Turismo

Cansiglio: fondo e ciaspole sull’altopiano del silenzio

La chiusura degli impianti di risalita ha restituito a questo angolo del Veneto tutta la sua magia. Da cogliere nelle foreste senza fine prima di scoprire le tradizioni del popolo dei Cimbri

Dimenticatevi tutto quello che avete visto finora nelle località turistiche invernali più conosciute del Veneto e non solo. Dimenticate le funivie, le seggiovie, le difficoltà di parcheggio, il traffico, la musica nei rifugi, l’après-ski, l’organizzazione capillare, la macchina del turismo a tutta.

Questo è un altro mondo. È il Cansiglio. Che d’inverno pare essere un luogo fuori dal tempo. Dove le trine ricamate dal gelo, le brume che si stendono su uno dei più vasti altipiani delle Prealpi orientali, il silenzio, ma anche la luce, con i raggi del sole che trovano un varco tra i rami dei faggi spogli della foresta che circonda quest’enorme cratere, pongono inesorabilmente una domanda: ma esiste davvero ancora un luogo come questo?

Ben pochi dei frettolosi turisti desiderosi di arrivare il più rapidamente possibile alla meta delle loro vacanze hanno idea che quando la val Lapisina si stringe, stretta tra il versante orientale del monte Faverghera (1.611m) e i ripidi pendii ammantati di boschi cedui sull’altro versante, ben pochi dicevamo si immaginano che oltre quel crinale incombente sull’autostrada, si apre quella mirabile enorme conca carsica.

Ben lo sanno invece i frequentatori del Cansiglio per lo più provenienti dalle zone venete e friulane più prossime all’altipiano. Perché va detto che lassù è possibile arrivare da Vittorio Veneto lasciando l’autostrada e proseguendo lungo la strada provinciale 422 del Cansiglio e dell’Alpago, passando per il paese di Fregona, valicando il passo della Crosetta, che dà accesso alla foresta da sud, oppure si può arrivare anche da Sacile (PN) attraverso la strada che sale da Caneva e Sarone.  Un’altra possibilità è proseguire oltre Vittorio Veneto lungo l’A27 fino all’uscita Alpago, immettendosi poi sulla panoramica del lago di Santa Croce fino a Farra d’Alpago e poi proseguire fino a Spert, dove si entra nel cuore della foresta.

La Foresta del Cansiglio è la seconda d’Italia per estensione

Eppure, il Cansiglio offre numerosi e interessanti motivi per visitarlo, non solo naturalistici, escursionistici (sia d’estate che d’inverno), sci-alpinistici ma anche storici e culturali. Se la neve lo permette l’unica attività sportiva sciistica che si pratica in pista è il fondo, lungo percorsi facili disegnati nella piana. I vicini impianti di risalita di Tambre sono fermi da anni e la loro chiusura ha portato l’altopiano nel mondo delle stazioni invernali slow al 100%.

La Foresta del Cansiglio, con i suoi circa 7000 ettari, è la seconda d’Italia per estensione. Un gioiello che la Repubblica di Venezia, fin dall’inizio del Quattrocento, teneva in grande considerazione regolamentando il taglio delle piante e che costituiva un “bosco da remi” per l’Arsenale, per la qualità del legname derivato dai suoi faggi. Un aspetto che caratterizza la foresta è che, contrariamente a quanto accade abitualmente, la fascia dei faggi è a quote superiori rispetto a quella degli abeti rossi e bianchi, che crescono più in basso. Questo è dovuto al fenomeno dell’inversione termica tipico della conca: con l’aumentare dell’altitudine cresce anche la temperatura mentre l’aria più fredda staziona sul fondo dell’altopiano.

La foresta circonda un’estesissima superficie più o meno pianeggiante e quasi totalmente priva di alberi, il Pian Cansiglio, che è coronato dai massicci montuosi del Col Nudo-Cavallo a nordest, la cui la cima più alta raggiunge i 2472 metri. È qui che si sviluppano prevalentemente gli itinerari scialpinistici.

