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E se non c’è il sole? Cosa, e come, fotografare con il brutto tempo

Non sempre in montagna si può fotografare con il sole. Tuttavia, anche condizioni meteorologiche avverse possono riservare sorprese interessanti, basta imparare a osservare con occhi diversi

Nubi, nebbie, brume e pioggia sono situazioni poco convenzionali che, spesso, possono attirare l’occhio dell’osservatore. È sufficiente imparare a sfruttare questi elementi, per ottenere immagini interessanti e inconsuete. Alcuni fotografi, come il celebre Axel Hütte, cercano atmosfere nebbiose e cieli nuvolosi, proprio come elemento di “rottura estetica” per il paesaggio di montagna, rispetto a un codice visivo più convenzionale che prevede nuvole bianche che si stagliano su un cielo azzurro.

Fotografare_Brutto tempo (10). Foto di Cesare Re

Non c’è una nuvola! Oggi è una giornata di bel tempo

Spesso i fotoamatori alle prime armi escono con la fotocamera in pugno solo se c’è il sole, con tanto di cielo azzurro o blu cobalto. Un cielo limpido e sgombro da nubi, in realtà, non è proprio ideale per la fotografia di paesaggio. È vuoto, privo di punti di interesse. In questi casi, infatti, si tende a minimizzare la presenza del cielo, inquadrando altri soggetti e lasciando un ruolo marginale a tutto ciò che spazia sopra le cime.

Se, invece, abbiamo un cielo azzurro con tante belle nuvolette bianche, lo sfondo diventa interessante e si tende a dargli un certo spazio nella composizione.

Meteo e previsioni

E se piove? In estate, non sempre la pioggia è costante e presente per tutta la giornata. Un buon sito di previsioni meteo può aiutare a programmare la giornata sia per escursioni, sia per le sessioni fotografiche. Non guardate le previsioni della TV che, solitamente, sono molto generiche (senza offesa, ma qualcuno non guarda neanche fuori dalla finestra!). Personalmente mi informo su diversi siti meteo e poi ne traggo una media. Sicuramente sono da privilegiare i meteo locali che, per forza di cose, sono più efficienti. In montagna, tra l’altro, le previsioni sono valide e sicure (più o meno) al massimo 48 ore prima. Inutile dire:” la settimana prossima pioverà”, poiché l’approssimazione sarebbe eccessiva. Direi, comunque, che possiamo fidarci delle previsioni quando sono emesse il giorno prima.

Nebbia e bruma, esposizione, profondità di campo e teleobiettivo

Personalmente non sono proprio sicuro di poter definire “brutto tempo” la presenza della nebbia. Il silenzio ovattato di questa coltre bianca rilassa il corpo e lo spirito. Persino il freddo e l’umidità sembrano essere poco fastidiosi. La nebbia disegna le forme delle montagne, degli alberi, modifica le cime, avvolgendole in parte, danzando tra le torri di roccia e creando sempre situazioni fotografiche diverse e inconsuete, una sorta di mutazione continua.

A volte è sufficiente piazzare il treppiede e aspettare che la nebbia e le nuvole mutino il soggetto per scattare continuamente foto diverse. Con i moderni sistemi di misurazione dell’esposizione, il bianco della nebbia non crea particolari problemi di sottoesposizione. I sistemi Matrix di Nikon e Valutativa di Canon tendono a compensare in automatico. In caso, scattando in formato raw, si può poi intervenire in post produzione, sovraesponendo leggermente con un apposito software. Generalmente è possibile utilizzare un semplice programma proprietario, fornito a corredo con la fotocamera.

Come ottiche, in questi casi, mi sento di suggerire l’uso di un teleobiettivo, tipo un 70-200 mm, o similari, che consente di scattare quelli che mi piace chiamate “ritratti di cime”, selezionando una parte di paesaggio, come una guglia, un sottogruppo montuoso ed eleggendolo a immagine fotografica vera e propria.

Il teleobiettivo, tra l’altro, comprime i piani, quindi, anche gli strati di nebbia. Se dovesse, quindi, esserci una nebbia flebile e soffusa, l’uso di un tele contribuirebbe a intensificarne l’effetto, schiacciandone i vari piani.

