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La magia dell’alba e del tramonto

Luce, treppiede, diaframmi, ottiche e consigli per fotografare l'alba e il tramonto nel modo migliore

La ragione per cui la natura è così perfetta nell’arte di fare tramonti indicibilmente belli consiste in questo: che essa ha imparato finalmente la maniera di farli, a furia di far così spesso la stessa cosa

Ralph Waldo Emerson  

Contro la banalità

Non esiste un solo appassionato di fotografia che non abbia desiderato, almeno una volta, rendere indelebile il ricordo di un’alba o di un tramonto. I paesaggi di montagna sono suggestivi e mutevoli. Al cospetto di un ambiente così scenico e grandioso il rischio di ottenere fotografie banali e comuni è sempre elevato. È nell’occhio e nell’animo del fotografo l’abilità di cogliere e comunicare all’osservatore la grandezza di una cima o la sensazione di fascino e paura che suscita un caotico ammasso di crepacci, l’austerità di un luogo o il senso di pace di un prato fiorito, estrapolando alcuni particolari ed eleggendoli a singole immagini, uniche per le sensazioni che sono in grado di trasmettere.

Gran Paradiso all’alba. Foto Cesare Re

Tecnica fotografica

La luce, con le sue innumerevoli sfumature, colora le cime con tonalità suggestive e sempre diverse, soprattutto al sorgere e al calare del sole. Sono momenti effimeri, illuminati in maniera flebile. L’uso del treppiede, quindi, diviene importante, quasi indispensabile, perché i tempi di posa tendono a essere piuttosto lunghi e si rischierebbe di ottenere immagini mosse.

Non è consigliabile, tra l’altro, alzare gli iso, per rendere i tempi di posa più veloci, in quanto si incorrerebbe nel problema del rumore, un artefatto digitale che rende l’immagine poco nitida e molto disturbata. Si utilizzano diaframmi piuttosto chiusi (intorno a f 11, per esempio), in modo da ottenere una profondità di campo elevata.

Per quanto concerne l’esposizione occorre prestare attenzione alla differenza di illuminazione della scena ed alla eventuale presenza di zone in ombra, spesso frequenti in montagna. I sistemi esposimetrici a matrice delle moderne reflex tendono, in questi casi, a privilegiare la leggibilità dell’immagine, schiarendo, quindi, le ombre e rendendo le parti in luce piuttosto chiare. Per un’esposizione più ragionata e consapevole, ci sono due metodi principali, ovvero settando sulla fotocamera il sistema spot o semispot e scegliendo di misurare per le luci o per le ombre. Misurare “per le luci” significa puntate lo spot (o semi spot) sulle parti illuminate, in modo da ottenere un’esposizione equilibrata, ovvero con le luci ben esposte e le ombre un po’ più scure.

Misurare “per le ombre” significa, invece, puntare lo spot (o semi spot) sulle parti in ombra, ottenendo molta leggibilità nelle zone scure e le parti in luce sovraesposte (molto chiare), o meglio ai limiti della sovraesposizione. Questo secondo procedimento, richiederà poi un corposo intervento in post produzione, per evidenziare il dettaglio nelle parti in luce, riequilibrando la sovraesposizione. Quale utilizzare? Dipende. Personalmente, anche oggi, preferisco immagini con le ombre scure e dense, come accadeva con le pellicole per diapositive. C’è chi, invece, predilige la leggibilità dell’immagine.

La scelta delle ottiche e delle focali dipende sia dalla sensibilità personale, sia da quello che si intende comunicare. Se parliamo del “ritratto di una cima”, intendiamo selezionare il soggetto, isolandolo da altri. Per ottenere un’inquadratura selettiva, quindi, sarà opportuno utilizzare uno zoom tipo 70-200mm, o similari.

Attenzione all’uso dei grandangolari! Queste ottiche dovrebbero essere sempre presenti nello zaino, ma per ottenere risultati efficaci occorre sempre prestare attenzione al primo piano che, per evitare una fastidiosa sensazione di vuoto, deve sempre avere un soggetto ben preciso o una linea guida che conduca verso lo sfondo, altrimenti si rischia di ottenere un’immagine con le vette piccole e lontane.

Gli zoom, oltre alla indubbia comodità (in montagna non sempre ci si può spostare avanti e indietro per cercare la migliore inquadratura) consentono di ridurre notevolmente peso e ingombro, uno dei più gravi problemi del fotografo di montagna. A meno di non poter usufruire di un esercito di portatori o di un buon mulo alpino, è indispensabile non esagerare con il carico e scegliere l’attrezzatura di volta in volta, a seconda degli scatti che si intende ottenere, della difficoltà e della lunghezza del percorso da intraprendere per raggiungere il luogo di ripresa.