Sulla terrazza naturale del Pizzoc

A sud invece chiude l’anfiteatro una cima più bassa, il Monte Pizzoc (1567 m).
Ma modesta è solo l’altitudine perché il panorama che si può ammirare dalla sua sommità è veramente grandioso. Uno dei più appaganti in assoluto.

La ragione sta nel fatto che dal Pizzoc nelle giornate limpide lo sguardo spazia fino alla Laguna veneta, ben distinguibile guardando a sud, ma nello stesso tempo, rivolgendosi a nord si vedono le Dolomiti con la Marmolada, il Pelmo, l’Antelao fino alla Croda del Beco, ultima propaggine del Veneto e del comune di Cortina d’Ampezzo, quella che in tedesco prende il nome di Seekofel.

Per godere di tutto questo si può raggiungere il Pizzoc con le ciaspole. Durante la salita si cammina pressoché sempre nel bosco e solo una volta in prossimità della cima si viene premiati da quella meraviglia. Si lasciano le auto al parcheggio del “Centro Educazione Natura” (1058 m) e si segue la strada che porta al villaggio cimbro di Vallorch con le case di legno, poggianti su rialzi di pietra e dai tetti spioventi, immerso nei faggi.

D’inverno non è abitato. I Cimbri, di origine germanica, qui giunsero dall’altopiano di Asiago per fare i boscaioli stagionali, e che poi nell’Ottocento vi si stabilirono permanentemente. Erano abili nel costruire oggetti di legno, in particolare gli scatoi, ovvero recipienti per contenere i formaggi, ma anche zoccoli, setacci, ciotole. Sono ormai pochissimi i discendenti che vivono qui.

Dal villaggio si prosegue per una carrareccia fino a incrociare la strada del Taffarel, e poi risalire il Vallon delle Ortighe e giungere ai Pascoli dell’Oselada. Dopo aver incontrato le Casere Pizzoc si prosegue lungo la cresta fino al Rifugio Città di Vittorio Veneto (chiuso d’inverno). E qui la fatica viene premiata dallo spettacolare panorama dove, oltre a quanto abbiamo detto, tutto il territorio sottostante con le città, le strade, la ferrovia, le colline, i laghetti, sembrano miniaturizzati come in un plastico. Per il ritorno si può scendere lungo la strada che serve il rifugio. Vanno messe in conto 4 ore e mezzo di camminata, con un dislivello positivo di 530 metri.

Certamente questa non è l’unica possibilità di escursioni a piedi o con le ciaspole (dipende dall’innevamento) offerte dal Cansiglio. I percorsi sono numerosi e per ognuno c’è modo di trovare soddisfazione in base al proprio gusto e allenamento. Sono facili anche se, volendo completare interamente gli anelli, presentano una discreta lunghezza.

E’ il caso del percorso della Valmenera che si sviluppa per 12,5 km, con un dislivello complessivo di 450 metri e per il quale vanno messe in conto cinque ore. Si parte dalla Casa della Forestale di Pian Osteria, oppure, se l’innevamento lo permette, nei pressi del Caseificio di Stalla Paulon. O ancora un altro anello, lungo 14,3 km, che richiede circa 6 ore, con 293 metri di dislivello positivo, che inizia in località La Crosetta e passa per la Casera Can de Piera, la Casera Col dei Scios e la Casa Forestale della Candaglia da cui si può ammirare gran parte della piana del Cansiglio.

In definitiva sul Cansiglio si stacca veramente la spina, soprattutto se si scelgono le giornate giuste, limpide e serene, elevandosi in quota per godere appieno dell’immensità del luogo. Scriveva Bepi Mazzotti nel lontano 1965 « Al godimento di tanta bellezza che non ci costa nulla, si aggiunge l’emozione poetica che da essa ci viene. La poesia della natura in sé non esiste, è vero, ma la bellezza degli spettacoli naturali fa nascere in noi il sentimento della poesia. Non è poesia, né per tutti potrebbe esserlo, poiché essa è preziosa e rarissima, ma una emozione e commozione poetica sì, per tutti gli uomini di sensibile animo».
Era il suo Invito al Cansiglio.

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