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Fotografare gli animali mentre sta nevicando

Oggi è la Giornata mondiale della neve. I consigli per lo scatto perfetto quando si incontra u n animale: messa a fuoco, iso, esposizione spot

Ho già parlato della fotografia di animali in Fotografare gli animali, in montagna. Sicuramente per alcuni argomenti può essere utile dargli uno sguardo.
Il tema, però, merita un approfondimento riguardo alcuni aspetti, soprattutto quando si scatta sotto un’abbondante nevicata.

La scelta del tempo di scatto, per esempio, diventa assolutamente determinante, non solo per fermare il movimento del nostro animale, ma anche per scegliere come rendere l’estetica della neve, nella nostra immagine: più il tempo di posa è lungo e meno la neve sarà evidente; più la posa è veloce e più i fiocchi saranno individuabili. E’ importante anche riprodurre la neve con la giusta tonalità e prestare attenzione all’attrezzatura fotografica che non è esattamente “entusiasta” di cimentarsi con umidità e fiocchi di neve.

In Valsavarenche, salendo verso il vallone delle Meyes. Stambecco sotto un’abbondante nevicata. La neve è molto visibile proprio davanti alla sagoma scura del soggetto. L’esposizione, in spot, è stata effettuata in spot sul pelo, in modo da non rischiare che l’esposimetro fosse ingannato dalla neve circostante, molto luminosa. Nikon D300; Nikkor 300 f4 af. ISO 400; 1/250; f4
In Valsavarenche, salendo verso il vallone delle Meyes. Stambecco sotto un’abbondante nevicata. La neve è molto visibile proprio davanti alla sagoma scura del soggetto. L’esposizione, in spot, è stata effettuata in spot sul pelo, in modo da non rischiare che l’esposimetro fosse ingannato dalla neve circostante, molto luminosa. Nikon D300; Nikkor 300 f4 af. ISO 400; 1/250; f4

Mentre sta nevicando: messa a fuoco e tempo di posa 

Le immagini di creature viventi, uomini o animali, risultano efficaci quando l’occhio è nitido e ben visibile. E’, quindi, necessario mettere a fuoco sempre l’occhio del soggetto. Una buona metodologia consiste nel puntare il sensore di messa a fuoco sull’occhio più vicino, ricomporre l’inquadratura, tenendo premuto il pulsante di scatto a mezza corsa, e poi scattare. Il tutto richiede una certa velocità di esecuzione. Con un po’ di pratica non è poi così complicato. E’ anche possibile spostare, tramite gli appositi tasti della fotocamera, il cursore di messa a fuoco sull’occhio.

Alcune moderne mirrorless promettono di individuare l’occhio in automatico, anche in una concitata scena d’azione. Se nevica in maniera intensa, però, è molto probabile che la messa a fuoco sull’occhio non sia possibile, in nessun modo. I fiocchi di neve stessa ingannano il sensore di messa a fuoco e poi rendono, a prescindere, la fotografia meno nitida. In questo caso, l’interesse per la neve supera di gran lunga la regola del punto di messa a fuoco. E’ proprio la presenza della neve a rendere l’immagine suggestiva e interessante, sicuramente meno consueta.

Siamo meno abituati a guardare la foto di un camoscio, sotto una fitta nevicata. I fiocchi di neve sono meglio visibili se si stagliano su una superficie scura, come può essere quella degli abeti, di un edificio scuro o, come nel caso di alcune di queste foto, del pelo marrone di camosci e stambecchi. Utilizzando un tempo di posa veloce si “congelano” e divengono, quindi, più evidenti. Un tempo di posa troppo lungo, li renderebbe praticamente invisibili. Ovvio che la scelta del tempo di posa condiziona non solo la resa della neve, ma anche quella dell’animale stesso.

Primo piano verticale di stambecco adulto. Nikon D800; Nikkor 300 f2,8 afs. ISO 400; 1/500; f2,8; monopiede. La maggior difficoltà è stata mettere a fuoco accuratamente l’occhio del soggetto. Esposizione spot sul pelo.
Primo piano verticale di stambecco adulto. Nikon D800; Nikkor 300 f2,8 afs. ISO 400; 1/500; f2,8; monopiede. La maggior difficoltà è stata mettere a fuoco accuratamente l’occhio del soggetto. Esposizione spot sul pelo.

E gli iso?

Durante una perturbazione nevosa, in genere, la luce non è molta e utilizzando iso bassi, si rischia di ottenere tempi di posa troppo lunghi e, quindi, animali mossi. In genere, non mi stancherò mai di dirlo, è consigliabile scattare con la sensibilità iso più bassa possibile per ottenere immagini prive di rumore digitale, con un maggiore contrasto e una qualità generale superiore. Questo principio, però, risulta particolarmente importante nella fotografia di paesaggio, dove la qualità di immagine e la finezza dei dettagli è determinante.

