NewsRifugi

Leggeri, economici, a impatto zero: ecco i nuovi bivacchi del CAI, che inizieremo a vedere dalla prossima estate

Alluminio riciclato e riciclabile, massima resistenza al peso della neve e al vento, una progettazione raffinata e un prezzo contenuto a 38 mila euro. L’obiettivo? Sostituire via via i vecchi bivacchi e fornire un “comfort severo” a camminatori e alpinisti.

Nello scorso novembre, quando il Club Alpino Italiano ha tenuto il suo Congresso a Roma, sul marciapiede davanti al Teatro Italia è comparsa una strana costruzione di metallo. Grandi vetrate, montanti e strutture di alluminio, un’altezza – almeno da un lato – molto superiore a quella dei bivacchi di oggi. Qualche passante, vedendolo da lontano, ha pensato che si trattasse di una pensilina per aspettare l’autobus. 

Invece la costruzione di Roma era un bivacco, il prototipo del nuovo modello messo a punto dalla Struttura Operativa Rifugi presieduta dall’architetto trentino Riccardo Giacomelli. Ha dato il suo contributo alla progettazione anche Antonio Montani, il presidente generale del CAI, che di mestiere è architetto anche lui.

Alla fine di marzo, il prototipo del nuovo bivacco ha destato grande interesse, ed è stato presentato ufficialmente, a “Fa’ la cosa giusta!”, il salone milanese organizzato dall’editore Terre di Mezzo, che sforna ogni anno nuove guide dei Cammini. 

Alla fine di maggio, all’Assemblea dei delegati di Assisi, sapremo dove verranno installati i primi bivacchi di nuovo tipo. Intanto Riccardo Giacomelli, ci spiega le caratteristiche e il perché di quella che definisce “una Formula Uno d’alta quota”.  

Servono dei nuovi bivacchi sulle montagne italiane? 

No, salvo casi eccezionali. Molti dei vecchi, però, sono vetusti e devono essere sostituiti. I primissimi, modello Ravelli, quelli senza cuccette, risalgono a un secolo fa e sono quasi spariti. La maggioranza, i bivacchi modello Apollonio, con le cuccette, sono stati installati tra gli anni ’50 e ’70. Per molti di loro gli effetti del vento, del peso della neve, degli smottamenti sono evidenti.

Quanti bivacchi ha il CAI?

Circa 250 in totale, e di questi circa 140 sono di modello Apollonio o simili. Gli altri sono casette in muratura, baite preesistenti e recuperate dalle nostre Sezioni.

Qualche bivacco c’è anche negli altri Paesi alpini, ma le “casette” a semibotte sono tipiche delle montagne italiane. Ne siete orgogliosi? 

Moltissimo. Sappiamo che i vecchi bivacchi sono un nostro biglietto da visita, sappiamo che molti dovranno essere sostituiti o smantellati. Abbiamo pensato a un modello nuovo, disponibile per tutte le Sezioni, più funzionale e moderno ma – speriamo – altrettanto riconoscibile.

Quali criteri vi hanno guidato in questo lavoro? 

Intanto quello dell’immagine. Anche i nuovi bivacchi, come quelli di tipo Ravelli o Apollonio, dovrebbero diventare delle icone del CAI. Devono essere più razionali e comodi dei vecchi, ma non devono diventare troppo comodi, attirando chi ci vuole restare più giorni. Le dimensioni delle brande saranno di 65 x 190 centimetri, come nei vecchi bivacchi Apollonio. Pensiamo a un “confort severo”, penso che renda l’idea.   

Rispetto ai vecchi bivacchi, i nuovi avranno un impatto maggiore sull’ambiente? 

No, l’impatto sarà decisamente minore. Poggeranno su dei piccoli basamenti, poggiati a loro volta al suolo con barre di lunghezza variabile. Si potranno installare anche su terreno non orizzontale, senza bisogno di sbancamenti. Se si deciderà di toglierli, non si lasceranno tracce. 

