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La Montagna delle illusioni, il nuovo romanzo di Paolo Paci

Lo scrittore Franco Faggiani ha letto in anteprima la nuova fatica letteraria del direttore di Meridiani Montagne. E ci presenta una storia coinvolgente, ma anche ricca di spunti di riflessione. Spesso amari

La copertina di La Montagna delle illusioni
La copertina di La Montagna delle illusioni

Anche se Concabella è un luogo defilato, dalle ambizioni infrante, dove il tempo sembra scivolare lento tra inedia e stagioni irrequiete, vi accadono cose sorprendenti di cui, leggendo “La Montagna delle illusioni”, di Paolo Paci (Piemme è l’editore), non si vorrebbe perdere la successione e il ritmo. Perciò, coinvolto dalla narrazione, calamitato dagli avvenimenti, sono andato avanti a passo svelto fino al termine del libro seguendo gli andirivieni del Tognètt, come lo chiamano i paesani.

Il suo vero nome è Antonio Soressi, nato tra una scarica e l’altra di una valanga, ora artista affermato, figlio di un taciturno custode di uno dei tanti condomini tirati su velocemente insieme a torrette e ville farlocche. Edifici che si gonfiavano nel mese della villeggiatura estiva e a volte d’inverno, se cadeva abbastanza neve, mentre restavano scatole vuote e decadenti nel resto dell’anno.

Concabella è un nome inventato di sana pianta dagli affaristi locali per accogliere i primi turisti appassionati di uno sport che cominciava a essere di moda, lo ski, foriero di emancipazione e affari non sempre ragionati. Si trova in alto rispetto al resto del paese che conserva il suo nome originale è per niente appetibile, Tribolasco, con le case contadine, spesso abbandonate, il monumento ai caduti con l’aquila in cemento ormai sbriciolato e la chiesa sempre meno frequentata dedicata – c’era quasi da scommetterci – alla Madonna della Neve.

Chi ci vive, i vecchi, ha sempre guardato lo sviluppo di Concabella, su in alto, con qualche curiosità e molto scetticismo, consapevole che in quello scampolo di dura montagna orobica sono la pietra delle cave e l’erba dei pascoli a dar da mangiare alla gente, e non la neve, che oltretutto non sa di niente.

E i fatti daranno loro ragione. La città delle meraviglie, come era stata definita dai primi investitori, subirà per ben due volte l’onta della sconfitta, prima per via della guerra e, in tempi più recenti, per via soprattutto dei cambiamenti climatici e del degrado, tipico dei luoghi senza più quel tessuto sociale indispensabile per tenere in vita le piccole comunità montane. A Concabella invidie, rancori, faide sono peggio della valanga.

Franco Soressi, custode di condomino, muore in un giorno di caccia, unico svago alla sua vita solitaria e defilata; così Antonio, il figlio artista, torna lassù dove era nato e dove aveva trascorso la sua prima vita in netto contrasto con la figura paterna, per le solite pratiche del caso: la casa da svuotare, gli oggetti da buttare, il notaio, l’eredità. Rivede inevitabilmente i suoi luoghi, incontra i vecchi amici, smarriti e indolenti, ritrova brandelli di un passato poco entusiasmante e infine se ne riparte verso la sua brillante seconda vita, quella dedicata all’arte.

Ma poi, tra una mostra, un progetto e un’installazione, gli prende una strana nostalgia o forse il desiderio di scoprire di più. Cosa c’è dietro la sua famiglia e tra le radici di quel luogo? Così, in un crescendo, si susseguono indagini, scoperte, rivelazioni, tra personaggi vecchi e nuovi che ci si credeva fossero diversi.

La montagna, seppur senza le pretese delle grandi cime alpine, c’è, con il Pizzo Tribolasco e la sua parete nord, ci sono rifugi e sentieri, creste rocciose e pascoli, ma quel che più attrae è il rapporto umano tra i numerosi personaggi che transitano a Concabella, è la riflessione sul modo di vivere in montagna stessa, sul suo maltrattamento.

Paolo Paci, la cui scrittura non si discute, è una garanzia assoluta, ha saputo scendere nelle pieghe del tempo e soprattutto ha saputo ricostruire alla perfezione un passato, un presente e soprattutto un futuro che non è solo dell’inventata conca orobica dal nome allettante, ma di tante comunità e località montane reali. Alla fine della lettura ho rivisto chiaramente le tante Concabella disseminate per le Alpi italiane.

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