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Come si costruisce (e si gestisce) un bike-park?

Alessandro Turi, responsabile Bike Park per Skirama Plan de Corones, svela tutti i segreti della costruzione di un percorso in natura per le bici. Dai dettagli tecnici alla burocrazia

Il bike park è diventato obbligatorio per una località turistica in quota. Attira gli appassionati delle due ruote ai quali consente di divertirsi in sicurezza lungo tracciati disegnati sulle loro esigenze tecniche e senza il rischio di pericolosi incroci con gli escursionisti. Per sapere come nascono e come si gestiscono abbiamo intervistato Alessandro Turi , responsabile Bike Park per Skirama Plan de Corones.

Come funziona la gestione di un bike park?
Un bike park funziona più o meno come un comprensorio sciistico invernale. Oltre agli impianti di risalita meccanizzati e ai tracciati di discesa ci vuole anche un’offerta complementare di servizi: noleggi bici e negozi specializzati, scuole bike, guide, punti di ricarica per le e-bike, punti di ristoro per le persone e servizi turistici in generale. I costi di gestione dell’attività sono minori rispetto all’inverno. I tracciati estivi rimangono abbastanza invariati, a differenza delle piste da sci che vengono riviste quasi tutte le notti dai battipista. Inoltre in estate non esistono i costi dei cannoni sparaneve molto energivori. Gli impianti di risalita d’altro canto non hanno un afflusso così alto come in inverno quindi questa voce di costo è superiore.
I tracciati da bici vengono costruiti la prima volta e poi vengono mantenuti durante la stagione per lo più con lavori di manutenzione ordinaria. Per quelli più difficili, che sfruttano gli ostacoli naturali, si utilizzano strumenti a mano come pale e picconi mentre per quelli pensati per i meno bravi occorrono anche di escavatori, moto-cariole e piastre vibranti per movimentare la terra e poter spianare al meglio il percorso. Un lavoro importante e poco noto.

Quanti addetti lavorano nel bike park di Plan de Corones?
Per ognuno dei tre versanti abbiamo 2/3 persone che quotidianamente sono sui tracciati quindi in tutto 6-8 trail-builder. Sono i veri angeli custodi del bike park e coincidono spesso con i tracciatori stessi. Iniziano alla mattina presto con le corse di controllo per ispezionare i percorsi. Durante la notte può succedere che il vento faccia cadere alberi o tronchi o che gli animali abbiano causato danni. Anche nelle ultime corse della giornata precedente gli utilizzatori possono aver causato qualche danno che non è stato visto in chiusura degli impianti. Una volta controllato il tutto si aprono i tracciati ufficialmente oppure si va ad intervenire in quei punti dove è necessario qualche intervento di manutenzione chiudendo magari temporaneamente il tracciato o segnalando i lavori in corso agli utenti. Queste attività spesso possono durare tutto il giorno e ci si può spostare da un itinerario ad un altro che magari durante la giornata ha registrato dei danni o dove ci sono cose da sistemare.
Per tracciati molto lunghi con molti passaggi c’è bisogno di manutenzione ordinaria più spesso proprio perché anche il solo transito delle bici erode il percorso. Soprattutto i rider meno bravi che frenano di più bloccando gli penumatici provocano un’erosione maggiore di quelli più bravi e veloci. Altri fattori che incidono nell’erosione delle varie linee di discesa sono la pioggia, soprattutto quella abbondante che crea dei veri e propri torrentelli che portano a valle materiale modificando il tracciato e il caldo, che seccando il terreno fa sì che questo si sgretoli più facilmente. Un tempo più umido invece mantiene il tracciato morbido e ideale per la scorrevolezza e le manovre.

Come nasce un tracciato di discesa?
Un trailbuilder con una certa esperienza sa leggere molto bene il terreno dove opera e la prima idea nasce nella sua testa. A Plan de Corones il maggior numero dei tracciati è stato autocostruito dai trailbuilder locali con Marcus Irshara sempre a capo del gruppo. Solo sul versante di Valdaora qualche itinerario più complicato ha visto la presenza di società esterne: E’ quanto sta accadendo per un tracciato attualmente in costruzione ad opera di Velo Solution, una società specializzata svizzera con sede anche in Italia che interviene come altre in casi di esigenze particolari e passaggi più complicati. Società come queste si occupano anche degli shape degli snowpark in inverno e hanno una certa esperienza. Quindi per costruire un tracciato si va sul posto e si fa uno scouting iniziando a studiare la location. Si verificano le pendenze, che solitamente su una discesa di media difficoltà variano fra l’8 e il 12% di pendenza. A seconda della difficoltà aumenta anche la ripidità che a volte può arrivare anche al 30%.
In seguito si va a controllare la proprietà dei terreni che si vorrebbero attraversare andando a chiedere a tutti il permesso di poter passare. Fino ad oggi da noi non abbiamo avuto costi per questo motivo. Da altre parti, invece, i proprietari hanno iniziato a chiedere un compenso come accade in inverno per i terreni utilizzato per le piste da sci.

