Gente di montagna

Luca Vuerich forza e simpatia

Scomparso, nel 2010, a soli 34 anni su una cascata di ghiaccio a due passi da casa, il fortissimo scalatore friulano aveva già collezionato imprese straordinarie: dalle Alpi Giulie all’Himalaya

“Viaggiare apre i nostri orizzonti e la mente, se poi, unito alla passione dell’alpinismo, è ancora più bello e vario.”

Luca Vuerich

Luca Vuerich
Luca Vuerich

Alpinista e fotografo sbocciato nelle Alpi Giulie, le sue montagne, ha pestato la neve dei punti più alti della Terra, con stile puro coltivato fin da bambino. La cittadina di Gemona del Friuli lo accoglie nel mondo l’11 dicembre 1975 e da piccino papà Luciano, anch’egli alpinista e fotografo, lo porta alla scoperta delle montagne di casa. In quarta elementare la coppia padre-figlio raggiunge i 3798m della vetta del Grossglockner, lasciando increduli e dubbiosi i compagni di classe.

Luca ha talento nello sci e lo pratica a livello agonistico fino ai 17 anni temprando, in modo inconsapevole, il fisico al freddo e alla fatica delle spedizioni in arrivo. Oltre alle piste ama la pace dello scialpinismo e, allo stesso tempo, l’adrenalina delle discese estreme: come non citare la sua prima sciata della Sud del Jof di Montasio che sfiora i 60°!

Ignazio Piussi, Enzo Cozzolino ed Emilio Comici sono i nomi che ispirano le sue prime avventure verticali così che a loro, e alle persone che lo hanno cresciuto, rivolge spesso un grazie per avergli insegnato ad andare in montagna con purezza, senza tuttavia dimenticare il divertimento.

Le invernali di casa

L’inverno lo attrae e gli permette di disegnare salite su una tela bianca e fredda. In sole 12 ore compie la prima invernale della via “Sanjski Ozebnik” (difficoltà V-VI/5+ su ghiaccio e 5+/A0 su roccia) che sale per 1200m sul Tricorno, nella vicina Slovenia.

Accompagnato da Massimo Laurencig realizza la prima invernale della fessura Lomasti-Mazzillis; via che oppone difficoltà di VIII grado per 400m e si sviluppa sull’anticima nord della Cima Grande della Scala.

Sul Jof Fuart percorre i 7km della “Cengia degli Dei” per primo nella stagione più fredda. Detta anche “Via eterna”, per lunghezza ed impegno, questa cavalcata percorre uno spettacolare anello restando oltre i 2000m di quota.

Sul ghiaccio è un artista, tanto che Nives Meroi afferma “poteva scalare anche sul vetro”; basti citare la salita della cascata Riofreddo, la prima sulle Alpi Giulie italiane di grado 7.

600 salite in tutte le Alpi e oltre 30 nuove vie nelle Giulie sono i numeri che testimoniano il suo amore per la montagna e la natura. Un amore verso la vita e la libertà che ricerca in tutto il mondo e, come Guida Alpina, vuole trasmettere a chi si lega con lui.

Il fascino dell’alta quota

Il primo contatto con l’aria sottile avviene nel 1998 quando raggiunge i 7500m lungo la via Kinshofer al Nanga Parbat (8125m). L’anno successivo partecipa alle spedizioni verso lo Shisha Pagma e il Cho Oyu.

Nel 2000 prova l’inviolata parete nord del Gashebrum II, raggiungendo i 6500m e portando a termine la salita di 4 cime vergini di 6000/6500m nella zona del K2.

Nives Meroi e Romano Benet, sono due colonne portanti nella sua vita. Il loro incontro è siglato dalla salita della Costantini-Apollonio alla Tofana di Rozes sotto la quale lui esclamò: “Ma ce la facciamo?”. Quel piccolo successo li porta ad andare insieme in Himalaya nel 2003 per realizzare, in solo venti giorni, la salita di Gashebrum I, Gashebrum II e Broad Peak.

Un anno più tardi raggiunge la vetta del Lhotse, 8517m, suo quarto 8000, e partecipa alla spedizione nazionale “K2-2004 50 anni dopo” raggiungendo quota 7000m lungo il versante nord.

Nel 2005 è alla volta del Dahulagiri che lo costringe a fermarsi a 8100m.

22 ore gli sono sufficienti per salire e scendere dal versante sud del Khan Tengri, nome traducibile come “Signore degli spiriti”, nel 2007, realizzando così la prima italiana di questa slanciata montagna di 7010m situata in Cina.

Sempre attratto dall’inverno, nel 2008 è in Nepal per tentare la prima salita del Makalu (8460m) in questa stagione. Lo stesso anno mette piede sulla vetta del Manaslu (8163m) che è per lui il quinto 8000.

Serate e pellicole

Sempre grazie a Nives e Romano, si lancia in conferenze dove attraverso video, foto e parole a ruota libera trasmette parte della passione che gli arde dentro. Il suo talento dietro alla pellicola si concretizza in due proiezioni.

La prima, del 2007, dal titolo “Di stile e d’alpinismo”, raccoglie scatti al Dhaulagiri e al Khan Tengri per esprimere quanto, molte volte, lo stile di salita risulti più importante del raggiungimento della cima stessa.

La seconda proiezione è “Alpi Giulie montagne nascoste”, un viaggio alla scoperta di vette, pareti ed itinerari attorno a casa sua da lui percorsi in ogni stagione.

Il 22 gennaio 2010 è in Slovenia per scalare una cascata sopra Kranjska Gora quando viene travolto da una valanga. Da Cave del Pedril il Soccorso Alpino, di cui lui stesso è parte, si muove tempestivo e all’Ospedale di Udine provano a fare il possibile. Invano.

Un bellissimo bivacco a 2500m sul Foronon del Buinz, nel Gruppo del Montasio, è dedicato a Luca, un ragazzo che ha saputo gustarsi ogni secondo della vita rendendo chiunque lo circondasse partecipe della sua sconfinata passione.

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