Da sei giorni dispersi sul Monte Cook due alpinisti statunitensi e il loro compagno canadese
Svaniscono le speranze di ritrovare in vita i tre scalatori nordamericani, scomparsi domenica nei pressi della vetta della più alta montagna della Nuova Zelanda. Ipotizzata una caduta dalla Cresta Zurbriggen
Sono ormai ridotte a lumicino le speranze di ritrovare ancora in vita le due guide alpine statunitensi Kurt Blair e Carlos Romero e il loro compagno canadese (di cui non si conosce il nome) dispersi da sei giorni sul Monte Cook (3.724 m), la vetta più alta della Nuova Zelanda.
I tre intendevano raggiungere la vetta domenica scorsa salendo la Cresta Zurbriggen ed erano arrivati al rifugio Plateu alle 15.30 di sabato. Il mattino seguente la partenza per la vetta, ma quel momento non si sono più avute notizie. L’allarme è scattato lunedì 2 dicembre poiché i tre alpinisti non si erano presentati all’appuntamento prefissato con l’aereo che doveva riportali in città. Le squadre di ricerca intervenute hanno trovato solamente del materiale – tra cui una giacca e una piccozza – ma nessuna traccia alpinisti scomparsi. Le ricerche, sospese poco prima delle 20 di lunedì, a causa del maltempo, e sono state poi bloccate per tre giorni.
Ad aumentare il pessimismo il post pubblicato su Facebook dalla Silverton Avalanche School di cui Blair era collaboratore, secondo il quale le autorità neozelandesi avrebbero comunicato che i tre alpinisti sarebbero morti a causa di una caduta fatale dalla zona nei pressi della vetta dove sono stati visti per l’ultima volta da altre cordate.
Il Monte Cook viene spesso investito da violente tempeste che si generano a nord dall’Antartide. Principalmente a causa di queste negli ultimi 100 anni sono stati registrati 240 decessi tra la montagna e il sottostante Parco nazionale.