Meteo e conoscenza dei luoghi   

Come per qualsiasi escursione o ascensione è indispensabile informarsi sulle condizioni meteorologiche. Visto la mutevolezza del clima in montagna, è importante consultare più fonti e farne una media, tenendo presente che, spesso, sono le nubi a rendere uno scenario veramente unico, magari con le cime che spuntano dalla nebbia. Insomma…non sempre il brutto tempo viene per nuocere…Tra l’altro è importante ricordare che, in montagna, le previsioni sono affidabili a non più di 48 ore di distanza, vista la mutevolezza del clima. Importante è anche il luogo di ripresa, spesso individuato in precedenza. Ci sono punti panoramici che consentono di scattare immagini a più soggetti, a più gruppi montuosi.

Conoscere la valle consente anche di sapere, a seconda dell’ora e della stagione, come muterà la luce e, in particolar modo, l’ora dell’alba, del tramonto e quali saranno le cime carezzate dalla magica luce del crepuscolo e quali quelle che si illumineranno di primo mattino. A volte, la fotografia di questi momenti è un’azione da svolgere con rapidità e prontezza, in altri casi, invece, è l’atto finale di un’attesa di lunghe ore al freddo, al caldo di un sacco a pelo, tra il flebile tessuto di una tenda o al riparo di qualche rude bivacco o confortevole rifugio.

Il modo migliore per immortalare la luce del mattino e della sera è, infatti, quello di dormire in quota, in modo da avere maggiori possibilità di scattare con la situazione di luce migliore e nella location già prestabilita e studiata accuratamente a tavolino. Per escursionisti e alpinisti, spesso, questi momenti sono l’inizio o la fine di una giornata in montagna, per i fotografi, a volte, sono l’elemento principale, la sublimazione di un intero percorso, lo scopo di una escursione che culmina nel “momento della luce”, attimi effimeri e imperdibili, che diventano indelebili, scrigno di ricordi da “portare a valle”.


Cervino al tramonto

Molti anni prima di scattare questa immagine, all’inizio della mia attività fotografica, armato di cavalletto, strumenti vari e tanta buona volontà, mi alzai alle 4 del mattino per andare a immortalare l’alba sul Cervino. Dopo una buona sgambata nella neve, l’amara scoperta: sul Cervino non albeggia, nel senso che la luce del mattino si concentra su altre vette che mi consentirono, comunque, di ottenere buoni scatti e di riorganizzarmi per ritrarre, in seguito, il Cervino al tramonto. Oggi mi informo sempre prima, studiando la rotazione del sole, guardando su internet, riviste, libri. Ci sono anche app che segnalano orari e movimenti del sole.
Nikon D810; Nikkor 24-70 AFG 2,8; 1/100 sec; f/8; ISO 100. Treppiede


Il Sella e il Sassolungo

Attimi, momenti unici, effimeri, colorati…”Enrosadira” è il nome col quale i ladini definiscono il fenomeno che dipinge di rosso le Dolomiti, trasformando “i monti pallidi” in un’armonia di colore. La luce bassa e radente dona vita alla roccia, rinvigorendo le forme e la materia della stessa. Una materia che prende vita, sembra muoversi, parla, racconta di se, della sua storia geologica. Sono solo, al Passo Gardena, tra Val Badia e Val Gardena, lungo il sentiero che conduce al Rifugio Cavazza. Conosco già il luogo, precedentemente individuato. Piazzo il treppiede, la reflex, la D 800, è già settata sui 100 iso. Diaframma chiuso f 11, per ottenere una sufficiente profondità di campo. Misurazione Spot sulle rocce colorate del Sella (quello a sinistra).
Nikon D800; Nikkor 24-70 AFG 2,8; 1/100 sec; f/11; ISO 100. Treppiede


Alba sul Gran Paradiso

È l’inizio dell’alba, con la luce che tinteggia la vetta del “Granpa” che si erge dal fondovalle della Valnontey, laterale della Valle di Cogne.
Nikon D850; Nikkor 70-200 AFG 4; 0,3 sec; f/8; ISO 100


Pinnacoli di roccia, al Passo Cir, nel Parco Puez Odle

Il tramonto non è sempre a colori! La monocromia evidenzia le linee e le forme, con il pinnacolo centrale che si erge dall’ombra.
Nikon D810; Nikkor 80-200 2,8 AFD; 1/500 sec; f/8; ISO 200


Luci temporalesche sul gruppo del Sella

Non sempre alba e tramonto hanno tonalità tendenti al rosso. A volte la magia della luce è anche differente, come in questo caso, con il sopraggiungere di un temporale e la dominante drammatica di questi colori.
Nikon D850; Nikkor 24-70 AFG 2,8; 1/100 sec; f/8; ISO 200. Treppiede

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