Stesso ragionamento si può applicare alla profondità di campo; usando un diaframma aperto, diminuisce e, quindi, l’effetto nebbia risulta essere leggermente più intenso. Chiudendo il diaframma, invece, la profondità di campo aumenta, generando l’effetto opposto, ovvero rendendo l’effetto soffuso meno evidente. A ognuno la ricerca del risultato voluto!

Pioggia battente o intermittente

Durante la pioggia, le cascate risultano essere molto ricche d’acqua. L’effetto seta si può ottenere tranquillamente con un tempo di posa lungo che, tra l’altro, rende anche invisibile, o quasi, la pioggia.

Anche nelle immediate vicinanze dei temporali, quando le nubi assumono tonalità violacee particolari, si possono trovare ottime occasioni per fotografare. Per riprendere i fulmini, si impostano tempi di posa lunghi, i più lunghi possibili, chiudendo tutto il diaframma. In questo modo l’otturatore rimane aperto per più tempo. Nel momento in cui appare il fulmine, non faremo altro che spegnere la macchina fotografica (anche se la posa non è ancora terminata), interrompendo l’esposizione e obbligando così l’otturatore a chiudersi, conservando, così, lo scatto.

E poi, dopo la pioggia…potrebbe apparire l’arcobaleno, autentica magia per i fotografi, uno spettacolo che ci farà tornare bambini, quando disegnavamo su un foglio di carta quel caleidoscopio di colore così particolare, così peculiare.

Proteggere l’attrezzatura dalla pioggia

Sembra banale: quando piove, per fotografare, la cosa migliore è munirsi di un ombrello. Se potete usufruire di un volontario che tenga l’accessorio sarebbe ancora meglio, altrimenti ci si arrangia. Si può, per esempio, piazzare il treppiede, maneggiare la fotocamera con una mano e tenere l’ombrello nell’altra. Si…non è semplicissimo, ma è sempre meglio che bagnare eccessivamente l’attrezzatura.

Attenzione, anche se avete una fotocamera tropicalizzata, ovvero protetta da intemperie, pioggia, sabbia, acqua e umidità non si tratta di attrezzatura da sub! Il livello di protezione, comunque, non è sempre chiaramente specificato. In genere, le fotocamere tropicalizzate hanno delle guarnizioni apposite negli interstizi e nelle scanalature per proteggere il tutto dalle infiltrazioni esterne. Stesso discorso per gli obiettivi con le varie ghiere di regolazione della focale e della messa a fuoco.

Attenzione al sensore che va sempre protetto quando si cambia l’ottica, rimanendo esposto agli elementi. Se non si può usufruire di un riparo sicuro, o di un attimo di tregua dalle precipitazioni, meglio non cambiare l’obiettivo, soprattutto in presenza di vento e pioggia.

Se piove non fotografate mai senza un filtro di protezione, tipo sky o uv che, eviterà che si bagnino anche le lenti e che si rovini il prezioso strato antiriflesso. Esistono anche custodie apposite (dette armor) che aiutano a proteggere l’attrezzatura. Non sottovaluterei il classico sacchetto di plastica trasparente, per avvolgere la fotocamera, lasciando fuoriuscire la lente frontale. Attenzione ai temporali! In questi casi, evitate di utilizzare un treppiede in carbonio, visto che attira i fulmini. 

Se il cielo è bianco e lattiginoso?

Questa è sicuramente la situazione peggiore. Un cielo bianco e lattiginoso è veramente difficile da riprendere in fotografia e, sicuramente, rappresenta il momento più difficile e antiestetico. In questi casi, una delle poche cose che si possono fare per migliorare l’aspetto degli scatti è minimizzare fortemente la presenza del cielo.

Con una post produzione pesante e intensa, in alcuni casi, ma non tutti, è possibile rendere il cielo un po’ più contrastato, ma non è una tecnica di lavorazione che si può applicare. Spesso, se il cielo è proprio bianco e senza nuvole che si sovrappongono alla tavolozza bianca, meglio cambiare inquadratura ed eliminare la parte alta dell’immagine. Non è possibile evidenziare, infatti, qualcosa che proprio non c’è. Sì… ovviamente è possibile sostituire il cielo, inventare le nubi, appiccicare altri tipi di tonalità, ma in questo caso non parliamo più di fotografia, ma di “arte grafica”, ovvero tutt’altra disciplina che esula dal fine di questo testo.

