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5 borghi unici da visitare tra Alpi e Appennini

Pasqua con chi vuoi e dove vuoi. Ecco allora qualche suggerimento per andare alla scoperta di luoghi di grande fascino defilati rispetto ai consueti itinerari turistici

La primavera è la stagione perfetta per mettersi in viaggio, a piedi, in bici, in treno, a ognuno il suo mezzo di elezione, per scoprire piccoli gioielli nascosti tra Alpi e Appennini. E la scelta non è mai facile! In Italia di borghi – intendendo con tale termine comuni con abitanti al di sotto di quota 6000 – se ne contano oltre 300. Necessariamente bisogna comprendere che genere di borghi si voglia andare a visitare. E noi oggi ve ne consigliamo 5 insoliti, particolari, curiosi, un po’ bizzarri, semplicemente unici.

Pennapiedimonte (CH)

Nota anche come Matera d’Abruzzo, Pennapiedimonte si presenta come un piccolo borgo scavato nella roccia. Il nome avrebbe come significato “la pinna ai piedi del monte”, dove “monte” sta per Maiella. Il centro abitato si trova su un costone a picco sulla valle del fiume Avello. Le case molto caratteristiche sono realizzate in pietra locale e in parte scavate nella roccia viva e appaiono disposte a gradinate. Delle viuzze strette che attraversano il borgo, alcune risultano percorribili solo a piedi. Le decorazioni dei cornicioni, dei capitelli, dei portali, sono testimonianza della attività un tempo fiorente nel paese di ricercati maestri scalpellini.

Rosazza (BI)

Riconosciuto come il borgo più misterioso d’Italia, questo piccolo comune del Biellese, ubicato nell’alta Valle Cervo, incorniciato dalle Alpi Pennine, è caratterizzato da una forte carica esoterica. La storia di Rosazza (Arsazza in piemontese), è fortemente legata a un personaggio che ha letteralmente lasciato il segno: Federico Rosazza, Senatore del Regno, già membro della Giovane Italia mazziniana e Gran Maestro Venerabile della massoneria biellese. Il Rosazza fece realizzare in paese numerose opere caratterizzate dalla presenza di simbolismi legati all’occulto, al mondo dell’esoterismo e della massoneria.

Ancora oggi, simboli che spaziano da rose a stelle a 5 punte, clessidre e svastiche (con un significato differente da quello acquisito nel corso della storia moderna), si possono osservare tra le vie del borgo. Particolarmente suggestivi risultano essere il castello, che presenta una caratteristica torre guelfa, un arco di accesso che riproduce quello della città di Volterra e rimandi alle rovine di Paestum, e le cosiddette “fontane parlanti”.

Civita di Bagnoregio (VT)

Civita di Bagnoregio, frazione di Bagnoregio (VT) è stata ribattezzata “la città che muore”. La ragione è di carattere geologico: il borgo si erge su uno sperone tufaceo soggetto a progressiva erosione. Un borgo antico, che risale addirittura agli Etruschi. Estremamente suggestiva la vista del paese che, solitario sul suo sperone, sovrasta la Valle dei Calanchi. Raggiungibile a piedi tramite un ponte, sopravvive essenzialmente grazie al turismo. I vicoli, tra cui scoprire ristoranti e piccole botteghe, conducono a scorci suggestivi sulla Valle. Nel corso dei secoli diversi crolli hanno portato alla scomparsa di chiese ed edifici. Il senso di fragilità del paese è ciò che probabilmente lo rende così affascinante agli occhi dei turisti.

Canale di Tenno (TN)

Canale di Tenno (TN) è un piccolo borgo medievale in cui il tempo sembra essersi fermato al XIII secolo. Immerso nel rigoglioso paesaggio collinare del Garda Trentino, va esplorato a piedi per viverlo in maniera intensa, calpestando i viottoli lastricati che conducono alla piazzetta centrale. Le antiche abitazioni sono collegate da arcate di pietra e sulle facciate compaiono affreschi, capitelli e ballatoi decorati con vasi fioriti. Se oggi lo vediamo intatto, è “merito” dello spopolamento di inizio Novecento. Rimasto borgo fantasma fino agli anni Sessanta, è stato riportato in vita da un gruppo di artisti. Qui il pittore Giacomo Vittone ha fondato infatti La Casa degli Artisti, che oltre a promuovere mostre e corsi di pittura, rappresenta un punto di appoggio per artisti di passaggio.

Pietrapertosa (PZ)

Pietrapertosa è un suggestivo borgo situato in prossimità delle Dolomiti Lucane. Nel corso del tempo ha conservato una fisionomia medievale, in particolare nella parte più antica del paese, alle pendici del Castello, il quartiere dell’Arabata. Testimonianza della dominazione saracena, è caratterizzato da viuzze, quasi cunicoli, scalini scavati nella pietra, e piccole case contadine che, seguendo l’andamento del terreno, appaiono disposte a file. Perfettamente integrate nell’ambiente, vedono spesso la roccia della montagna fungere da parete dell’abitazione stessa. Mancano di finestre e presentano una apertura sul tetto che svolgeva la funzione di camino e lucernario.

Il nome “Pietrapertosa” deriva dall’antica Petraperciata, “roccia forata”, per la presenza di una rupe forata che si trova all’ingresso del paese, e rappresenta il comune più alto della Basilicata. La sua posizione, a mo’ di fortezza naturale, con vista sulla valle del Basento, ha contribuito a favorire la presenza dell’uomo fin dall’antichità. Il paese è collegato al dirimpettaio Castelmezzano da un volo dell’angelo da record, lungo oltre 1 km e mezzo, a un’altezza da terra di 400 metri.

Articolo scritto originariamente da Tatiana Marras il 20 aprile 2022, aggiornato dalla redazione di montagna.tv il 25 marzo 2024

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