La grande generazione dei polacchi in tre libri
Sembra strano quando le prime volte si sente parlare della “generazione dei polacchi”. Cos’avranno mai potuto fare quei ragazzi dell’est. Nel loro Paese le montagne più alte sfiorano appena i 3000 metri di quota. Eppure partendo da quelle hanno saputo raggiungere le più alte cime della Terra, in inverno. Sono stati i primi a immaginare un approccio del genere e hanno scritto pagine epiche di storia dell’alpinismo. Un’epopea fatta di freddo, sofferenza e condizioni estreme che li ha visti unici protagonisti per molto tempo. Uno dopo l’altro hanno violato l’Everest, il Manaslu, il Dhaulagiri, il Cho Oyu, l’Annapurna, dando il là a una storia unica nel suo genere. Una storia che oggi volge al termine nell’attesa che anche il K2 si conceda nel corso della stagione più fredda.
La mia scelta. Vita e imprese di una leggenda dell’alpinismo polacco di Krzysztof Wielicki con Piotr Drożdż
Anche se è difficile farglielo ammettere Krzysztof è una leggenda vivente dell’himalaysmo. Vincitore del Piolet d’Or alla carriera 2019 è stato il primo, insieme a Leze Chichky) a raggiungere la vetta dell’Everest nel corso della stagione invernale.
Wielicki è uno degli ultimi sopravvissuti (non è un termine esagerato) della leggendaria stagione polacca. Ha scalato con Jerzy Kukuczka, Wojtek Kurtyka e Wanda Rutkiewicz. Con loro, tra gli anni Settanta e Ottanta, ha infranto tabù e aperto l’alpinismo a una nuova prospettiva. L’intera comunità alpinistica rimane impressionata dalle loro gesta, dalla loro voglia di soffrire, dalla capacità di soffrire. È questo che racconta il volume biografico dedicato a Krzysztof. Un libro di memorie, tratto da un’intervista fiume rilasciata da Wielicki a Piotr Drożdż e poi tradotta e adattata dallo slavista Luca Calvi nella forma di racconto diretto, è un prezioso affresco di un mondo che per anni ci è parso oscuro e inaccessibile, fino al crollo del Muro di Berlino. La forza inscalfibile di Wielicki sgorga qui attraverso un racconto schietto e onesto, che si definisce nelle avventure più estreme e al limite della sopravvivenza.
Il mio mondo verticale di Jerzy Kukuczka
Testimonianza unico di uno dei più grandi alpinisti della storia. Un testo essenziale, scritto in modo semplice, che racconta la storia del secondo uomo al mondo a coronare la salita de 14 Ottomila. Ci ha impiegato soli 8 anni, la metà rispetto a Messner, aprendo 10 nuove vie e salendone 4 in invernale (tra cui 3 in prima assoluta). Il libro restituisce le sensazioni e le emozioni di un alpinista appassionato, impulsivo e capace di anteporre le grandi montagne himalaiane a ogni altro interesse.
Kukuczka fu il simbolo di un alpinismo leale, pulito e rispettoso delle regole del gioco. Quando gli fu chiesto perché continuasse a scalare, disse con semplicità: “Penso che la migliore risposta la diede Mallory. Interrogato sul perché volesse conquistare l’Everest, rispose: perché esiste”.
L’arte di essere libero. Voytek Kurtyka, l’alpinista leggendario di Bernadette McDonald
La storia di un alpinista unico. Nato nel 1947 ha ridefinito lo stile di scalata sulle grandi montagne dell’Himalaya. Formato sulle mitologiche montagne dei Tatra, come i due protagonisti precedenti, il suo approccio visionario verso lo stile alpino sugli Ottomila lo ha portato a realizzare ascensioni straordinarie che occupano una posizione di primo piano nella storia dell’alpinismo. La parete ovest del Gasherbrum IV, la “parete lucente”, considerata l’ascensione più incredibile di sempre è prova della sua dimensione.
Come lui, i suoi compagni di cordata – Jerzy Kukuczka, Erhard Loretan, Alex Maclntyre, John Porter e Robert Schauer – erano i miti di quegli anni. Di carattere schivo e riservato, Kurtyka ha declinato per vent’anni innumerevoli inviti ad apparizioni pubbliche e interviste, creando attorno a sé un alone di mistero che ha accresciuto il suo mito. Nel 2016 è stato insignito del Piolet d’Or alla carriera, premio che aveva rifiutato ripetutamente prima di convincersi ad accettarlo. L’arte di essere libero è il ritratto approfondito di uno degli scalatori più rispettati e ammirati del mondo dell’alpinismo mondiale.