Molti passaggi burocratici prima di iniziare
La Provincia di Bolzano ha voluto accendere un’assicurazione di responsabilità civile che copre i rischi su tutto il territorio provinciale per questo tipo di attività. Naturalmente il tracciato in questione deve essere approvato ed essere registrato nell’elenco ufficiale della Provincia. Anche la società degli impianti ha una sua assicurazione per tutelare sia gli utenti che i proprietari dei terreni.

Anche tutti i permessi di apertura e chiusura lavori e le richieste per strutture fisse come ponti, passerelle, sponde devono essere segnalate e richieste alle autorità. Il modo più semplice per eseguire le pratiche burocratiche è quella di segnalare con le bandierine il tracciato, registrare la traccia gps e andare con quella a presentare il progetto al comune e alla Forestale per avere l’ok e partire con i lavori o apportare le opportune modifiche.

Tornando alla costruzione del tracciato che tempi possiamo calcolare?
Dipende dal tipo di tracciato, dalla lunghezza e dal livello di difficoltà ma solitamente in una stagione si riesce a iniziare, finire il lavoro e inaugurare la pista. L’iter ottimale è quello di progettare e identificare il tracciato in questione gia dall’autunno precedente per poter utilizzare l’inverno per tutti i permessi burocratici e poter iniziare i lavori in primavera appena le condizioni meteo e lo scioglimento della neve lo consentono. E’ anche capitato che un tracciato sia stato modificato dopo l’inaugurazione. Questo dipende dalle richieste dei proprietari dei terreni e dalle loro esigenze che possono variare nel tempo. Per avere un’idea delle tempistiche di un trail artificiale un bravo escavatorista può costruire dai 100 ai 150 metri al giorno, tolte eventuali difficoltà straordinarie: alberi da spostare o tagliare, passerelle o strutture fisse. Un trail naturale ha dei tempi diversi ogni volta a seconda della situazione del terreno.

Immagini nuovi trail a Plan de Corones nei prossimi anni?
Difficile da dire. Abbiamo un ottimo prodotto per ogni livello di abilità. Forse ci manca un tracciato molto molto facile come sentiero di accesso per chi inizia da zero o per i bambini. Stiamo lavorando anche su linee per chi ama saltare quindi su un livello molto alto. Penso che comunque nei prossimi cinque anni un tracciato nuovo per ognuno dei tre versanti nascerà. Gli utenti sono sempre di più, quindi l’offerta è destinata a crescere in proporzione. Il nostro sforzo sta anche nell’educare gli utenti ad un utilizzo responsabile della bici. Come nel freeride invernale l’emulazione per i rider che si vedono nei video è molto pericolosa e porta dei rischi seri. Se pratichi in un bike park sei più tutelato e controllato e il tutto resta dentro ad un ambiente protetto, con dei limiti che in ambiente aperto totalmente naturale non esistono.

L’avvento delle e-bike, più pesanti delle bici muscolari e con una guidabilità differente, ha determinato delle modifiche nelle tracciature?
Tanto dipende dalle abilità del rider e dalla qualità del mezzo. Però indubbiamente una bici più pesante ha bisogno di spazi di frenata un po’ più lunghi oltre a erodere maggiormente il terreno comportando più manutenzione. Inoltre sugli ostacoli (cunette, salti, strutture in legno) la presenza del motore elettrico tende a toccare maggiormente il terreno e questo deve essere considerato durante la tracciatura. Per il resto non ci sono grandi differenze sulla pianificazione del tracciato.

Come reagiscono gli impiantisti, molto legati alla neve, a questi progetti e tracciati estivi per le bici?
Non tutti sono ancora convinti anche se sono pochi i contrari a questo movimento. Ma i risultati arrivano ed è il modo migliore per dimostrare la bontà di certe scelte. Inoltre, in proiezione futura  l’alto rischio di avere sempre meno neve costringe tutti-  impiantisti inclusi – a pensare a un turismo sempre più “verde”.

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