Cosa si fotografa quando piove o c’è brutto tempo?

Ecco alcuni suggerimenti:

  • Paesaggio, tra una nube o l’altra, magari con effetto nebbia.
  • Laghi o pozzanghere, per mostrare che sta piovendo. In questi casi meglio utilizzare un tempo di posa veloce, altrimenti le gocce sull’acqua scompariranno. Per minimizzare la presenza delle gocce, invece, usiamo un tempo di posa veloce.
  • Cascate, e piccoli salti d’acqua, magari con l’effetto seta, visto che la poca luce favorirà i tempi di posa lunghi. Treppiede indispensabile.
  • Pioggia in controluce, se c’è un po’ di sole. La luce evidenzierà le gocce.
  • Se c’è un poco di sole che filtra tra le nubi, mentre piove, è probabile che, a breve, compaia l’arcobaleno. Un fotografo paesaggista, dopo un po’ di anni, queste cose “se le sente”…
  • Bosco e sottobosco, magari tra nebbie e brume.
  • Alberi, visto che proteggono anche un po’ dalle gocce d’acqua.
  • Foglie in primo piano: uno scatto con ottica grandangolare e la foglia in primo piano, con il bosco sullo sfondo è sicuramente interessante. Meglio piazzare la fotocamera a livello del suolo, o moto vicino al terreno.
  • Gocce d’acqua un pò su tutte le superfici, meglio se con un obiettivo macro. Treppiede indispensabile, o quasi.
  • Bellissimo fotografare i fiori con le gocce. Quasi indispensabile un obiettivo macro.

E in caso di disperazione fotografica? Ecco di seguito un po’ di spunti.

Val di Rhêmes, cime nella nebbia

Fotografare_Brutto tempo (1). Foto di Cesare Re

In Val di Rhêmes, le cime spuntano tra la nebbia. Un continuo mutare della forma consente di scattare immagini sempre diverse e interessanti con i profili delle montagne che mutano costantemente. Nikon D800; Nikkor 70-200 f 4 afg; f 8; 1/100; ISO 100.

Rosetta e Becca d’Aran, temporale in arrivo

Fotografare_Brutto tempo (2). Foto di Cesare Re

La Rosetta e la Becca d’Aran, in Valtournenche, all’arrivo di un temporale intenso e dai colori molto accesi. Momenti interessanti, ma che richiedono attenzione, per ovvi motivi. Meglio non utilizzare un treppiede in carbonio…tende ad attirare i fulmini. Nikon D300; Nikkor 300 f 4 af; f 14; 1/100; ISO 200. Treppiede.

Val Vigezzo, la nebbia danza tra gli alberi

Fotografare_Brutto tempo (3). Foto di Cesare Re

La nebbia è un momento sempre intenso e interessante. In questo caso si tratta di un’inversione termica in un fine settembre, in Val Vigezzo. Ho scattato diverse immagini, con diverse focali e cambiando obiettivo. Lo spettacolo della nebbia che danza tra gli alberi ha creato scenari continuamente diversi. Nikon D700; Nikkor 80-200 f 2,8 afd; f 5,6; 1/100; ISO 100.

Pain de Sucre, un miraggio sotto la pioggia battente

Fotografare_Brutto tempo (4). Foto di Cesare Re

In Val Varaita, nei pressi del Colle dell’Agnello, il Pain de Sucre, sotto una copiosa pioggia. Per un attimo spunta dalle nuvole. L’acqua si adagia sul finestrino dell’auto. Messa a fuoco sulle gocce e diaframma chiuso. La montagna sullo sfondo risulta essere soffusa, perché il vetro è molto vicino e la profondità di campo non può essere sufficiente. Nikon D300; Nikkor 24-120 f 3,5 / 4,5 afd; f 18; 1/125; ISO 200.

Un raggio di sole sul massiccio della Stevia

Fotografare_Brutto tempo (5). Foto di Cesare Re

Il massiccio della Stevia, nelle Dolomiti Gardenesi. Un attimo di sole e il tempo per un singolo scatto. Misurazione dell’esposizione in media compensata sulle rocce illuminate. Nikon D810; Nikkor 70-200 f 2,8 afd; f 8; 1/100; ISO 100.