Nel caso degli animali, soprattutto scattando in giornate di brutto tempo, o mentre sta nevicando, alzare gli iso diventa quasi indispensabile per evitare che il soggetto risulti mosso e per far sì che i fiocchi di neve risaltino nell’inquadratura. Un tempo di posa non sufficientemente breve, inoltre, causerebbe il mosso o il micro-mosso dovuto al tremolio della mano del fotografo. In alcune situazioni può essere utile aiutarsi con un monopiede, soprattutto usando pesanti teleobiettivi. A differenza del treppiede, più stabile, ma anche più lento e macchinoso da regolare, il monopiede è veloce da utilizzare e molto pratico per fotografare soggetti in movimento e quando è necessario spostare spesso l’attrezzatura, per cambiare punto di ripresa.

A volte, se non abbiamo il treppiede o il monopiede o non c’è tempo di estrarlo e regolarlo, è possibile aiutarsi cercando un appoggio di fortuna, come un tronco, un ramo o un masso. Spesso, un semplice appoggio, consente di evitare il mosso e di minimizzare il rischio del micro-mosso.

ISO ALTI? Non sono abituato ad alzare la sensibilità. Le mie immagini sono prevalentemente destinate alla stampa tipografica. Difficilmente scatto con iso sopra i 100. A volte, raramente, nella fotografia di animali alzo la sensibilità, a 400, 500, 640 iso. In questo caso, però, ho proprio esagerato, arrivando addirittura a 800 iso. Aveva quasi smesso di nevicare. La luce era poca, il sole stava per nascondersi dietro i contrafforti della Valnontey. Senza alzare gli iso ad almeno 800 iso, vista la poca luce, avrei ottenuto una foto mossa, anche per il movimento dei due camosci. Il diaframma è un f8. Non ho utilizzato la massima apertura di 5,6, per aumentare un po’ la profondità di campo della focale di 400 mm, visto che i soggetti sono su due piani diversi. Nikon D800; Nikkor 80-400 VR 2; 4,5/5,6.
ISO ALTI? Non sono abituato ad alzare la sensibilità. Le mie immagini sono prevalentemente destinate alla stampa tipografica. Difficilmente scatto con iso sopra i 100. A volte, raramente, nella fotografia di animali alzo la sensibilità, a 400, 500, 640 iso. In questo caso, però, ho proprio esagerato, arrivando addirittura a 800 iso. Aveva quasi smesso di nevicare. La luce era poca, il sole stava per nascondersi dietro i contrafforti della Valnontey. Senza alzare gli iso ad almeno 800 iso, vista la poca luce, avrei ottenuto una foto mossa, anche per il movimento dei due camosci. Il diaframma è un f8. Non ho utilizzato la massima apertura di 5,6, per aumentare un po’ la profondità di campo della focale di 400 mm, visto che i soggetti sono su due piani diversi. Nikon D800; Nikkor 80-400 VR 2; 4,5/5,6.

Esposizione e misurazione spot

Trovandosi a fotografare un soggetto in mezzo alla neve, come per esempio uno stambecco, la differenza di luminosità tra il pelo scuro e il bianco dello sfondo potrebbe creare qualche problema di esposizione. Più il soggetto è piccolo e più è grande la massa bianca di neve nell’inquadratura, maggiori potrebbero essere i problemi. Lo stambecco potrebbe risultare troppo scuro e anche poco dettagliato. Se si aggiunge poi il fattore della neve che cade, la foto potrebbe essere decisamente inadeguata e poco nitida.

Per rendere leggibile il soggetto principale, meglio togliere il sistema esposimetrico a matrice e selezionare il sistema spot. La misurazione a matrice, suddivide l’immagine in varie zone, le misura tutte e calcola l’esposizione che ritiene corretta, facendo una media delle varie parti dell’inquadratura. Il sistema spot, invece, misura l’esposizione solo su una minima parte, dove si punta il sensore di misurazione, ignorando tutto il resto. Puntando, quindi, sul pelo dello stambecco, avremo una misurazione generalmente “corretta” sul soggetto, che risulterà essere ben leggibile e la neve circostante leggermente chiara, quasi sovraesposta.

In casi come questo, è opportuno accettare un compromesso, in quanto soggetto e sfondo hanno esposizioni molto diverse. Scattando in formato raw, comunque, sarà possibile intervenire efficacemente in post produzione, recuperando eventuali errori in sottoesposizione del soggetto (in genere sino a 2 stop) o in sovra esposizione dello sfondo (in genere sino a 1 stop). Tra l’altro i sistemi esposimetrici più moderni consentono risultati di buon livello anche con il sistema a matrice, soprattutto se abbinato all’utilizzo del formato raw, del file e ad una sapiente post produzione.

