BERGAMO — "Tornero’ ancora in montagna, ma non ci andrò più da solo e sceglierò escursioni meno rischiose". Queste la parole dell’escursionista milanese che poco più di una settimana fa era stato travolto da una slavina sulla Grignetta. L’uomo, 64 anni, era stato rianimato dopo un arresto cardiaco e ricoverato a Bergamo in stato di ipotermia: ora, finalmente, è fuori pericolo.
La valanga che aveva travolto il 64enne si era staccata sul canalone terminale del sentiero Cermenati. L’uomo, ferito ad una spalla ma cosciente, era stato soccorso da altri due escursionisti che lo avevano accompagnato più a valle dove i soccorsi lo hanno poi raggiunto a piedi, alcune ore dopo. A causa della bufera, infatti, l’elicottero non aveva potuto volare raggiungere il luogo dell’incidente.
La lunga attesa dei soccorsi, con i vestiti bagnati e il vento gelido che imperversava, avevano peggiorato le condizioni dell’escursionista che era andato in arresto cardiaco. Secondo quanto riferito alla stampa, il rianimatore del soccorso ha continuato con il massaggio cardiaco dal momento del recupero fino al ricovero in ospedale.
La sua temperatura corporea, in quel momento, era di 22 gradi. Ma il suo cuore, poi, ha ricominciato a battere e ora, dopo dieci giorni di terapia intensiva, è stato dimesso.
"L’eccezionalità del caso sta nel fatto che il paziente è rimasto in arresto cardiaco per più di 2 ore – ha detto Luca Lorini, direttore di Anestesia e Rianimazione agli Ospedali riuniti di Bergamo -. Di solito, 90 minuti sono il tempo massimo entro cui si può sperare di recuperare un paziente".
"Nella sfortuna sono stato molto fortunato – ha detto l’escursionista -. Tornerò in montagna, ma non ci andrò più da solo e farò percorsi meno impegnativi e meno rischiosi. La montagna ti dà moltissimi stimoli ma può costarti la vita".
Forto courtesy eco.bg.it
