Cronaca

Ragazzo muore in montagna. Il messaggio sui social prima della tragedia: “Ho sbagliato scarpe”

È stato ritrovato, nella mattinata di sabato 31 agosto, il corpo senza vita di Gabriele Puccia, ventisettenne fisioterapista di Pegognana (Mantova). A effettuare il ritrovamento, tra i monti sopra la Valpolicella, il Soccorso Alpino di Verona.

Il ragazzo stava trascorrendo una settimana di ferie sul lago di Garda. Era partito da solo la mattina del 30 agosto per un’escursione in Valsorda. Un percorso non semplice da affrontare, con l’attraversamento di un ponte tibetano sospeso sulla vallata e sentieri resi complessi da “false tracce”. Percorsi di camminamento utilizzati dagli animali selvatici che possono ingannare un escursionista, soprattutto se non esperto.

Durante l’escursione il giovane ha inviato qualche foto dei sentieri che stava percorrendo alla sorella. La stessa che non vedendolo rientrare, intorno alle 22, ha lanciato l’allarme. Partita la macchina dei soccorsi, i Carabinieri hanno individuato l’auto del ragazzo a Malga Biancari, comune di Marano di Valpolicella. Trovato il mezzo le ricerche si sono concentrate nella zona portando al ritrovamento della salma intorno alle 3 del mattino del primo agosto, sul greto del Rio Mondrago.

Secondo le ricostruzioni del Soccorso Alpino Gabriele avrebbe imboccato un sentiero sbagliato da cui sarebbe scivolato precipitando poi per una decina di metri.

I messaggi social

Fino a qualche giorno fa giornali e TV erano pieni zeppi di moniti e avvisi agli escursionisti. Applicazioni per cellulari, sistemi per geolocalizzare smartphone, GPS, necessità per il nostro Paese di adeguarsi alle normative europee. Eppure, una connessione internet o una rete telefonica non sono sufficienti ad azzerare i rischi di un’escursione in un territorio impervio, soprattutto se si è inesperti.

Gabriele, quando già sapeva di trovarsi in una situazione critica, stava pubblicando video sui social. “Ho parcheggiato la macchina, non mi ricordo dove perché non ho messo il puntatore sulle mappe” racconta. “Finché c’è bel tempo magari riesco ancora a trovare la via del ritorno aggiunge prima di dire: “mi presento a fare un’escursione con un paio di scarpe da ginnastica normali, quando sui vari cartelloni c’era scritto che era un’escursione di difficoltà media. Io, non avendo mai fatto un’escursione nella mia vita, giustamente me ne sbatto”. È questo il messaggio che il ragazzo ha consegnato alla corta memoria delle story di Instagram e Facebook. Poco dopo si sarebbe consumata la tragedia. “Nel caso andasse tutto male chiedo scusa a tutte le persone alle quali ho fatto del male, chiedo scusa a chi ho tradito”.

 

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24 Commenti

    1. Un pò di rispetto dai Luca, pensa ai suoi genitori che stanno soffrendo e soffriranno la sua mancanza ogni giorno per il resto della loro vita.

  1. Al di là della seria tragedia umana – perchè di fronte alla morte c’è sempre un obbligo intrinseco di rispetto – rimango sinceramente basito dal contenuto del video.

  2. In effetti la cosa principale da fare quando ci si perde, è farsi un video… Guardare lo smatphone di meno e guardarsi in giro di piu

  3. Pensavo che a questi poveri disgraziati social-dipendenti fosse rimasto almeno un neurone dormiente ma vedo che mi sbagliavo

  4. importante è farsi vedere, è far vedere agli altri.
    allora si cade in un dirupo, si sbatte con l’auto, si cade da un molo per un selfie.
    società disgraziata, quella italiana, auto rovinata da telefonini e imbecillità derivante da una scarsa cultura in tutto.
    incontro e accompagno tanti stranieri in giro per le montagne ma solo gli italiani si fanno un selfi quando sono in cima. gli altri si guardano intorno, e guardano dove mettono i piedi.
    dispiace che a pagare sia un ragazzino, dei ragazzini, distaccati da quello che fanno, presi solo non da quanto hanno vicino ma da quanti sono lontani da loro.
    RIP ragazzino e scusaci se non ti abbiamo insegnato quanto dovevamo.

    1. Questo “ragazzino” ha la patente. Ha più di 18 anni.
      Gli hanno dato la responsabilità dell’incolumità delle persone che avrà a bordo dell’auto e di quelle che incontrerà per la strada.
      Chiedere che si comporti responsabilmente verso se stesso è il minimo sindacale.

      Smettiamola di de-responsabilizzare.

    2. Forse “la colpa ” è di quanti dietro alla telefonia ed a tutte le sue aberrazioni hanno ricavato un profitto.

      1. Vede, la telefonia, e tutto quello che é legato ad essa, offre dei servizi sta a noi accettarli o no. Secondo me é un problema molto più vasto che tocca la società attuale, nella quale si incita al protagonismo, all’apparire, con una spinta esasperata a l’individualismo e purtroppo con l’utilizzazione sconsiderata di questi nuovi “media” molte persone perdono il senso della realtà vivendo in un mondo virtuale nel quale, purtroppo come in questo caso, ci si “perde” anche materialmente. Dispiace molto vedere una giovane vita morire così stupidamente, bisogna che a partire dalla scuola si lavori sui ragazzi per spiegare loro gli inconvenienti derivanti da questa nuova forma di “socializzazione elettronica” (?). Penso ai genitori che comperano uno “smartphone” a un bambino di 10 anni, castrandolo nel suo sviluppo psichico, compromettendo la capacità di apprendimento che lo limiterà nel suo futuro, questi genitori fanno parte del problema, vede, da noi a Brescia si dice che “da soca, nassi soca”, da un ceppo nasce un ceppo.
        Che questo giovane riposi in pace e che i suoi famigliari ed amici facciano tesoro di questa triste vicenda.
        Cordialmente

  5. Spiace ovviamente. Ma a me quello che sorprende di questa generazione di giovani è la spavalderia e l’incoscienza. Sembrano non aver paura di nulla, non avere a cuore nulla, se non il divertimento.