Che materiali prevedete di utilizzare?

Il basamento e la scocca portante saranno in alluminio, il rivestimento interno in legno di abete, larice o faggio. Materiali riciclati al 100%, e riciclabili al 100%. Per questo lo abbiamo presentato a “Fa’ la cosa giusta”.  

Misure? Numero di posti? Altre caratteristiche importanti?

Mi faccia partire dal peso, che è bassissimo. La capsula, cioè il bivacco vero e proprio, pesa 420 chili, il basamento ne aggiunge altri 120. Significa che l’intero bivacco, fino a 2500 metri di quota, può essere portato con un solo volo di elicottero, e questo riduce moltissimo i costi. I posti sono otto, con tre cuccette per lato e altri due sulla ribalta d’ingresso. L’altezza sarà di 170 centimetri all’ingresso, come nei bivacchi Apollonio, e di 270 dall’altra parte. Le Sezioni committenti potranno scegliere tra vari colori: blu, alluminio naturale, magenta, rosso rubino, verde smeraldo, verde bosco, giallo alta visibilità. 

L’altezza non rende il bivacco vulnerabile al vento? 

No, perché è stato progettato per resistere a raffiche fino a 270 chilometri all’ora, e al peso della neve che cade in un anno in cima al Monte Bianco. Pesa meno della metà di un’automobile, ma se lo guardo da architetto mi sembra una Formula Uno. 

Quanto costerà alle Sezioni del CAI uno dei nuovi bivacchi?

Il prezzo sarà di 38.000 euro più IVA, mentre i bivacchi che s’installano oggi costano circa il doppio. Non si paga la progettazione, che invece per gli altri incide parecchio. Il peso contenuto, come ho già detto, riduce al minimo l’uso dell’elicottero. Il solo problema è che, per il trasporto fino alla base della montagna, a causa delle dimensioni del bivacco, occorre un camion con il pianale ribassato. 

I nuovi bivacchi saranno riservati alle Sezioni del CAI o potranno essere acquistati da altri?

Non abbiamo preclusioni, magari rispetto alle Sezioni ci sarà un piccolo sovrapprezzo. Se altri Club Alpini ce ne chiedessero qualcuno sarebbe un onore.

Molti bivacchi appartengono al CAAI, il Club Alpino Accademico, che li ha ideati un secolo fa. Li avete coinvolti?

So che sono interessati, ma dobbiamo parlarne in modo organico.

Non ha ancora detto chi, e dove, produrrà i nuovi bivacchi.

Vero. Il prototipo è stato messo a punto con il gruppo Pontiggia di Alzate Brianza, in Lombardia, specializzato in tecnologie d’avanguardia. Anche i bivacchi modello Apollonio erano costruiti da una sola ditta, la Barcellan di Padova. Le economie di scala consentono di tenere bassi i prezzi. 

Quando verranno installati i primi bivacchi di nuovo tipo? E dove? La curiosità degli escursionisti e degli alpinisti è già alta…

I primi saranno installati nella prossima estate, annunceremo dove all’Assemblea dei Delegati di Assisi, alla fine di maggio. 

C’è qualcosa dei nuovi bivacchi che può influire sui rifugi del futuro?

Certamente sì, e questo progetto fa parte di una riflessione più ampia. Ci vorrà del tempo, ma l’impatto zero sull’ambiente, l’uso di materiali riciclati e riciclabili e altre cose dovranno diventare la regola anche per i rifugi. Stiamo lavorando a un “Manifesto per i rifugi di domani”. I nuovi bivacchi indicano dove vogliamo andare. 

Tags

Articoli correlati

Un commento

  1. Lodevole iniziativa, niente da dire, ma alcuni colori sono un pò troppo accesi per i miei gusti. Qualcosa di un pò meno appariscente credo sarebbe più in linea con il contesto alpino dove dovrebbero insediarsi.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button
Close