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Everest, la storia della prima ascesa nel racconto di Edmund Hillary

Cento anni fa iniziava l’esplorazione dell’Everest, un quarto di secolo dopo l’uomo avrebbe raggiunto il suo punto più alto segnando una nuova dimensione dell’esplorazione.

La vetta, raggiunta il 29 maggio 1953, fa il giro del mondo, è una notizia di portata internazionale. Gli inglesi hanno vinto il gigante himalayano. Come ripercorrere questa vicenda se non attraverso le memorie del suo protagonista più noto? Il neozelandese Edmund Hillary ci accompagna un passo alla volta dentro la narrazione del successo con “Everest. La storia della prima ascesa” edito da Piano B edizioni. Dopo una breve introduzione in cui Hillary racconta com’è arrivato all’alpinismo e all’Himalaya ci ritroviamo nel clima furoreggiante dei primi anni Cinquanta. Hillary viene invitato a prendere parte a una spedizione esplorativa sul versante nepalese, a quel tempo sconosciuto. Nel 1951 gli alpinisti, sotto la guida di Eric Shipton, si recano ai piedi dell’Everest alla ricerca di un passaggio per la vetta. Siamo ormai nel periodo post monsonico ed ecco che dopo diverse settimane di ricerca si apre davanti ai loro occhi la distesa glaciale del Western Cwm. “Nessun uomo aveva mai spinto lo sguardo nel Western Cwm, e noi non nutrivamo che esistesse un passaggio tra i suoi terribili pendii”. Eppure eccolo, si può salire! Sembra essere possibile arrivare al ghiacciaio del Lhotse per poi traversare fino a raggiungere quello che oggi chiamiamo Colle Sud, a 7900 metri. “Una via difficile, ma era pur sempre una via”. È emozionante leggere di questo momento pionieristico attraverso le parole di Hillary. Incredulità, voglia di mettersi alla prova, desiderio esplorativo. Ogni pagina è preziosa testimonianza di una montagna oggi impossibile da trovare. Nell’epoca del gps, della comunicazione digitale, dei droni, riprendere in mano queste pagine è come fare un tuffo nel passato, un’immersione nell’avventura che tutti almeno una volta abbiamo sognato.

Trovato un possibile accesso alla vetta bisogna allenarsi e mettere insieme una squadra capace di operare sulla più alta montagna della Terra. Nel 1952 gli inglesi sono allora inviati sul Cho Oyu, dove vengono messi a dura prova e imparano a gestire l’altissima quota. La spedizione è inoltre una buona occasione per testare i materiali e apportare eventuali migliorie in previsione dell’Everest. Nel frattempo la preoccupazione dilaga tra le fila degli alpinisti: nel 1952 il governo nepalese concede agli svizzeri un permesso per la più alta montagna della Terra. Gli inglesi non si fanno turbare, anche se guardano con attenzione ai progressi degli elvetici, e continuano per la loro strada. In mano hanno la certezza di poter fare un tentativo nel 1953 e non vogliono farsi trovare impreparati.

Hillary racconta con emozione e semplicità il vissuto, con stupore di fronte alle colossali forme di queste montagne. Anche la vetta non prende il sopravvento nella narrazione, è il momento più alto della storia, in tutti i sensi: una grande sorpresa carica di preoccupazione. La strada da fare per scendere dopo aver raggiunto gli 8848 metri è lunga, anche con i respiratori. La fatica si fa sentire e il timore di non riuscire a rientrare in sicurezza occupa una parte importante dei pensieri degli alpinisti che rapiti dalla bellezza del panorama che hanno di fronte devono ricordarsi di non perdere concentrazione e lucidità.

In copertina sta Tenzing Norgay fotografato da Hillary in cima alla grande montagna. Del neozelandese non ci sono fotografie, ma abbiamo l’opportunità di assaporare la sua passione, di riviverla attraverso le parole e i termini scelti per raccontarci l’epopea che ha portato i primi uomini a 8848 metri di quota.

Titolo: Everest. La storia della prima ascesa
Autore: Edmund Hillary
Editore: Piano B edizioni
Pagine: 245
Prezzo: 16 €

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