Cronaca

Un sasso le trancia la corda: climber viva per miracolo dopo il volo

E’ una storia a lieto fine quella raccontata dal giornale Arena, ed è una notizia che raramente si ha la fortuna di raccontare, anche perché quella avvenuta due settimane fa in Sardegna è una dinamica che di solito in montagna significa “fine” mentre in questo caso ha significato vita, ancora. 

Siamo a Pedra Longa, nel territorio di Baunei, e Giulia Steccanella, 56enne veronese, mentre ripeteva la via Cromosomi Corsari (175 m, 6b+) insieme al suo compagno Sergio Coltri e un amico guida alpina di Bergamo, viene investita, nella parte alta della via, da una scarica di sassi che tranciano la corda alla quale è appesa. 

“Sergio stava faticando su quel passaggio – ha raccontato Giulia – ci aveva avvertiti di non spostarci a sinistra perché la roccia appariva friabile. Poi è arrivato a una sosta. L’amico davanti a me si è mosso per superare il tratto ed è allora che è venuto giù un grosso masso”. 

Giulia si appiattisce contro la parete, alcuni sassi la feriscono, ma a quel crollo ne segue un altro, più grande: “Forse le vibrazioni del primo distacco ne hanno innescato un secondo, un masso che sembrava un armadio e pareva diretto verso di me… non mi ha colpito. Ho cercato la corda per tirare il fiato dopo la paura, ma non c’era più. Sono andata giù…”. Vola, senza nessuna protezione, per diversi metri atterrando su una piccola cengia.  I suoi amici la credono morta, finché Sergio calandosi in corda doppia scopre che è viva e chiama i soccorsi.

Passa il tempo, i soccorritori del Soccorso Alpino salgono dalla via normale per dare assistenza, ma per l’elicottero dei vigili del Fuoco bisogna attendere un’ora. Alla fine viene recuperata e portata all’ospedale più vicino. La caduta le lascia dei danni a due vertebre, problemi a una spalla e dolori dappertutto.  

Nel frattempo, Sergio, il suo compagno, ha dedicato a Giuliana un nuovo tiro nella falesia Brentino Belluno. E il nome non poteva che essere: “L’Aldilà può Attendere”. 

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Un commento

  1. Memorabile: tanti anni fa Simone Moro aveva salito con un amico la Supercanaleta del Chalten. Scendono, l’altro pianta uno di due chiodi che hanno (memorabile l’uso del secondo, più sotto) e si cala. Poi scende Moro. Quando affida il peso alla corda, il chiodo si sfila e lui precipita. Sotto ci sono mille metri di vuoto. Intanto guarda fisso una cengina, dove c’è l’amico. Quando ci arriva, si pianta lì con i ramponi, si bilancia e resta immobile com’è, per qualche momento. Salvo. Non ho sentito che fosse più tornato in zona.

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