Trail running

Tor des Géants, le emozioni di atleti e volontari

Partecipare al Tor des Géants è un’emozione unica, che lo si faccia da atleta oppure da volontario. La fatica, non è certamente la stessa, ma l’impegno e la passione si equivalgono. Ecco perché abbiamo cercato di capire cosa voglia dire essere al Tor, come atleti ma anche come volontari. Ve lo raccontiamo attraverso due brevi interviste.

Apriamo con qualche domanda ad Alice Modignani Fasoli. Piemontese, classe 1977, ha un palmares di tutto rispetto dove spiccano la Marathon Des Sables, nel 2013; 2 volte all’UTMB; e 3 partecipazioni al Tor des Géants. Dall’emozione facile si sta preparando in Val Grande per quello che sarà il suo quarto Tor.

 

Alice, cosa significa partecipare al Tor?

“È un viaggio, un’avventura. Qualcosa che ti fa star bene, a cui non puoi più far a meno. La prima volta che lo fai hai tutte le insicurezze che possono nascere quando si pensa a una gara del genere, poi tutto cambia. Hai addosso una sorta di apatia che dura tutto l’anno, fin quando non sai che tornerai a correre il Tor e allora ritorna la felicità. È come una droga”.

Ricordi il primo Tor?

“Certamente. Scilla Tonetti, mi aveva dato molti consigli e ci siamo allenate insieme. Ero molto spaventata perché non sapevo cosa mi aspettava, poi mi sono resa conto che era un viaggio bellissimo. Non ho avuto problemi, nessuna crisi da ritiro, non ho sofferto per la fame. Sono anche arrivata bene per essere al primo Tor”.

Oggi cosa pensi quando ti trovi alla partenza?

“Paura di non essere pronta, poi inizia il viaggio e non ci sono più menate”.

Uno dei momenti più emozionanti?

“Ricordo il primo anno, durante la salita al rifugio Frassati, un’alba veramente suggestiva. Ho iniziato a piangere e a chiedermi ‘cosa faccio domani quando mi sveglio?’. Avevo paura di finire e non sapere cosa fare della giornata perché quando sei al Tor non hai più il senso dei giorni, non c’è più dì e notte. Il tempo è indefinito, come se non scorresse”.

L’arrivo invece?

“Dopo il Bertone, quando tocco l’asfalto. Lì mi faccio il mio bel pianto, poi mi ricompongo per l’arrivo sulla via principale”. (ride)

Ad aiutare i concorrenti del Tor c’è dietro una grande macchina organizzativa di cui si parla sempre poco. Ci solo quasi tremila volontari che, disseminati lungo tutto il percorso, offrono il loro sostegno e le loro competenze per far si che tutto fili liscio e che gli atleti trovino, nelle basi vita, tutto quel che li può aiutare a vivere quest’esperienza nel migliore dei modi. Li si vede spesso nelle foto con le loro magliette colorate, ci sono persone di ogni età guidate da una passione grandissima senza il cui lavoro “non si farebbe nulla. Hanno un ruolo fondamentale nella gara. A dircelo è Erika Noro, responsabile del progetto VolonTOR e coordinatrice dei volontari al Tor des Géants.

 

Erika, cosa significa essere volontari al Tor?

“È un’emozione che ha contagiato moltissime persone. C’è dietro un entusiasmo che negli anni è andato via via crescendo. Nelle prime edizioni il numero di volontari si aggirava intorno alle 500 persone mentre oggi siamo arrivati a sfiorare le 3000 che arrivano da molte zone d’Italia, anche da fuori Valle”.

Secondo te come mai il “movimento” dei volontari è cresciuto così tanto?

“Perché è un modo per immedesimarsi e vivere la gara, anche se magari non si ha la possibilità di farla da atleta. Facendo il volontario si può respirare l’aria del Tor, provare le emozioni che lascia.

Più semplicemente per passione, per poter dare un aiuto ai concorrenti. Ognuno cerca di farlo come può, dando tutto il supporto che possono agli atleti. Mi viene per esempio in mente una ragazza in gara che voleva mangiare l’insalata, così un’anziana volontaria è andata a casa, l’ha raccolta dal suo orto e gliel’ha portata lavata e condita”.

Quali sono i compiti dei volontari?

“Ci sono diversi ruoli. Per fare un esempio a Courmayeur ci sono circa 350 persone che all’inizio della gara si occupano di consegnare pettorali e GPS prima di iniziare a occuparsi della base vita che viene subito attivata, come tutte le altre, al momento della partenza della gara.

Nelle basi vita i volontari devono pensare a tenere tutto in ordine e devono preparare da mangiare, mansione che solitamente viene affidata alle pro loco o ai gruppi di Alpini che sono abituati a cucinare per 700 o 800 persone. Ci sono poi volontari che vengono destinati a postazioni in quota, come sui colli, dove servono competenze più specifiche, soprattutto perché devono essere in grado di salire con qualsiasi condizione. Qui è più facile trovare guide alpine o volontari del Soccorso Alpino”.

Che rapporto si instaura tra volontari e concorrenti?

“È un legame particolare, stretto. Per descriverlo mi viene in mente l’esempio di un concorrente che l’anno scorso è arrivato a Courmayeur tagliando il traguardo con una maglietta fatta apposta per ringraziare tutti i volontari. È stata una grande emozione”.

Siete anche un po’ psicologi?

“Succede sempre, soprattutto quando arrivano a Courmayeur e ti raccontano tutto quello che hanno vissuto, le emozioni e la gioia per aver completato la gara. Il rovescio della medaglia è invece quando hai un concorrente che magari si è ritirato, che si arrabbia e che dà in escandescenze. Allora lì devi far finta di nulla e capire lo stress e l’emozione del momento, senza prenderla sul personale”.

La cosa più assurda accaduta nel corso del Tor?

“Ci sarebbero tanti aneddoti. Nell’ultima edizione abbiamo avuto un concorrente giapponese che si è ritirato e ha passato la notte con i volontari di Courmayeur insegnando ai ragazzi l’arte degli origami”.

La più bella invece?

“Due volontari che si sono conosciuti al Tor, si sono fidanzati e si sono sposati”.

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2 Commenti

  1. …che dire, sono articoli come questi che ti danno tutta l’energia di cui hai bisogno per arrivare alla fine delle gare.
    Approfitto di questo spazio per ringraziare veramente tutti i volontari di tutte le gare, spesso si conclude proprio grazie a loro.
    Grazie di cuore

    1. Da volontario di percorso OUT (Orobie Ultra Trail 140km 9500D+) sono io che vi ringrazio…… è emozionante sentire i vostri ringraziamenti al nostro lavoro gratuito, quando sono accompagnati da sorrisi storpiati dalla fatica!!!!

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