LECCO — “Riccardo Cassin è stato un alpinista e un uomo straordinario. La sua vita è stata lunga, come pochi altri alpinisti sono riusciti ad avere, ma quello che conta è che è stata molto intensa. E’ stato davvero un protagonista”. Sono le parole di Alberto Pirovano, presidente dei Ragni di Lecco, alla notizia della morte del leggendario alpinista adottato dai lecchesi.
“Cassin ha vissuto in maniera davvero intensa la sua vita – continua Pirovano -. E’ stato protagonista in ogni cosa che faceva: come alpinista, come imprenditore, come soldato e partigiano durante la guerra, come presidente del Cai, come capospedizione, come Ragno di Lecco e come uomo”.
“E’ stato indubbiamente il fondatore dell’alpinismo lecchese – prosegue il presidente dei Ragni -. Lui, insieme al suo gruppo di compagni di cordata. Non è stato il fondatore dei Ragni ma sicuramente il loro “padre ante-litteram”. Vide le straordinarie capacità dei ragazzotti che fondarono il gruppo, e seppe trasformarli in una tradizione che vive ancor oggi”.
I fondatori, nel dopoguerra, furono i fratelli Bartesaghi, Giulio e Nino, veri trascinatori, con Franco Spreafico “Piccolo”, Emilio Ratti “Topo” e Gigino Amati. Poco dopo seguì Gigi Vitali, alla cui eleganza nell’arrampicata si deve l’appellativo di “ragno” attribuitogli da Tita Piaz, all’origine del nome del neonato gruppo. Tutta gente che cercava di emulare le imprese del grande Cassin, ma che voleva distinguersi con un’identità propria.
“Cassin ebbe la grande intelligenza e la capacità di mediazione – conclude Pirovano – per guidarli e riportarli in seno al Cai. Ha saputo andare oltre il personalismo e convogliare quelle straordinarie energie trasformando il Gruppo Ragni in una storica tradizione e un’inestimabile risorsa per le generazioni future”.
Sara Sottocornola