Pioggia e cascate sul sentiero per il rifugio Oriondé Duca Degli Abruzzi

Fotografare_Brutto tempo (6). Foto di Cesare Re

Chi ha paura del brutto tempo? Sotto pioggia battente una foto a una cascata, lungo il sentiero per il rifugio Duca degli Abruzzi, all’Oriondè, alle falde del Cervino. Chi ha paura, quindi? Non so. Sicuramente dovreste averne. Io mi sono giocato una D800, causa acqua e umidità, nei boschi della foresta di Paneveggio, mica in Amazzonia. Comunque i tondi che vedete, altro non sono che le gocce d’acqua, di pioggia, abbarbicate al filtro di protezione che avevo montato sul Nikkor 24-70. Altrimenti avrei bagnato la lente frontale, rischiando di rovinare lo strato antiriflesso dell’ottica. In questi casi è utile anche usare il paraluce che protegge ulteriormente l’obiettivo. Fotocamera su treppiede, niente ombrello (se ne stava a casa tranquillo. Poveretto… si sarebbe bagnato) e giusto il tempo di fare qualche scatto con tempo di posa lungo, favorito anche dalla mancanza di luce, per ottenere l’effetto seta dell’acqua. Personalmente, apprezzo molto le gocce d’acqua sul filtro che rendono molto l’idea della pioggia. Nikon D800; Nikkor 24-70 f 2,8 afd; f 16; 1/15; ISO 100 e tanta, tanta pioggia.

Riflessi nel Lago delle Locce

Fotografare_Brutto tempo (7). Foto di Cesare Re

Particolare del Lago delle Locce, con i ghiacciai del Rosa che si confondono con le rocce nell’acqua. Per un semplice riflesso, senza il cielo, non è importante che il meteo sia sereno. È sufficiente che si veda bene il riflesso delle cime nell’acqua. Nikon D800; Nikkor 24-70 2,8 AFG; f 11: 1/100: iso 200.

Salvare il cielo in post produzione

Fotografare_Brutto tempo (8). Foto di Cesare Re

Il cielo è stato “salvato” a forza di post produzione! Era piuttosto slavato, bianco e lattiginoso. La foto, però, non rispecchia il mio modo di fotografare in bianco e nero. Il massiccio della Stevia, nel Parco Puez Odle. Nikon D850; Nikkor 17-35 f 2,8 afs; f 11; 1/800; ISO 100; Post produzione con Camera Raw e conversione in monocromia con Silver Efex Pro.

Il Sassolungo, tra nebbie e nubi

Fotografare_Brutto tempo (9). Foto di Cesare Re

Volendo si sarebbe potuto aumentare il contrasto in post produzione. Mi piace, però, l’idea di mantenere l’atmosfera di quel momento, con le montagne poco nitide con il contrasto morbido, dovuto alla presenza di nuvole e foschia. Nikon D850; Nikkor 70-200 f 4 f 8; 1/1000; ISO 100.

Cimon de la Pala tra le nubi

Fotografare_Brutto tempo (10). Foto di Cesare Re

Nuvole, pioggia e poi un breve squarcio di luce e di sole. Il Cimon de la Pala appare con le sue rocce chiare. Nikon D800; Nikkor 70-200 f 4 f 8; 1/250; ISO 100. Misurazione media a prevalenza centrale sulle rocce. Treppiede e ombrello (non ombrello fotografico, ma semplice ombrello da pioggia).

E dopo la pioggia…

Fotografare_Brutto tempo (11). Foto di Cesare Re

Una delle ultime foto che ho scattato, con la vista contemporanea del Sella, a destra, e del gruppo del Cir, a sinistra. Prima di raggiungere questa location, però, mi sono premurato di scattare subito alcune foto del solo massiccio del Sella, ben visibile già dalla posizione in cui mi trovavo. In seguito, sono salito leggermente di quota, in una postazione dove sapevo che avrei scattato immagini migliori, come questa, comprendendo anche il gruppo del Cir e, soprattutto, ritraendo l’arcobaleno ad arco completo. Nikon D810; Nikkor 24-70. f 2,8; afg, 1/200 sec; f/8; ISO 200; focale 30 mm.

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