Un gheppio. I fiocchi erano molto piccoli. In questo caso è difficile renderli visibili, quasi impossibile. Le difficoltà dello scatto, quindi, sono dovute soprattutto a mancanza di luce. . Nikon D800; Nikkor 80-400 VR 2; 4,5/5,6. Iso 1000 (eh si addirittura); f 5,6; 1/200 di secondo. Appoggio di fortuna (tronco). La stabilizzazione dell’ottica è stata molto utile, in questo caso.
Un gheppio. I fiocchi erano molto piccoli. In questo caso è difficile renderli visibili, quasi impossibile. Le difficoltà dello scatto, quindi, sono dovute soprattutto a mancanza di luce. . Nikon D800; Nikkor 80-400 VR 2; 4,5/5,6. Iso 1000 (eh si addirittura); f 5,6; 1/200 di secondo. Appoggio di fortuna (tronco). La stabilizzazione dell’ottica è stata molto utile, in questo caso.
In genere si tende a non sfocare mai il primo piano. In questo caso, però, l’esigenza era duplice. Serviva un diaframma aperto, con un tempo di posa sufficientemente veloce per fermare il cervo e la poca profondità di campo contribuisce a dare l’idea dell’elusività del soggetto. Parco Paneveggio Pale di San Martino, nei pressi della ex Malga Colbricon. Nikon D800; Nikkor 80-400 VR 2; 4,5/5,6
In genere si tende a non sfocare mai il primo piano. In questo caso, però, l’esigenza era duplice. Serviva un diaframma aperto, con un tempo di posa sufficientemente veloce per fermare il cervo e la poca profondità di campo contribuisce a dare l’idea dell’elusività del soggetto. Parco Paneveggio Pale di San Martino, nei pressi della ex Malga Colbricon. Nikon D800; Nikkor 80-400 VR 2; 4,5/5,6

Neve e teleobiettivi zoom

Nella maggior parte delle situazioni, per fotografare gli animali alpini, si utilizzano i teleobiettivi, come già specificato in Fotografare gli animali, in montagna.

Nevicata molto intensa, salendo al rifugio Vittorio Emanuele, per la realizzazione di un libro di escursioni invernali. Sono parecchi i camosci che incontro lungo la salita. La maggior difficoltà, in questo caso, è stata proteggere l’ottica dalla neve, molto fitta. Un tempo di posa di 1/320, con una sensibilità ISO di 400 e un'apertura del diaframma a f/5,6 sono stati sufficienti per fermare la neve. Impossibile, o quasi, mettere a fuoco l’occhio del soggetto. In questo caso, però, ciò che conta è la neve e l’ambiente circostante, non solo il camoscio. 7) Nevicata molto intensa, sempre in Valsavarenche. Nikon D800; Nikkor 80-400 VR 2;
Nevicata molto intensa, salendo al rifugio Vittorio Emanuele, per la realizzazione di un libro di escursioni invernali. Sono parecchi i camosci che incontro lungo la salita. La maggior difficoltà, in questo caso, è stata proteggere l’ottica dalla neve, molto fitta. Un tempo di posa di 1/320, con una sensibilità ISO di 400 e un’apertura del diaframma a f/5,6 sono stati sufficienti per fermare la neve. Impossibile, o quasi, mettere a fuoco l’occhio del soggetto. In questo caso, però, ciò che conta è la neve e l’ambiente circostante, non solo il camoscio.

Alcune ottiche tele, soprattutto focali zoom, possono avere qualche problema se utilizzati mentre sta nevicando. Utilizzando le focali lunghe degli zoom, può essere che una parte dell’obiettivo, allungandosi, si estrofletta, esponendo alcune parti interne dell’ottica ai fiocchi di neve. E’ necessario, quindi, prestare attenzione, soprattutto quando si torna alle focali corte e si accorcia, quindi, la lunghezza fisica dell’obiettivo.

E’ possibile che qualche fiocco di neve rimanga all’interno delle varie ghiere. La cosa migliore, in questi casi, è semplicemente asciugare queste parti, prima di riporre l’ottica nello zaino o nella borsa. Per approfondire le varie metodologie di protezione dell’attrezzature, guarda anche Fotografare con il brutto tempo.

Nevicata molto intensa, sempre in Valsavarenche. Nikon D800; Nikkor 80-400 VR 2; 4,5/5,6. In questo scatto è evidente che la neve si veda maggiormente sulla superficie scura del camoscio. Nikon D800; Nikkor 80-400 VR 2; 4,5/5,6. Iso 640; f 5,6; 1/250.
Nevicata molto intensa, sempre in Valsavarenche. Nikon D800; Nikkor 80-400 VR 2; 4,5/5,6. In questo scatto è evidente che la neve si veda maggiormente sulla superficie scura del camoscio. Nikon D800; Nikkor 80-400 VR 2; 4,5/5,6. Iso 640; f 5,6; 1/250.

Volpe al riparo, mentre nevica. Si sa…è furba, mica si bagna. Nikon D300; Nikkor 80-400 VR 1.
Volpe al riparo, mentre nevica. Si sa…è furba, mica si bagna. Nikon D300; Nikkor 80-400 VR 1.
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