo Lonzo (7804 m), 5 chilometri a nord-est della vetta principale. Un’ultima cima, il Makalu sud-est (8010 m) si trova a est della vetta principale.

Storia

Osservato per la prima volte nel 1921 il Makalu ha visto un tardivo interessamento da parte degli alpinisti. I primi a osservarlo con interesse alpinistico sono i britannici che nel 1951 e nel 1952 conducono esplorazioni volte a indagare le possibilità lungo la parete ovest. Nel 1954 poi ecco che diverse spedizioni si avvicinano alla montagna con l’obiettivo di salirla. La prima, guidata dallo scienziato William Siri, chiamata California Himalayan Expedition to Makalu prova la salita per la parete sud-est riuscendo a toccare i 7100 metri di quota prima di rinunciare all’obiettivo a causa del maltempo. In contemporanea una spedizione neozelandese, guidata Sir Edmund Hillary, tenta senza grande successo la cresta nord-ovest.

In autunno ancora una spedizione francese, di cui facevano parte anche Jean Couzy e Lionel Terray, prova il Makalu. Anche in questo caso gli alpinisti non riescono a violare la cima della montagna, ma mettono a segno due prime sulle vette minori: il Kangchungtse, salito il 22 ottobre; e il Chomo Lonzo, salito il 30 ottobre.

La prima salita

Dopo il successo sull’Annapurna nel 1950 il governo nepalese ha concesso un permesso alla Francia per un tentativo all’Everest nel 1954. L’attenzione verso il tetto del mondo è però andata a scemare dopo la realizzazione degli inglesi, così i francesi hanno preferito concentrare le loro attenzioni sul Makalu. Dopo il tentativo fallito nel 1954 Couzy, Terray e compagni hanno deciso di tornare nella primavera dell’anno successivo.

Partiti dalla Francia nel marzo del 1955 gli alpinisti hanno raggiunto il campo base in momenti diversi. I primi sono arrivati a inizio aprile, dopo un lungo e difficile trek di avvicinamento. Il 23 aprile si sono riuniti tutti ai piedi del Makalu e si sono messi subito all’opera. Nel giro di una settimana hanno fissato campo 1 e 2. Grazie all’aiuto degli sherpa e grazie a un duro lavoro nel giro di un mese riescono a posizionare campo 5 al colle del Makalu. Da qui gli alpinisti si sarebbero mossi lungo il versante nord della montagna fino a raggiungerne la vetta.

I francesi avevano una strategia ben precisa che prevedeva un massiccio tentativo di vetta con squadre che sarebbero partite a intervalli di 24 ore. I primi a provarci sarebbero stati Couzy e Terray con cinque sherpa. Dopo aver raggiunto il campo al colle il 13 maggio i due alpinisti e gli sherpa hanno continuato a salire fissando campo 6, poi un campo 7 e infine hanno mosso il loro tentativo di vetta. Dopo una notte a -33 gradi il 15 maggio Couzy e Terray hanno toccato il punto più alto del Makalu. Il giorno dopo stesso privilegio è toccato a Jean Franco e Guido Magnone. Nei giorni seguenti ancora un terzo gruppo è riuscito a raggiungere la vetta della montagna.

Prima salita invernale

Il Makalu è stato l’ultimo Ottomila nepalese a rimanere inviolato in inverno, almeno fino al 9 febbraio 2009 quando Simone Moro e Denis Urubko sono riusciti nella salita. Una vetta provata, in inverno, da Reinhold Messner; da Jean-Christophe Lafaille, che perde la vita durante il suo tentativo solitario; da Nives Meroi e Romano Benet, insieme a Luca Vuerich. Anche Denis Urubko effettua un tentativo a vuoto prima di riuscire nella prima invernale.

