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I tre campioni di mimetismo

Lepre variabile, ermellino e pernice bianca sono gli abitanti delle Alpi capaci di rendersi (quasi) invisibili. Ecco come fanno

Come non farsi vedere d’inverno per non rischiare di essere preda di altri animali selvatici?  Semplice: diventare bianchi come la neve. E confidare nel proprio mimetismo. Sulle Alpi questo sistema lo adottano tre specie: la lepre variabile, l’ermellino e la pernice bianca. Una strategia, quella del mimetismo, che nel mondo animale è assai diffusa, sia per sferrare un agguato senza essere notati e, più spesso, per sfuggire ai predatori. O ancora per altre finalità.

E non solo nel mondo animale, basti pensare alle orchidee del genere Ophrys, presenti anche in Italia e sulle nostre montagne, il cui fiore ricorda in modo impressionante quello delle femmine di mosche, api, calabroni, tanto che i maschi, attratti da quelle forme e quei profumi, tentano invano di accoppiarsi con quei fiori con il risultato che strofinandosi si riempiono di polline che trasportano poi su altri fiori.

Per quanto riguarda la lepre variabile è talmente mimetica che può capitare di passarle accanto a pochi metri senza accorgersi della sua presenza. Le sue tracce invece sono tra le più diffuse e facilmente riconoscibili sul manto nevoso. Procede a balzi e le orme lasciate dalle zampe anteriori sono allineate lungo la direzione di avanzamento, mentre quelle delle zampe posteriori si dispongono parallele e laterali quasi a formare un triangolo. Inconfondibili.

Un occhio esperto riesce anche a distinguere le orme della lepre variabile da quelle della lepre comune (che vive a quote inferiori, mentre la prima si spinge anche oltre i 2000 metri e non si trova a valle). Le prime sono un po’ più grandi, visto che la lepre variabile per muoversi agevolmente sulla coltre bianca e in qualche modo “galleggiare”, possiede lunghe dita molto aperte e ricoperte di peli rigidi che costituiscono una specie di ciaspole naturali.

L’abito invernale della lepre variabile è bianco, con le sole punte delle orecchie nere contrariamente a quello estivo che è bruno-rossiccio (anche in questo caso per mimetizzarsi con il terreno). Alle latitudini molto settentrionali vi sono sottospecie che non mutano affatto il colore e sono perennemente bianche visto che la neve domina (o almeno dovrebbe) il paesaggio.

Nel muoversi la lepre variabile adotta un ulteriore stratagemma: per sviare eventuali suoi inseguitori non percorre mai in linea retta la distanza che la separa dal luogo in cui appostarsi (per esempio sotto un sasso o sotto un albero) ma descrive attorno ad esso un percorso circolare irregolare che non fa capire dove realmente si sia diretta.

Negli ultimi due decenni il numero delle lepri variabili è piuttosto diminuito”, spiega Mario Barito, un appassionato fotografo di animali selvatici con una pluridecennale esperienza sul campo e migliaia di scatti (sue le foto che qui pubblichiamo). “Per esempio lungo la strada del Passo Giau nelle Dolomiti venete, vent’anni fa ogni mattina ne incontravo due o tre, ora non è più così”. Barito non ha certezze sulla causa di questa diminuzione, avanza ipotesi quali il cambiamento climatico e l’inquinamento. La situazione appare invece più stabile”, aggiunge, “per quanto riguarda l’ermellino”.

Anche questo mammifero cambia colore, adattandolo a quello dell’ambiente circostante. D’inverno è bianco, salvo che sulla punta della coda che resta nera. Come la lepre possiede un orologio biologico ben regolato dagli ormoni che rispondono alle variazioni delle ore di luce. È un animale più piccolo della lepre, con un corpo cilindrico molto allungato. Lascia impronte che assomigliano a quelle della lepre ma in miniatura.

L’ermellino è molto vorace, le sue prede predilette sono i topi selvatici e le uova (quindi è dannoso per i nidi degli uccelli). Vive anche nel fondovalle spesso in prossimità delle malghe, ma raggiunge anche quote abbondantemente superiori ai 2000 metri e predilige gli ambienti non forestali.

Per completare il quadro degli animali alpini che mutano abito al cambiare delle stagioni manca un uccello, la pernice bianca, che è totalmente candida solo d’inverno. Durante il resto dell’anno alterna altri tre tipi di piumaggio, con piumette grigie e brune in primavera-autunno, e brunastre d’estate. Vive in alta montagna sulle rocce e sui ghiaioni, al disopra del limite della vegetazione arborea, fino a oltre 2500 metri di altitudine. Fuoriesce dai suoi nascondigli solo se si sente in pericolo, per esempio al sopraggiungere di scialpinisti.

In verità c’è un quarto animale, la donnola, simile ma di taglia inferiore rispetto all’ermellino, la cui pelliccia d’inverno diventa bianca. Ma questo accade nelle popolazioni nordiche e molto raramente negli esemplari che vivono alle nostre latitudini, dove invece la pelliccia rimane marrone e bianca solo sul ventre.

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