Kodinzòn
ZONA DI PRODUZIONE: Val Belluna, Agordino, Sospirolo
DESCRIZIONE DEL PRODOTTO: Purea di mele, cotta ed essiccata al sole. La pasta essiccata, dal colore marrone, ha uno spessore di pochi millimetri; è arrotolata su se stessa, la consistenza è gommosa, dalla superficie non liscia, sapore dolce e gradevole.
LAVORAZIONE, CONSERVAZIONE E STAGIONATURA: Le mele, pulite e tagliate, vengono cotte fino ad eliminazione dell’acqua, Quando sono pronte la purea viene versata in ampie teglie dandole uno spessore di qualche millimetro ed esposte all’aria fino a che la pasta non è ben asciutta. Durante l’esposizione la pasta viene ripetutamente pressata con il matterello. Si arrotola e si conserva dentro scatole di latta al buio in luogo fresco. Si consuma a pezzetti, masticando a lungo.
INGREDIENTI: Mele (Il nome deriva da kodinz, che in dialetto indica lo spicchio di mela essiccato. Questa tecnica era utilizzata in passato anche per conservare le albicocche, le prugne o le pesche.).
TRADIZIONE STORIA: Le mele trasformate con un lento ed elaborato procedimento di cottura, essicatura al sole e stagionatura danno come risultato.- una sfoglia scura dall’aspetto simile al cuoio. E’delizioso mangiarlo, dolce e profumato. I metodi di preparazione risalgono ad una antica tradizione della Val Belluna. Era una soluzione per conservare grandi quantità di mele che ogni famiglia contadina aveva, ed oggi disprezzate e abbandonate. Con otto chilogrammi di mele si produce un solo kodinzon. Questo modo di conservare la frutta è un sistema che risale a quando non c’era nè abbondanza di contenitori nè tanto meno, di zucchero. Si utilizzava solo il fuoco per cuocere la frutta e l’aria ed il sole per seccarla. La conservazione era facile: poteva stare dentro scatole di latta oppure tra la carta paglia. Nella cultura popolare e contadina si produceva per donarla ai bambini durante le feste di Natale.
La competizione per le migliori conserve di frutta a livello europeo si scatenerà solo all’arrivo dello zucchero e vedrà primeggiare il Nord Europa, che non avendo possibilità di avvalersi dei raggi del sole per essiccare le sue provviste di frutta.
A cura di Sergio Grasso