Quella del 2009 è una salita che si potrebbe definire perfetta, oltre che da record. È la prima volta in cui un Ottomila viene salito da una spedizione senza componenti polacchi (Urubko non era ancora cittadino polacco), inoltre la vetta arriva solo 17 giorni dopo l’arrivo al campo base degli alpinisti. Simone e Denis si sono mossi con una velocità impressionante durante tutti i giorni di spedizione, anche nel raggiungimento della cima con temperature a -40 gradi e venti che soffiavano a 100 o più chilometri orari.

Vie alpinistiche

Il Makalu non è di certo tra gli Ottomila più frequentati. La sua posizione, l’esposizione ai venti, il lungo e difficile trekking di avvicinamento sono tutte caratteristiche che lo rendono un Ottomila lontano dalle spedizioni commerciali. La più frequentata via di accesso è quella dei primi salitori

Nel corso degli sono state aperte altre vie sulla montagna

  • 1970 – I giapponesi Y. Ozaki e A. Tanaka salgono per la cresta sud-ovest.
  • 1971 – I francesi B. Mellet e Y. Seigneur aprono una via tecnica sul pilastro ovest.
  • 1975 – Una spedizione jugoslava guidata da Aleš Kunaver sale per l’allora inviolata parete sud.
  • 1976 – Una spedizione cecoslovacca apre una nuova via lungo il pilastro sud. Via già tentata nel 1973.
  • 1981 – Jerzy Kukuczka apre una nuova via sul versante nord-ovest. Sale da solo, in stile alpino e senza usare le bombole.
  • 1997 – Sergey Efimov ha portato in vetta Alexei Bolotov, Yuri Ermachek, Dmitri Pavlenko, Igor Bugachevski e Nikolai Jiline realizzano la prima salita della parete ovest. Salita premiata con un Piolet d’Or.

Salite degne di nota

  • 1985 – Sergio Martini, Fausto De Stefani, Fabio Stedile e Almo Giambisi realizzano la prima salita italiana al Makalu.
  • 1988 – Il francese Marc Batard realizza la salita alla montagna in un giorno.
  • 1989 – Il francese Pierre Beghin sale in solitaria lungo la via jugoslava.
  • 1990 – Kitty Calhoun è la prima donna a raggiungere la vetta del Makalu. Salita effettuata per la via del pilastro ovest.
  • 1994 – Anatolij Bukreev realizza la salita in velocità in sole 46 ore.
  • 2008 – il 12 maggio Cristina Castagna diventa la prima donna italiana a scalare il Makalu.
  • Curiosità

L’area del Makalu è quella dove, negli anni, si sono concentrate le maggiori ricerche dello yeti.

Il Makalu è indicato, nella serie animata X-Men: Evolution come il luogo di sepoltura di Apocalypse.

Guida al Makalu

Il Makalu si trova in una delle regioni più selvagge e solitarie del Nepal. Per raggiungerlo serve un ottimo allenamento e spirito d’adattamento.

La prima cosa da fare per raggiungere la montagna è volare su Kathmandu. Dalla capitale nepalese ci si sposta a Tumlingtar, da cui inizia il trekking di avvicinamento alla montagna. Il cammino dura circa 7 giorni, comprese le tappe di acclimatazione e porta dai circa 1500 metri della valle ai 4870 dal campo base. Il sentiero non è facile, ma molto impegnativo ed estremamente affascinante. In una settimana si passa dai campi di riso e dai villaggi di montagna alle brulle lande dell’alta quota. Si fatica parecchio ma ogni passo è ripagato dalla bellezza dei panorami.

Ricordiamo che per accedere al parco nazionale del Makalu-Barun è necessario pagare un permesso. Inoltre, per chi fosse interessato a salire il Makalu è obbligatorio pagare un permesso di scalata.

Per chi è abituato a organizzare da se i proprio viaggi è possibile gestire in totale autonomia il trekking del Makalu, in alternativa è possibile rivolgersi ad agenzie specializzate in viaggi avventura o trekking. Ne esistono di molto affidabili sia in Italia che in loco.

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