    Io non ero così alla loro età, ma anche i miei amici o conoscenti, salvo qualche rara eccezione. Boh. A volte quasi invidio loro questa spavalderia.

  6. C’è qualcosa di “mostruoso” in tutto questo: la disumanità totale nel incoscienza di sè e della resposabilità di sè nel mondo.
    Che dire? In queste condizioni di psico-normo-lablità prima o poi sarebbe successo, in montagna o altrove.
    A lui come a la maggiornaza tanto social e atrofizzata che ci circonda

  7. Sono un ragazzo del Sud Italia,quasi coetaneo del ragazzo che ha perso la vita in questa tragica maniera, amo le nostre montagne, non sono un alpinista, non sono un climber, sono semplicemente innamorato della montagna, e questo amore mi porta a studiare ogni sentiero che voglio percorrere anche il più banale, dalle difficoltà agli eventi tragici del passato, i possibili pericoli della fauna e cerco , quando arrivato sul posto di conoscere la voce dei locali.

    Quest’anno in Veneto, Pasubio , ho incontrato ” escursionisti ” con Converse, bimbi sulle spalle, jeans e addirittura quello che più mi ha impressionato, un signore con tanto di camicia di lino firmata pantaloni e mocassino.

    Ormai è in atto una banalizzazione della montagna, ossia la presunzione di non portarsi la cartina della zona, di guardare le previsioni del meteo e non portarsi dietro neanche un K-way tanto è bel tempo, di affidarsi a strumentazioni tecnologiche dimenticandosi che in montagna spesso sono soltanto dei pesi e non avere un vestiario adatto.

    Bisogna sensibilizzare la gente sul RISPETTO DELLE MONTAGNE, solo così potranno essere evitate le tragedie degli escursionisti della domenica ( mi includo in questa categoria ) di ogni età.

  8. Se ha trovato il tempo di caricare un video sui social , poteva benissimo chiamare il 118 e comunicare i dati gps che i nostri moderni smartrphone consentono di fare , ( sarebbero arrivati i soccorsi in poco tempo ) come vedete una persona puo decidere che uso vuole farne del telefono .

  9. Sono un amante delle nostre montagne e un alpinista purtroppo solo domenicale.. Quest ‘anno in Abruzzo ho visto di tutto, gente salire con sandali, signore salire con gonne firmate.. E l’ assalto alla vetta anche alle tre di pomeriggio quando noi scendeva o dalle vie! Io metterei un controllo nei punti nevralgici… Campo imperatore e prati di tivo… Altrimenti il soccorso alpino avrà bisogno di arruolare un sacco di gente nuova per l ‘anno prossimo… Dati alla mano… E poi inviterei le persone neofite ad iscriversi ai cai.. Così da avere delle nozioni basi per poter godere delle nostre belle montagne!, visto che non basta confidare sul buon senso delle persone!!

  10. Vedo nei commenti molte parole spese nei confronti della tecnologia. Che a mio modesto parere qui c’entra poco. È l’educazione alla Natura che manca. Lavoro professionalmente nell’educazione ambientale. Per la gran parte dei ragazzi la Natura sono parchi cittadini, qualche scampagnata, quella che vedono edulcorata dalla pubblicità e qualche nozione di riciclo e simili. A scuola la Natura non esiste al di là di poche nozioni da studiare. Non sanno, non hanno esperienza, credono che, immaginano che, si sentono in grado di.
    Poi accadono disgrazie.

  11. Giustamente te ne sei sbattuto “come scrivi nel messaggio” e giustamente hai pagato cara la tua superficialità. Tutti abbiamo fatto sciocchezze e stupidaggini da giovani, e anche allora c’era chi ci restava e chi era fortunato. La differenza è che non si faceva tanta pubblicità.

  12. Comunque, ascoltando bene il tono di voce e le parole, questo ragazzo non voleva essere strafottente, ma spiritoso. Insomma si è reso conto di aver fatto una stupidaggine e voleva sdrammatizzare prendendo in giro sé stesso. Ovviamente, come ho scritto poco sopra, non ha avuto alcuna educazione sui rischi reali. Ha cercato di reagire come tutti i ragazzi, con ironia. È andata male.

  13. Non facciamo del qualunquismo gratuito, le persone poco attente in montagna ci sono da quando esiste la montagna, solo che ora abbiamo più informazioni e sappiamo quasi di ogni incidente.
    La colpa non è dei “tempi moderni”, è della faciloneria, che è sempre esistita, da quando esistiamo noi.
    E’ andata male, punto, molti gesti avventati non hanno conseguenze, altri purtroppo si.
    Impariamo a stare attenti sempre, in macchina a piedi e sopratutto in situazioni complesse, per le quali si deve essere sempre preparati e informati.
    Lo smartphone è utile, ma non deve essere principale strumento di vita.
    Un pensiero ai genitori, che soffriranno per il resto dei loro giorni.

  14. Non lo so, ho alcune perplessità. Non si saprà mai, ma qualcosa nel contenuto del videomessaggio, alcune inflessioni della voce, non mi convincono. Il risultato, purtroppo rimane il medesimo.
    RIP

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